Mentre la presidente del Consiglio Meloni si prepara a partecipare alla convention della destra Usa (Cpac), dove Steve Bannon ha salutato a braccio teso, tornano in mente le parole del vicepresidente Usa JD Vance a Monaco. In quella stessa città che vide purtroppo il sorgere del nazismo, e che ospitò la conferenza del 1938 in cui si posero le basi del successivo conflitto mondiale, il nuovo vicepresidente parla di un free speech totalmente deformato rispetto all’alto ideale dei lumi. Ma d’altronde, come ben insegna il lavoro di Zeev Sternhell, il fascismo è programmaticamente anti-illuministico nel suo carattere reazionario estremo.
Vance arriva a dirci che non è Putin il pericolo, quello stesso Putin da cui arrivano, per bocca dei vari portavoce, attacchi durissimi la presidente Mattarella. No, Putin tutto sommato vuole difendere la tradizione nel suo Paese… Il pericolo è la stessa Unione Europea, e gli americani vedono l’unico modo per salvarci nel farci tornare alle singole nazioni, nello scompaginare il sogno di Spinelli, la novità sovranazionale uscita dal secondo conflitto mondiale, in realtà da secoli di un continente lacerato dalle guerre, un progetto straordinario per andare oltre ogni confine nel dialogo e nella comunanza umana.
Per Vance l’Unione è un pericolo per se stessa perché abbandona le tradizioni, quelle confessionali che Usa (e anche Italia) vogliono conculcare già dalla scuola, e attraverso la negazione di diritti individuali, su cui non può esistere una morale di Stato (concetto folle), perché al singolo deve restare la scelta, nella libertà che non tocca quella degli altri.
In realtà, forse, l’Unione è una minaccia strategica al predominio Usa, e anche russo, se si realizza veramente. Ma al momento, ci mostriamo inerti, fermi nel pantano generato dall’aver avviato il processo unitario a partire dall’aspetto economico, e non da quello che i padri fondatori, specie a Ventotene, avevano individuato come centrale, la cultura e dunque la politica. E tant’è, gli americani vogliono più soldi per la Nato, ma osteggiano una difesa comune del continente, e la Russia non ha problemi all’ingresso dell’Ucraina in UE, perché ritiene l’organismo irrilevante.
È chiaro che ancora non siamo stati in grado, come società nel suo complesso, di fare i conti e metabolizzare le vicende buie del nazifascismo. E così, la stampa di destra italiana ha esultato, parlando dell’arrivo a Monaco di Vance come di un nuovo sbarco in Normandia. Siamo ad un livello di cecità o manipolazione senza precedenti. Il discorso fatto a Monaco giorni fa è di una folle arroganza, già solo dal paragone senza fondamento tra l’influenza esercitata da un’attivista come Greta Thumberg e le plateali ingerenze dell’uomo più ricco del mondo, dotato di satelliti e canali di comunicazione personali, come Musk.
No, non può essere miopia, chi vede in Vance e nelle sue parole del positivo lo fa con malizia, c’è intenzione nell’assecondare questo progetto politico, che ci avvicina sempre più alla distopia de L’uomo nell’alto castello.
Ma come se non bastasse, le accuse di censura in Europa, di morte della libertà. Vance lamenta il controllo sul regolare svolgimento delle elezioni che si esercita in Europa, come una minaccia alla libera scelta delle persone. Ma la democrazia liberal-costituzionale non si riduce al voto, e soprattutto non possono darci lezioni coloro che, al grido fake dell’elezione rubata, nel gennaio 2021 hanno tentato un colpo di stato. Vance attacca proprio il principio fondamentale, quello che riconosce alla libertà dei singoli, per essere reciproca e di tutti, dei limiti, come quello di non offendere, che non va scambiato stupidamente col diritto di espressione.
Vance sfiora l’inquietante quando accosta una malcelata citazione voltairiana – «potremmo non essere d’accordo con le vostre opinioni, ma combatteremo per difendere il vostro diritto di esprimerle» – e l’aggressiva abitudine americana a voler esportare il suo concetto di democrazia: faremo questo «che siate d’accordo o meno». O ancora, quando rimprovera agli europei di mettere in prigione gli oppositori, minaccia mai fatta in questo continente, e invece promessa elettorale, forse in corso di realizzazione, con Trump.
E soprattutto, l’esaltazione di Afd, sulla scia di Musk. In recenti interviste, riportate nel programma tv Piazzapulita, esponenti del partito o delle sue giovanili parlano di legge sulla cittadinanza, ed evocano un preoccupante ritorno alla nazione di sangue, invocano deportazioni di massa. È un chiaro invito ad affidarsi agli epigoni del nazifascismo come distorta salvezza europea. Che l’amministrazione Usa lo faccia perché in fondo quello è il suo stesso progetto ideologico, o che lo faccia perché una svolta di questo tipo è funzionale a destabilizzare l’Europa, un rischio se veramente unita, poco importa. Il vicepresidente statunitense è venuto a dire all’Europa che no, non vogliono liberare dal nazismo, ma anzi ce lo raccomandano, con il carico di deportazioni, discriminazioni, propaganda fin nelle scuole, imposizione di una morale di stato reazionaria etc.
E veniamo a casa nostra. I leader europei si sono ritrovati a Parigi, per decidere come agire sulla questione Ucraina e sul nuovo asse Trump-Putin, asse non solo diplomatico ma di vera simpatia ideologica. Era il momento in cui dare un chiaro segnale, posizionarsi in modo netto. Meloni invece continua la sua strategia temporeggiante, che gioverà solo a lei e al suo rapporto con la destra estrema mondiale. E oltretutto, alla fin fine, se si guarda bene, si capisce che parte ha scelto, anche se per ora non può dichiararlo apertamente. “Non dobbiamo andare contro Trump”, ma è lui che vuole dividerci. “Dobbiamo lavorare con l’America”, ma questo nella loro prospettiva vuol dire solo avere Stati divisi, non l’Unione, così da poter esercitare ingerenze nelle nostre politiche a loro tornaconto (come tante volte è successo nella storia del secolo scorso). “L’America di Trump lavora ad una pace giusta per l’Ucraina”, peccato che la esclude, tornando alla logica delle sfere d’influenza, che non tutela i Paesi ma li usa come pedine. E cosa ancora più grave, la condivisione da parte di Meloni del discorso di JD Vance. Sono tutte facciate quando dice che Afd per lei non è un alleato, così come è una facciata, tatticamente utile, non entrare nel gruppo dei Patriots. Le affermazioni di Meloni ci dicono che è chiaramente vicina a chi sostiene questi partiti, e dunque ad un discorso che, alla vigilia delle elezioni in Germania, ha esortato l’Europa tutta a votare nazista per cambiare (in peggio) la sua storia.
L’autore: Matteo Cazzato è dottore in filologia, ricercatore e insegnante
In apertura il giuramento di Vance da vice presidente. Foto di Office of Vice President of the United States – https://twitter.com/VP/status/1881424590184067431, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=158280952