Il 30 maggio di cento anni fa Matteotti pronunciò il discorso (qui la versione integrale) in cui denunciava apertamente la natura eversiva, violenta e criminale del fascismo. Quel discorso, in cui affrontava Mussolini a viso aperto, gli costò la vita. Ma più che il martire vogliamo ricordare il politico e l’uomo con il suo intransigente antifascismo, lo sguardo lungimirante, l’attualità del suo pensiero e il suo spessore umano.
A Matteotti Left in edicola dal 7 giugno dedica un dossier con firme autorevoli, realizzato in collaborazione con la rivista Tempo Presente in uscita a giugno, eccone una anticipazione: l’intervista che il presidente della Fondazione Matteotti, nonché direttore di Tempo Presente, Aghemo ha fatto a Maurizio Degl’Innocenti, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti
Filippo Turati, scrivendo ad Anna Kuliscioff poco dopo la scomparsa di Matteotti, si chiede con sgomento quando finiremo di pagare il debito che abbiamo con «il povero Giacomo?». Un secolo dopo, Maurizio Degl’Innocenti quel debito lo abbiamo onorato?
La morte di Giacomo Matteotti, segretario del Psu, e dei tanti che soffrirono nelle carceri, al confino o nell’esilio in nome della democrazia e della libertà innervò il patrimonio politico, etico e culturale che, attraverso l’antifascismo e poi la Resistenza, è stato alla base dell’identità dell’Italia repubblicana, ispirando la Carta costituzionale. Il presidente della Repubblica depositando il 10 giugno di ogni anno una corona ai piedi della stele sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, laddove Matteotti fu rapito e di lì a poco ucciso, vuole riaffermare ciò, a beneficio dell’intera comunità nazionale. Democrazia e libertà non sono traguardi raggiunti una volta per sempre, ma vanno vissute e interpretate a fronte dei nuovi bisogni, vorrei dire giorno per giorno, con impegno e rigore costanti, eleggendo a prospettiva il bene comune. Matteotti fu un vinto, ma al tempo stesso un vincitore perché il suo sacrificio segnò la ripartenza, inaugurò un percorso che, tra molte difficoltà, aprì per l’Italia la strada della democrazia plurale e solidale.
Sono molte e tra loro diverse le ragioni storiche per le quali Matteotti è stato prima soggetto alla damnatio memoriae sotto il fascismo e poi scarsamente considerato nel secondo dopoguerra. Cosa gioca oggi a favore di un recupero della sua lezione morale civile, oltre che politica?
Gli antifascisti identificarono Matteotti nel ruolo del martire accanto ad altre vittime esemplari trascurandone tanto il profilo personale quanto lo spessore politico. Era quello un modo per addomesticare le sconfitte e trarre motivo per la ripartenza di gruppi e partiti. Dopo la guerra lo scenario non cambiò molto e i nuovi soggetti si affrettarono a trasferire le valutazioni dei contemporanei, quasi sempre dettate da esigenze pratiche, come nel caso di Piero Gobetti, in giudizi storici. Di Matteotti si sottovalutò la cultura riformista in una prospettiva che si apriva alla moderna socialdemocrazia europea, ma nel dopoguerra questa occupava uno spazio marginale, anche e soprattutto a sinistra. Oggi il progressivo venire meno di una storiografia militante e ideologizzata, che tuttavia non è affatto scomparsa, la crescente laicizzazione degli studi, l’evoluzione della storiografia verso profili sociali, familiari e biografici, e la disponibilità di inedite fonti documentarie hanno contribuito ad aprire nuovi sviluppi della ricerca storica.
In questo contesto il profilo biografico e famigliare di Matteotti è stato oggetto di una rinnovata attenzione.
Sì dalla formazione e dagli studi alla vita privata e agli interessi culturali e artistici. L’attenzione al rapporto con Velia, la moglie, che è alla radice di molti recenti lavori teatrali e di contributi storiografici, è da attribuire a questa nuova sensibilità. Con l’uomo si è finalmente rivalutato anche il politico, come socialista di vicinanza, socialista delle e nelle istituzioni, segretario del Psu, perfino giovane leader della socialdemocrazia europea. Non deve sfuggire, però, l’importanza massmediale del fenomeno: il personaggio, con la sua tragica morte, si presta alla drammatizzazione scenica, che è parte notevole dell’attuale fortuna nell’editoria, sulla stampa, sui mass media. Attori e giornalisti ne sono i protagonisti, alla Tv e a teatro, e, a seguire, ciò finisce per entrare nella comunicazione politica, variamente indirizzata. Le iniziative sono molteplici e si vanno infittendo via via che ci avviciniamo al 10 giugno, nonostante la concomitanza sfavorevole della campagna elettorale. Una valutazione complessiva sarà data alla fine, ma fin da ora il Comitato nazionale si compiace della grande partecipazione al Centenario in tutte le fasce della popolazione, e in particolare di quelle giovanili. È un risultato, ripeto: ancora provvisorio, da considerare molto positivamente.
Questa è la considerazione dello storico. Come valuta la memoria matteottiana, oggi, in veste di presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte?
