Se il titolare del Viminale dedicasse alle organizzazioni neofasciste l’attenzione che invece rivolge agli stranieri extracomunitari e ai migranti, il nostro sarebbe un Paese migliore. Passare dalla “chiusura dei porti” alla “chiusura dei torti” può essere una bella magia. Ecco come

È tutto un pullulare di circolari e direttive e stargli dietro è difficile. E così, quando all’indomani degli attentati del 21 aprile in Sri Lanka, ti capita di leggere l’ennesima inutile circolare del ministro dell’Interno, scritta in fretta e furia (nel vero senso delle parole), ti viene quasi da credere a una sorta di ravvedimento operoso, tardivo, ma comunque apprezzabile, e non ad una cinica, feroce strumentalizzazione delle tragedie, tesa apparentemente ad invocare sicurezza ma in realtà diretta ad instillare, una volta di più, paure e rabbia.
Ad una lettura veloce, quasi non lo si riconosce, e sembrerebbe quasi che il ministro stia facendo pubblica ammenda sottoponendosi ad una sana autocritica quando parla di «attività propagandistica ostile» con specifico riguardo agli ambienti virtuali del web e ai sempre più numerosi centri di aggregazione, esposti all’ascendente di alcuni predicatori di orientamento estremista capaci di attribuire «dignità ideologica ai propositi violenti, talvolta innescati da condizioni di disagio personale, anche di ordine psichiatrico, di soggetti spesso con trascorsi di criminalità comune».
Disagio personale anche di ordine psichiatrico. Definizione indubbiamente calzante con le farneticazioni degli “adepti” di CasaPound che non danno oggettivamente l’impressione di “stare bene” mentre scomposti vomitano odio e invocano lo stupro in faccia a mamme con bambini in braccio. E quando ancora, nella stessa circolare, il ministro affronta la spinosa questione «dei trafficanti senza scrupoli, organizzazioni e reti criminali coinvolte nella gestione dei flussi che veicolano come accessibile agli interessati la prospettiva di una vita migliore fuori dai Paesi di origine, alimentando i canali dell’immigrazione clandestina», ti verrebbe da spe…

Alessandra Ballerini è un avvocato per i diritti umani. Ha partecipato alla stesura nel 2006 del Libro bianco sui Centri di permanenza temporanea e assistenza; ha presentato diversi ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo anche contro le espulsioni di massa di profughi. Insieme ai colleghi del Genoa legal forum ha seguito le cause di risarcimento nell’interesse di alcuni manifestanti pacifisti feriti durante il G8 di Genova del 2001. Lavora con l’ufficio immigrati della Cgil e si occupa di donne vittime di violenza, affidi di minori, tutela di emarginati e delle cosiddette fasce deboli. Ballerini segue anche i casi di Andy Rocchelli, il fotoreporter ucciso nel 2014 in Ucraina, e di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto nel 2016.

L’articolo di Alessandra Ballerini prosegue su Left in edicola dal 17 maggio 2019


SOMMARIO ACQUISTA