Chi ha perso un famigliare, i lavoratori privi di tutele, gli immigrati irregolari, i senzatetto: nel replicare la retorica nazionale della lotta al coronavirus prestiamo attenzione a non silenziare coloro ai quali non andrà bene

Mi si perdoni se esco per qualche minuto dalla retorica dello #stateacasa (a proposito, se potete restate in casa) e dal volemose bene che viene proferito da tutte le parti e perdonatemi anche se potrei essere frainteso e svilire la retorica dell’andrà tutto bene ma non è questo il senso. Per niente.

Però mi chiedo, vi chiedo: e per quelli che non andrà tutto bene? Cioè per quelli che già adesso sta andando male?

Quelli che hanno perso un proprio caro e non hanno nemmeno avuto l’occasione di fare un funerale, avvolti dal dolore e dalla solitudine che rende ancor tutto più pungente.

Quelli che hanno in casa una persona disabile e non esistono nella comunicazione pubblica, nei media e nemmeno nei decreti. Gente che non riesce a trovare qualcuno disposto a venire a casa per dargli una mano. Gente per cui non tutto andava bene prima, non va bene adesso.

I lavoratori (ancora tanti, tantissimi, troppi, numero enormi che gridano vendetta) che lavorano in condizioni non sicure. E tornano a casa con la preoccupazione di essere infetti.

Persone che soffrono di depressione (e a cui non basta un “dai, su, mi raccomando, stai allegro”) e per cui questa quarantena è una sofferenza ancora peggiore.

Gli invisibili, che siano immigrati o irregolari o italiani poveri o persone che hanno perso tutto o semplicemente persone che non hanno una casa: chissà cosa pensano quando gli si dice che tutto andrà bene.

I medici e gli infermieri che non hanno dispositivi che servono a proteggerli dal contagio e lavorano tutto il giorno in mezzo al contagio. Chissà se gli bastano gli striscioni colorati.

E poi l’incertezza di come andrà, di quando potrebbe finire e un presidente del Consiglio che decide di parlare di un eventuale prolungamento delle misure restrittive in una chiaccherata al Corriere della sera, come se fosse un argomento da bar, un cosetta da amici.

Ecco, va bene, speriamo e facciamo di tutto perché tutto vada bene ma per favore non corriamo il rischio di silenziare quelli per cui non andrà bene, dai, no. Non chiudiamo in casa anche il pensiero critico, oltre ai corpi.

Buon venerdì.