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2015 l’anno dei migranti. Il dato è il più alto mai registrato dal 1990

Migrants sit below a banner outside a former Olympic indoor stadium in Faliro, southern Athens, on Tuesday, Dec. 15, 2015. Hundreds of people have been temporary housed in the stadium after being removed last week from Greece's northern border with Macedonia, which only allows Syrians, Afghans and Iraqis through on their trek to wealthier European countries - rejecting others as economic migrants who do not merit refugee protection. (AP Photo/ Yorgos Karahalis )

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) i migranti che hanno raggiunto l’Europa sono più di un milione. Siriani, Afghani, Pakistani ma anche africani, migranti economici e rifugiati tutti con in comune il coraggio di partire e la speranza di garantirsi una vita migliore.Un fiume umano in piena che ha cercato in tutti i modi di valicare i confini Ue dopo aver attraversato il Mediterraneo prima, Grecia e Balcani dopo. Il dato registrato dall’Oim supera di circa 4 volte quello del 2014.
Dell’oltre milione di persone in fuga dai propri Paesi d’origine circa 455mila sono siriani in fuga dalla guerra civile, gli altri sono per lo più afghani, iracheni (entrambi Paesi pressati dalla milizia di Is) ed eritrei.
Tra i Paesi Ue l’Italia è al secondo posto, dopo la Grecia, per numero di profughi arrivati nel 2015. Nella penisiola ellenica i migranti sbarcati sono 821.008. Più di cinque volte di quelli che sono approdati sulle coste italiane, circa 150.317.
La rotta più battuta infatti continua a essere quella dei Balcani, per questo la maggior parte dei migranti arrivano in Grecia dopo essere salpati dalla Turchia e aver attraversato l’Egeo. I morti e dispersi si aggirano circa attorno alle 4000 persone.

Come sarà il 2016

Secondo le previsioni e le proiezioni elaborate da Unhcr, nel 2016 i numeri delle migrazioni saranno molto simili a quelli del 2015.  Ad oggi, se all’estero si riversano oltre un milione di persone, secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero di sfollati interni e rifugiati oltrepassa i 60 milioni. Il numero di persone costrette alla fuga da guerre e conflitti nel 2015 è «il più alto registrato in Europa occidentale e centrale dal 1990, quando diversi conflitti divamparono nella ex Jugoslavia» dichiarano da Unhcr. Il 2016 purtroppo non si prospetta migliore, anche a causa di una politica migratoria che non riesce a sviluppare reali soluzioni.

nell’immagine di apertura, migranti all’esterno dell’ex palasport a sud di Atene. (AP Photo/ Yorgos Karahalis )

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Come fuggire da parenti e riunioni natalizie grazie a Netflix & co.

mad men serie tv binge watching

Ve lo ricordate quando da bambini, infilati sotto le coperte, con solo la luce tenue del comodino a rischiarare un po’ la stanza dal buio, chiedevate a mamma o papà di raccontarvi ancora un’altra storia – “una sola dai, l’ultima” – prima di addormentarvi? E i pomeriggi davanti alla tv ad aspettare la nuova puntata di Holly e Benji, Lady Oscar o Mila e Shiro? Nella storia dell’umanità non c’è mai stato un consumo e una produzione di storie così florida come da quando nei nostri salotti ha fatto la sua comparsa la televisione, nuova regina del focolare che oggi, nell’era dell’internet tv, rischia di cedere lo scettro a pc e tablet. L’homo sapiens si è evoluto in homo “serial”. Negli ultimi cinquant’anni la nostra fame di racconti si è trasformata sempre più in una sorta di abbuffata bulimica. Sicuramente tra le cose che hanno influenzato di più le conversazioni di quest’anno bisogna annoverare le serie tv. House of Cards è stato per tutto il 2015 un leitmotiv alla luce del quale analizzare la politica di Matteo Renzi, abbiamo ordinato al bar un Old fashion per sentirci un po’ meno orfani dalla fine di Mad Men, ci siamo rinchiusi a casa il sabato sera ansiosi di vedere la quinta serie di Games of Throne. E si sa che le cose, mode e manie, sono davvero ufficiali quando vengono inseriti pure nella Treccani. Non è un caso, dunque, che tra i neologismi dell’anno che hanno trovato spazio nella storica enciclopedia ci sia anche il termine “binge watching” ovvero la «visione ininterrotta di una grande quantità di episodi appartenenti a una serie televisiva, che è interamente disponibile in rete o in cofanetti di dvd». Funziona così: ci si mette a letto, si accende il pc e si comincia. Il banchetto è sempre più ricco: migliaia di telefilm sono tutti lì a portata di click. E dopo aver visto un episodio indugiamo, ritorniamo bambini e ci diciamo “ancora uno, l’ultimo, solo un altro ancora”, ritrovandoci coinvolti nostro malgrado in sfiancanti maratone notturne, ma anche mattutine o pomeridiane. Ogni momento è buono. E lo sono ancora di più le vacanze natalizie dove travolti da riunioni famigliari, pranzi e cene con parenti più o meno antipatici e costretti all’ottimismo forzato di lucine, paillettes, regali e paffuti vecchi vestiti di rosso sempre in sella alla loro slitta, necessitiamo come mai in alcun altro periodo dell’anno, di evadere dalla realtà. Le nostre serie tv sono lì, pronte ad accoglierci a braccia aperte e a trascinarci in un mondo parallelo. Prima di barricarci in casa e sprangare la porta a zii, nonni e cugini di qualsiasi ordine e grado rimane solo un unico imbarazzo: la scelta. Su Left in edicola vi aiutiamo suggerendovi i titoli migliori per una fuga dalla realtà nelle stanze del potere, in un’altra epoca, dalla parte dei cattivi, in un’altra famiglia oppure nella mente di J.J. Abrams, colui che ha dato vita all’ultimo episodio di Star Wars. Ma attenzione: causano dipendenza.


