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DDL Unioni Civili: e i codardi gridarono «squadristi!»

Niente di nuovo sotto al sole se il PD non riesce a chiudere l’accordo (anche e soprattuto con se stesso) nel DDL cosiddetto “Cirinnà” che il PD stesso ha presentato. Niente di nuovo del resto se il Partito Unico della Nazione che è al governo è talmente largo da non riuscire a stringersi praticamente su nessuna riforma che riguardi i diritti civili delle coppie dello stesso stesso in Italia: a forza di annacquare i valori pur di restare insieme succede che si diventa potabili ma demineralizzati.

Ma la farsa ieri ha toccato il suo picco quando il sito gay.it ha pubblicato un elenco con i nomi della trentina di senatori del PD che hanno intenzione di opporsi alla (loro!) legge. Le rettifiche e i commenti dei parlamentari (che gay.it ha raccolto qui certosinamente) fanno impallidire anche la pagina Facebook degli “amici in convento per la marmotta stufata con peperoni”. Per dare un’idea del tenore:

“Inqualificabile metodo squadrista quello di esporre liste di proscrizione con tanto di foto segnaletiche.”

“Iniziativa miserabile”

“Metodi squadristici della lista di proscrizione”

“vere e proprie liste di proscrizione di quei senatori”

Vorrebbero, i nostri senatori, poter essere contro o a favore di una legge nell’ombra dell’anonimato, confidano in un Paese tutto intorno che la smetta di osservare chi vota cosa e pretendono di essere modernissimi nei comizi e poi di nascosto rimettersi di corsa il cilicio prima di schiacciare il pulsante del voto. Forse il problema è che ormai sono stati allevati così a lungo a non tirare il guinzaglio e non morsicare la museruola che non distinguono più gli ammaestrati, gli ammaestratori, i padroni e la libertà di osservazione e diritto di curiosità del cittadino.

E così ieri in Italia, provincia di Bengodi, è avvenuto che sono stati accusati di proscrizione quegli stessi omosessuali che sono proscritti da decenni in una nazione ultima sul tema dei diritti rispetto a tutti gli altri. Gli oppressi sono stati accusati di essere oppressori e di volersi liberare con troppa maleducazione. Che meraviglia.

Ma la mediazione, vedrete, è vicina: finirà che i gay non si potranno sposare ma in cambio avranno il diritto di divorziare. E sicuro saranno tutti d’accordo. E poi potranno mettere in sordina tende più spesse alle finestre del Parlamento. Bene così.

Le presidenziali repubblicane spiegate con Star Wars (dallo staff di Hillary Clinton)

«Non sottovalutate il potere della forza» inizia così un articolo pubblicato sul sito ufficiale di Hillary Clinton, candidata democratica in corsa per la Casa Bianca. Clinton ha molte chance di diventare il primo presidente donna degli Stati Uniti, ma, nonostante venga data per favorita, rimane agguerrita e pronta a cercare in tutti i modi di spiegare agli americani qual è il lato giusto da cui stare.  In che senso? Che per riuscire ad essere eletta le serve il sostegno dei giovani e delle minoranze e anche di risultare “likable”, ovvero piacere all’elettorato. Quello è il suo tallone d’Achille ed è per questo che investe risorse enormi per risultare simpatica: andare al Saturday Night Live a farsi prendere in giro da un’imitatrice, postare sue foto sui social mentre fa la nonna o utilizzare Guerre Stellari per prendere in giro i repubblicani serve proprio a questo. Che c’è di meglio di Star Wars, la colossale saga spaziale ideata da George Lucas – diventata con l’uscita dell’ultimo episodio una vera e propria ossessione – per spiegare lo scarso progressismo dei candidati repubblicani alle giovani generazioni che è fondamentale portare alle urne a novembre (e strappare a Bernie Sanders, molto popolare tra gli under35)?

L’ex segretario di Stato americano infatti non si è ispirata a Guerre Stellari solo durante il dibattito democratico concludendo con la famosissima battuta: «che la forza sia con voi», ma ha anche diffuso sul suo sito ufficiale un post per dire che «quest’anno i Repubblicani hanno ricordato che il Lato oscuro della forza è vivo e vegeto». Ecco perché:

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Donald Trump, tra le mille cose, ha detto che avrebbe proibito ai musulmani di entrare negli Stati Uniti. Il droide C-3PO dichiara in merito: «siamo spacciati»:


Chris Christie si “trumpizza” e rilancia. Lui farà di più per rendere l’America di nuovo grande: vieterà l’ingresso negli Stati Uniti anche agli orfani siriani di 5 anni. La reazione di C1-P8 commenta perfettamente le esternazioni dell’attuale governatore del New Jersey:

Jeb Bush chiama “anchor baby” (bambini d’ancoraggio) i figli nati su suolo americano da immigrati privi di documenti, come dire che vengono fatti nascere negli Usa per poi poterci restare. Si tratta di bambini che sono a tutti gli effetti  cittadini americani visto che negli Usa vige lo Ius Soli. Han Solo è sconsolato:

Ben Carson rivela al mondo una verità che avevamo sotto gli occhi ma nessuno aveva mai osato pronunciare: essere omosessuali è “assolutamente” una scelta, la prova provante è il carcere, dove si sa… Yan Solo questa volta appare disorientato:

Marco Rubio ha detto che si impegnerà per abrogare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. E ha anche detto che prova empatia per Darth Vader. Abbasso i gay viva il signore oscuro insomma.

