La mostra Sex and solitude che Tracey Emin ha realizzato nelle sale di Palazzo Strozzi a Firenze, è una occasione da non perdere (è aperta fino al 20 luglio) perché l’artista inglese con grande onestà e coraggio si mette a nudo, offrendo un confronto senza filtri sulla vulnerabilità umana, mettendo al centro la femminilità in tutta la sua dirompente differenza.
Al cuore del lavoro che Emin crea con mezzi espressivi molto diversi fra loro (disegno, pittura, installazioni, scultura, fotografia, ricamo, poesia ecc.) c’è il rapporto uomo-donna; c’è il tema della sessualità umana che chiede di mettere in gioco psiche e corpo in una dialettica profondissima, anche se talora sanguinosa.
Curata dal direttore di Palazzo Strozzi Arturo Galansino, l’esposizione raccoglie oltre sessanta opere che attraversano tutto il percorso di Tracey Emin, da quando negli anni Novanta era la vitale ribelle del gruppo degli Young british artists patrocinati dal gallerista Saatchi, a quando è diventata insegnante di disegno alla Royal Academy (una delle due uniche insegnanti donne di questa prestigiosa istituzione che ha cento anni di storia) per arrivare a tempi recenti in cui è tornata a vivere a Margate, la cittadina britannica di periferia dove Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivistaQuesto articolo è riservato agli abbonati
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