D'ora in poi la difesa sarà «sempre» legittima qualora ci si trovi «in uno stato di grave turbamento». Più pistole per tutti, oppure pistole di cittadinanza (ovviamente per cittadini bianchi), sicuri ma da morire. Il medioevo è servito all'ora del tè quando la Camera approva il disegno di legge sulla legittima difesa aprendo uno squarcio nel tessuto giuridico, civile e morale di questo Paese. E si avvicina il pagamento della cambiale che Salvini ha firmato alla lobby delle armi leggere, orgoglio italico, anzi padano. «È un sacrosanto diritto per le persone perbene, di cui si parla da anni e che sarà legge entro questo mese», dice Salvini. Dal 26 marzo il provvedimento passerà al vaglio del Senato per la terza lettura. Il provvedimento è passato con 373 voti favorevoli, 104 contrari e 2 astenuti. Al voto sono scoppiati gli applausi dei deputati di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega. I deputati berlusconiani, anche se «avremmo voluto un testo più forte» (Gelmini disse), hanno le loro ragioni a esporre lo striscione: «Finalmente una cosa di destra». Mentre la sponda destra, Fratelli d'Italia, ha votato sì ma «con rammarico» perché la considera «un compromesso al ribasso». Quei 54 pentastellati che non hanno votato Per i post-grillini è un altro rospo ingoiato, un segno della subalternità dell'attuale partito di maggioranza relativa al suo straripante socio di minoranza. «Sicuramente questa è una legge della Lega - aveva detto Di Maio in mattinata - quando si vota la legge sula legittima difesa, che è una legge che sta nel contratto e che per questo porteremo avanti perché noi siamo leali, non è che ci sia tutto questo entusiasmo nel M5s». Prova a metterci una pezza il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D'Uva, ma non è convincente: «Che nessuno si metta in testa che con questa legge ci sarà il Far West. Ci sarà sempre un'indagine e spetterà sempre al giudice valutare la legittimità della difesa. Una cosa è certa: è compito delle forze dell'ordine tutelare i cittadini e la loro sicurezza. Con questa legge di sicuro i processi sulla legittima difesa saranno più veloci». Dai tabulati risulta che 29 deputati di M5s sono «in missione» e quindi sono assenti giustificati; altri 25 non hanno invece partecipato al voto. Un gruppo di pentastellati è rimasto in Transatlantico entrando in aula solo dopo la proclamazione del voto. Dai registri i parlamentari M5s che non hanno partecipato al voto sono: Giuseppe Brescia, Luciano Cantone, Vittoria Casa, Andrea Caso, Maurizio Cattoi, Sebastiano Cubeddu, Sara Cunial, Rina De Lorenzo, Chiara Ehm Yana, Luigi Gallo, Veronica Giannone, Angela Ianaro, Generoso Maraia, Maria Marzana, Leonardo Salvatore Penna, Riccardo Ricciardi, Cristian Romaniello, Gianluca Rospi, Francesca Anna Ruggiero, Francesco Sapia, Doriana Sarli, Giulia Sarti, Gilda Sportiello, Davide Tripiedi, Gloria Vizzini. Archivio disarmo e Antigone: «Ora siamo tutti meno sicuri» «Investigatori, magistrati, giuristi ed esperti concordano sul fatto che non vi è alcuna necessità di una nuova legge sulla legittima difesa. La proposta vorrebbe eliminare definitivamente il principio di proporzionalità tra il bene minacciato dall’autore del reato e il bene offeso - spiegano decine di associazioni e intellettuali in un appello promosso da Archivio disarmo e Antigone -, vorrebbe assicurare una sorta di immunità a chi usa le armi contro un presunto ladro. Si tratta di una grave forzatura della legge. Il principio di proporzionalità ha una sua origine costituzionale. Non si possono mettere sullo stesso piano la vita e la proprietà privata. La proposta mira poi a evitare l’intervento del giudice. L’azione giudiziaria è obbligatoria, non si può impedirne l’avvio sulla base di una presunzione di innocenza di chi uccide una