I provvedimenti del ministro Valditara che affrontano le crisi degli studenti con misure repressive e divieti sembrano ignorare, o peggio non comprendere, le reali cause del disagio adolescenziale

Ora le criticità che affliggono il nostro sistema sociale un posto di rilievo è occupato oggi dal mondo degli adolescenti. Questo è ciò che riportano sondaggi, inchieste e articoli di cronaca che quotidianamente offrono la fotografia di un’adolescenza allo sbando, incapace di contenere le oscillazioni umorali e le intemperanze comportamentali entro i limiti di ciò che dovrebbe configurare la cosiddetta “crisi fisiologica” dell’età. Si va oltre. Come ci indicano i dati relativi allo stato di salute mentale degli adolescenti, siamo in presenza di un ampio corollario di disagi psicologici, dove primeggiano stress e ansia pervasiva. Se la maggior parte degli adolescenti riesce a reggere gli scossoni e gli inevitabili urti del faticoso percorso di crescita, per altri, per chi ha meno risorse, per chi non è supportato adeguatamente, è facile cadere. E a cadere sono in tanti. Fenomeno questo che sta delineando una emergenza socio-sanitaria, la cui gravità può spesso essere segnata da risvolti anche tragici: i dati Oms segnalano in modo chiaro come il suicidio, rappresenti la prima causa di morte in giovani di età tra i 15 e i 19 anni. Un dato che deve far riflettere rappresentando il comportamento suicidario la punta di un iceberg alimentato di giorno in giorno dalla sorda disperazione di chi non riesce a trovare una via d’uscita dal proprio malessere.

Chi lavora nei servizi sanitari territoriali ha modo di constatare ogni giorno l’assalto di schiere di genitori in fila per la presa in carico di figli divenuti violenti, depressi, dediti

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