Il sogno di Klimt
Le figure femminili del Fregio di Beethoven sembrano rincorrersi e danzare sulla parete in un unico flusso di chiome fiammeggianti. Un fiume rosso che attraversa tutta la sala centrale della Pinacothèque de Paris dove, in collaborazione con la Österreichische Galerie Belvedere, è stata ricomposta questa opera monumentale di Gustav Klimt, che fu esposta nel 1902 all’interno del Palazzo della Secessione costruito nel 1897: data d’inizio della grande svolta viennese.
Fino al 21 giugno è la grande mostra Klimt e il suo tempo a raccontare quello strappo epocale attraverso ottanta opere selezionate da Alfred Weidinger, curatore del Museo Belvedere. Organizzata da Arthemisia Group e 24 ORE Cultura non è la replica dell’esposizione già vista a Milano, ma una versione arricchita in cui, accanto a capolavori di Klimt, figurano opere di artisti a lui contemporanei e arredi in stile liberty che aiutano a ricostruire il contesto e a comprendere meglio la sua idea di “arte totale”, capace di fondere linguaggi differenti, dalla pittura al design, dall’architettura alla musica, dando forma ad ogni aspetto della vita, come stile, come ornamento, arredo, come creazione di ambienti che favorissero e stimolassero la ricerca intellettuale. Era il sogno wagneriano della Gesamtkunstwerk, che Klimt seppe ricreare in moderne allegorie pagane, celebrando la bellezza di muse, amanti e amiche come Alma Malher, appena diciassettenne quando la incontrò. Come racconta lei stessa nella autobiografia La mia vita, ora riproposta da Elliot. Bellezza algida e altera, la futura amante dell’architetto Walter Gropius, dello scrittore Franz Werfel e del pittore Oskar Kokochka ispirò a Klimt la figura di Giuditta, femme fatale, incastonata in un mare di oro e di gemme. Un’immagine femminile decisamente scandalosa per la ricca borghesia ebraica viennese che si auto rappresentava pia e tradizionalista nella ritrattistica dell’epoca. Ed è questo forse il maggior pregio della mostra parigina che, mettendo a confronto le opere attardate di pittori come Moll (il patrigno di Alma Mahler) con quelle di Klimt permette di cogliere tutta la distanza abissale che le separava. Ad un naturalismo impressionistico e decorativo, Klimt rispondeva con la potenza magnetica di nudi e ritratti femminili dalla linea pura, mutuata dalle antiche stampe giapponesi; rispondeva con le geometrie stilizzate che reinventavano i mosaici bizantini, come documenta Judith I (1901), un’opera capace di sussumere secoli di storia dell’arte.
Le cinque delle 20.00
Regionali. Venerdi la lista dei cosiddetti impresentabili, cioè dei candidati che secondo il codice etico non avrebbero dovuto essere inseriti nelle liste delle regionali, che verrà divulgata dall’Antimafia non prima di venerdì.
Catturato in Brasile Pasquale Scotti, 57 anni, latitante e dal 17 gennaio 1990 ricercato a livello internazionale ed inserito nell’elenco italiano dei ricercati più pericolosi. Per quasi 31 anni il luogotenente di Raffaele Cutolo è riuscito a sfuggire alla cattura; è stato un elemento di spicco della Nuova camorra organizzata, capeggiata dal superboss Raffaele Cutolo, di cui è sempre stato considerato uno dei “fedelissimi”.
Economia. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, fotografa nelle sue “Considerazioni finali” un Paese che esce finalmente dalla crisi più lunga del dopoguerra ma deve creare le condizioni per sfruttare al meglio la migliorata congiuntura internazionale e “consolidare la ripresa”.
Iraq. Controffensiva dell’esercito e delle milizie sciite per riconquistare la provincia di Al Anbar dalle mani del gruppo Stato islamico. Le truppe e i miliziani si muoveranno dalla provincia di Salahuddin e cercheranno di isolare i jihadisti a Ramadi.
La Grecia pagherà la rata da 312 milioni dovuta al Fmi il 5 giugno, perché per allora sarà raggiunto l’accordo con i creditori. Lo ha detto ad Atene il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, annunciando una tassa sulle transazioni bancarie e una sanatoria sui depositi occulti all’estero tassandoli al 15%.