Fortunatamente c’è la luce, Hillary Clinton, o almeno così suggeriscono quelli che lavorano alla sua campagna elettorale:

e il maestro Yoda ha già reso pubblico su twitter il suo endorsement

 

 

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Muos, rinviati i test sui rischi sanitari. «Impossibile proteggere la popolazione»

Dovevano essere i giorni della verità: il 13 e 14 gennaio il Muos di Niscemi – il sistema di comunicazione satellitare realizzato nella base militare nissena al servizio del dipartimento di Difesa Usa – doveva essere acceso alla massima potenza, per consentire a un gruppo di esperti di misurare i campi elettromagnetici. Ma l’accensione è stata rinviata, perché – ha scritto il prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta – le autorità locali non sono in grado di garantire misure di precauzione per tutelare la salute della popolazione. Così i test non sono stati effettuati. E i giorni che avrebbero dovuto dirci come funziona e quanto impatta il Muos sul territorio, ci hanno invece raccontato che non si possono adottare misure di prevenzione dei rischi sanitari «in assenza di ogni elemento di conoscenza e valutazione».

 

Li chiamano “verificatori” i cinque esperti che hanno il compito di sovrintendere ai test, nominati uno dal Consiglio nazionale delle ricerche, uno dal Consiglio universitario nazionale e tre dai ministri della Salute, dell’Ambiente e delle Infrastrutture (il fatto che la maggioranza del collegio sia di nomina governativa ha fatto storcere il naso a molti osservatori). Lo scorso novembre sono stati incaricati dal Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) di effettuare ulteriori accertamenti dopo che, a febbraio dello scorso anno, il Tar di Palermo aveva annullato l’autorizzazione a realizzare l’impianto in accoglimento del ricorso del Comitato No Muos e del Comune di Niscemi. Il governo però non si è fidato della relazione del perito nominato dal Tar (Marcello D’Amore, il docente emerito di Elettrotecnica alla Sapienza di Roma che aveva evidenziato i rischi sanitari). Il ministero della Difesa ha a sua volta proposto ricorso al Cga, che ha disposto le verifiche e quindi l’individuazione dei cinque esperti.
Il Muos visto dall'alto

Nei giorni scorsi, a ridosso dei due giorni di rilevamenti, uno scambio di comunicazioni tra collegio di valutazione, Digos e Prefettura ha dato corso allo stop. Davanti alle perplessità del prefetto sul tema delle “precauzioni”, la presidente del collegio di valutazione, Maria Sabrina Sarto, ha comunicato che avrebbe approfondito la questione con gli altri componenti del collegio e con le autorità statunitensi, per avere dettagli sul funzionamento del Muos, proponendo per giunta un’accensione dei sistemi radianti «alla minima potenza così da poter escludere ogni riflesso negativo sulla popolazione».

 

Alla luce dei fatti, Comitato No Muos e associazioni ambientaliste annunciano nuove mobilitazioni ed esprimono forte preoccupazione: la decisione del rinvio dei test – spiegano – per come si è determinata dimostra che gli stessi verificatori non erano in grado di indicare quali siano le misure precauzionali efficaci e non conoscevano nel dettaglio il funzionamento dell’impianto. Anche l’accensione parziale proposta dalla presidente Sarto, aggiungono, desta perplessità e denota un preoccupante grado di improvvisazione. Il team di esperti avrebbe dovuto consegnare le sue conclusioni entro il 26 gennaio. Ora che le verifiche sono state sospese, è in forse anche la pronuncia definitiva del Consiglio di giustizia amministrativa prevista per il 3 febbraio.

Jakarta, cosa sappiamo dell’Isis in Indonesia

Police officers take cover behind a vehicle during a gun battle with attackers near the site where an explosion went off in Jakarta, Indonesia Thursday, Jan. 14, 2016. Attackers set off explosions at a Starbucks cafe in a bustling shopping area in Indonesia's capital and waged gunbattles with police Thursday, leaving bodies in the streets as office workers watched in terror from high-rise windows. (AP Photo)

Le autorità indonesiane non hanno dubbi: c’è l’ISIS dietro all’attacco a Jakarta. Da quando il 13 novembre Parigi è stata messa a ferro e fuoco, l’Indonesia sostiene di avere ricevuto seri segnali e annunci di attacchi. Il primo Paese musulmano del pianeta non è nuovo a stragi terroristiche, anche se spesso queste sono figlie di scontri tra comunità (a Sulawesi, tra cristiani e musulmani) esplose dopo la caduta di Suharto nel 1998. Lo stesso Suharto è alla base della nascita dei gruppi armati come Jemaah Islamiyah, i cui leader finirono diverse volte in carcere e in esilio durante il suo regime.

L’attentato peggiore è quello del 2002, quando Jemaah Islamiyah fece 200 morti a Bali. L’ultimo attentato grave è del 2009, contro un hotel Marriot. Un assalto con kamikaze e commandos armati, più piccolo ma simile nella dinamica a quelli di Delhi e Parigi, non si era mai verificato. Secondo l’intelligence indonesiana la guerra civile siriana e la nascita del Califfato hanno ridato slancio alle organizzazioni islamiste, consentendo loro, attraverso i viaggi di andata e ritorno di ristabilire relazioni internazionali dopo che quelle con al Qaeda non hanno più la forza che in passato.

