Più si va avanti, più Grillo & Co collezionano strappi e dissidi. Ai quali lo staff pone rimedio elaborando nuove regole che dovrebbero aggiustare il tiro, ma che finiscono per aggiungere contraddizioni. Ed entrare in contrasto con l’ordinamento giuridico

Regolamenti, statuti e “non-statuti”, codici di comportamento, contratti. Un intero apparato (para)giuridico-amministrativo creato internamente dallo staff, dovrebbe garantire al Movimento 5 stelle un funzionamento autonomo e preservarli da voltagabbana, indagati e corrotti. E che invece, non fa che creare pretesti per atti di citazione.

Per tentare di arginare i dissidi che si fanno sempre più stridenti, infatti, di volta in volta, caso per caso, il blog pubblica aggiornamenti di norme e doveri che però, cambiando le regole del gioco in corsa, non fanno che sommare contraddizioni. Soprattutto con l’ordinamento giuridico, col quale questa giurisprudenza fai da te, inevitabilmente si scontra.

Dalla clausola dei 250mila euro fra eletto e Casaleggio Associati, al vincolo di mandato che è incostituzionale (e difatti, nello statuto attuativo depositato dal notaio, non c’è), passando per le votazioni online che non rispettano le norme del codice civile previste per le associazioni (quale, checché ne dica, il Movimento è), fino alle cause (vinte) dei grillini espulsi.

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Questo articolo lo trovate su Left in edicola dal 21 gennaio

 

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Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.