[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/LeftAvvenimenti” target=”on” ][/social_link] @LeftAvvenimenti
Il francobollo impossibile per Adriano De Zan che ha raccontato l’Italia del Giro
Questa settimana, con orgoglio e incontenibile gioia, dedichiamo il francobollo impossibile all’avvenimento sportivo più importante dell’anno, subito dopo il campionato di calcio, ovviamente: il Giro d’Italia. L’evento sportivo proletario per antonomasia. La corsa a tappe di ciclismo su strada ideata dal giornalista Tullo Morgagni che, dal 1909, con cadenza annuale, porta per le strade di tutta Italia lo spettacolo maestoso di un battaglione di biciclette domate da veri e propri eroi.
Tra questi centauri a pedali son tanti i personaggi indomiti che nel corso della loro carriera hanno ricevuto l’epiteto di “eterno secondo”: il già citato Franco Bitossi o il misconosciuto Tano Belloni, latin lover Pizzighettonese che, nonostante la sua bomba da 12 uova di galline cremonesi ingerita sulla linea di partenza arrivò per più di 120 volte secondo, molto spesso dietro il campione dei campioni, Costante Girardengo.
Oggi però, abbiamo deciso di dedicare il francobollo al Giro d’Italia non come evento sportivo ma come strumento di promozione culturale e turistica del nostro Paese, dei suoi borghi, dei suoi paesaggi e delle sue storie.
Dedichiamo l’epica effige filatelica ad Adriano De Zan il vero artefice di questo up-load comunicativo. Adriano è stato, dal 1955, la voce narrante delle storie, delle fughe, delle rincorse e degli inseguimenti che si susseguivano di tappa in tappa nei borghi più pittoreschi dell’intera Penisola.
Omaggiamo quel De Zan che con passione e sensibilità infinita è riuscito a mescolare sapientemente l’evento agonistico con descrizioni soavi di contesti che diventavano, attraverso le sue parole, da subalterni sfondi dell’impresa a comprimari protagonisti dell’avvenimento sportivo.
Un ringraziamento sincero ad Adriano che ha trasformato, il Giro d’Italia nella migliore trasmissione di approfondimento culturale e sociale del palinsesto Rai degli ultimi 50 anni. Un cronista preparato e appassionato, che ha raccontato, attraverso l’utilizzo di infiniti aneddoti, di garbato umorismo le trasformazioni sociali e culturali del nostro Paese. Un francobollo impossibile per Adriano De Zan che ci ha accoccolato e profuso amore per la cultura, lo sport e le tradizioni popolari del nostro Belpaese.
[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/SaroLanucara” target=”on” ][/social_link] @SaroLanucara
[social_link type=”facebook” url=”https://www.facebook.com/antoniopronostico” target=”on” ][/social_link] Antonio Pronostico
Le cinque delle 13.00
Possibile. Pippo Civati è pronto a battezzare la sua “cosa rossa”. Subito dopo le Regionali nascerà Possibile, la rete che il deputato uscito dal Partito democratico immagina come un movimento «inedito e diverso dal solito».
Economia. Le considerazioni del governatore della Banca d’Italia: prematuro valutare il Jobs Act ma i primi segnali sono positivi. “Nel Sud c’è il rischio che la ripresa non sia in grado di creare occupazione nello stesso modo in cui è accaduto in passato”. Monito sulla corruzione
Migranti. L’Italia avrà un mese per presentare una roadmap sull’accoglienza dei migranti, dopo l’ok al meccanismo d’emergenza per la ridistribuzione intra-Ue dei richiedenti asilo. Lo prevede la proposta legislativa dell’esecutivo Ue, che domani sarà sul tavolo del collegio dei commissari, per l’approvazione, spiegano fonti.
UberPop boccato in tutta Italia. Il Tribunale di Milano con un provvedimento cautelare ha disposto, su tutto il territorio nazionale con inibizione dalla prestazione del servizio, il blocco di Uber-pop, il servizio messo a disposizione dall’applicazione Uber che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza.
Arte. Recuperati in Usa affreschi rubati a Pompei nel 1957 dai carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) in collaborazione con l’Ice. Sono tre splendidi affreschi del I secolo a.C. razziati nel 1957 dai locali della Soprintendenza di Pompei.
[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/LeftAvvenimenti” target=”on” ][/social_link] @LeftAvvenimenti
Le cinque delle 20.00
Politica. Il terremoto politico in Spagna fa discutere anche in Italia: «Il vento della Grecia, il vento della Spagna, il vento della Polonia non soffiano nella stessa direzione, ma tutti questi venti dicono che l’Europa deve cambiare e io spero che l’Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell’Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi» ha detto il presidente del Consiglio Renzi.
Lavoro. Ad aprile le attivazioni di nuovi contratti a tempo indeterminato sono state 171.515 a fronte di 122.979 cessazioni con un saldo attivo di oltre 48.000 contratti stabili. Lo rileva il ministero del Lavoro: le assunzioni sono state anche molto superiori rispetto a quelle che si sono avute nell’aprile del 2014 (112.839).