Se sul terreno qualche gruppo indonesiano ha portato aiuti ad al Nusra (al Qaeda in Siria), il Consiglio dei mujaheddin, principale gruppo jihadista del Paese, che viene da Sulawesi, e la maggior parte dei siti di ispirazione jihadista hanno deciso di stare con il Califfato. Del resto Daesh parla della creazione di un Califfato e si rivolge all’Islam globale, mentre al Nusra nasce e cresce come un gruppo anti-Assad, meno attraente per qualcuno che viene dall’estero. Il 4 agosto 2014 un video dal titolo traducibile con «Compattare i ranghi» veniva postato su YouTube, il filmato mostrava un combattente indonesiano in Siria che faceva appello a partire per la Siria e a unirsi alla guerra globale.

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(Un fotogramma del video del 4 agosto che invita indonesiani e malesi a unirsi all’Isis)

Decine di indonesiani legati a Hilal al-Ahmar, l’organizzazione umanitaria del gruppo terroristico Jemaah Islamiyah (JI), hanno fornito aiuto pratico al Califfato, mentre alcune centinaia di combattenti hanno formato con altre persone provenienti da Malesia e forse Filippine, una brigata del Sud est asiatico. Detachement88, l’unità speciale anti-terrorismo della polizia indonesiana dice di aver documentato 202 casi, mentre gli esperti di USAID parlano di 350. Le reclute ISIS sono sia giovani che vecchi jihadisti appartenenti a gruppi armati già attivi. Si tratta di studenti, persone marginali, ma anche di laureati e professionisti. Le reti jihadiste indonesiane che hanno scelto in maggioranza di stare con l’ISIS (e quindi non con al Nusra/al Qaeda) hanno svolto il ruolo di tramite: in Indonesia, insomma, il foreign fighter che parte è già immerso in un contesto jihadista.
La preoccupazione delle autorità indonesiane era proprio quella di assistere a un ritorno degli attentati kamikaze o esplosivi frutto dell’addestramento e della formazione alla costruzione di bombe in Siria e Iraq. Un rapporto dell’agenzia per la cooperazione degli Stati Uniti (USAID) del settembre 2015 sostiene che lo scarso impatto dell’ISIS nel Paese fino a questo momento sia dovuto a un numero di ritorni nel Paese di militanti ISIS piuttosto limitato.

Leggi anche: Cronologia del Califfato

Schermata 01-2457402 alle 15.26.55Diversi rapporti indicano come la base dell’ISIS sia potenzialmente forte perché, come scrive l’ Institute for Policy Analysis of Conflict di Jakarta «l’idea di restaurare il Califfato e la retorica sulla sofferenza dei musulmani sunniti così come il fatto che riferimenti alla Siria si trovino in alcune predizioni di escatologia islamica, che fanno riferimento alla battaglia finale alla fine dei tempi che avrà luogo a Sham, la regione denominata Grande Siria o Levante, a cavallo tra Siria, Giordania, Libano, Palestina e Israele». USAID parla anche della speranza di un buon salario e di servizi adeguati: alcuni resoconti da Raqqa e racconti di donne fuggite dalla città capitale del Califfato indicano come i foreign fighters godano di privilegi speciali, il che rende credibili queste ipotesi. L’Ipac parla di mille-duemila persone possibilmente aderenti all’ISIS nel Paese.

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Gli attentati più gravi in Indonesia

12 ottobre 2002: Gli attentati di Bali fanno 202 vittime, tra questi 88 Australiani e 28 britannici. Le autorita accusano Jemaah Islamiyah (JI)
5 agosto 2003: un’autobomba al JW Marriott Hotel di Jakarta uccide 12 persone e ne ferisce 150 15 presunti Membri della JI condannati
1 ottobre 2005: un kamikaze uccide 23 persone in un ristorante a Bali
7 luglio 2009: Sette morti e 50 feriti al Ritz-Carlton e al JW Marriott Hotel a Jakarta

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Nelle scorse settimane il governo indonesiano aveva spedito un migliaio di soldati a Sulawesi per dare la caccia al leader dei Mujaheddin dell’Indonesia Orientale (MIT) Abu Wardah Santoso, che si nasconde nelle foreste della regione di Poso, dove organizza campi di addestramento. Secondo il governo indonesiano Santoso, che è molto attivo online e si è fatto un nome anche in ambienti jihadisti internazionali, potrebbe diventare il terminale dei foreign fighters che tornano in Indonesia dalla Siria. Santoso, che si è dato alla macchia da almeno tre anni – così dice sua moglie – è un fan dei metodi di Daesh, se è vero che il suo nome di battaglia è stato, Abu Mus’ab Al-Zarqawi Al Indunesi, il primo a utilizzare metodi brutali e a diffonderli come strumento di propaganda come oggi fa il Califfato.

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(Abu Wardah Santoso)

Il Majelis Mujahidin Indonesia (MMI), o Consiglio indonesiano dei mujahedeen, è un’organizzazione ombrello dei gruppi islamici indonesiani. Fondata Abu Bakar Bashir, leader spirituale della Jemaah Islamiyah, rete transnazionale terroristica a sua volta figlia di Darum Islam, gruppo islamista nato dopo la presa del potere in Indonesia da parte di Suharto. Abu Bakar Bashir non è necessariamente implicato in attentati, ma è senza dubbio la guida spirituale più importante dei gruppi jihadisti. I video e i comunicati del MIT di Santoso portano anche la bandiera nera dell’ISIS come intestazione.

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Alfano vuole fare coppia fissa con Renzi. Del governo è orgogliosissimo

renzi alfano governo unioni civili

A legger le cose che scrive Angelino Alfano, vantandosi del lavoro fatto finora dal governo, e a vedere la «ristrutturazione», cioè il piccolo rimpasto che Matteo Renzi si appresta a fare (le Infrastrutture, vacanti da quasi un anno, dovrebbe tornare proprio a Ncd), non sembra che il braccio di ferro sulle unioni civili e qualche nervosismo per le amministrative abbia rovinato il rapporto tra Matteo Renzi e Angelino Alfano.