 
 
 
 

L’articolo completo nel numero 50 di Left in edicola dal 24 dicembre

 

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Banca Etruria: una bella telenovela e il mio meccanico

Ma davvero possiamo discutere del sistema bancario italiano (sarebbe meglio dire mondiale, visto l’aria che tira) inceppandoci sul fatto che la Boschi sia uscita dalla stanza mentre al Consiglio dei Ministri  si parlava della “banca di famiglia” (sfruttando una legge scritta da e per Berlusconi) oppure su quello che si sono detti Boschi padre e Boschi figlia, cosa sapevano, cosa si dicevano o cosa pensassero?

Ma davvero è così difficile “entrare nel merito” di una vicenda che per ora ha solo partorito personaggi (papà Boschi il brutto e cattivo, la Boschi come ammaliatrice di interessi, Raffaele Cantone lo scudiero senza macchia e il popolo degli sconfitti) e pochissime informazioni?

C’è da dire che la trama della storia di Banca Etruria per ora è buona al massimo per un b-movie, una telenovela anni ’80 e poco di più. Ci sono i soliti intrallazzi personali che si annodano all’ombra di potere e ruoli istituzionali come nemmeno una pessima puntata di House Card, colo che qui la versione dei fatti rimane sempre abbastanza “agricola” visto i soggetti coinvolti. Nella nazione dei “tutti allenatori di calcio” negli ultimi giorni si è virato sul “tutti banche d’Italia” e si sprecano gli editoriali proc (pochini) e contro la vicenda dei risparmiatori truffati. Non si capiscono le regole d’ingaggio di Raffaele Cantone, non si capisce la legittimità dal punto di vista normativo del salvabanche del governo, non è chiaro perché questo conflitto d’interessi dovrebbe essere meno interessante (e conflittuale) di quelli degli anni passati. Non ci si capisce molto al di là del tam tam.

Io, personalmente, l’ho capito grazie ad un amico. Proprietario di un’officina meccanica. Cliente di una delle banche coinvolte. Gli ho chiesto se avesse avuto conseguenze e soldi investiti. C’è da dire che è un buon cliente, credo. E lui mi ha detto semplice semplice «mi hanno telefonato prima, me le hanno fatte vendere. Tutto a posto».

Tutto a posto.

Viaggio nelle librerie che ci piacciono

È il valore dell’essere luogo con tanta costanza. Non un posto a caso in uno spazio libero e nemmeno un’attività commerciale: dentro una libreria indipendente c’è l’odore di quelli che osano, che sentono un libro per le storie che ci sono dentro, come un buon meccanico che ascolta il rumore sotto la carrozzeria per sentire la carrozzeria.