Il Comitato nazionale ha adottato fin dall’inizio, nell’ottobre 2022, un profilo istituzionale, senza che ciò fosse di ostacolo al patrocinio o anche alla promozione di eventi promossi anche da altri. Ha enunciato il proprio programma alla Camera dei deputati, una scelta simbolica e evocativa, lungo tre direttrici principali: pedagogica, in particolare verso la scuola secondaria di primo e secondo grado; divulgativa. con la promozione di un’esposizione itinerante e di lavori teatrali; scientifica, attraverso iniziative di approfondimento in collaborazione con le Università degli studi. Infine, si è proposto di portare tali iniziative, o parti di esse, all’estero per valorizzare l’immagine internazionale di Matteotti come momento di una libertà liberatrice, che non si concludesse con la sua morte, ma fosse di stimolo e monito per rinnovarsi e lottare per il bene comune.
Le due fondazioni più attive sul fronte scolastico, la Fondazione Matteotti e la Fondazione di studi storici F. Turati hanno promosso dal 2014, d’intesa con il ministero della Pubblica Istruzione, il premio Matteotti per le scuole medie inferiori e superiori, e con il Comitato nazionale hanno rilanciato tale iniziativa per il Centenario. Alla fine, sono pervenuti dagli istituti scolastici di tutta Italia più di 200 elaborati, molti dei quali di ottima fattura. Una rappresentanza del mondo scolastico sarà presente il 30 maggio alla Camera dei deputati dove i vincitori del concorso saranno premiati alla presenza del Capo dello Stato. In questa vera e propria opera di educazione civica, le due Fondazioni danno supporto agli istituti scolastici con il libro Matteotti 100 per le scuole, con video conferenze e graphic novel, e garantiscono fin da ora il loro impegno anche per il futuro con supporti tecnici innovativi per la didattica.
Sul piano espositivo/divulgativo?
Grazie alla concessione della documentazione da parte della Fondazione di studi storici “F. Turati” che possiede le Carte Matteotti, il Comitato nazionale ha promosso alla Camera dei deputati il 17 ottobre 2023 l’esposizione Giacomo Matteotti. Ritratto per immagini, che poi è stata trasferita a Napoli (polo museale Suor Orsola Benincasa; Archivio di Stato), a Caserta (Archivio di Stato presso la Reggia di Caserta), a Pisa (museo della Grafica), a Londra (Istituto italiano di cultura), ed è destinato quindi ad altre città in Italia e all’estero. Tale è stato il successo che si è reso necessario prolungarla, rivisitata, a tutto il 2025.
In occasione delle esposizioni, il Comitato nazionale ha promosso momenti di riflessione e di approfondimento scientifico su Matteotti e la sua epoca, come i due convegni con l’Università Suor Orsola Benincasa su Parlamentarismo e anti parlamentarismo nel Novecento e Le Culture politiche negli anni ’20, con l’Università Statale di Milano, con l’Università Statale di Milano su La donna in Europa agli inizi del XX secolo, con l’Università di Padova su Il delitto politico tra le due guerre a cui si accompagnato a fine maggio il convegno Il pensiero di Giacomo Matteotti all’Accademia dei lincei. Siamo fiduciosi che la pubblicazione degli atti di questi incontri, e di tutti gli altri già programmati tra la fine del 2024 e gli inizi del 2025, saranno uno stimolo importante per la implementazione degli studi.
I giovani – non solo loro, per la verità – sembrano scarsamente interessati alla politica dei partiti e alla vita delle istituzioni. Matteotti può rappresentare un correttivo richiamando i temi e valori della cittadinanza attiva?
Il riformista è tale nell’epoca sua, e le sue esperienze non possono alimentare una impropria rappresentazione di sé nella fase attuale. È questa una tentazione a cui non tutti riescono a sottrarsi con senso critico. L’epoca di Matteotti era quella della guerra mondiale e delle sue drammatiche conseguenze, della società di massa e dei partiti territoriali nazionali a speculare connotazione degli Stati nazionali territoriali, dell’emergere dei movimenti giovanili e femminili, del conflitto tra democrazia e totalitarismo. I grandi uomini, e Matteotti lo fu, possono tuttavia rivestire un ruolo evocativo, possono rivivere nella memoria coltivata tornando così a servire ancora una causa collettiva. Ma non intendo sottrarmi alla provocazione insita nella domanda, quella del “correttivo” rispetto ad una realtà giudicata evidentemente non positivamente: che cosa verrebbe da dire oggi ai giovani? Innanzitutto, le iniziative del Centenario portano attenzione ad una pagina importante della storia italiana, aiutano a comprendere e, spero, ad apprezzare le ragioni identitarie della Carta Costituzionale e quindi della Repubblica. Il ragionare su chi siamo e da dove veniamo è un esercizio utile per tutti. Sempre. Lì vi sono i motivi dello stare insieme e del partecipare alla cosa pubblica nel rispetto reciproco, con impegno costante e rigore. Lì c’è il senso profondo della storia, e quindi della politica che non guarda solo all’oggi, ma anche alle generazioni future rifuggendo dalla retorica e dalle strumentali manipolazioni dell’opinione pubblica. Lì c’è anche il concetto nuovo di libertà intesa non come un recinto chiuso in una visione egoistica, ma tale perché si proietta sugli altri, si fa solidale. In questa prospettiva nel 1924 Matteotti fondò La Libertà, organo dei giovani socialisti, ai quali raccomandava: «Siate giovani, siate voi stessi».