La storia delle giovani donne protagoniste del progetto di cooperazione Restart Tunisie che si è sviluppato a Gabes e coniuga l'economia sociale con la tutela dell'ambiente

Sei giovani donne, tutte laureate in ingegneria, che hanno fatto squadra per creare prodotti cosmetici biologici al 100%. Tutte altamente qualificate, come molti tunisini della loro generazione, hanno deciso di non guardare verso il Canada o l’Europa per cercare una strada legale di emigrazione, che per le loro qualifiche sarebbe relativamente facile trovare, ma di restare in Tunisia e lavorare al progetto in cui credono.

Sono loro le protagoniste dietro al marchio Byokob, acronimo di Be Your Kind Of Beauty, con sede a Gabes e laboratorio a Matmata, e l’ambizione di scalare il mercato nazionale. Una start-up che nasce nell’ambito del Progetto Restart, acronimo che sta per Riqualificazione ecologica e sociale dei territori attraverso il rilancio dell’imprenditoria dei giovani in Tunisia: cofinanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), il progetto ha visto in tre anni la mobilitazione di un ampio consorzio di partner locali da parte di Cospe, ong con sede a Firenze e attività fra Africa, Medio Oriente, Europa e America Latina.

L’idea di Byokob era nata nel 2019, quando Jihène Ben Mohammed e Rebeh Dabbaghui si laureavano in ingegneria chimica. Il loro incontro con Restart ha permesso loro di arrivarci molto prima del previsto, trovando aiuto con la realtà spigolosa della burocrazia e le difficoltà dell’accesso al credito per le start-up. Così nel 2021 erano pronte tutte le pratiche, e nel 2022 avveniva il lancio ufficiale. E nel frattempo si erano aggiunte le altre quattro socie, per un’impresa tutta al femminile e all’insegna dell’alta qualificazione di ciascuna di loro.

Quello di Gabes è uno dei territori più pesantemente colpiti dall’inquinamento ambientale per la presenza di numerose industrie chimiche, ed è questa la loro prima sfida: un’impresa pulita, che si sostiene soltanto con l’impiego esclusivo delle specie erboristiche locali per la produzione di cosmetici e olii essenziali.

Dopo un corso di formazione in creazione d’impresa offerta dallo Stato ai giovani laureati, Jihène e Rebeh avevano creato nel 2020 il laboratorio e definito il business plan. Ma qui appunto cominciava il percorso a ostacoli, in particolare per ottenere il credito dalle banche: erano più i dinieghi e le porte chiuse che i documenti raccolti per ottenere un finanziamento. «Il sistema bancario tunisino difficilmente accorda crediti ai giovani imprenditori, anche quando presentano garanzie – raccontano -: è questo lo scoglio maggiore, anche più grande della burocrazia». Ma ad aprire loro la strada sono stati, con il progetto guidato dall’Ong italiana, il mondo dell’economia sociale e solidale (Ess), i programmi di formazione e accompagnamento, la copertura parziale dei costi per avviare il progetto. Inoltre, Jihène e Rebeh sono riuscite ad accedere a un finanziamento parziale di Sbt (istituto bancario che proprio con Restart ha sviluppato linee di credito per i giovani imprenditori di Ess). Byokob oggi conta su una linea di 22 prodotti cosmetici e su ricavi sufficienti a garantire stipendi adeguati per tutta l’équipe.

In un nuovo sito le storie di tanti protagonisti e i contesti dell’economia sociale e solidale in Tunisia

Quella di Byokob non è soltanto una storia promettente, ma indica un esempio per il futuro di un Paese, la Tunisia, dove le speranze della rivoluzione del 2011 sembrano ormai molto lontane. I media italiani ne parlano come di un serbatoio di migranti pronti a sbarcare a Lampedusa, che Tunisi dovrebbe fermare con controlli ferrei sulle coste in cambio di aiuti finanziari. Il Paese vive da tempo una profonda crisi finanziaria, e due anni di trattative per un prestito da quasi due miliardi di dollari da parte del Fondo monetario internazionale non sono ancora approdate da nessuna parte. Tutto questo mentre l’inflazione percepita è in aumento, spesso accade che vari prodotti di consumo manchino o scarseggino nei negozi e la disoccupazione tocca livelli preoccupanti, con troppe famiglie ma anche imprese che faticano a far quadrare in conti.

Pagine di analisi dettagliate di questa situazione, anche con dati macro-economici e un ampio capitolo della questione ambientale, si trovano nel sito appena messo in rete per la conclusione dei tre anni di Restart Tunisie. Ma la Tunisia che nel nuovo sito si trova – nel racconto di una quindicina di storie significative come quella di Byokob – è soprattutto un Paese giovane, dove le donne e le nuove generazioni vogliono essere protagoniste e sono pronte a restare se trovano non solo un semplice impiego, ma anche il modo per mettere e frutto le loro competenze in progetti imprenditoriali. I prestiti internazionali e i fondi per la cooperazione allo sviluppo non bastano se non sono accompagnati da un’azione di sostegno più capillare, quella che si realizza con l’Economia sociale e solidale. Una “via maestra”, come viene definita, per lo sviluppo sostenibile e la difesa dei territori, che mette in rete le istituzioni e gli attori locali per avviare processi di crescita endogeni, nel rispetto dei diritti dei lavoratori e di quelli delle donne e delle comunità. Nei luoghi dove la crisi economica è più forte, il progetto – scrivono i promotori – ha infatti «voluto rafforzare gli spazi di incubazione e innovazione di impresa e le reti di imprese sociali», puntando anche a fornire soluzioni per il «diffuso senso di alienazione nelle nuove generazioni nei confronti delle loro comunità e del territorio», «disegnando alternative di sviluppo sostenibile che nascono dal basso».

La Tunisia non è dunque solo emigrazione, come le cronache drammatiche degli sbarchi che continuano e le narrative della nostra politica ci possono aver portato a pensare. Ha invece grandi risorse umane, in particolare tra i giovani e le donne, che aspettano di essere riconosciute e valorizzate con strumenti adeguati, e soprattutto concretamente vicini alle comunità e ai territori.

Nella foto: le giovani imprenditrici che hanno creato il marchio Byokob (dal sito tunisia.cospe.org)