Così un tribunale ha smontato la circolare con cui Viale Mazzini ha imposto ferie forzate e aspettativa ai dipendenti coinvolti nei referendum è discriminatoria e incostituzionale

Il tribunale di Busto Arsizio ha fatto a pezzi la foglia di fico della Rai. La circolare con cui Viale Mazzini ha imposto ferie forzate e aspettativa ai dipendenti coinvolti nei referendum è discriminatoria e incostituzionale. Altro che par condicio: qui si usa il servizio pubblico per intimidire chiunque osi partecipare alla vita democratica fuori dall’orario di lavoro.

Non importa il ruolo: cameraman, fonici, costumisti, tecnici delle luci, persino i ballerini. Non importa che non appaiano in video, non tocchino un solo secondo di palinsesto. Basta che aderiscano o simpatizzino per un comitato. Tanto basta per essere messi in ferie forzate o sospesi. Un messaggio chiaro: o rinunci a esprimere un’opinione politica o sei fuori. Non si giudica il lavoro, si giudica la testa. E la testa va controllata prima che parli.

La Rai si difende dicendo che lo fa da anni. È la confessione del metodo: non una svista, ma una prassi consolidata, normalizzata e mai corretta. La giudice Franca Molinari ha demolito questa architettura: l’imparzialità non è un pretesto per schiacciare diritti fondamentali.

Qui non c’è tutela dell’equilibrio informativo. C’è il controllo delle coscienze. La Rai diventa braccio esecutivo del potere, che prima epura i programmi sgraditi, poi i lavoratori dissidenti, e ora punta al passo successivo: educare al silenzio. La neutralità che pretendono è quella dell’obbedienza preventiva. Il servizio pubblico ridotto a caserma, con la complicità della paura e l’arroganza del potere che non teme più neppure di farsi scoprire.

Buon mercoledì.