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Le cinque delle 13.00

Il “sì” della Camera alla riforma della scuola. Con il piano per l’assunzione di 100mila precari e lo stralcio della proposta sul 5 per mille il testo è stato approvato alla Camera dei Deputati. Ora si passerà al Senato, dove i sindacati si aspettano maggiori aperture. Manifestanti in piazza Montecitorio.

Istat, pubblicato il rapporto annuale: lavoro appannaggio degli anziani. L’occupazione è tornata a crescere nel 2014 per i lavoratori più anziani, con 320 mila occupati in più over55 (in aumento dell’8,9%) mentre continua a calare per i più giovani che vedono una contrazione di 46 mila posti (-4,7%) per gli under25 e di 148 mila posti per gli under35 (-2,9%). Irregolare più di un occupato su dieci.

Strage Tunisi: un arresto a Milano. Fermato un cittadino marocchino di 22 anni, ritenuto responsabile dell’attentato al Museo del Bardo nel quale morirono 24 persone. Un mese prima dell’assalto era arrivato a Porto Empedocle su un barcone. È rientrato clandestinamente dopo l’attacco.

Blitz contro hacker che avevano attaccato sito di Expo. Operazione delle forze dell’ordine contro un gruppo di pirati informatici che si era reso responsabile di campagne contro diversi siti istituzionali tra cui quello dell’esposizione universale.

Paolo Sorrentino alla croisette. Dopo Garrone e Moretti, a Cannes 2015 è il turno di Paolo Sorrentino con “Youth – La Giovinezza”. Protagonisti Michael Caine, Harvey Keitel e Rachel Weisz.

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Pensioni, per una volta che il governo fa la cosa giusta

Credo che uno dei presupposti per la rifondazione della sinistra sia liberarsi dell’abitudine ai giudizi per partito preso, vale a dire al conformismo. Mi sembra incontestabile che per attaccare il governo sul provvedimento con il quale ha limitato al minimo le conseguenze della sentenza della corte costituzionale sul mancato adeguamento all’inflazione nel biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a tre volte il minimo ci si debba arrampicare sugli specchi, come mi sembra faccia l’amico e collega Felice Pizzuti su sbilanciamoci.info. Mi sento molto più vicino a Massimo Bordignon e Francesco Daveri che su lavoce.info hanno invece messo in luce i limiti della sentenza della corte e gli aspetti contradditori della sua giurisprudenza in tema di equità delle politiche pubbliche.

Credo che ci saremmo dovuti scandalizzare se il governo avesse deciso di applicare la sentenza senza sfruttare i margini di discrezionalità che, per fortuna, gli concedeva. Se cioè avesse tirato dietro 16 miliardi a tutti i pensionati, compresi quelli che hanno pensioni molto buone. Il decreto del governo, deliberando un adeguamento molto parziale e di natura progressiva, ha salvaguardato esigenze di equità con quella di non sfondare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Ha fatto bene perché non era certo questa l’occasione per una prova di forza con l’Europa. Per fare cosa? Per regalare soldi ai pensionati ricchi? La partita con l’Europa va aperta, ma certo non in questo modo.

La sentenza della corte solleva un tema centrale: quello degli effetti redistributivi delle manovre restrittive di finanza pubblica che si sono succedute dal 2008. Una storia che è ancora tutta da scrivere. Ed è all’interno di una narrazione più ampia, quella delle diverse forme di disuguaglianza che si sono stratificate nel tempo: non solo tra ricchi e poveri, ma tra lavoratori garantiti e non garantiti, tra lavoratori ed ex lavoratori (pensionati), tra pensionati e altri pensionati, tra pensionati di ieri e pensionati di domani. Le sfide sono numerose e maledettamente complicate.  Su queste si deve attendere e giudicare il governo.

Ecoreati, via libera del Senato: il testo è legge. Legambiente brinda in piazza Navona #ecogiustiziaèfatta

Dopo 21 anni di proposte di legge e di mobilitazione a loro sostegno, l’Italia ha la sua legge sugli ecoreati: il Senato ha approvato il ddl con 170 voti a favore, 20 contrari e 21 astenuti.

Il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani, che ha seguito passo passo il lungo tira e molla parlamentare, ha festeggiato la notizia del via libera al provvedimento twittando da Palazzo Madama con l’hashtag #ecogiustiziaèfatta. «Dopo decenni di duro lavoro, il risultato che noi e il “popolo inquinato” del nostro Paese attendevamo è arrivato. Il primo pensiero va a chi ha combattuto le ecomafie e non può festeggiare assieme a noi perché ha perso la vita proprio in virtù di quell’impegno. Penso a Mimmo Beneventano, Natale De Grazia, Miran Hrovatin, Italia Alpi e Roberto Mancini. È anche grazie a loro che oggi l’Italia compie questa importante conquista di civiltà»

Legambiente, che con Libera e altre 23 associazioni aveva promosso un appello “In nome del popolo inquinato” per sostenere l’iter parlamentare della legge sugli ecoreati, ha festeggiato con un brindisi in piazza Navona, dove gli attivisti dell’associazione hanno srotolato uno striscione con la scritta “Dopo anni di battaglie gli ecoreati sono nel codice penale. Ecogiustizia è fatta!”.

