La corsa al vaccino anti-Covid è nella fase più delicata. In ballo non c’è solo la salute ma, soprattutto, ci sono enormi interessi geopolitici ed economici osserva l’autore di Spillover, David Quammen. E aggiunge: «La scienza aveva previsto la pandemia da anni ma i governi hanno preferito non investire in prevenzione»

Mr. Quammen quanto peso dobbiamo dare alle notizie sull’avvio delle prime sperimentazioni sull’uomo di vaccini contro il Covid-19? Possiamo essere ottimisti?
Se da una parte possiamo essere ottimisti sul fatto che in breve tempo sarà sviluppato un vaccino, dall’altra non altrettanto a breve questo sarà disponibile all’intera comunità. Dobbiamo tenere a mente che non sarà una cura miracolosa, il nuovo coronavirus non scomparirà da un giorno all’altro e verosimilmente assisteremo a varie resistenze, sia dal punto di vista politico che religioso. Ma anche sotto un profilo scientifico. Nello scenario più cupo, anche se sarà sviluppato un antidoto, il virus potrebbe evolvere in maniera da eludere la contromisura. Dunque, a prescindere da tutto dobbiamo lavorare ancora più duramente su tutte le modalità finora collaudate per contenere la circolazione del Covid-19.

Nel suo libro Spillover del 2012 (uscito in Italia per Adelphi nel 2014) aveva “previsto” anche il luogo in cui si sarebbe sviluppata una nuova pandemia più temibile della Sars. Perché quell’avvertimento è stato ignorato?
Gli scienziati a cui ho avuto la possibilità di fare domande durante la stesura del libro avevano annunciato tutto con una sconvolgente precisione: Ci troveremo ad affrontare una pandemia nel futuro prossimo? Sì, e sarà causata da un virus. Che tipo di virus? Un’influenza o un coronavirus proveniente da un animale selvatico. Quale tra questi ha più probabilità di trasmetterlo all’uomo? Il…

L’intervista prosegue su Left del 4-10 settembre

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