persona. È il giudice a dovere sempre verificare i fatti. Il suo intervento è ineliminabile: in un Paese democratico solo un giudice può verificare l’esistenza effettiva di un’intrusione e accertarsi dell’identità e del ruolo della persona uccisa. Così com’è concepita, la riforma della legittima difesa metterà a rischio la sicurezza di tutti determinando un aumento esponenziale delle armi in circolazione e una conseguente maggiore probabilità del loro uso. Una silenziosa corsa dei cittadini ad armarsi individualmente non è la soluzione. Come dimostra l'esperienza degli Stati Uniti, la diffusione delle armi da difesa personale non fa altro che diffondere il senso di insicurezza e di sfiducia nelle istituzioni». Le nuove norme Il comma due dell'articolo 52 del Codice penale, secondo il ddl, dice dunque che è possibile utilizzare «un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo» per la difesa legittima della «propria o altrui incolumità» o dei «beni propri o altrui». Viene inoltre introdotta un'ulteriore presunzione all'interno dello stesso articolo 52, in base alla quale sarebbe sempre da considerarsi in stato di legittima difesa colui che, legittimamente presente all'interno del proprio o dell'altrui domicilio (da intendersi in senso ampio, quale luogo ove venga esercitata attività commerciale, imprenditoriale o professionale), agisca al fine di respingere l'intrusione posta in essere dal malintenzionato di turno con violenza o minaccia. La legge interviene poi sull'articolo 55 del codice penale relativamente alla disciplina dell'eccesso colposo, escludendo, nelle varie ipotesi di legittima difesa domiciliare, la punibilità di chi, trovandosi in condizione di minorata difesa o in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo, commette il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità. Viene poi modificato l'articolo 624 bis del codice penale, prevedendo che nei casi di condanna per furto in appartamento e furto con strappo, la sospensione condizionale della pena sia subordinata al pagamento integrale dell'importo dovuto per il risarcimento del danno alla persona offesa. Vengono inoltre rese più severe le sanzioni per una serie di reati contro il patrimonio: furto in abitazione, furto con strappo e condotte aggravate; rapina e ipotesi aggravate e pluriaggravate; e in caso di violazione di domicilio si considera aggravata quando è commessa con violenza sulle cose, o alle persone, ovvero se il colpevole è palesemente armato. Infine la legge interviene sulla disciplina civilistica della legittima difesa e dell'eccesso colposo, specificando che, nei casi di legittima difesa domiciliare, è esclusa in ogni caso la responsabilità di chi ha compiuto il fatto: in tal modo l'autore del fatto, se assolto in sede penale, non è obbligato a risarcire il danno derivante dal medesimo fatto. Si prevede, inoltre, che nei casi di eccesso colposo, al danneggiato sia riconosciuto il diritto ad una indennità, calcolata dal giudice con equo apprezzamento tenendo conto "della gravità, delle modalità realizzative e del contributo causale della condotta posta in essere dal danneggiato". Infine viene introdotto il patrocinio a spese dello Stato in favore di colui che sia stato assolto, prosciolto o il cui procedimento penale sia stato archiviato per fatti commessi in condizioni di legittima difesa o di eccesso colposo di legittima difesa. È poi previsto che nella formazione dei ruoli di udienza debba essere assicurata priorità anche ai processi relativi ai delitti di omicidio colposo e di lesioni personali colpose verificatisi in presenza delle circostanze di legittima difesa domiciliare. Poco entusiasmo tra gioiellieri, tabaccai e benzinai Gioiellieri, tabaccai e benzinai sebbene siano tra le categorie di commercianti più esposte ad