Il nostro codice penale si arricchisce così di una serie di articoli che introducendo i delitti contro l’ambiente tutelano gli ecosistemi in quanto tali e non – come avvenuto finora – in relazione a un pericolo o a un danno cagionato alle persone (interpretando estensivamente norme nate epr altri scopi).  L’ordinamento italiano d’ora in poi contempla le fattispecie di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento al controllo e omessa bonifica.

«Abbiamo corso il rischio di non vedere approvate le nuove norme a causa di una polpetta avvelenata infilata in extremis al precedente passaggio in Senato – commenta Ciafani – Il senatore di Forza italia antonio D’Alì aveva proposto di introdurre il divieto dell’air gun, tecnica molto invasiva di ricerca petrolifera in mare, ma questo divieto ha allarmato le aziende petrolifere causando forti pressioni sul governo affinché stralciasse la norma».

Così è avvenuto. Il divieto è stato tolto al passaggio alla Camera e oggi l’Aula di Palazzo Madama ha dato il via libera con un ampio sostegno anche da parte del Movimento 5 Stelle.

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Le cinque delle 20.00

Pensioni più flessibili. Il governo dopo l’approvazione del decreto legge, studia un meccanismo per dare la possibilità di scegliere se anticipare l’età della pensione rispetto ai limiti della Fornero. Ma Renzi non aveva detto che quella riforma delle pensioni non era poi così male?

Alla Camera il Ddl #buonascuola. Stralciato il 5×1000, potrà essere riproposto nella legge di stabilità. Voucher da 500 euro per l’aggiornamento dei prof. E soprattutto è arrivato il disco verde agli sgravi per le paritarie. In discussione anche l’assunzione dei precari.

Calcioscommesse. Operazione della Dda di Catanzaro nei confronti di due associazioni che avrebbero truccato decine di incontri di Lega Pro e Serie D. Coinvolti dirigenti e calciatori di oltre trenta squadre. Nelle organizzazioni anche il ruolo della ‘Ndrangheta

Alitalia abbandona Air France-Klm: niente alleanza dal 2017. La compagnia italiana non rinnoverà la partnership e i relativi accordi di joint venture. L’ad: «Gli accordi limitano la nostra capacità di ridisegnare il nostro network. Siamo disposti a discutere intese più eque».

Il Califfato ha conquistato la città di Ramadi e starebbe ora avanzando verso l’est del Paese, minacciando una base militare dell’esercito iracheno. L’imam sciita iracheno, Moqtada al Sadr, ha esortato le forze di sicurezza di Baghdad a prendere sul serio le minacce dello Stato islamico di attaccare i luoghi santi sciiti di Karbala e Samarra.

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L’epica storia dell’eterna polpetta

Le epiche storie ricche di aneddoti che, farciti con saporite sinapsi e succosi sincretismi, compongono questo succulento banchetto di parole e personaggi che è la nostra collezione di francobolli impossibili dedicati agli eterni secondi. Storie brevi, a volte dolci che ci aiutano ad appuntare la nostra insaziabile fame di goliardia.

Tale riflessione ci ha portato ad alimentare il nostro appetito. Così, questa settimana, abbiamo deciso di dedicare la rubrica a colei che è indiscutibilmente considerata l’eterna seconda, l’eterno secondo della tradizione culinaria regionale, nazionale e mondiale. Un francobollo dedicato a sua maestà: la polpetta. Vivanda atavica declinabile in quasi tutte le lingue del mondo.

Piatto da fine gourmet che è, allo stesso tempo, la più semplice ricetta di recupero immaginabile. Talmente semplice che Pellegrino Artusi, nella sua bibbia, si rifiuta pure di dare indicazioni troppo precise sulla sua preparazione.

Un ergonomico finger food d’altri tempi adattabile, a seconda delle stagioni, delle ricorrenze e delle culture, in infinite variabili che si muovono seguendo gli aromi e i gusti delle tradizioni culinarie e sociali più disparate. Polpette per tutti: per i ricchi e per i poveri, per i belli e per i brutti. Per grandi e piccini. Ogni popolo ha la sua ricetta, ogni nonna il suo segreto. Gli ingredienti sono come note di uno spartito, eterogenei, capaci di dar vita a infinite combinazioni tanto da portarci a considerare l’arte di questa pietanza alla stregua della musica.