Certo, come nota Fabrizio Cicchitto non è carino che il Partito democratico voglia l’alleanza con i centristi alle prossime amministrative solo dove fa comodo, e che ignori le pattuglie degli alfaniani dove deve invece prioritariamente ricucire con la sinistra (tipo a Milano, mentre a Napoli l’accordo è fatto e a Torino, su Fassino, sono arrivati gli endorsement di pezzi del fu centrodestra). Ma che nessuno minacci con serietà la crisi di governo, neanche sul vecchio must delle unioni civili, racconta bene i sentimenti che prova Alfano verso questa esperienza di convivenza.

In una recente lettera indirizzata al La Stampa, il ministro ha infatti scritto: «Grazie al nostro coraggio, alla nostra dolorosa rottura con Silvio Berlusconi, due anni fa la legislatura non è finita». Due anni fa, grazie a Ncd, è potuto nascere il primo governo Renzi: «Il Paese non è precipitato nel baratro e ora siamo sul traguardo delle riforme costituzionali». Elenca poi quelle che chiama «medaglie», Alfano: «Abbiamo sostenuto una maggioranza che non sarebbe esistita senza di noi e con essa siamo riusciti a eliminare la tassa sulla prima casa» – è vero, per tutti, e addio progressività – «togliere il costo del lavoro dall’Irap, sopprimere l’articolo 18» – anche questo è vero, e che siano contenti nel partito di Sacconi è assolutamente normale – «introdurre la responsabilità civile dei magistrati» – vero ancora una volta, cosa che non era mai riuscito a fare con i governi Berlusconi, pur provandoci.

Insomma: «Senza di noi tutto questo non sarebbe accaduto». E come dargli torto? Anche nel prossimo passaggio della riforma costituzionale al Senato, i centristi (più i voti di Denis Verdini) sono fondamentali. Come dice Alfano: «Il movimento che ho fondato ha cambiato il corso di questa legislatura e, inevitabilmente, delle cose di questo Paese». O è stato il Pd?

Quello che sia, ad Alfano va benissimo così. E senza troppi giri di parole scrive: «Siamo pronti ad andare oltre le nostre sigle di oggi per costruire l’Italia di domani più forte e più libera».

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Almeno 6 bombe esplose a Jakarta. Sospetto attentato Isis

bombe isis jakarta indonesia

L’aggressione è iniziata con l’esplosione di una bomba in un caffè Starbucks che si trova in zona commerciale del centro di Jakarta molto frequentata. Qui un video che riprende l’accaduto:

Sono seguite delle sparatorie fra la polizia e gli aggressori che hanno lasciando corpi distesi in strada. Alcuni impiegati che guardavano terrorizzati dalle finestre grattacieli la scena hanno filmato con il loro telefonino ciò che stava accadendo.

Notizie provenienti da fonti stampa non del tutto confermate riporterebbero di esplosioni anche in altre parti del Jakarta, le bombe esplose sarebbero almeno 6 alcune in zone molto vicine agli edifici dell’Onu.

La polizia ha riferito che quattro degli assalitori sono stati uccisi mentre tre sono i morti uccisi negli attacchi, in tutto si pensa si trattasse di un gruppo di terroristi composto 10-14 uomini. Gli attentati sono probabilmente di matrice islamica visto che è il governo indonesiano ha fatto sapere che nelle scorse settimane c’erano state varie minacce di gruppi legati a Isis che stavano progettando qualcosa di grande. Non è chiaro se gli altri autori sopravvissuti sono rimasti in libertà. Questa è il più grande attentato subito dalla capitale indonesiana (che conta più di 10 milioni di persone) dal 2009 quando sono stati bombardati di due alberghi uccidendo sette persone e ferendone più di 50. Nessuno ha ancora ufficialmente rivendicato la responsabilità per gli attacchi.

Una poesia per Asrhaf Fayadh, condannato a morte in Arabia Saudita

ashraf_fayadh pena di morte arabia saudita

«Il nostro obiettivo è quello di fornire una visione chiara della radicale trasformazione nell’arte saudita», aveva scritto Ashraf Fayadh nelle note di presentazione del progetto artistico Rhizoma curato insieme a Sara Raza per la 55esima Biennale di Venezia del 2013. Fayadh, nella sua breve nota aveva parlato anche della consapevolezza da parte della nuova generazione di artisti sauditi di creare un forte messaggio indipendente. Adesso quell’artista di 35 anni, poeta e curatore d’arte, è in un carcere in Arabia Saudita da più di un anno condannato alla pena di morte per apostasia e diffusione dell’ateismo. La sentenza è arrivata il 17 novembre scorso (come raccontato da Left), senza nemmeno la presenza di un avvocato, da parte di giudici sauditi del tribunale di Abha che hanno dato una loro interpretazione della Sharia. La condanna si era basata sulla testimonianza di una persona che aveva ammesso di aver sentito Fayadh imprecare Dio, Maometto e l’Arabia Saudita. Come si legge nell’appello promosso da Amnesty International e indirizzato al re e al primo ministro dell’Arabia Saudita (qui), la condanna a morte è dovuta a un ribaltamento in appello della sentenza che lo aveva condannato a 4 anni di detenzione. Fayadh era stato arrestato infatti la prima volta nell’agosto 2013 in seguito appunto alle rimostranze del cittadino saudita «secondo il quale il poeta avrebbe promosso l’ateismo e diffuso idee blasfeme tra i giovani». Rilasciato il giorno dopo, era stato di nuovo arrestato l’1 gennaio 2014, «con l’accusa di apostasia per aver presumibilmente messo in discussione la religione e per la diffusione del pensiero ateo attraverso la sua poesia», si legge nell’appello di Amnesty. Tra le varie accuse c’è anche quella di aver violato l’articolo 6 della Legge saudita contro il cybercrime per aver scattato fotografie a donne col proprio cellulare e averle conservate. Il 30 aprile 2014, il tribunale ha condannato Ashraf Fayadh a quattro anni di detenzione e 800 frustate per le accuse relative alle foto di donne conservate nel suo cellulare, ritenendosi soddisfatto del pentimento del poeta in relazione all’accusa di apostasia. Nonostante questo la corte d’appello ha raccomandato che Fayadh venisse comunque condannato per apostasia e da qui l’appello e la sentenza di condanna a morte del novembre 2015.