A Lucca, a pochi passi dalla stazione e appena fuori dalle mura della città c’è LuccaLibri, la rinascita di una libreria storica che stava in centro città e oggi si è fatta (più) grande in viale regina Margherita. L’idea di trasformare la libreria del padre in un luogo di accoglienza, studio e cibo è stata di Talitha Ciancarella e il binomio “libri e cibo” si è fatto stanza con i piatti casalinghi che seguono i percorsi dei romanzi.

Il menù? Presentazioni, percorsi letterari (e gastronomici) e l’esperto libraio pronto a consigliare un titolo nascosto. Già, i titoli nascosti: essere libreria indipendenti, oggi, significa aggiungere un quid che è sostanzialmente il libraio capace di essere libraio, ovvero in grado di allestire una vetrina (senza seguire pedissequamente i flyer di una comunicazione centralizzata), proporre quel libro perché è giusto per quel cliente in quel suo momento e soprattutto fregarsene delle classifiche, stilandone ogni giorno una personalizzata in base alla città, al tempo, al luogo e alle occasioni: un  lettore appassionato in grado di scrivere storie con i libri. Anche perché, a differenza di un falso credo popolare, il libraio spesso sogna di fare il libraio, come i professionisti puliti che hanno la fortuna e il coraggio di professare i propri valori nel proprio mestiere.


 

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Che fine ha fatto il Giubileo?

Pope Francis delivers his Sunday Angelus prayer in Saint Peter's Square. Vatican City, 13 December 2015. ANSA/ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING

Un gruppo di turisti cinesi segue diligentemente la guida che agita un foulard verde. Hanno appena varcato Porta Angelica, a destra c’è il colonnato di piazza S. Pietro. Ma tirano dritto e imboccano nel mini centro commerciale dall’altro lato della strada. «Sono qui per il Giubileo?», chiedo alla guida. «No», risponde nervosamente. «Semplici turisti in giro per Roma». In effetti vedo che non ha il badge dell’Opera romana pellegrinaggi (Orp), l’organo della Santa Sede diretto del cardinale vicario del papa, Agostino Vallini, che gestisce e controlla i pellegrinaggi verso tutte le principali mete della cristianità. Una sorta di agenzia turistica di Stato. Non faccio in tempo a chiedere altro. «Mi scusi – dice la donna allontanandosi – devo controllare che non si avvicini qualche borseggiatore. I cinesi usano solo contante, sono le loro vittime preferite».
Nella piazza assolata c’è un silenzio insolito, almeno per chi vive a Roma. Colpisce la calma. È quasi irreale, considerando la tensione e gli allarmi cresciuti progressivamente dopo la strage di Parigi, fino all’inaugurazione del Giubileo straordinario indetto da papa Francesco. L’udienza generale del mercoledì è finita da non più di 20 minuti. Se l’8 dicembre, al via dell’evento, c’erano 50mila persone (stima generosa della Questura di Roma), oggi, otto giorni dopo, non erano più di 10mila, di cui almeno un terzo ecclesiastici. La gigantesca piazza ora è praticamente vuota. Le forze dell’ordine e i soldati sistemati lungo le transenne che delimitano l’ingresso alla piazza si notano più che mai. C’è solo un piccolo assembramento davanti all’ingresso della “porta santa”. Saranno 20-30 persone, comprese suore e sacerdoti. Sotto le colonne vicino a un metal detector antiterrorismo ce ne sono altrettante. Il gruppo, compatto, aspetta di passare il varco di controllo. «In questo momento – mi chiedo – sono vulnerabili?».


 

L’articolo completo nel numero 50 di Left in edicola dal 24 dicembre

 

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Anno nuovo, vita nuova. Buon 2016 di lotta

