Pur di entrare nella Nato, Svezia e Finlandia sono disposte a violare i principi fondamentali dell’Unione europea siglando un accordo con Ankara che prevede la possibilità di estradare i rifugiati politici curdi in Turchia

L’allargamento della Nato del 2022 nasce sotto il segno di Erdoğan e del sacrificio dei diritti umani. Il governo turco aveva manifestato in un primo momento (con grande risolutezza) la sua contrarietà all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’alleanza atlantica perché che i due Stati scandinavi danno ospitalità e riparo ai militanti curdi del Pkk e delle formazioni che operano in Siria. A cavallo del vertice atlantico di Madrid di fine giugno, Erdoğan ha cambiato posizione e si è impegnato a votare sì all’ingresso dei due Paesi purché essi adottino leggi antiterrorismo sul modello di quelle dalla Repubblica turca e rispediscano in Turchia una serie di persone curde accusate di terrorismo in quanto ritenute vicine al Pkk. La richiesta riguarda anche i presunti appartenenti a Feto, l’organizzazione che secondo Erdoğan avrebbe messo in piedi il tentativo di colpo di stato del 2016.

Il Pkk è considerato organizzazione terroristica dalla Turchia e anche dall’Unione europea, nonostante una serie di pronunce in senso contrario di diverse giurisdizioni che hanno riconosciuto la sua natura di organizzazione che rivendica l’autonomia delle diverse aree in cui è stato suddiviso il Kurdistan e nelle quali la popolazione curda subisce persecuzioni e discriminazioni e si vede negare diritti fondamentali. I presunti terroristi di cui si chiede l’estradizione hanno avuto il riconoscimento in Svezia e Finlandia dello status di rifugiati politici, alcuni di essi hanno nel tempo acquisito anche la cittadinanza dei Paesi ospitanti. Se queste persone (che hanno ottenuto il riconoscimento del loro diritto al non respingimento ed all’asilo) saranno …

L’articolo prosegue su Left dell’8-14 luglio 2022 

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