Le poesie di Fayadh

Il libro sotto accusa è Le istruzioni sono all’interno (Dar al-Farabi, Beirut, 2007). Ecco alcune poesie di Fayadh. Per leggerne altre qui.

Equità

(di Ashraf Fayadh, traduzione dall’arabo di Jolanda Guardi)

Si dice che la gente sia come i denti di un pettine
Ma non è così… mi raderò la testa in ogni caso
Per non essere obbligato al confronto!

Saggezza*
(di Ashraf Fayadh, traduzione dall’arabo di Jolanda Guardi)

L’amore non è essere un passerotto nella mano di chi ami
Per lui è meglio che dieci sulla pianta.
Un passero sulla pianta è meglio di dieci nella mano…
Dal punto di vista dei passeri!

Gli eventi di Amnesty in Italia

Oggi, durante la giornata mondiale di mobilitazione pro Fayadh, lanciata dal Festival della letteratura di Berlino, alcuni di questi versi saranno letti nella libreria Zaum di Bari (Via Cardassi 85-87, ore 20) durante l’incontro promosso da Amnesty international e Uaar. Nabil Salameh, fondatore dei Radioderwish leggerà le poesie di Fayadh in arabo e in italiano. Ma non solo Bari. Amnesty ha promosso per oggi, eventi e reading in tutta Italia (il programma qui). A Roma, alle 18,30 presso lo Spazio formiche di vetro, (via dei Vascellari 40), ci sarà Riccardo Noury, responsabile di Amnesty International Italia, insieme con Francesca Caferri, Simone Sibilio, Lissa Liimatainen. Anche in questo caso letture in arabo-italiano dei versi di Fayadh.

L’appello del festival della letteratura di Berlino

Un appello internazionale rivolto ai singoli cittadini, alle istituzioni, alle scuole e ai media. Nel documento si ricorda la vicenda di Fayadh definito «una figura chiave nella mediazione dell’arte contemporanea dall’Arabia Saudita». Secondo il direttore della Tate Nodern Chris Dercon Fayadh è «un artista schietto e coraggioso». Nell’appello si ricorda come l’Arabia Saudita non tenga conto dei diritti e dei principi del diritto umano, così come della libertà di espressione, come afferma del resto anche Human Rights Watch. L’appello del Festival della letteratura di Berlino si rivolge agli Stati e alle Nazioni Unite chiedendo di escludere l’Arabia Saudita dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Allo stesso tempo si ricorda come tanti Paesi occidentali abbiano instaurato rapporti economici con la monarchia saudita. La conclusione è la richiesta di salvare Ashraf Fayadh e di tutelare i diritti umani in Arabia Saudita.

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E quindi, spiegatemi: chi ha suicidato Attilio Manca?

Angela Manca è una madre che piange di nascosto dietro agli occhi. Sta spiegando, bevendo il caffè, rileggendo una perizia giudiziaria oppure rimettendo insieme date, luoghi, parole e spostamenti ma lei, Angela, è sempre all’ombra dei suoi occhi. Quando l’ho intervistata per Left ne era venuta una pagina con una foto grande, nel mezzo in cui lei sembrava avere lo stesso rumore di una pietà, di quella pietà che si stampa in faccia alle madri che hanno perso un figlio e non credono alle spiegazioni ricevute. Il figlio, Attilio Manca, era un urologo dei più apprezzati in tutta Europa e (secondo il fratello Gianluca, Angela e suo marito) probabilmente ha avuto la sfortuna di essere il miglior medico sulla piazza per curare la prostata di Bernardo Provenzano che in quel tempo era uno dei tanti latitanti di Cosa Nostra che sembrava imprendibile. Già.

Eppure per le carte giudiziarie Attilio Manca si sarebbe suicidato. Pensa te. Queste sono le conclusioni a cui è arrivata la Procura di Viterbo nonostante la superficialità investigativa e una brutta fretta di chiudere la questione. Non per niente il caso di Attilio Manca è diventato anche un simbolo per le verità negate di chi muore avendo toccato qualche filo dove stato e mafia si confondano, vanno a braccetto e forse pomiciano di nascosto nei cessi di qualche istituzione. Quando i famigliari di Attilio Manca hanno provato ad alzare la voce, a raccontare che fosse davvero difficile per il loro figlio morire di overdose non essendo un tossicodipendente, che fosse strano che avesse usato (nel caso improbabile l’avesse fatto per davvero) la mano destra lui che era mancino, hanno provato a chiedere come fosse possibile che in quella casa insieme al cadavere non fosse stata trovata nessuna impronta digitale, insomma, quando i famigliari di Attilio Manca hanno alzato la voce gli hanno detto di smetterla.