«Siete proprio trasgressivi!», così mi ha detto un amico questa mattina. Gli dicevo che quest’anno Left non faceva alcuna interruzione per Natale e avevo bisogno del suo scritto anche quella settimana. «Anzi siamo in edicola prima, giovedì 24», lo avvertivo, così la sera puoi già leggerci. Avevo capito che mi dicesse “aggressivi”, invece il mio amico mi aveva detto “trasgressivi”. Siamo diventati trasgressivi? Sì. Ha ragione. Quest’anno è stato diverso da tutti gli altri. «Abbiamo cercato un oltre?». Siamo “andati oltre”? Sempre, ogni settimana. Senza sosta. È stata la nostra certezza. E lo facciamo anche questa, l’ultima di questo 2015.
“È il pensiero che conta”, abbiamo titolato. Un gioco sciocco su un’espressione vecchia come il cucco per dirvi quello che ci rende “trasgressivi”, che ci fa superare – ogni volta – i limiti di regole, leggi e culture che non pensiamo per raccontarvi invece quello che pensiamo davvero. È il pensiero che conta, sono le idee che cambiano il mondo. E in questo mondo, per il momento, regolato da tutto fuorché da grandi idee, abbiamo provato in quest’anno “diverso” a proporvi ogni settimana più “trasgressione”. Una storia, anche solo la scintilla di una storia.
Un’idea, una vita, un’immagine, un volto. Un lettore ci ha scritto – lo troverete nella pagina delle lettere – «Non sempre sono d’accordo con cosa scrivete, ma succede, quindi non è un dramma. Left rimane interessante, e quindi lo leggo tutte le settimane e almeno una cosa che valga l’acquisto la trovo sempre», e io non so perché mi sia sembrata una cosa meravigliosa. Ma lo è. Vuol dire che ci siamo riusciti, che vi abbiamo fatto discutere, arrabbiare, a volte anche annoiare o deludere, ma ci siete stati. Avete trovato un motivo, ogni settimana, per andarci a cercare. Ogni nostra storia, ogni nostra ricerca o riflessione è fatta pensando a voi. A quanto possiamo raccontarvi, a quanto ci sentite, a quanto vi sentiamo noi. Ogni pagina, ogni copia. Tutto ci preoccupa e ci occupa di voi. La carta, i titoli, le foto, i contenuti e poi tutto insieme. Il movimento. Ogni settimana una scommessa. Avervi o perdervi. Onestamente. Sempre. Questa settimana siamo i piccoli editori che vi parlano, siamo l’uomo sulla barca con le braccia in aria che apre il nostro Portfolio 2015, siamo la bimba che passa sotto il muro di filo spinato del mese di agosto. L’anno che verrà sarà diverso ancora. Arriveremo come questa donna sul treno. Ogni settimana da voi. Perché, come scrive Maria Pia Pizzolante, «anno nuovo? Vita nuova, perché la vita non aspetta. Buon 2016 di lotta».

Questo editoriale lo trovi nel numero 50 di Left in edicola dal 24 dicembre

 

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Diritti, biografie jazz, romanzi e racconti: fine anno in compagnia di 10 scrittrici

Mona Elthahawy

Perché ci odianoMona Eltahawy, Perché ci odiano (Einaudi), traduzione di Alessandra Montrucchio. Quando era adolescente la famiglia di Mona si trasferì in Arabia Saudita e, per lei, che era cresciuta in Inghilterra ( benché la sua famiglia fosse di origini egiziane), fu un drastico cambiamento di vita, si sentiva “piombata d’un tratto nel medioevo”.  Perché in quel Paese le donne non avevano nessuna libertà, nemmeno quella di guidare l’auto e men che meno di partecipare alla vita pubblica. Poi Mona Elthawy è diventata una giornalista conosciuta e in vista. Affiancando al lavoro, l’impegno democratico e per i diritti delle donne.  Anche tornando in Egitto per conoscere più da vicino il movimento di liberazione partito da piazza Tahrir.  Quando ha partecipato alla rivolta al Cairo è stata picchiata dalla polizia che le rotto un braccio e la mano destra,subendo anche molestie sessuali.  Con un coraggioso  articolo in cui denunciava le violenze e la mancanza di parità patita dalle donne  in molta parte del mondo arabo è nata la sua ricerca sulle ragioni storiche e politiche di questa drammatica realtà. Quell’articolo apparso su Foreign policy, dal titolo Perché ci odiano suscitò un acceso dibattito in rete, da cui poi ha preso le mosse questo libro che è diventato un punto di riferimento che collega migliaia di  donne musulmane decise a cambiare questo stato di cose.

