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Le cinque delle 20.00

Renzi: Sì al dialogo, no al tentativo di fermare riforme

Alla Direzione del Partito Democratico il Segretario-Premier: “Niente veti. Andremo avanti con o senza Fi fino al 2018″. L’Italia è pronta per una ripresa prolungata, aggiunge, mentre la minoranza Dem invita il leader ad un’iniziativa politica per recuperare le opposizioni.

LIBIA
L’Egitto bombarda l’Isis
Sono proseguiti per tutta la giornata gli attacchi aerei contro le postazioni del califfato a Bengasi e Sirte. Centinaia di migliaia i profughi pronti a fuggire verso l’Europa. La risposta dell’Egitto alla brutale esecuzione di 21 cristiani filmata e diffusa è la guerra.

Renzi: niente isteria è il momento della diplomazia
Sulla crisi in Libia interviene il Premier che questa mattina ha telefonato ad al-Sisi, invita alla calma: “Bisogna aspettare il consiglio di sicurezza dell’Onu, che è più forte delle milizie locali”. Giovedì il governo riferirà al Parlamento.

GRECIA
No di Tsipras all’ultimatum dell’Eurogruppo
La riunione dei ministri delle Finanze chiede ad Atene di pronunciarsi entro tre giorni sull’estensione del piano di salvataggio: Questa è l’unica strada possibile.

ECONOMIA
Dal 2008 persi un milione di posti di lavoro
Dall’inizio della crisi ad oggi sono fallite in Italia 82.000 imprese con la perdita di 1 milione di posti di lavoro. E’ quanto emerge dai dati raccolti dal Cerved, società che valuta la solidità delle imprese e che calcola nel 2014 un picco di fallimenti.

@S_Baldolini #leftweet della settimana

Ecoturismo e cultura. Viva i pastori del XXI secolo

«Ero in mezzo a una bufera di neve e non sono riuscito a rispondere». Tiziano Testa (nella foto) è figlio di uno degli ultimi pastori di Pescasseroli, di quelli che facevano la transumanza attraversando la “via di mezzo”, il tratturo storico che portava le pecore fino al Tavoliere delle Puglie.

La neve la conosce bene Tiziano, e contrariamente al padre quando c’è non se ne lamenta. Anzi. Con il fratello gestisce una pasticceria nel paesino aquilano e quando può accompagna i turisti in montagna, quindi ben venga il manto bianco. «Qualche anno fa volevo andar via, non riuscivo a trovare un equilibrio» racconta. «Poi ho riflettuto sul senso della mia presenza qui; me lo hanno insegnato i pastori, che con i loro continui viaggi, con la transumanza, portavano storie ed esperienze da altre culture, erano le menti più aperte del paese». Un tramite con “il mondo là fuori” che ha dato ossigeno alla comunità. «Poi i pastori sono spariti e con loro un’economia che dava identità al territorio. Noi rischiavamo di rimanere senza i nostri “portatori di ossigeno”, travolti da un’offerta turistica mordi e fuggi, fatta di impianti di risalita e nuovi alberghi, ormai semivuoti».

Da qui l’idea di puntare sul turismo lento del camminare, ripercorrere con i visitatori le tappe della transumanza, riappropriarsi del passato mettendolo al servizio del futuro. «Così è nata la “Via di mezzo”, camminate lungo i territori del Parco nazionale cui si affiancano presenta- zioni di libri, degustazioni, concerti, spettacoli dal vivo. Sempre all’insegna del “respiro” e della contaminazione». Non mera custodia della tradizione ma rilettura alla luce della modernità. «Assieme alla cultura, il turismo di qualità, fatto di relazioni prima che di fatturato, è la chiave per restituire identità a territori come il nostro. E noi siamo i pastori del XXI secolo» conclude Testa.

