L’esperienza storica che stiamo vivendo dovrebbe servire per far sì che il luogo dell’apprendimento sia anche un luogo per il benessere psichico degli studenti e degli insegnanti. Perché il vero punto di forza della scuola rimane sempre e comunque la relazione tra docenti e alunni

Come prevedibile, il rientro a scuola in presenza è stato difficile. Con l’avvicinarsi dell’anno scolastico, al di là dell’aspetto organizzativo, si era già creata un’atmosfera di preoccupazione per il vissuto psicologico dei giovani. Il quadro che si presentava vedeva il ministero impegnato nel potenziamento degli sportelli di ascolto, i genitori allarmati, gli insegnanti in difficoltà e i dirigenti in bilico nello scontro sempre più frequente fra famiglia e scuola: offrire ascolto ai genitori o sostenere i docenti? Ma è responsabilità del Covid e della didattica a distanza? O per comprendere la situazione occorre pensare che le criticità di oggi vengono da lontano?

La sintomatologia ansiosa a scuola è significativamente cresciuta e nostro compito è cercare di individuare precocemente i casi, saper offrire risposte e ridurre al minimo le conseguenze. Tuttavia, senza negare la realtà, è bene non credere al messaggio negativo totalizzante che ci circonda. Intanto, non tutti i ragazzi hanno vissuti emotivi che destano preoccupazione: accanto a chi appare più sofferente ed ha bisogno di aiuto, vi è, secondo le ricerche che hanno indagato dalla prima alla terza ondata, una buona parte di giovani che ha saputo e sa reagire bene. Una percentuale di studenti che appare svogliata e demotivata può, infatti, anche essere espressione di un rapporto esatto con la realtà. Sarebbe forse dissonante e incongruo vederla spensierata.

Vi sono poi giovani che, francamente sofferenti, destano maggiore preoccupazione. Ma anche in questo caso le cause hanno radici profonde. La Società italiana di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza ha da poco concluso un congresso dal quale è emerso non solo il dato attuale, ossia che nei primi 9 mesi del 2021 i ricoveri hanno superato quelli di tutto il 2019; ma anche il quadro pregresso, ossia che negli ultimi dieci anni sono raddoppiati i casi di ragazzi seguiti in neuropsichiatria. Non è tanto l’attualità che va allora letta con sguardo clinico, quanto una tendenza. Non un aspetto puntiforme da impatto Covid, quanto piuttosto un andamento in crescita del malessere. La pandemia di per sé non fa disturbo psichico: il Covid è il terremoto che fa crollare la casa pericolante quando vi siano vulnerabilità associate e la Dad ha aperto il vaso di Pandora della scuola.
In ambito scolastico sarebbe opportuno lavorare su due piani: da una parte mantenere un atteggiamento positivo e valorizzare i…


L’articolo prosegue su Left del 17-23 dicembre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO