Ottanta anni dopo la sua liberazione, la storia della Capitale durante i 271 giorni di occupazione nazifascista, costituisce una pagina fondamentale per comprendere tutta la guerra di liberazione nazionale. E fa giustizia delle narrazioni “antipartigiane” del reducismo postfascista e di una certa parte di società. Come racconta lo storico Davide Conti nel suo nuovo libro

Lo storico Davide Conti, studioso della Resistenza romana, è tra gli ospiti di Roma libera e antifascista, la prima festa dell’Anpi provinciale di Roma (Città dell’Altra economia, Largo Dino Frisullo). L’1 giugno alle 18, partecipa all’incontro su “Fascismo e neofascismo nella storia d’Italia” con Stefano Catone, Fabrizio De Sanctis, Ilaria Moroni, Giovanni Tamburrino e Simona Maggiorelli direttrice di Left. Il 2 giugno alle 19, presenterà insieme con Marina Pierlorenzi, presidente Anpi provinciale il suo nuovo libro “Roma in armi. La Resistenza nella Capitale (1943-1944)“, Carocci editore, di cui pubblichiamo la prefazione.

Il 16 luglio 2018 il presidente della Repubblica conferì a Roma, settantaquattro anni dopo la sua Liberazione, la Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza.
Nel 2017 ero stato incaricato dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia di svolgere una ricerca finalizzata al recupero della documentazione necessaria per istruire presso il ministero della Difesa la domanda di conferimento del massimo riconoscimento al valore militare per la Resistenza partigiana romana. Questo incarico arrivava pochi mesi dopo l’uscita del libro Guerriglia partigiana a Roma (Odradek, 2016). Il libro sistematizzò, dando loro una forma il più possibile compiuta, gli studi che nel corso di alcuni anni avevo svolto sulla Resistenza nella capitale sia nel campo della ricerca storica sia in quello archivistico-documentario presso l’Archivio storico del Senato della Repubblica. Partendo dalla base documentaria del volume raccolsi altre centinaia di carte, soprattutto presso l’Archivio centrale dello Stato nel Fondo Archivio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani (Ricompart), che in forma di relazione vennero presentate al ministero della Difesa.
Questa nuova pubblicazione per Carocci editore, alleggerita nella forma, da un lato è arricchita da una più ampia documentazione archivistica e da aggiornata bibliografia, e dall’altro si misura con l’80° anniversario della Liberazione della capitale d’Italia (1944-2024) con il suo conseguente correlato di celebrazioni (e retoriche celebrative), riflessioni e analisi storiche, conflitti memoriali e interpretativi (non potrebbe essere altrimenti) e usi pubblici della storia. Tuttavia, questo volume si propone innanzitutto come tentativo di collocare dentro la misura del suo tempo e nella sua dimensione valoriale la Resistenza romana e la sua guerriglia urbana, con tutti i suoi limiti e contraddizioni, come “fatto d’armi” e leva costituente della radice fondativa della Repubblica.

Nella motivazione del conferimento della Medaglia d’oro a Roma vi è significativamente inserito il termine «guerriglia partigiana» al fine di indicare in modo esplicito e preciso tre elementi centrali per la comprensione delle vicende storiche della capitale durante i nove mesi di occupazione nazifascista: il carattere asimmetrico del conflitto “irregolare” che venne combattuto a Roma dalle forze partigiane nel quadro della strategia bellica alleata; l’irriducibile necessità storico-politica di combattere e dare avvio alla guerra di Liberazione come forma di riscatto dell’Italia dal ventennio fascista; la legittimità etica e ideologica, prima ancora che giuridica, delle azioni di guerra come contestazione dell’esercizio del monopolio della forza tedesca a Roma.
Con la Medaglia d’oro la capitale ha visto riconosciuta la sua vicenda storica recente più importante: la Resistenza militare, dei partigiani combattenti, e quella civile, del suo popolo, sostenuta durante i drammatici mesi di occupazione nazifascista dall’8 settembre 1943 al 4 giugno 1944.
Le «temerarie azioni di guerriglia partigiana», i «rastrellamenti degli ebrei e del Quadraro», le stragi delle Fosse Ardeatine, di Pietralata e della Storta come guerra ai civili, le fucilazioni di Forte Bravetta, i luoghi di tortura di via Tasso e delle pensioni Jaccarino e Oltremare, la deportazione di oltre 2.500 carabinieri non fanno di Roma “solo” una città martire, ma le restituiscono anche un carattere combattente. Le scrollano di dosso la polvere grigia delle vulgate “moderate” che l’hanno sempre rappresentata dormiente e attendista e fanno giustizia delle narrazioni “antipartigiane” di cui si sono nutriti il reducismo postfascista e quella parte di società che nel portato valoriale della Resistenza ha sempre visto un pericoloso elemento di rottura della continuità su cui si erano storicamente fondati gli equilibri politici, culturali e di classe del nostro paese dall’Unità nazionale in poi.

