Anarchici, irriverenti e armati fino ai denti di energia e determinazione. I Dubiosa kolektiv sbancano il web con il singolo "Free mp3" e ci raccontano l'Europa vista dai Balcani

Ancora una manciata di click e il singolo dei Dubioza kolektiv, “Free mp3”, avrà raggiunto la soglia di 4 milioni di visualizzazioni su YouTube. Nel video (guardatelo, è davvero divertente) succede di tutto. La band invade la Rete e “manomette” le pagine facebook dei big del web (lo slogan “Hope” di Obama diventa “Drone”), e poi irrompe su Amazon per incollare i bollini “free” sui prodotti in vendita. Dietro l’ironia? Un omaggio a Edward Snowden e un inno contro il copyright.

I Dubioza kolektiv sono in sette. Anarchici, irriverenti e armati fino ai denti di energia e determinazione. Arrivano in Italia con un tour (Torino, Trieste, Bologna, Firenze) e un disco nuovo, Happy Machine. Al suo interno trova posto persino un riarrangiamento di “24.000 baci” di Adriano Celentano, insieme a Roy Paci, e il sempreverde Manu Chao. Almir Hasanbegovi, Adis Zveki, Brano Jakubovi, Vedran Mujagi, Armin Bušatli, Orhan Maslo Oa e Senad Šuta si definiscono provocatoriamente i «selvaggi dei Balcani». Così, secondo loro, li vede l’Europa. E l’Europa, vista dai Balcani, com’è? Glielo abbiamo chiesto. «Veniamo da Bosnia, Serbia, Slovenia e Croazia. Alcuni di noi sono cittadini Ue e altri no… da più di 10 anni lavoriamo per superare queste “differenze insormontabili”!», provocano.
Ho ascoltato l’album e… boom! Quanta energia!
Beh… veniamo da una zona molto “ricca” di risorse di energia elettrica… (scherzano). E quando questa energia alimenta grandi amplificatori per chitarra e potenti computer – con ogni tipo di software illegale installato – si può ottenere come risultato un potente album rock!
Come posso rendere l’idea a chi non vi ha mai ascoltati? Datemi una mano.
Il nostro sound è davvero difficile da descrivere, anche perché non abbiamo mai provato a identificarci in una specifica nicchia di genere. Ci concentriamo di più sul messaggio e sull’idea che cerchiamo di promuovere, e vogliamo trovare il miglior sottofondo musicale ai nostri testi. Ecco perché il suono è così eclettico. Il solo elemento costante nella nostra musica è il tentativo di mantenere un autentico balkan sound, in modo da chiarire subito a chi ci ascolta da dove veniamo.
Libertari e irriverenti, prendete di mira le icone del web o chi le rende tali?
Cerchiamo di dimostrare quanto sia ridicolo tutto questo hype che si sviluppa intorno ad alcune storie di poco conto e alle immagini che vengono fortemente promosse dai media. Siamo bombardati da migliaia di inutili “breaking-news stories”, i dettagli sulla vita delle celebrità e i consigli sul lifestyle. È difficile distinguere le informazioni importanti dal rumore. E può capitare di perdersi la storia dei profughi che annegano nel Mediterraneo, o il voto del Parlamento sulla riduzione dei diritti dei lavoratori, perché c’è un nuovo episodio del Grande Fratello (o di uno spettacolo simile) in onda nello stesso momento.
Ne serve tanto di humor per andare avanti…
Se usiamo lo humor siamo in grado di raggiungere molte più persone e di raccontare qualche storia importante. Alla gente non piacciono le prediche e che si dica loro cosa fare. L’umorismo: è questo il modo più efficace per farli riflettere sui problemi che altrimenti le persone ignorano.
«Sono stufo di essere europeo solo su Eurosong», sbottate in una delle vostre canzoni. Viviamo nel Continente europeo ma non siamo considerati veri europei. Siamo “i selvaggi dei Balcani”, “gli ultimi della classe”, un’area che “produce più storia di quanto non sia in grado di gestire”. Non soddisfiamo gli elevati standard dei “perfetti” cittadini europei di Bruxelles. Poi, però, se guardi le reazioni vergognose dell’Ue agli arrivi dei rifugiati e dei migranti che provengono da Medio Oriente e Africa, ti capita di vedere che i Paesi più ricchi sequestrano gioielli e oggetti di valore ai rifugiati. E intanto assistiamo all’ascesa dell’isteria fascista. L’Europa Umanista è degenerata in un mostro burocratico che si preoccupa solo di statistiche, dei bilanci e degli interessi finanziari dell’1% più ricco.
Cantate la crisi dei profughi e le proteste di Gezi Park a Instabul. Per chi vive nei Balcani quant’è faticoso essere europei?
È sempre difficile definire l’identità europea per le persone che vivono al di fuori dell’Unione. E la maggior parte delle persone ha un senso distorto di ciò che è l’Europa oggi. L’adesione e l’integrazione nella Ue si presentano a noi come l’ultima soluzione a tutti i nostri problemi, e i nostri politici usano questo argomento come “artiglieria pesante” nei loro discorsi pre-elettorali: “Quando diventeremo un membro della Ue, tutti i nostri problemi saranno risolti”. Questa immagine fiabesca è molto lontana dalla verità, ma è conveniente quando non hai nulla da perdere.
Ve lo chiedo brutalmente: che resta della guerra nei Balcani oggi?
Ciò che resta è un Paese con una Costituzione molto malfunzionante che è stata concepita come mezzo per fermare la guerra. Un dopoguerra nel quale siamo ancora bloccati da 20 anni. Nel frattempo, abbiamo vissuto la peggiore versione di “transizione verso un’economia di mercato” che si possa immaginare, e come risultato abbiamo un piccolo numero di politici/criminali/oligarchi che possiedono le aziende più importanti e le risorse naturali, mentre il resto della popolazione soffre. La guerra è stata una terribile esperienza, ma questo dopoguerra è altrettanto orribile.
Nel vostro disco c’è anche un omaggio a Edward Snoden: “Free Mp3” è un inno contro il copyright. Perché vi siete intestati questa battaglia?
Il modello di proprietà e copyright che l’industria della musica tradizionale sostiene è vecchio e non funziona più nell’era digitale, deve essere ridefinito. È un sistema che ha sempre protetto le grandi aziende che hanno guadagnato un sacco di soldi mentre ai loro artisti lasciavano solo gli avanzi. E proprio adesso che finalmente questo sistema viene messo in discussione, gli artisti dovrebbero combattere contro il cambiamento?!?

[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/TizianaBarilla” target=”on” ][/social_link] @TizianaBarilla


 

Questo articolo continua sul n. 10 di Left in edicola dal 5 marzo

 

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