L’appuntamento con la quarta edizione della Via di Mezzo è per il secondo fine settimana di giugno: http://viadimezzo.federtrek.org

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Le cinque delle 13.00

L’Egitto reagisce, raid su postazioni Isis

Non si è fatta attendere la risposta dell’Egitto dopo la diffusione del video con la decapitazione di 21 copti rapiti in Libia. Nei bombardamenti dell’aviazione colpite anche Bengasi e Sirte, cinque morti a Derna. Nel frattempo insieme alla Francia il Cairo chiede l’intervento dell’Onu. Renzi telefona ad al-Sisi poi invita alla calma: non è tempo di intervenire.

Italiani rientrati dalla Libia
Sono un centinaio gli italiani arrivati nel porto di Augusta dopo la chiusura dell’ambasciata a Tripoli, a quanto pare raggiunta dai miliziani dell’Isis. Il ministro della Difesa Pinotti: invieremo cinquemila uomini. Berlusconi: sì all’azione militare.

EUROPA
Tsipras: serve tempo, non soldi. Schaeuble: irresponsabili
Oggi si riunisce l’Eurogruppo a Bruxelles: “Sono scettico su un accordo in giornata”, ha dichiarato il ministro delle Finanze tedesco, che attribuisce le responsabilità al leader di Syriza: “mi spiace, i greci hanno eletto governo irresponsabile”.

IMMIGRAZIONE
Coste Salvati 2.200 migranti in 24 ore
Dall’alba di oggi decine i barconi soccorsi nel Canale di Sicilia da motovedette e mercantili, mentre se ne attendono altri. Il centro di accoglienza sta ospitando il doppio delle persone che può contenere.

CINEMA
Berlino 2015, Orso d’oro a “Taxi” di Jafar Panahi
La sessantacinquesima edizione della Berlinale ha premiato il regista iraniano, che il regime ha costretto agli arresti domiciliari. Orso d’argento per “El Club” di Pablo Larraìn. Nessun riconoscimento all’Italia.

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Mafie e politica, fatto il 416ter va monitorato

Quando nel 1992 il Parlamento introdusse il 416ter per punire lo scambio tra il politico e il mafioso, insieme modificando il 416bis, la politica fu molto accorta a produrre un risultato amputato e impreciso. Amputato, perché saltò la dicitura “altre utilità”. E impreciso, per la formulazione ambigua che si diede al rimando al terzo comma, novellato, del 416bis.

Da allora per provare il reato, bisognava provare la dazione di denaro da parte del politico al mafioso. Una norma nata male e applicata poche volte in vent’anni di disonorata carriera. Eppure quella norma, insieme alle altre del “decreto Falcone”, era stata il prodotto del trauma nazionale provocato dalle stragi di Capaci e via D’Amelio: pure in piena guerra, il Parlamento trovò il modo per disinnescare una delle armi volute proprio dalla procura di Palermo.

Essere riusciti a modificare la norma nel 2014, senza morti eccellenti per le strade, è stato di per sé un piccolo miracolo, in gran parte dovuto alla pressione esercitata dalla campagna “Riparte il futuro”, voluta da Libera. Falcone stesso ebbe a dire che per fare bene la lotta alla mafia, ci sarebbe voluto un morto eccellente all’anno.

Il nuovo 416ter, come ogni frutto dell’attività parlamentare, è ammaccato per natura: l’attività legislativa non ha nulla a che fare con quella di un bravo artigiano che procedendo di cesello, perizia e pazienza realizza il capolavoro. Piuttosto, è come cercare di modellare una carrozzeria, lavorando all’aperto, mentre grandina. Perché la politica, in una democrazia rappresentativa, pluralista, laica e relativista, è sempre un conflitto tra forze e mai un concorso tra proposte. Quindi, si può sempre fare meglio.

Ma cosa abbiamo fatto? Abbiamo esteso il perimetro di applicabilità del reato (introducendo finalmente le parole “altra utilità”) e anticipato il momento della consumazione del reato allo scambio tra le promesse. Non bisognerà aspettare e dimostrare che il politico abbia effettivamente dato denaro o altre utilità, né aspettare e provare che il mafioso abbia effettivamente posto in essere comportamenti tipici, volti al procacciamento dei voti. Bisognerà dimostrare che si è formato l’accordo tra il politico e il mafioso. È ovvio che il dolo ha per contenuto la consapevolezza in testa al politico, di accordarsi con il mafioso.