 

Cover_Notte-di-silvia-piatto-409x600Stefania Parmeggiani, La notte di Silvia, Castelvecchi. E’ poco più di una ragazzina quando viene trovata morta al casello dell’autostrada. Parte dalla sua drammtica fine la storia di Silvia immigrata albanese che ha cercato di uscire dal gorgo ricattatorio del traffico di droga e della prostituzione innamorandosi di un ragazzo, immaginando di potersi rifare un’altra vita in Italia. E sarà proprio lui a tradire la sua fiducia, a farla quasi impazzire di gelosia cancellandola d’un tratto, mettendosi con una ragazza “normale” . Sarà lui, luicidamente, ad ucciderla, dopo averla annullata dentro si sé. Nasce da una storia realmente accaduta questo potente romanzo di esordio di Stefania Parmeggiani, che riesce a fondere storia ( quella dell’immigrazione albanese in Italia), attualità ( la realtà giudiziaria e carceraria in Italia) e profondo scavo dei personaggi. Un noir psicologico,  scritto con una lingua letteraria icastica e incisiva, costruito sulla lettura degli atti giudiziari e delle perizie, che scava nella pazzia di chi arriva a uccidere la propria compagna, diventata improvvisamente “un ingombro”, avvertita in modo delirante come un ostacolo a un proprio progetto di felicità.

il_silenzio_del_lottatoreRossella Milone, Il silenzio del lottatore, Minimum Fax. Allieva ideale di Alice Munro e di Elizabeth Strout, Rossella Milone è autrice di racconti poetici, visionari, potenti. Come ha dimostrato ne La memoria dei vivi (Einaudi, 2008) ma anche nel recente volume  collettivo L’età della febbre. In questa raccolta Il silenzio del lottatore la scrittrice napoletana realizza  la sua opera più matura nel distillare in forma di racconto storie di donne alla ricerca della propria identità più profonda, con coraggio, mettendo in gioco se stesse, con generosità.

EmmaNon sapevamo giocare a niente (Sur),traduzione di Violetta Colonnelli. “Non sempre devi voler essere scrittore per diventarlo. Né devi scrivere molti libri… Emma Reyes (1919-2003)  non pensava di diventare scrittrice e di libri ne ha scritto solo uno”,  osserva Tiziana Lo Porto nella prefazione a questo intenso lavoro dell’artista colombiana Emma Reyes, che in questo libro di memorie d’infanzia riesce a regalarcene le emozioni forti, gli incanti, la viva spontaneità, la fantasia. Quella che riuscì a conservare anche da grande, diventando artista dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, di povertà, di abbandono e di reclusione con la sorella in un convento da cui riuscì a scappare. Emma era rimasta analfabeta fino a diciott’anni, ma la capacità di immaginare, la  fantasia, non hanno bisogno di un linguaggio ultra colto per potersi dispiegare. Poi avrebbbe bruciato le tappe viaggiando per il Sudamerica (in autostop) fino ad arrivare in Argentina e poi in Uruguay e Paraguay. Con una borsa di studio  riuscì ad andare a Parigi dove entrò in contatto con il mondo intellettuale degli anni ’50 e ’60 frequentando Moravia, Sartre, Prampolini, Elsa Morante e tanti altri.

Selma Selma Lagerlöf,  La notte di Natale, Iperborea.  Traduzione di Maria Swendsen- Bianchi. Il sottotitolo di questo libro della scrittrice svedese che fu la prima donna a ricevere il Nobel per la letteratura (nel 1909) è “le leggende di Gesù”. Raccoglie una serie di racconti ispirati ai Vangeli apocrifi e ai racconti mitologici che  questa intraprendente maestra elementare aveva conosciuto viaggiando in Italia e in Oriente. Come il precendente suo romanzo breve, La leggenda della rosa di Natale (Iperborea), si tratta di un libro immaginifico, pieno di racconti fantastici, che oltre ad affascinare il lettore spingono a riflettere sulle radici mitologiche delle storie di Cristo e della Bibbia. Così ecco la storia della vecchia Sibilla che dal Campidoglio vede nascere in Palestina un bambino che salverà il mondo, ma anche quella che ci porta nell’antico Yemen dove visse la regina di Saba che, diversamente da come ha tramandato la tradizione cristiana, non aveva zampe caprine ( sic), ma secondo fonti arabe fu donna di grande bellezza  che seppe governare con una visione saggia e lungimirante.

trombettista-lightDorothy Baker La leggenda del trombettista bianco (Fazi editore), traduzione di Stefano Tummolini. Nei  locali nottorni, pieni di fumo della New York degli anni Venti e nella Chicago del proibizionismo. E’ qui  che il leggendario Leon Bix Beiderbecke muove i primi passi nel mondo del jazz, sulle orme dei musicisti neri, in particolare il leggendario Art Hazard. Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1938 il libro di Dorothy Baker non è solo una avvincente romanzo ispirato alla vita del trombettista e pianista americano Leon Bix Beiderbecke,uno dei più importanti solisti jazz che era nato Davenport, in Iowa, nel 1903 e aveva  imparato a suonare il piano a tre anni e poi a orecchio la cornetta, ma è anche uno strardinario affresco di un’epoca d’oro del jazz.