E ora che c’è? C’è che un pentito, Carmelo D’Amico, racconta a chiare lettere un’altra versione dei fatti. L’ex capo militare di Cosa nostra spiega:

“Poco tempo dopo la morte di Attilio Manca, avvenuta intorno all’anno 2004, incontrai Salvatore Rugolo, fratello di Venerina e cognato di Pippo Gullotti (condannato all’ergastolo quale mandante dell’omicidio di Beppe Alfano, ndr). Lo incontrai a Barcellona, presso un bar che fa angolo, situato sul Ponte di Barcellona, collocato vicino alla scuola guida Gangemi. Una volta usciti da quel bar Rugolo mi disse che ce l’aveva a morte con l’avvocato Saro Cattafi perché ‘aveva fatto ammazzare’ Attilio Manca, suo caro amico. In quell’occasione Rugolo mi disse che un soggetto non meglio precisato, un Generale dei Carabinieri, amico del Cattafi, vicino e collegato agli ambienti della ‘Corda Fratres’, aveva chiesto a Cattafi di mettere in contatto Provenzano, che aveva bisogno urgente di cure mediche alla prostata, con l’urologo Attilio Manca, cosa che Cattafi aveva fatto”.

E aggiunge:

“Rugolo non mi specificò se l’urologo Manca era già stato individuato come medico che doveva curare il Provenzano e il compito del Cattafi era soltanto quello di entrare in contatto con il Manca, o se invece fu lo stesso Cattafi che scelse e individuò il Manca come medico in grado di curare il Provenzano. Rugolo Salvatore ce l’aveva a morte con Cattafi perché, proprio alla luce di quel compito da lui svolto, lo riteneva responsabile della morte di Attilio Manca che riteneva sicuramente essere un omicidio e non certo un caso di overdose. Rugolo non mi disse espressamente che Cattafi aveva partecipato all’omicidio di Manca ma lo riteneva responsabile della sua morte per i motivi che ha sopra detto. Quando Rugolo mi disse queste cose, io ebbi l’impressione che mi stesse chiedendo di eliminare il Cattafi, cosa che era già successa in precedenza, così come ho già detto quando ho parlato di Saro Cattafi) perché ritenuto il responsabile della cattura di Nitto Santapaola”.

Ah, un caso curioso: Salvatore Rugolo, medico di base di Barcellona P.G., morì nel 2008 a 59 anni in un incidente stradale. Vedi la sfortuna, a volte.

E allora chi ha suicidato Attilio Manca?

Sanremo per gli occhi. E per le orecchie?

virginia raffaele sanremo

«Va ora in onda la 66esima edizione del Festivàl della canzone italiana». Immaginate che a pronunciare queste parole – con l’accento proprio lì sulla à – sia un Mike Bongiorno d’annata e tutto assume quella carica vintage che attrae persino i più giovani follower della musica e dei grandi eventi. In onda dal 9 al 13 febbraio, il Festival sarà – ahimé – l’unico evento musicale in senso proprio nel palinsesto Rai, dopo la chiusura del programma “Ghiaccio bollente” di Carlo Massarini (se non lo sapevate, potete leggere questo articolo). Ecco come si prospetta il prossimo Festivàl, tutto da vedere e criticare. Ma, si spera, anche da ascoltare.

Innanzitutto, a Sanremo l’occhio vuole la sua parte. Carlo Conti, per il secondo dei (già concordati) tre anni della sua direzione artistica, ha scelto al suo fianco l’attrice bella ma anche simpatica, Virginia Raffaele. Ma se dev’essere un Sanremo per gli occhi… allora meglio non farsi mancare i sex simbol, ed eccoli qua: una giovane modella per gli uomini – Madalina Ghenea, che avete visto in Youth di Sorrentino o almeno in un suo trailer – e il bello e dannato Gabriel Garko, principe delle fiction e degli scandali. Infine, come di consueto, la seconda serata spetta ai “simpatici”, quindi al Dopofestival troveremo la Gialappa’s band (Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci) insieme a Nicola Savino.

Da vedere, ok. Ma cosa ascolteremo? La direzione artistica di Carlo Conti – ri-ahimé – non suggerisce grandi aspettative d’innovazione. Il buon Conti, è già al timone di due must della Rai: “I migliori anni”, con cui intrattiene gli italiani il sabato sera, in prima serata, celebrando il passato suddiviso per decenni; e “Tale e quale”, altro intrattenimento per gli italiani (in verità è l’adattamento  del talent spagnolo Tu cara me suena), dove a essere celebrata è l’attitudine, la capacità o comunque la buona volontà in esecuzione e, soprattutto, imitazione. Difficile, perciò, immaginare una direzione difforme dal passato e dal mercato e che punti su presente e creatività. Mai come quest’anno speriamo di essere contraddetti.