Diversamente, nel codice penale c’erano e ci sono altre norme per i reati di corruzione elettorale o estorsione del voto. Di recente, il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha espresso un giudizio positivo su questa nuova norma, come hanno fatto anche Raffaele Cantone, capo dell’Anac, e Rodolfo Sabelli, presidente Anm.

Le pene diminuite? Sì, in forza dell’anticipazione del momento della commissione del reato e nel rispetto del dettato della Corte Costituzionale. La Consulta ha richiamato più volte il principio della proporzionalità delle pene: fatti uguali per gravità, chiamano punizioni uguali, fatti diversi per gravità, chiamano punizioni diverse. La condotta del 416ter è diversa da quella del 416 bis: sono gravi entrambe, ma in maniera differente. Se e quando aumenteremo le pene del 416bis, come proposto tra gli altri dal dott. Gratteri, allora sarò il primo a proporre un corrispondente aumento delle pene del 416ter.

Tutto bene? No, il dubbio è un buon compagno di quella politica mite che deve fare del proprio meglio, senza l’arroganza di chi pensa di avere la verità in tasca. Perciò ho depositato un’interrogazione parlamentare al ministro Orlando, affinché si faccia un primo, interlocutorio, monitoraggio su come stia vivendo la norma nei tribunali. Se l’esperienza ci dovesse dimostrare che funziona male, avremmo il dovere di correggerla. La democrazia è questa cosa qui.

[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/mattiellodavide” target=”on” ][/social_link] @mattiellodavide

*deputato Pd, membro della Commissione parlamentare Antimafia

Monocolore bianconero

Il 1960 si apre con la scomparsa di Fausto Coppi e con la novità radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto. La novità cinematografica invece si chiama La dolce vita che esce nelle sale in primavera spingendo il Vaticano ad invocarne l’immediata censura. Ma per fortuna il governo di Antonio Segni, monocolore democristiano con la fiducia di missini e monarchici, è troppo impegnato a dimettersi.

In campionato la Juventus di Omar Sivori e di John Charles la fa da padrona davanti alla Fiorentina dello svedese Kurt Hamrin, secondo in classifica cannonieri tra i due fenomeni bianconeri e con più gol di Josè Altafini: bomber italo-brasiliano del Milan terzo incomodo.

Alla fine del girone d’andata, in gennaio, la Juve viaggia a quota 28 punti, frutto di tredici vittorie, due pareggi e due sole sconfitte. Rossoneri a meno 4 e viola a meno 6. L’ultima domenica di febbraio, sorpresa! L’Atalanta di mister Ferruccio Valcareggi espugna il Comunale di Torino grazie a un gol del centravanti Gianni Zavaglio al decimo della ripresa. Sette giorni dopo, la capolista si riscatta sul campo dell’Alessandria, squadra che affoga in fondo alla classifica e nei cui ranghi milita un talentuoso quindicenne di nome Gianni Rivera. Anche marzo finisce male per i bianconeri sconfitti proprio a Firenze dove il campionato sembra improvvisamente riaprirsi: Juve 38, Fiorentina 36, Milan 35. Ma è un sussulto che dura soltanto due turni.

Il 10 aprile, domenica delle Palme, il Milan crolla a Bari, la Viola non va oltre lo 0-0 casalingo con il Lanerossi Vicenza e la Signora saccheggia il campo di un Genoa disastrato. Due giorni prima, il nuovo governo strappa la fiducia alla Camera per soli 3 voti. Fondamentale l’appoggio dei deputati dell’Msi e di quattro esponenti del Partito democratico italiano, nato dalla fusione tra Partito nazionale monarchico e Partito monarchico popolare. Sebbene si tratti di un altro monocolore democristiano, ci sono tre ministri dell’ala sinistra che preferiscono presentare le dimissioni.