 

Picasso Antonina VallentinAntonina Vallentin, Picasso, (Castelvecchi), traduzione di Renzo Federici.  Picasso  e la sua arte raccontate da vicino. Dalla scrittrice,  critica d’arte e pittrice  di origini polacche che si era trasferita a Parigi dove, insieme al marito lo scrittore Julien Luchaire, diventò un punto di riferimento per gli intellettuali esuli dalla Germania a cominciare da Stefan Zweig e da Thomas Mann. Amica di Picasso Antonina Vallentin (1893-1957) ebbe modo di seguire la svolta cubista di Picasso e in questo libro racconta la genesi delle Demoiselles d’Avignon in pagine straordinarie, in cui coglie pienamente il significato di rottura che ebbe quel quadro nella storia dell’arte occidentale, un lavoro “anti-grazioso” in cui il pittore spagnolo, incurante del canone della bellezza classica, recuperava suggestioni dalle sculture africane, ricreando uno stile primitivo quanto forte e incisivo. Diversamente da molti contemporanei, anche artisti di primo piano, che criticarono duramente l’opera e si chiusero di fronte alle novità picassiane, Vallentin ne seppe cogliere appieno l’emozionante portata di ricerca di un’immagine irrazionale, come creazione dell’artista e non come calco naturalistico della realtà oggettiva.

 

WITH MY BODY (PR)

 Nikki Gmmell, Con il mio corpo (Guanda) . Traduzione di Stefania De Franco.  Uno stile rapido, incisivo, senza infingimenti. il coraggio di guardare in faccia la realtà, dopo anni di matrimonio. Che vuol dire una vita normale? Cosa si cela dietro questa parola? Una vita in apparenza felice, un bravo marito, che ti dà sicurezze e non ti delude, tre figli piccoli da seguire per cui è stato ovvio, naturale, a un certo punto, rinunciare alla carriera di avvocato.  Ma la scrittura del diario corre veloce in cerca di una via d’uscita. Senza sapere. finché riaffiorano memorie vaghe, radiose, di quell’estate in cui varcando  la soglia di una casa di campagna ha conosciuto un uomo solitario e misterioso, una storia di passione, che  non ha bisogno di parole. Dall’autrice de La sposa nuda,  la vicenda di una donna che ritrova il corpo e il sentire nell’incontro con un uomo affascinante e sconosciuto.

etica-dellacquario-ilaria-gaspari-voland Ilaria Gaspari. Etica dell’acquario, Voland.  La protagonista di questo romanzo di esordio della ex normalista e dottoranda in filosofia a Parigi Ilaria Gaspari è una studentessa della Normale molto bella e fragile, che avverte come fuoco sulla pelle ogni giudizio degli altri nei suoi riguardi e che cerca di schivare i colpi adattandosi a ciò che gli altri vogliono da lei. Ma non è arresa. E’ alla ricerca di una propria identità in un mondo come quello del collegio- dormitorio  fatto di rapporti sotteraneamente violenti, dove vige una competizione sfrenata, dove la goliardia diventa sadismo, dove bellezza e gioventù paradossalmente sono un disvalore, perché in questa fucina delle elitè  intellettuali di domani la corsa è a mimare l’autorevolezza di chi ha passato molti anni piegato sui libri. In questo corrosivo Bildungsroman ambientato in una città (Pisa, tratteggiata come fosse essa stessa un personaggio) dove il tempo sembra essersi fermato, dove la Normale è ulteriormente un mondo a parte, emergono in filigrana tutte le contraddizioni di una scuola di eccellenza che drammaticamente non accetta la diversità, la femminilità e il coraggio di guardare alla verità che si cela dietro rapporti all’apparenza normali, fra “bravi ragazzi”.  Il coraggio di dire che crescono pesci mostruosi in quell’mmobile acquario che la protagonista ha davanti ai propri occhi e che campeggia nel titolo del romanzo.