attacchi criminali, sono contrari a trasformarsi in «giustizieri» e a impugnare la pistola. Invocano piuttosto maggiore sicurezza da parte delle istituzioni e chiedono inasprimento e certezza delle pene verso i malviventi che vengono assicurati alla giustizia. È quanto emerge da un'inchiesta dell'Adnkronos, svolta in occasione della discussione alla Camera del disegno di legge sulla legittima difesa. Numerosi sono gli episodi in cui i gioiellieri sono rimasti vittime ma a differenza di altri, si sentono un pò più sicuri in quanto protetti da porte blindate e telecamere «deterrenti per il malvivente che magari può aver paura di vedersi bloccata la via di fuga». «Siamo contrari, in linea di massima, ad armarci: vogliamo evitare il Far West», ha detto Steven Tranquilli, direttore di Federpreziosi-Confcommercio. «Con una pistola puntata contro può capitare che si reagisca in preda all'emotività, all'ansia - prosegue Tranquilli - come capitò al gioielliere Carlo Barducci di Firenze che venne ucciso durante un tentativo di rapina nel suo negozio di via Strozzi il 20 dicembre 1992». Oggi gli assalti alle gioiellerie vengono effettuati da veri e propri commandos di 6, 8 rapinatori a volto coperto, a bordo di furgoni e i gioiellieri avrebbero preferito «un inasprimento e della certezza delle pene», cosa peraltro prevista dal nuovo disegno di legge. Una posizione quella della Federpreziosi che rispecchia quella di Confcommercio a livello generale. «La morte di una persona, qualunque sia la colpa, è una tragedia. Magari l'esasperazione e l'emotività possono portare a compiere gesti che mai avremmo voluto compiere», afferma Anna Lapini, incaricata per la legalità e la sicurezza di Confcommercio. «Può accadere che dopo la persona non è più la stessa e magari è costretta a chiudere la propria attività, sia per una questione morale e anche perché non può sostenere le spese legali qualora debba subire un processo». «Allo Stato noi chiediamo di garantire la sicurezza - aggiunge Lapini - ma dove questo non avviene è chiaro che deve contribuire ad aiutare gli imprenditori alle spese legali e in questo senso, la nostra richiesta formulata nel corso di un'audizione parlamentare, è stata accolta. Una norma che potrà permettere alle aziende di continuare a lavorare perché le statistiche ci dicono che il 95% di chi si trova in tali condizione chiude». Tabaccai e benzinai avanzano richieste simili sul minor uso del contante nei loro esercizi per aumentare la sicurezza. «Noi chiediamo la diminuzione e, se possibile, l'azzeramento del contante ma per ottenere ciò dovrebbero diminuire le commissioni sulle carte e i costi dei Pos», lamenta Paolo Uniti, segretario generale di Figisc Confcommercio. «In Italia il 50-60% dei clienti dei distributori di carburanti pagano in contanti - prosegue Uniti - mentre nel resto d'Europa chi paga con il bancomat è il 90%». Nelle tabaccherie «circolano ancora molti, troppi, contanti», sottolinea Giovanni Risso, presidente Fit-Confcommercio chiedendo «un occhio di riguardo su questo aspetto, per abbassare le commissioni sulle carte che gli esercenti devono pagare». Tutti comunque dichiarano la propria contrarietà «ad armarsi, non è sicuro né per noi né per i clienti». Anche Maurizio Invigorito, il tabaccaio di Afragola, che ha subito 12 rapine in tre anni, ribadisce la sua posizione: «Sono un obiettore di coscienza non potrei mai avere il coraggio di sparare, non avrò mai un'arma - sostiene Invigorito - altrimenti mi sarei arruolato nelle forze dell'ordine». Solo il 10% di chi ha un'attività commerciale possiede un'arma e si riduce la quota di chi è propenso a dotarsene in futuro, secondo una recente indagine condotta da Gfk per la Confcommercio da cui emerge inoltre che il 92% dei negozianti è favorevole all'inasprimento delle pene.