Bluvertigo-droga-sanremo

La gara si svolgerà più o meno come gli altri anni: voti, televoti, pescaggi e ripescaggi che i più curiosi possono scoprire cliccando qui e aprendo il regolamento di Sanremo:
Ci sono i grandi ritorni (Patti Pravo, Enrico Ruggeri), quelli che faranno parlare di sé (Elio e le Storie Tese), le star dei talent (tante, troppe?), le reunion (Morgan e i Bluvertigo). Insomma, questi i 20 big in gara:

  • Deborah Iurato e Giovanni Caccamo (Via da qui)
  • Noemi (La borsa di una donna)
  • Alessio Bernabei (Noi siamo infinito)
  • Enrico Ruggeri (Il primo amore non si scorda mai)
  • Arisa (Guardando il cielo)
  • Rucco Hunt (Wake up)
  • Dear Jack (Mezzo respiro)
  • Stadio (Un giorno mi dirai)
  • Lorenzo Fragola (Infinite volte)
  • Annalisa (Il diluvio universale)
  • Irene Fornaciari (Blu)
  • Neffa (Sogni e nostalgia)
  • Zero Assoluto (Di me e di te)
  • Dolcenera (Ora o mai più)
  • Clementino (Quando sono lontano)
  • Patty Pravo (Cieli immensi)
  • Valerio Scanu (Finalmente piove)
  • Morgan e Bluvertigo (Semplicemente)
  • Francesca Michielin (Nessun grado di separazione)
  • Elio e le Storie tese (Vincere l’odio)

cecile sanremo n.e.g.r.a
La 21enne Cecile Vanessa Ngo Noug

 

I giovani in gara saranno otto. Solo un inciso, per Nuove proposte la Rai intende gli artisti selezionati tra i partecipanti dell’edizione 2015 di Sanremo Giovani (sei) e tra i vincitori del concorso Area Sanremo 2015 (due). Ecco chi sono:

  • Michael Leonardi (Rinascerai). Scuderia Caselli, tenore di Sidney, classe 1990, origine siciliane
  • Ermal Meta (Odio le favole). Ex voce dei La fame di Camilla, autore di brani per Mengoni, Emma e altri ancora
  • Irama (Cosa resterà). Ha 19 anni e porta all’Ariston il rap
  • Cecile (N.E.G.R.A.). Ha 21 anni e il titolo già dice molto
  • Francesco Gabbani (Amen). Ex voce dei Trikobalto
  • Chiara Dello Iacovo (Introverso). Ha 20 anni e viene dal talent The Voice
  • Miele (Mentre ti parlo). Viene dalla Sicilia e si presenta come un musicista di strada
  • Alessandro Mahmood (Dimentica). Milanese e corista, che predilige armonia e lavoro di gruppo

Ospiti confermati: Laura Pausini, Eros Ramazzotti, i Pooh, Renato Zero. Da confermare: Charlize Theron, Andrea Bocelli ed Elton John.

Sanremo, Rai, servizio pubblico. Ma quanto costa?

Il cachet di Carlo Conti nel 2015 è stato di 500mila euro, oltre al suo contratto con la Rai che prevede circa un milione e 300mila euro l’anno (i calcoli sono del Secolo XIX). Prima di imprecare, è il caso di ricordare che nelle passate edizioni i cachet sono stati ancora più alti: il più alto degli ultimi tempi? Quello di Gianni Morandi, 800 mila euro per lui e 150mila euro a testa per Belèn Rodriguez ed Elisabetta Canalis. E per quello immediatamente prima di Conti: nel 2014, la coppia Fazio-Littizzetto dell’edizione 2014 ha incassato 900mila euro (600mila lui e 300mila lei). Il meno dispendioso è quello di Simona Ventura nel 2004: 320mila euro. Non a caso le più economiche sono le donne, che costano la metà o anche meno (…d’altronde hanno lo stesso problema anche a Hollywood!). A proposito di soldi, per restare in tema, il costo del biglietto per entrare all’Ariston varia dai 100 ai 320 euro, a seconda della serata e, ovviamente, del posto a sedere.

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Tamara de Lempicka, Frida Khalo le artiste più trasgressive disegnate da Vanna Vinci

La scandalosa Tamara de Lempicka, artista e musa delle avanguardie del Novecento, è entrata nel mondo del graphic novel. E ora anche Frida Khalo sta per varcare la soglia dell’immaginario a fumetti. Grazie alla matita di Vanna Vinci che le sta dedicando un libro. Con il titolo Frida, operetta amorale a fumetti uscirà – come il precedente – per i tipi di 24 Ore Cultura. Sabato 16 gennaio l’illustratrice ne offrirà un assaggio alla Galleria ONOArte di Bologna che dal 14 gennaio al 28 febbraio ospita la mostra fotografica di Leo Matiz dedicata alla pittrice messicana. Occasione ghiotta per conoscere più da vicino il lavoro di Vanna Vinci, poliedrica fumettista, autrice di graphic novel e “mamma” di una irresistibile bambina filosofica capace, con una battuta, di togliere la pelle a molti cosiddetti maestri del pensiero occidentale.

Vanna, come è la nata la tua bambina filosofica?

La bambina filosofica è nata per caso in un pub di Bologna, quello con l’autobus inglese sul tetto. L’ho disegnata su un tovagliolino unto di patatine e in quel disegno ballava. Ho capito subito che era un personaggio con un forte carattere, ma non avevo idea di come usarla. Sono sempre stata una lettrice di fumetto umoristico, ma in quel periodo lavoravo solo su graphic novel. Ho cominciato a usare la bambina in vignette con citazioni, alcune colte e altre molto meno… poi mi sono buttata senza paracadute sulle strisce.

Che poi sono diventate un libro, uscito con il titolo No future per Bao Publishing?

Il libro si affranca dalla sequenza narrativa data dalle strisce umoristiche e si dipana anarchicamente come una sorta di almanacco dadaista, una piccola enciclopedia del niente o una specie di sgangherato manuale di sopravvivenza contro convenzioni sociali, bon ton. La bambina è senza dubbio il mio alter ego, e nemmenoNO FUTURE p16tanto alter… L’umorismo, o sarebbe meglio dire il sarcasmo, scomodo e poco educato e à la page, la letteratura deleteria e il carattere ribelle e molto punk, sono la cifra del personaggio. E per molti versi sono i miei…

Insomma, diciamocela tutta, la bambina filosofica sei tu!