C’è la polpetta classica, quella pop e quella rock. Di carne, verdure o pesce. Polpette di melenzane o riso, patate o viscere. Di ceci o funghi, pane o legumi. Tutte ricette lecite e mai esaustive di questo universo costellato di impasti e fantasia: al sugo, fritte, in brodo, al forno, in tegame, al vapore, alla piastra, in fricassea o al vino bianco. La polpetta è quindi, “fuor di metafora”, un’imprescindibile pietanza epica che con la sua insostenibile semplicità è la perfetta rappresentazione di quella gustosa e conviviale esperienza che chiamiamo vita.

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Le giravolte del premier sulla Riforma Fornero: in due anni da “cosa positiva” a “errore”

«Noi rimediamo ai danni fatti da loro», ha tuonato ieri Matteo Renzi contro chi approvò la riforma Fornero contenuta nel Salva Italia di Monti e oggi critica il governo per non aver restituito completamente quanto stabilito dalla Consulta per la mancata indicizzazione delle pensioni. «Quando loro approvavano la riforma Fornero io tappavo le buche a Firenze»: ha ribadito ieri in conferenza stampa il premier in versione Ponzio Pilato.

Peccato che in mezzo ci sia stato quel passaggio televisivo su Sky Tg 24 durante il confronto tra i candidati alle primarie del Pd del 29 novembre 2013, in cui afferma candidamente: «Io sono uno di quelli che crede che la riforma delle pensioni della Fornero sia stata una cosa positiva, tra tutti i limiti, gli esodati e i punti di debolezza».

E poi ancora sull’età pensionabile: «è giusto lavorare un po’ di più vivendo di più», diceva due anni fa, mentre oggi, ricorrendo ad uno dei suoi televisivi “diciamoci la verità” spiega «le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido: se una donna a 61, 62, 63 anni, vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità perché glielo si possa permettere».

Sì, il verso è cambiato. E certo non in meglio.

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Salvini, l’odio, gli errori dei contestatori e la battaglia culturale della sinistra per sconfiggerlo

Nel panorama, a tratti molto triste della politica italiana, Matteo Salvini è riuscito a ritagliarsi una posizione da protagonista. L’inconcludenza e il vuoto assoluto delle sue proposte, mischiate all’incoerenza di chi ieri tifava per la secessione ed oggi si erge a paladino “della patria”, sono mascherate dalla violenza delle sue urla. Parole come ruspe, castrazione, invasione, sono entrate nell’immaginario di parte del Paese, incattivendo l’opinione pubblica ed individuando nell’immigrato il falso nemico di una società che, sempre più povera (culturalmente ed economicamente), ha bisogno di sfogare la sua frustrazione.

Un gioco ingiusto e pericoloso, costruito da un personaggio che si nutre dell’odio che semina, riuscendo ad  ottenere alti consensi sociali anche dalle contestazioni che in questi giorni affollano il suo tour elettorale: Massa, Viareggio, Lecce, Senigallia.

Qui però entrano in gioco gli errori e la superficialità di chi lo contesta. Premettiamo, non è la contestazione in sé il problema, sempre legittima e a volte doverosa. L’errore è cedere alla provocazione, cadere nella trappola tesa. L’errore è farlo passare come patetica vittima di un meccanismo di cui è l’unico responsabile.

In questi giorni, Salvini è riuscito a trasformare la sua immagine da quella dell’uomo forte alla guida di una ruspa (rievocando il mussoliniano trattore) a quella del leader sensibile che si dispiace nel vedere i bambini piangere a causa del lancio di uova.

Salvini va combattuto soprattutto culturalmente, è qui che la sinistra, quella vera, trova il suo compito. Non rinunciare mai a smontare pezzo dopo pezzo le falsità, le bugie, le ipocrisie. Una grande battaglia culturale da affrontare giorno dopo giorno, per vincere la partita della tolleranza, della memoria, dei diritti, della verità. Togliendo ai Salvini, ai Borghezio, alla destra xenofoba di questo paese l’aria da cui traggono l’ossigeno per le loro urla. Urla e parole piene, appunto, soltanto di odio. E di aria.

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Le cinque delle 13.00

Calcioscommesse, nuovo scandalo. Maxioperazione della Dda di Catanzaro nei confronti di due associazioni che avrebbero truccato decine di incontri di Lega Pro e serie D. Coinvolti dirigenti e calciatori di oltre trenta squadre. Nelle organizzazioni anche il ruolo della ‘Ndrangheta.

Scuola, si discute l’articolo sull’assunzione dei precari. Accantonato l’articolo 10 del ddl scuola sulle assunzioni alla Camera proseguono le votazioni sul ddl ma, dopo l’ok di ieri all’articolo sul ruolo del preside e sull’assorbimento dei prof che hanno vinto il concorso nel 2012, per il momento non è stato affrontato il nodo del piano per i precari. Continua la protesta fuori dalla Camera.