D’ora in poi la difesa sarà «sempre» legittima qualora ci si trovi «in uno stato di grave turbamento». Più pistole per tutti, oppure pistole di cittadinanza (ovviamente per cittadini bianchi), sicuri ma da morire. Il medioevo è servito all’ora del tè quando la Camera approva il disegno di legge sulla legittima difesa aprendo uno squarcio nel tessuto giuridico, civile e morale di questo Paese. E si avvicina il pagamento della cambiale che Salvini ha firmato alla lobby delle armi leggere, orgoglio italico, anzi padano. «È un sacrosanto diritto per le persone perbene, di cui si parla da anni e che sarà legge entro questo mese», dice Salvini. Dal 26 marzo il provvedimento passerà al vaglio del Senato per la terza lettura. Il provvedimento è passato con 373 voti favorevoli, 104 contrari e 2 astenuti. Al voto sono scoppiati gli applausi dei deputati di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. I deputati berlusconiani, anche se «avremmo voluto un testo più forte» (Gelmini disse), hanno le loro ragioni a esporre lo striscione: «Finalmente una cosa di destra». Mentre la sponda destra, Fratelli d’Italia, ha votato sì ma «con rammarico» perché la considera «un compromesso al ribasso».

Quei 54 pentastellati che non hanno votato
Per i post-grillini è un altro rospo ingoiato, un segno della subalternità dell’attuale partito di maggioranza relativa al suo straripante socio di minoranza. «Sicuramente questa è una legge della Lega – aveva detto Di Maio in mattinata – quando si vota la legge sula legittima difesa, che è una legge che sta nel contratto e che per questo porteremo avanti perché noi siamo leali, non è che ci sia tutto questo entusiasmo nel M5s». Prova a metterci una pezza il capogruppo M5s alla Camera, Francesco D’Uva, ma non è convincente: «Che nessuno si metta in testa che con questa legge ci sarà il Far West. Ci sarà sempre un’indagine e spetterà sempre al giudice valutare la legittimità della difesa. Una cosa è certa: è compito delle forze dell’ordine tutelare i cittadini e la loro sicurezza. Con questa legge di sicuro i processi sulla legittima difesa saranno più veloci». Dai tabulati risulta che 29 deputati di M5s sono «in missione» e quindi sono assenti giustificati; altri 25 non hanno invece partecipato al voto. Un gruppo di pentastellati è rimasto in Transatlantico entrando in aula solo dopo la proclamazione del voto. Dai registri i parlamentari M5s che non hanno partecipato al voto sono: Giuseppe Brescia, Luciano Cantone, Vittoria Casa, Andrea Caso, Maurizio Cattoi, Sebastiano Cubeddu, Sara Cunial, Rina De Lorenzo, Chiara Ehm Yana, Luigi Gallo, Veronica Giannone, Angela Ianaro, Generoso Maraia, Maria Marzana, Leonardo Salvatore Penna, Riccardo Ricciardi, Cristian Romaniello, Gianluca Rospi, Francesca Anna Ruggiero, Francesco Sapia, Doriana Sarli, Giulia Sarti, Gilda Sportiello, Davide Tripiedi, Gloria Vizzini.