Forse potrei definirla una sorta di autobiografia un po’ demenziale. I punti di riferimento, a parte la grande letteratura e filosofia nichilista occidentale, e molta cultura popolare. Parlando di fumetti, citerei i Peanuts di Schulz, la Cattiva Lulù di Saint Laurent, Mafalda di Quino, i personaggi della Bretécher e di Pino Zac, ma soprattutto le orribili e terribili bambine assassine del collegio St Trinian’s di Ronald Searle.

«Il fumetto al femminile? Noi lo si fa all’uncinetto…ovvio!», dice la piccola “pestifera”. Parlare di sensibilità e di una particolarità femminile nel raccontare storie con questo strumento di narrazione per immagini ti corrisponde o lo reputi un cliché?

Preferirei non inoltrarmi in questa tematica che in questo momento è piuttosto scottante, nel nostro settore, ma non solo! E che reputo sinceramente molto seria. Della tanto decantata sensibilità femminile non mi interesso molto, anche perché mi chiedo se ce ne sia una diversa maschile… e quale sia… Però, se proprio devo esprimermi, lo farò con due citazioni. La prima, più pop, è di Alice Cooper che in un’intervista ha dichiarato “In ogni essere umano esiste una parte maschile e una femminile. Il problema è che gli americani non se ne sono ancora accorti.”. E a questo punto, io direi: non solo gli americani! La seconda, ben più precisa e più drastica, è di Carla Lonzi “La forza dell’uomo è nell’identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla.” dal piccolo capolavoro ribellista Sputiamo su Hegel.

TAMARA_Graphiv_Novel_CoverNella tua biografia a fumetti edita da 24 Ore Cultura Tamara de Lempicka è una personalità indipendente che riuscì a liberarsi dalle catene del matrimonio diventando pittrice. All’avanguardia tanto da capire subito che Marinetti era molto più passatista dei musei che diceva di volere chiudere.

Tamara è un personaggio incredibilmente forte e scomodo. Proprio questa scomodità, il suo spregiudicato modo di procedere pensando prima di tutto a se stessa, questo suo essere l’opposto di donne come Madre Teresa. È stato questo a incuriosirmi e a piacermi. Una donna che fuori dai falsi, o veri, moralismi sapeva il fatto suo e amava se stessa e la sua arte. Tamara non guardava in faccia a nessuno. I mariti li ha usati (fermo restando che al primo ha anche probabilmente salvato la vita) e non si è mai negata nessun piacere, in termini sessuali, maschile o femminile, singolo o multiplo, che fosse. Poi, la cosa che più mi ha affascinato, è l’incredibile modernità della sua pittura, la sua forza realmente pop. E senza dubbio, se parliamo della biografia, la sua grande rinascita negli anni ‘70. Un’artista esclusa e dimenticata, relegata a polverose riviste e cataloghi, che da vecchia, negli spregiudicati anni settanta si riscopre totalmente aderente e perfetta per rappresentare la figura di una donna moderna, libera e trasgressiva.

Anche nel non nascondere le rughe, lei che era stata una femme fatale…

Tamara si piaceva così intensamente, ed era talmente sicura della sua clamorosa bellezza e del suo potereseduttivo che escludo che nulla potesse incrinarne la consapevolezza… Nemmeno le rughe.

Una personalità forte, che si è ribellata a un destino tragico, è certamente quella della pittrice messicana Frida Khalo, puoi anticiparci qualcosa dell’operetta amorale che le hai dedicato?Schermata 2016-01-13 alle 16.08.49

Frida Kahlo è una figura direi opposta a quella di Tamara de Lempicka. È una donna sfaccettata, stratificata, complessa e piena di apparenti contraddizioni. Lavorare sulla sua vita tragica e sulla sua figura drammatica è un’avventura di cui sento la responsabilità. Anche i suoi caratteri, il suo viso, sono complicati da riportare a fumetti, perché si sommano componenti maschili e androgine ad altre fortemente femminili. Considero Frida un personaggio estremamente connesso con la sessualità e la vitalità, due componenti molti forti, e in questo caso specifico, misteriose e affascinanti. Per quanto riguarda il mio libro per 24 Ore Cultura, che ho appena iniziato a disegnare, ho deciso di affrontare la  sua biografia  ispirandomi alle Operette morali di Leopardi, e ai Dialoghi di Eupalinos o l’architetto, L’anima e la danza e Dialogo dell’albero di Paul Valéry. Si tratta di un
lungo dialogo sulla vita, gli eventi, le sfighe, gli amori e la pittura, tra Frida e un personaggio, che terrò per ora segreto, che la conosceva bene. Alla Ono, galleria fuori dagli schemi di Bologna, che amo moltissimo, espongo una ventina di schizzi preparatori che ho fatto e su cui continuo a lavorare, per assimilare i tratti e il carattere così peculiare e cangiante di Frida. Espongo anche quattro grafiche originali fatte per l’occasione e otto stampe di queste, colorate a mano.

Hai già altri progetti in cantiere?

Forse un’altra biografia della strabiliante marchesa Luisa Casati Amman, la mia” santa protettrice”. Poi una biografia del regista più scandaloso e maledetto di Hollywood Erich Von Stroheim, e forse una storia di vampiri moderna, e un po’ autobiografica. Ma anche un progetto puramente artistico legato al rapporto sentimentale tra me e la città di Bologna.

 [social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/simonamaggiorel” target=”on” ][/social_link] @simonamaggiorel