La mentalità patriarcale nel linguaggio dei media che incolpano la vittima: lui l'ha uccisa perché lei lo ha lasciato

Martina Carbonaro non ha trovato una chiesa o una farmacia, come suggerisce il ministro Nordio. Martina Carbonaro non ha nemmeno pensato di passare a casa di Vittorio Feltri, nonostante fosse una bella ragazza. Meglio: poco più che una bambina. Martina Carbonaro aveva 14 anni e non è il soggetto di questa storia.

Chiara Becchimanzi, che di lavoro fa l’attrice comica ma è molto più seria di molti maschi nella classe dirigente, ieri faceva notare come le agenzie di stampa e i media abbiano evidenziato che la frase principale è “l’ho uccisa” e la subordinata causale è “perché lei mi ha lasciato”.

“Il soggetto della causale è lei. Lei che lo ha lasciato. E QUINDI lui l’ha uccisa. Come conseguenza dell’abbandono agito da lei. Ergo, lei è responsabile della sua stessa morte”, spiega Becchimanzi.

Il soggetto principale di questa storia è Alessio Tucci, 19 anni. Tucci è già abbastanza adulto per aver introiettato l’omicida idea di essere il proprietario della sua fidanzata, ancor di più se lei decide di lasciarlo. Alessio Tucci ha 19 anni ma ha già imparato che basta puntare sul sentimento, sulla gelosia e sulla psicomagia del raptus per essere catalogato tra i maschi che, poverini, non hanno retto al dolore.

La scrittrice Carlotta Vagnoli ieri sottolineava come l’età sempre più ridotta delle vittime di femminicidio e di chi lo agisce “sia un chiaro segnale di come la cultura patriarcale del possesso dei corpi femminili si manifesti – anche nei suoi modi più radicali – già fin dalla fine dell’infanzia e in piena adolescenza”. In un Paese in cui l’educazione sentimentale è osteggiata dalla politica.

Buon giovedì.