Il lunedì seguente, lo stesso premier Fernando Tambroni è indotto a rassegnare le proprie nelle mani del Presidente Giovanni Gronchi il quale tuttavia le respinge. Si va al Senato. La domenica di Pasqua, senza alcuna incompatibilità tra sacro e profano, si scende allegramente in campo.

È il 17 aprile. I bianconeri battono il Napoli 4-2 a Torino; i viola e i rossoneri si annullano con uno 0-0 a Firenze e la classifica recita: Juve 44, Fiorentina 40, Milan 38. Nel turno successivo, il Milan perde a Palermo e la Fiorentina pareggia in casa con la Lazio. La Juve sbanca il San Siro interista e allunga a più 5. Il 29 dello stesso mese si gioca a Palazzo Madama e vince ancora il Governo, stavolta per ben 18 voti e anche stavolta grazie agli ex fascisti.

Il primo maggio, Sivori e Charles piegano l’Udinese, il Milan cade in casa della Sampdoria e la Fiorentina è sconfitta a Padova dal catenaccio di Nereo Rocco. La Juventus vola verso il titolo numero undici, La dolce vita vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes e il Governo Tambroni sopravvive fino a luglio. Giusto il tempo dei morti di Reggio Emilia e degli scontri di Genova per il congresso dell’Msi.

Le scadenze improrogabili quali le Olimpiadi di Roma, la legge di bilancio e l’inaugurazione dell’aeroporto di Fiumicino, finiscono nell’agenda del terzo Governo Fanfani. Un altro monocolore.

Del diritto al lavoro. E alla vita #dallapartediSimona

«Il rapporto di lavoro tra noi in essere si intende risolto a tutti gli effetti con decorrenza immediata. Distinti saluti».

Di ritorno da due mesi di ricovero in ospedale, il 13 febbraio, ad attenderla a casa, Simona ha trovato la raccomandata di Mediamarket spa (l’azienda italiana prima nel mercato dell’elettronica di consumo, con le insegne Media World, Saturn e Media World Compra On Line). Simona ha 40 anni. E ha un cancro. È una delle tante lavoratrici dei centri commerciali. E si è assentata troppo: 200 giorni, superando il periodo massimo di 180 giorni previsto dal contratto nazionale del terziario.

È l’articolo 175 del contratto nazionale del terziario a prevederlo, ma lo stesso recita anche «salvo quanto disposto dal successivo art. 181»: il datore di lavoro può prolungare questo periodo come aspettativa non retribuita se il lavoratore ne fa richiesta entro il 180° giorno. Ma il lavoratore, in questo caso, era in ospedale. «È il prodotto di una società che annulla l’aspetto umano», dice Francesco Iacovone dell’Unione sindacale di base (Usb). «I lavoratori sono meri strumenti di produzione, come uno scaffale. Il morale, la serenità e la sicurezza economica, in questa malattia, fanno la differenza. E l’azienda pur stando dentro dentro le regole ha dimostrato di non aver il minimo rispetto per una sua dipendente che da tanti anni lavora per loro».

«Impugneremo il licenziamento e chiederemo l’immediata reintegro», annuncia il sindacalista Usb. Il precedente c’è. A Brindisi, Patrizia, 52 anni, impiegata della multinazionale Lyondell Basell (azienda del settore petrolchimico) malata di cancro è stata reintegrata, grazie a una petizione di 80mila firme e un accordo con la multinazionale. Rientrerà a lavoro il prossimo lunedì 16 febbraio. Patrizia era stata licenziata dall’azienda il 17 novembre scorso, dopo 25 anni di servizio

Adesso è il turno di Simona. «Insieme ai suoi colleghi organizzeremo delle iniziative per sostenerla», conclude Iacovone. «Giudiziaria o sindacale, troveremo la strada».

