Camerieri di Trump e Putin. Le chiacchiere e le giravolte dei guerrafondai nostrani

Dicevano che l’Ucraina avrebbe potuto sconfiggere l’esercito di Putin. Quando gli è stato fatto notare la follia del loro proposito, hanno risposto che una mancata difesa avrebbe piallato l’Ucraina – ed è vero – e che si trattava solo di guadagnare con le armi un’agevole posizione per trattare. Missione fallita.

Dicevano che gli Usa fossero stati e sarebbero stati il faro dell’Occidente, che l’Europa aveva come unico imperativo quello di stargli in scia, che ci avrebbero pensato loro. A chi faceva notare che la strategia dell’Unione europea cameriera dei desideri americani avrebbe portato all’irrilevanza, rispondevano che il patto atlantico (e la Nato) era inossidabile. Missione fallita.

Dicevano che la guerra in Ucraina avrebbe rafforzato l’Europa. Missione fallita. Dicevano che con Putin non bisognava trattare, al diavolo lui, le sue richieste e al diavolo tutti i russi del presente e del passato. Dicevano che bisognava combattere chiunque dialogasse con Putin. Missione fallita.

Dicevano che non era tempo di attivare la diplomazia con voce più alta delle armi perché sarebbe arrivato il momento buono, il momento giusto. Missione fallita. Dicevano che i sacrifici dei cittadini per le armi avrebbero garantito la solidità del multilateralismo e della democrazia occidentale. Missione fallita.

Molti di loro sono gli stessi che leccavano Putin, che sorridevano del suo lettone regalato a Silvio. Sono gli stessi che ora leccano Trump, perché riconoscono lo stesso odore. Hanno fallito su tutto, ora propongono di ripiegare sulle armi.

Buon lunedì.

In apertura, disegno di Marilena Nardi