Archivio disarmo e Antigone: «Ora siamo tutti meno sicuri»
«Investigatori, magistrati, giuristi ed esperti concordano sul fatto che non vi è alcuna necessità di una nuova legge sulla legittima difesa. La proposta vorrebbe eliminare definitivamente il principio di proporzionalità tra il bene minacciato dall’autore del reato e il bene offeso – spiegano decine di associazioni e intellettuali in un appello promosso da Archivio disarmo e Antigone -, vorrebbe assicurare una sorta di immunità a chi usa le armi contro un presunto ladro. Si tratta di una grave forzatura della legge. Il principio di proporzionalità ha una sua origine costituzionale. Non si possono mettere sullo stesso piano la vita e la proprietà privata. La proposta mira poi a evitare l’intervento del giudice. L’azione giudiziaria è obbligatoria, non si può impedirne l’avvio sulla base di una presunzione di innocenza di chi uccide una persona. È il giudice a dovere sempre verificare i fatti. Il suo intervento è ineliminabile: in un Paese democratico solo un giudice può verificare l’esistenza effettiva di un’intrusione e accertarsi dell’identità e del ruolo della persona uccisa. Così com’è concepita, la riforma della legittima difesa metterà a rischio la sicurezza di tutti determinando un aumento esponenziale delle armi in circolazione e una conseguente maggiore probabilità del loro uso. Una silenziosa corsa dei cittadini ad armarsi individualmente non è la soluzione. Come dimostra l’esperienza degli Stati Uniti, la diffusione delle armi da difesa personale non fa altro che diffondere il senso di insicurezza e di sfiducia nelle istituzioni».

Le nuove norme
Il comma due dell’articolo 52 del Codice penale, secondo il ddl, dice dunque che è possibile utilizzare «un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo» per la difesa legittima della «propria o altrui incolumità» o dei «beni propri o altrui». Viene inoltre introdotta un’ulteriore presunzione all’interno dello stesso articolo 52, in base alla quale sarebbe sempre da considerarsi in stato di legittima difesa colui che, legittimamente presente all’interno del proprio o dell’altrui domicilio (da intendersi in senso ampio, quale luogo ove venga esercitata attività commerciale, imprenditoriale o professionale), agisca al fine di respingere l’intrusione posta in essere dal malintenzionato di turno con violenza o minaccia.

La legge interviene poi sull’articolo 55 del codice penale relativamente alla disciplina dell’eccesso colposo, escludendo, nelle varie ipotesi di legittima difesa domiciliare, la punibilità di chi, trovandosi in condizione di minorata difesa o in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo, commette il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità. Viene poi modificato l’articolo 624 bis del codice penale, prevedendo che nei casi di condanna per furto in appartamento e furto con strappo, la sospensione condizionale della pena sia subordinata al pagamento integrale dell’importo dovuto per il risarcimento del danno alla persona offesa. Vengono inoltre rese più severe le sanzioni per una serie di reati contro il patrimonio: furto in abitazione, furto con strappo e condotte aggravate; rapina e ipotesi aggravate e pluriaggravate; e in caso di violazione di domicilio si considera aggravata quando è commessa con violenza sulle cose, o alle persone, ovvero se il colpevole è palesemente armato.

Infine la legge interviene sulla disciplina civilistica della legittima difesa e dell’eccesso colposo, specificando che, nei casi di legittima difesa domiciliare, è esclusa in ogni caso la responsabilità di chi ha compiuto il fatto: in tal modo l’autore del fatto, se assolto in sede penale, non è obbligato a risarcire il danno derivante dal medesimo fatto. Si prevede, inoltre, che nei casi di eccesso colposo, al danneggiato sia riconosciuto il diritto ad una indennità, calcolata dal giudice con equo apprezzamento tenendo conto “della gravità, delle modalità realizzative e del contributo causale della condotta posta in essere dal danneggiato”. Infine viene introdotto il patrocinio a spese dello Stato in favore di colui che sia stato assolto, prosciolto o il cui procedimento penale sia stato archiviato per fatti commessi in condizioni di legittima difesa o di eccesso colposo di legittima difesa. È poi previsto che nella formazione dei ruoli di udienza debba essere assicurata priorità anche ai processi relativi ai delitti di omicidio colposo e di lesioni personali colpose verificatisi in presenza delle circostanze di legittima difesa domiciliare.

