Ahmad è morto. Reporter, 24 anni, era stato colpito il 13 aprile scorso durante le proteste al confine di Gaza, a Jebaliya. Hanno provato a curarlo all’ospedale Al Andalusi, nella Striscia, poi è stato trasferito a Ramallah, ma Ahmad Abu Hussein non ce l’ha fatta ed è deceduto il 25 aprile all’ospedale Israel’s Tel Hashomer, vicino Tel Aviv.
Ahmad era un fotografo, lavorava per la Gaza’s Al Shaab, stazione radio della sinistra palestinese. Due settimane fa era stato raggiunto dalla pallottola di un cecchino israeliano e poche ore dopo la foto del suo corpo ferito era sui social media. È il secondo giornalista a morire da quando le proteste della “Grande marcia del ritorno” sono iniziate il 30 marzo scorso. Da allora 5mila palestinesi sono rimasti feriti, 40 sono stati uccisi.
Ahmad è stato colpito all’addome, portava un giubbotto con la scritta “press”, bianco su blu, proprio come Yasser Murtaja, giornalista della Palestinian Ain Media. Yasser, 30 anni, è morto a Gaza il 7 aprile scorso. Le pallottole le hanno raggiunti entrambi nonostante fosse chiaro che erano reporter.
Il giorno in cui Murtaja è stato ucciso, il sindacato dei giornalisti palestinesi, ha riferito che altri cinque reporter erano rimasti feriti e tutti erano identificabili per la loro professione. Il sindacato ha riferito che Murtaja si trovava a 350 metri dalla recinzione del confine israeliano, ma è diventato comunque un bersaglio dell’Idf, esercito israeliano, che a sua volta ha dichiarato solo che «le circostanze in cui sono stati colpiti i giornalisti non sono familiari all’Idf». Per ottenere chiarimenti dall’esercito, al sindacato dei giornalisti palestinesi si è poi unito quello israeliano: «uno Stato che si dice democratico non fa del male ai giornalisti in the line of duty, durante l’adempimento del loro dovere».
Reporter, morti, e sotto la scritta “press”. In precedenza Christopher Deloire, segretario generale di Reporter senza frontières, ha detto che l’ong «condanna con indignazione le sparatorie deliberate contro i giornalisti» e ha chiesto che un’indagine venga aperta per la morte di Yasser.
Dopo quello di Yasser, a Gaza ci sarà dunque un altro funerale di un reporter. Per Sherif Mansour, coordinatore del programma Medio Oriente e Nord Africa del Cpj, Comitato protezione giornalisti, «la morte di Ahmad Abu Hussein sottolinea la necessità delle autorità israeliane a riesaminare urgentemente le politiche verso i giornalisti che coprono le proteste, bisogna prendere decisioni immediate. Chi indossa un equipaggiamento che indica che gli individui sono membri della stampa dovrebbe avere una protezione extra, non diventare un bersaglio».