LUCE DELLA SERA def_Layout 1Edna O’Brian La luce della sera, Elliot, traduzione di Cosetta Cavallotti.  Ci porta nella New York dei primi migranti irlandesi questo romanzo di Edna O’Brian scritto come un dialogo a distanza fra madre e figlia.  Romanziera, drammaturga e poetessa irlandese, è nata a Tuamgraney nel 1930 in una famiglia cattolica,  O’Brian con la sua autobiografia Country girl e  con molti suoi romanzi ci ha regalato straordinarie storie di ragazze che, come lei, sono riuscite a trovare una propria identità e libertà rifiutando l’oppressiva educazione cattolica che le coartava in ogni aspetto della vita, a cominciare dalla sessualità e dalla possibilità di avere una propria  identità sociale,  al di là di essere madri e mogli.  In questo romanzo Dilly Macready aspetta di rivedere sua figlia Eleanora, che si è trasferita a Londra dall’Irlanda, e nell’attesa riemergono in lei memorie di quando raggiunse Ellis Island, come tante ragazze che andavano in cerca di lavoro in America come collaboratrice domestica; racconta il sogno di un Paese lontano che già all’approdo rivela tutti i suoi pregiudizi. “Allora – ricorda Dilly – non potevo scrivere a casa e raccontare quanto fosse falso e strano questo Paese, chiamato America”.

@simonamaggiorel

 

Voto storico in Grecia: si alle unioni omosessuali. Indovinate chi manca?

E chi rimane indietro nella legalizzazione dell’uguaglianza? Ma l’Italia naturalmente. Mentre il nostro premier si maschera da militare, Alexis Tsipras si occupa di diritti. Il Parlamento greco ha approvato a larghissima maggioranza (193 si e i soli 56 no delle opposizioni radicali), le unioni civili. D’ora in poi, le coppie omosessuali potranno vedersi riconosciuti gli stessi diritti delle coppie etero.

Con una legge che consente di risolvere tutti gli ostacoli e ineguaglianze di natura legale (eredità, assistenza medica, reversibilità pensionistica), la Grecia – che solo due anni fa era stata condannata dalla Corte europea per i diritti umani per discriminazione contro i gay – fa un salto in avanti notevole. Non solo dal punto di vista civile, ma anche dal punto di vista pratico: in un momento storico in cui la crisi sta mietendo intere fasce sociali assieme alle loro prospettive future, lo Stato ellenico provvede alla tutela di tutti i cittadini.

Nel 2008 il governo greco aveva già introdotto le unioni civili come alternativa al matrimonio, ma la legge poteva essere applicata solo alle coppie eterosessuali. Di qui la sanzione della Corte del 2013, che vedeva discriminato il godimento dei diritti riguardanti la propria vita privata di una parte della popolazione per motivi di orientamento sessuale (violazione degli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo).

Nel marzo del 2015, Amnesty International aveva incontrato il ministro della Giustizia greco, Nikos Paraskevopoulos esortandolo a combattere la discriminazione nei confronti delle persone Lgbt. Tra le proposte, l’introduzione di piena uguaglianza nel matrimonio e il riconoscimento del genere legale delle persone transgender.
E così è stato. Mancano ancora alcuni passaggi, come la possibilità di adozione da parte delle coppie gay. Le disposizioni sono state ritirate prima del voto, ma saranno tuttavia oggetto di una successiva riformulazione dell’intero diritto di famiglia (ricordiamo che in Grecia è possibile l’adozione anche ai single e quindi nulla sembra vietare la possibilità di adottare il figlio del proprio partner). Ma certamente questa legge è molto più che un “segnale”: un «voto storico», per Amnesty.

Tutto questo in un Paese che sta combattendo su diversi fronti, e soprattutto nel quale l’influenza della Chiesa ortodossa non è certo minore a quella del Vaticano sulla linea etica e civile della nostra politica.

«Questo è un giorno importante per i diritti umani», ha dichiarato Tsipras, affermando che questa legge «mette la parola fine a un periodo di arretratezza e vergogna per lo Stato».

Niente, manchiamo solo noi.

Il padre di Aylan Kurdi: «Aprite le porte, pensate a padri, madri e figli in fuga dalla guerra»

Aylan Kurdi è morto a settembre su una spiaggia di Bodrum, in Turchia. E oggi suo padre Abdullah Kurdi manda un messaggio di fine anno parlando con Channel 4.