Poco entusiasmo tra gioiellieri, tabaccai e benzinai
Gioiellieri, tabaccai e benzinai sebbene siano tra le categorie di commercianti più esposte ad attacchi criminali, sono contrari a trasformarsi in «giustizieri» e a impugnare la pistola. Invocano piuttosto maggiore sicurezza da parte delle istituzioni e chiedono inasprimento e certezza delle pene verso i malviventi che vengono assicurati alla giustizia. È quanto emerge da un’inchiesta dell’Adnkronos, svolta in occasione della discussione alla Camera del disegno di legge sulla legittima difesa. Numerosi sono gli episodi in cui i gioiellieri sono rimasti vittime ma a differenza di altri, si sentono un pò più sicuri in quanto protetti da porte blindate e telecamere «deterrenti per il malvivente che magari può aver paura di vedersi bloccata la via di fuga». «Siamo contrari, in linea di massima, ad armarci: vogliamo evitare il Far West», ha detto Steven Tranquilli, direttore di Federpreziosi-Confcommercio. «Con una pistola puntata contro può capitare che si reagisca in preda all’emotività, all’ansia – prosegue Tranquilli – come capitò al gioielliere Carlo Barducci di Firenze che venne ucciso durante un tentativo di rapina nel suo negozio di via Strozzi il 20 dicembre 1992». Oggi gli assalti alle gioiellerie vengono effettuati da veri e propri commandos di 6, 8 rapinatori a volto coperto, a bordo di furgoni e i gioiellieri avrebbero preferito «un inasprimento e della certezza delle pene», cosa peraltro prevista dal nuovo disegno di legge.

Una posizione quella della Federpreziosi che rispecchia quella di Confcommercio a livello generale. «La morte di una persona, qualunque sia la colpa, è una tragedia. Magari l’esasperazione e l’emotività possono portare a compiere gesti che mai avremmo voluto compiere», afferma Anna Lapini, incaricata per la legalità e la sicurezza di Confcommercio. «Può accadere che dopo la persona non è più la stessa e magari è costretta a chiudere la propria attività, sia per una questione morale e anche perché non può sostenere le spese legali qualora debba subire un processo». «Allo Stato noi chiediamo di garantire la sicurezza – aggiunge Lapini – ma dove questo non avviene è chiaro che deve contribuire ad aiutare gli imprenditori alle spese legali e in questo senso, la nostra richiesta formulata nel corso di un’audizione parlamentare, è stata accolta. Una norma che potrà permettere alle aziende di continuare a lavorare perché le statistiche ci dicono che il 95% di chi si trova in tali condizione chiude».

Tabaccai e benzinai avanzano richieste simili sul minor uso del contante nei loro esercizi per aumentare la sicurezza. «Noi chiediamo la diminuzione e, se possibile, l’azzeramento del contante ma per ottenere ciò dovrebbero diminuire le commissioni sulle carte e i costi dei Pos», lamenta Paolo Uniti, segretario generale di Figisc Confcommercio. «In Italia il 50-60% dei clienti dei distributori di carburanti pagano in contanti – prosegue Uniti – mentre nel resto d’Europa chi paga con il bancomat è il 90%». Nelle tabaccherie «circolano ancora molti, troppi, contanti», sottolinea Giovanni Risso, presidente Fit-Confcommercio chiedendo «un occhio di riguardo su questo aspetto, per abbassare le commissioni sulle carte che gli esercenti devono pagare». Tutti comunque dichiarano la propria contrarietà «ad armarsi, non è sicuro né per noi né per i clienti». Anche Maurizio Invigorito, il tabaccaio di Afragola, che ha subito 12 rapine in tre anni, ribadisce la sua posizione: «Sono un obiettore di coscienza non potrei mai avere il coraggio di sparare, non avrò mai un’arma – sostiene Invigorito – altrimenti mi sarei arruolato nelle forze dell’ordine». Solo il 10% di chi ha un’attività commerciale possiede un’arma e si riduce la quota di chi è propenso a dotarsene in futuro, secondo una recente indagine condotta da Gfk per la Confcommercio da cui emerge inoltre che il 92% dei negozianti è favorevole all’inasprimento delle pene.