Grecia. Ieri lo strappo oggi il passo indietro. La Grecia farà ogni sforzo per onorare tutti i debiti con il Fondo monetario internazionale «come meglio potremo» sottolinea il portavoce del governo ellenico Gabriel Sakellaridis.
Economia. Non si arresta la flessione delle Borse europee aperte con lo spettro del default greco che torna ad agitare i mercati. Conferma il forte calo Madrid (-2,2%) dopo le elezioni locali che hanno certificato il successo di Podemos e della sinistra. Anche Piazza Affari chiude in calo.
Pasolini. Archiviata anche l’ultima inchiesta della procura di Roma sulla morte dello scrittore ucciso all’Idroscalo di Ostia il 2 novembre del 1975. Secondo la procura, non è stato possibile dare una identità a quei cinque profili genetici riconducibili ad altrettanti soggetti probabilmente presenti sulla scena del crimine, oltre a Pino Pelosi, l’unico condannato per il delitto.
[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/LeftAvvenimenti” target=”on” ][/social_link] @LeftAvvenimenti
Basta bugie: i docenti vogliono essere valutati, ma da chi?
Un’insidiosa bugia mascherata da mezza verità sta avvelenando il dibattito pubblico sul ddl sulla scuola. La bugia: i docenti italiani non vogliono farsi valutare. La verità: i docenti italiani non vogliono farsi valutare in base alle vaghe e capricciose indicazioni di una classe dirigente incurante della qualità della scuola pubblica.
Ogni riforma che pretenda di definirsi “buona” dovrebbe essere sperimentata innanzitutto da chi la propugna. Ma chi sarebbe mai disposto a farsi valutare da chi non ha nessuna qualifica o preparazione specifiche per svolgere quella funzione? I primi ad essere liberati dal provarle sono gli ideatori e gli esecutori. Poi il privilegio tocca al corteo di commentatori celebranti
Ora questa “buona” riforma viene proposta da un governo che non ha legittimazione elettorale e potrebbe essere licenziata da un Parlamento di cooptati dalle burocrazie dei partiti, in base a una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Però, non si sa come, i membri di questo governo si sentono particolarmente ferrati sui temi del merito e della valutazione. Esemplare la giravolta del ministro Giannini, ora fervida sostenitrice dell’adozione di un criterio quantitativo nella rilevazione delle prove scolastiche, come quello delle prove Invalsi, ma da docente e presidente della Società Italiana di Glottologia contraria all’uso della metodologia bibliometrica (cioè di un criterio puramente quantitativo) nella valutazione dei risultati della ricerca scientifica.
Quanto agli eroici opinionisti che portano in trionfo il ddl sopra le sabbie mobili del sindacato, certe lodi sperticate sarebbero più credibili se fossero precedute dalla notizia delle valutazioni a cui sono periodicamente sottoposti e del numero degli esami e dei concorsi che hanno superato per salire sulla tribuna dalla quale sdottoreggiano su scuola e merito. Perché non s’impegnano con analogo zelo contro l’egualitarismo rimunerativo, per esempio, dei medici o dei giudici? Conoscono il funzionamento della macchina ministeriale, capace di schiacciare competenze, esperienze, titoli e diritti?
Chi è stato precario sa quanto possa essere inaffidabile e perverso il congegno delle graduatorie, a causa di eccezioni, deroghe, riserve e ricorsi. Prendiamo il caso dei vincitori del Tfa, che in 10mila hanno superato una durissima selezione (gli aspiranti erano 138mila). Prima è stata assicurata loro la cattedra, visto che il fabbisogno stimato era il doppio del numero dei vincitori. Poi, la perfetta macchina meritocratica dello Stato ha consentito a 70mila docenti, tra quelli già bocciati nella precedente selezione, di superare un percorso abilitativo speciale che ha stravolto la graduatoria di merito precedente.
Come ci si può fidare di una classe dirigente che un giorno fissa un criterio di valutazione e un altro giorno se lo rimangia? Ci siamo dimenticati che Berlinguer, primo ad avventurarsi nel terreno sconosciuto della meritocrazia, aveva escluso dalla partecipazione al concorso per la progressione di carriera i docenti che non avevano maturato almeno dieci anni di ruolo, mentre oggi i suoi eredi calpestano il valore dell’esperienza maturata sul campo?








