«Il mio messaggio è che vorrei che il mondo intero aprisse le sue porte ai siriani. Se una persona ti sbatte la porta in faccia è difficile», dice Abdullah Kurdi, a cui sono morti nello stesso naufragio la moglie e il figlio Galeb, di 4 anni.  «In questo periodo dell’anno vorrei chiedere a tutti voi di pensare al dolore dei padri, delle madri e dei bambini che cercano pace e sicurezza (…) Chiediamo solo un po’ di compassione da parte vostra», dice Kurdi che ora vive a Erbil in Iraq.

«Quando a una persona in fuga si aprono le porte, questa non si sente più umiliata» dice ancora Kurdi, secondo quanto dice la trascrizione del messaggio che verrà mandato in onda domani da Channel 4.


 

Secono l’Unhcr metà del milione di persone giunte in Europa nel 2015 fuggono dalla guerra in Siria 

Mercoledì, una barca è affondata nei pressi dell’isola greca di Farmakonissi, sono morte dieci persone, tra cui diversi bambini. Ci sono diversi dispersi. Martedì la guardia costiera italiana ha tratto in salvo circa 800 persone.

I migranti morti o scomparsi in mare nel corso dell’anno sono 3.692 migranti morti.


 

Dopo mesi di vertici, l’Europa ha deciso di adottare un piano di ricollocamento dei richiedenti asilo che stenta a decollare. E deciso di pagare la Turchia perché non li faccia uscire dalle proprie frontiere. Amnesty e altre organizzazioni per i diritti umani hanno condannato l’accordo Turco-europeo: Ankara ha un pessimo record per quanto riguarda i diritti umani e in queste settimane le denunce di episodi di violazioni nei confronti delle persone in fuga dalla guerra si sono moltiplicate.

 

Libri sotto l’albero. La lega anti Natale, La prigione della fede e altri spunti

Che cosa hanno in comune una donna in carriera, un disoccupato irlandese, un ex dirigente che sta per partire per l’Africa che si danno appuntamento a Londra? «Un odio profondo e sincero per il Natale. Li unisce un piano di sabotaggio per liberarsi una buona volta, e per tutte, della festa delle feste». Così lo scrittore Michael Curtin ci presenta i protagonisti de La lega anti Natale Marcos y Marcos, un classico delle letteratura comica perfetto per tutti gli allergici al presepe. Con una vena graffiante e una comicità alla Flann O’Brien, Curtin ha scritto uno dei romanzi più spassosi contro la retorica natalizia. Può essere un’ottima lettura propedeutica alle feste. E contagiosa. Lo è stata anche per noi.
Così ecco qualche altra idea per i regali e per le letture di Natale, dedicata a chi voglia godersi la festa senza smettere di pensare. Restando nell’ambito della narrativa, cominciamo da Ex voto di Marcello Fois, voce affermata del panorama letterario, che in questo nuovo romanzo edito da Minimum Fax affresca una potente storia di emigrazione. Religione e superstizione concorrono qui nel determinare la condanna di una giovane donna, bella e troppo forte agli occhi degli uomini, che finisce per essere additata come strega. È un vitale e travolgente Bildungsroman, invece, Gli ipocriti (Chiarelettere) di Eleonora Mazzoni che racconta la storia di una ragazzina cresciuta in una famiglia ultra cattolica che d’un tratto scopre che il padre, dirigente di Comunione e liberazione, non è esattamente quello stinco di santo che pretende di essere. Ma soprattutto apre gli occhi sul vuoto su cui si regge la vita in famiglia, sulla violenza invisibile che la fa stare male, a casa come dentro «il Movimento». Come lo chiama la protagonista che ha quattordici anni ma, come le ha detto crudelmente una compagna di scuola, sembra «una suorina di ottant’anni». Ma ben presto Manu – questo il nomignolo della protagonista – comincerà a rendersi conto che tra casa e chiesa non c’è scampo, cominciando una propria ricerca.
Scavo psicologico dei personaggi, capacità di utilizzare accenti dialettali e slang (da quello icastico dei ragazzi a quello manierato del prete) fanno di questo romanzo un libro avvincente che spinge a farsi una messe di domande. Sui meccanismi di cooptazione usati da movimenti religiosi, che sono delle vere e proprie sette, il premio Pulitzer Lawrence Wright ha scritto un libro inchiesta davvero importante. Si tratta de La prigione della fede (Adelphi) e ricostruisce la nascita e il funzionamento di Scientology a Hollywood. Una setta che, dopo molti scandali e denunce (ampiamente documentate nel libro), «a 25 anni dalla morte del suo chimerico leader L.Ron Hubbard continua a restare a galla».


 

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