Ottanta anni dopo il 4 giugno 1944 la Resistenza di Roma può finalmente mostrarsi nella sua dimensione polisemica, capace di declinare la misura asimmetrica del conflitto che la guerriglia urbana rappresentò e la misura della lotta dei civili come sua radice d’origine e ambito indispensabile di sopravvivenza. Una Resistenza che rovesciò il senso della storia che il fascismo aveva imposto con la forza ai ceti popolari della città, che, espulsi dai quartieri del centro storico per fare largo alla via dell’Impero e all’urbanistica del regime, si riversarono in quelle borgate che diventeranno campo di battaglia, luogo di solidarietà e protezione dei partigiani combattenti, manifestando in modo tumultuoso l’ingresso delle masse popolari nella grande storia della Roma contemporanea.
La medaglia rievoca tanti nomi e volti della città: dalle quattro donne decorate dei Gruppi d’azione patriottica del Pci – Carla Capponi, Marisa Musu, Lucia Ottobrini e Maria Teresa Regard – al partigiano-bambino Ugo Forno, ucciso in combattimento dai tedeschi in ritirata a soli dodici anni; dalle figure di Leone Ginzburg e don Pietro Pappagallo a quella di un padre del Manifesto di Ventotene e dell’unità europea, Eugenio Colorni.
Tuttavia, la storia partigiana di Roma è soprattutto composta da migliaia di episodi di lotta in ogni quartiere, in ogni strada, in ognuna delle otto zone operative in cui il Comitato di liberazione nazionale aveva diviso la città «per rendere impossibile la vita all’occupante». Nelle migliaia di pagine di documenti che ricostruiscono la Resistenza della capitale si ritrovano combattimenti, attacchi, sbandamenti, errori, cadute, torture, tradimenti, solidarietà, limiti umani e fame. Ma soprattutto il coraggio, la paura vigile, la volontà ferma dei partigiani nel rivendicare la dignità propria e della propria città di fronte a un nemico cento volte più forte, più armato, più spietato e coadiuvato dai fascisti di Salò che aiutavano a torturare e uccidere, accompagnando i nazisti per le strade a caccia di an- tifascisti, ebrei, renitenti alla leva. La Medaglia d’oro a Roma restituisce la giustezza, il valore e la necessità della “scelta”.
La scelta di combattere, «di stare a via Rasella perché ci volevo stare», come scrive il comandante del Gruppo d’azione patriottica Pisacane Rosario Bentivegna (Senza fare di necessità virtù, Einaudi, Torino 2011, p. 21), di difendere il valore della Resistenza come momento vitale, indispensabile e fondante di un lungo processo di libertà, democrazia ed emancipazione sociale che trovò il suo approdo storico, ovvero la sua “teoria dello Stato”, nella Costituzione della Repubblica Italiana.

Motivazione del conferimento della Medaglia d’oro al valor militare alla città di Roma
La Città eterna, già centro e anima delle speranze italiane nel breve e straordinario tempo della Seconda repubblica romana, per 271 giorni contrastò l’occupazione di un nemico sanguinario e oppressore con sofferenze durissime. Più volte Roma nella sua millenaria esistenza aveva subito l’oltraggio dell’invasore, ma mai come in quei giorni il suo popolo diede prova di unità, coraggio, determinazione. Nella strenua resistenza di civili e militari a Porta San Paolo, nei tragici rastrellamenti degli ebrei e del Quadraro, nel martirio delle Fosse Ardeatine e di Forte Bravetta, nelle temerarie azioni di guerriglia partigiana, nella stoica sopportazione delle più atroci torture nelle carceri di via Tasso e delle più indiscriminate esecuzioni, nelle gravissime distruzioni subite, i partigiani, i patrioti e la popolazione tutta riscattarono l’Italia dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista. Fiero esempio di eroismo per tutte le città e i borghi occupati, Roma diede inizio alla Resistenza e alla guerra di Liberazione nazionale nella sua missione storica e politica di Capitale d’Italia. 9 settembre 1943-4 giugno 1944.

L’autore: lo storico Davide Conti è consulente delle Procure di Bologna e di Brescia (per le stragi del 1980 e 1974). Ha scritto “Fascisti contro la democrazia. Almirante e Rauti alle radici della destra italiana 1946-1976” (Einaudi, 2023).