Trasporti, servizi idrici, raccolta differenziata, e altro ancora. Con il ddl Concorrenza il governo vuole sottrarne la gestione ai Comuni per metterla nelle mani di privati. Riguardo l’acqua pubblica è un nuovo oltraggio al referendum del 2011

All’ombra del dibattito sul prossimo inquilino del Quirinale, senza fare troppo rumore, il governo Draghi ha pensato bene di dare l’ennesima bordata a quel poco che resta di servizi pubblici locali a gestione realmente pubblica nel nostro Paese. Acqua, gestione dei rifiuti, trasporti, e altro ancora: sarà sempre più difficile che ad occuparsi di questi ambiti siano società municipalizzate. L’articolo 6 del disegno di legge sulla Concorrenza, approvato ad inizio novembre dal Consiglio dei ministri e ora in attesa di discussione parlamentare, prevede infatti che sia favorito il ricorso da parte delle amministrazioni comunali ad imprese private. Tradotto: è in vista una bella pioggia di privatizzazioni e l’ennesimo “schiaffo” a quei 26 milioni di italiane e italiani che dieci anni fa si erano recati alle urne per sancire che sull’acqua non si sarebbero dovuti fare profitti e che i servizi pubblici locali sarebbero dovuti restare nelle mani dei cittadini.

Il progetto di legge, per realizzare questa sorta di liberalizzazioni, contempla una delega delle Camere al governo, da esercitare tramite decreto legislativo entro sei mesi dall’eventuale approvazione parlamentare. L’esecutivo, da parte sua, punta a procedere spedito sul tema, visto che nel ddl Concorrenza sono contenute diverse “condizionalità” richieste da Bruxelles per poter accedere ai finanziamenti del Recovery plan.

L’obiettivo del pacchetto di riforme – si legge nel testo – è quello di «promuovere lo sviluppo della concorrenza … nonché di contribuire al rafforzamento della giustizia sociale, di migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici e di potenziare la tutela dell’ambiente e il diritto alla salute dei cittadini». Un paniere di buoni propositi, il cui reale significato, però, viene chiarito nei paragrafi successivi.

Innanzitutto, si prevede una «separazione, a livello locale, tra funzioni regolatorie e funzioni di diretta gestione dei servizi». Cioè: i Comuni si limiteranno a…


L’articolo prosegue su Left del 19-25 novembre 2021

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