Senza il mondo Gaza muore

Anni fa si vedeva un adesivo attaccato sulle auto e sulle biciclette che diceva: “Non sei un mezzo al traffico, tu sei il traffico”. Funzionava perché era una presa di coscienza mentre si stava in coda. Non siamo in mezzo al silenzio che concima il genocidio di Gaza: siamo parte del silenzio su Gaza.

Se qualcuno alza la voce, si ritrova in guerra. Abbiamo passato mesi a piluccare il significato della parola genocidio, mentre a Gaza l’esercito di Israele ammazzava cinquantamila persone. Stiamo passando gli ultimi giorni a discutere della Taverna Santa Chiara di Napoli come se il problema nazionale fosse il pasto indigesto per le opinioni legittime dell’oste, e non la fame che ammorba la popolazione della Striscia.
Il 9 maggio si celebra la Giornata dell’Europa e della sua unificazione. Un appello chiede per quel giorno una mobilitazione, perché il 9 maggio non sia l’ultimo giorno di Gaza: si invita a parlarne ovunque, su siti, canali video, social, nelle strade e nelle piazze, sempre con gli hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday.

“Senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire. Noi, italiani, europei, umani. Per rompere il silenzio colpevole useremo la rete, che è il solo mezzo attraverso cui possiamo vedere Gaza, ascoltare Gaza, piangere Gaza”, si legge.
Con una precisazione importante: aggiungiamo tutte le parole che vorremo usare agli hashtag #ultimogiornodigaza e #gazalastday. Senza scomunicarne nessuna, senza renderne obbligatoria nessuna. Per chiamare le cose con il loro nome.
Ora è il momento di costruire una rete di senza-potere determinati a prendere la parola. E il 9 maggio è la prima tappa di una strada assieme. Perché la strage, perché il genocidio, abbiano fine. Ora.

Buon martedì.