Fitto battezza l’associazione Conservatori e Riformisti. «Abbiamo costituito un’associazione che si chiama Conservatori e Riformisti e che si ispira al gruppo del Parlamento europeo». Lo dice Raffaele Fitto in conferenza stampa.

Pensioni, la Commissione Ue promuove il decreto del governo. Nota di Bruxelles dopo il provvedimento con cui il Cdm ha dato il via libera ai rimborsi: accogliamo con favore l’impegno dell’Italia a mantenere gli obiettivi di bilancio per il 2015.

Devastazioni all’inaugurazione di Expo, un uomo è stato arrestato con le accuse di resistenza aggravata e lesioni aggravate per aver pestato un poliziotto, il vice questore Antonio D’Urso, durante i disordini al corteo dello scorso primo maggio contro l’Expo.

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Da Obama a Vincenzo De Luca, gli abbracci di Matteo Renzi

Tra due settimane si vota in alcune Regioni. Questa campagna elettorale passerà alla storia soprattutto per la Campania. Il 18 aprile il premier Matteo Renzi, appena lasciata Washington, si trova in visita a Pompei. Sui giornali ci sono ancora le foto degli abbracci con Obama in America, mentre Renzi stringe a sé in un gesto di piena legittimazione, Vincenzo De Luca.

L’altro abbraccio. Con il candidato a governatore della Campania, in passato guardato con fastidio dal potere renziano, anche per una condanna (abuso d’ufficio) che, causa legge Severino, con tutta probabilità creerà un conflitto tra possibile risultato elettorale di vittoria e legittimo esercizio del potere, in quanto l’ex sindaco di Salerno sarebbe ineleggibile. L’8 maggio l’Huffington Post pubblica un’intervista a Roberto Saviano che commentando la composizione delle liste campane a sostegno di De Luca, polverizza il muro di gomma dei vertici del Pd sulla questione morale. «Le liste di De Luca – accusa – ricalcano le solite vecchie logiche di clientele».

La straordinaria drammaticità di quell’intervista è in un preciso passaggio. Il giornalista Alessandro De Angelis domanda secco: «Nelle liste del Pd e della coalizione che sostiene De Luca c’è Gomorra?». E Saviano risponde: «Nel Pd e nelle liste c’è tutto il sistema di Gomorra, indipendentemente se ci sono o meno le volontà dei boss». In quelle ore De Luca è ad Avellino, tappa importante della sua campagna, perché capitale del regno irpino di Ciriaco De Mita, il vecchio notabile della fu Dc imbarcato nel carrozzone del centrosinistra campano all’ultimo minuto possibile, proprio per drenare pacchetti di voti in più.

Raggiunto dalla notizia dell’intervista, De Luca scalcia: «Faccia nomi e cognomi ». Peccato che Saviano li ha fatti, a cominciare da quell’Enrico Maria Natale la cui «famiglia è stata più volte accusata di essere in continuità con la famiglia Schiavone». Nel Pd, al quartier generale del Nazareno e soprattutto a Palazzo Chigi, per giorni sul tema vige il silenzio, secondo la consolidata tattica renziana che prescrive di non affrontare argomenti spiacevoli.

Tra il 10 e l’11 maggio prima De Luca, poi il vicesegretario Lorenzo Guerini, ammettono: «Alcune persone avremmo potuto non candidarle, per opportunità politica certo, ma non sono mostri, anche se in passato sono state al fianco di Nicola Cosentino (l’ex ras campano di Forza Italia arrestato un anno fa per aver agevolato i sanguinari Casalesi, ndr)». E il 12, finalmente, Renzi ammette: «Alcuni nomi imbarazzano, non li voterei neanche sotto tortura».

Ma la questione morale stritola il Pd, già consolidato Partito Unico della nazione. Davide Mattiello, deputato dem, nel libro in uscita L’onere della prova (Melampo) sul lavoro della commissione Antimafia della passata legislatura, scrive: «È talmente interessante da farmi pensare che non sia stato un incidente il fatto di non riuscire a votare la relazione per il sopraggiunto, più che prevedibile, scioglimento anticipato delle Camere». Quella commissione, presieduta da Giuseppe Pisanu (Fi), lavorò sulla trattativa Stato-mafia e il periodo delle stragi negli anni 90. Pisanu spiegò che, a Camere ormai sciolte, non avrebbero potuto approvare una relazione. Ma la commissione era nel pieno dei suoi poteri e un’altra commissione d’inchiesta nello stesso periodo approvò una sua relazione. Per Mattiello quello scenario è stato «il preludio delle larghe intese: la prudenza forse allora ha suggerito a qualcuno di togliere di mezzo una possibile pietra d’inciampo, evitando di lasciare in eredità alla nuova legislatura un voto così ingombrante». Con questo peccato originale, forse, la questione morale non è un problema.

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