L’infermiera e l’indiano. La ricetta del time e quella di left

20 febbraio 2012. Time sbatte Mario Monti in copertina e titola “Can this man save Europe?”. Nel pezzo di apertura Michael Schuman definì SuperMario «the most important man in Europe» e lo incoronò “salvatore” dell’Italia e degli Stati limitrofi. Solo tre anni fa, Monti avrebbe dovuto salvare l’Europa. Superati gli ostacoli di una destra e di una sinistra egualmente incapaci, lui col suo fare apolitico ci avrebbe dovuto tirare fuori dai guai grossi. Come è andata lo sappiamo.

10 febbraio 2015. «Nessuno deve negoziare sotto la morsa della paura. E nessuno deve avere paura di negoziare», la frase l’aveva scritta John Kenneth Galbraith, l’economista consigliere di Kennedy, e in questi giorni la ripete suo figlio James, grande amico di Yanis Varoufakis. Il neoministro delle Finanze greco, che Left ha scelto di sbattere in copertina volutamente con lo stesso titolo, si oppone al mantra reazionario della Troika e chiede «democrazia dappertutto e per tutti». Vuole rompere quello che Fitoussi ha definito «l’equilibrio del terrore instaurato dalla Merkel» e si aggira da giorni per l’Europa seminando terrore. Nessuno, in primis Italia e Francia, trova il coraggio di schierarsi al suo fianco per paura di subire ritorsioni. Meglio tacere e fare i compiti.

Una storia assurda se ci pensate. L’Europa era nata come spazio inclusivo, intelligente, sostenibile. Uno spazio di pace dove realizzare l’economia della conoscenza, la più dinamica al mondo. E poi? Cosa è successo poi? Come mai in questa Europa qui un quarto della popolazione è in condizione di povertà e un ottavo della forza lavoro è disoccupata? Come mai in questa Europa qui si può ancora morire di freddo? Ma soprattutto quale virus invisibile ha portato qualcuno a pensare di poter infliggere tagli e miseria e morte anche?

«Ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza», ha detto Gino Strada. In questa Europa qui “non più Europa” si è arrivati non solo ad ignorare la sofferenza di interi Stati ma anche a produrla. «Sono cinque anni che l’Europa su ispirazione tedesca ci infligge il “Fiscal waterboarding” (la peggiore delle torture della Cia in versione finanziaria). Strangolare un popolo per costringerlo al rigore oltre i limiti mentre la gente è senza lavoro e vive con pensioni da fame e muore di malattie scomparse cinquant’anni fa. Dove dobbiamo andare a finire?», si chiede Yanis Varoufakis.

Angela Merkel da crudele matrigna si è trasformata nell’odiosa infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975). La ricordate? Quella col sorriso e gli occhi di ghiaccio, che metteva la musichetta mentre distribuiva pesanti psicofarmaci ai pazienti e lobotomizzava i soggetti più intemperanti. Questa storia sembra così. Sono già pronti a recidere le connessioni della corteccia prefrontale della Grecia. Certi che poi non ci sarà più nessuna intemperanza.

Eppure chi ricorda, sa che in quella storia c’era un indiano. Un uomo alto e grosso e muto (non perché muto), che si ribella. Contro la violenza di quella mentalità e di quella prassi e fugge. Anzi ricomincia a parlare, rompe tutto e cerca la libertà.

Yanis Varoufakis ha studiato tutta la vita. Matematica ed economia. Ha viaggiato per una vita: Atene, Essex, Sidney, Austin e poi di nuovo Atene accanto ad Alexis Tsipras. E in questi giorni a chi lo intervista ripete «c’è una nuvola di paura che avvolge l’Europa. Lo capirebbe anche un bambino di otto anni: i compiti che ci hanno dato sono sbagliati, così come la ricetta che ci hanno imposto». La reazione della Troika non è stata delle migliori. Niente di peggio che incontrare qualcuno che cerca e propone soluzioni serie per togliere “la paura”.

14 febbraio 2015. Left fa come l’indiano che si ribella, e va in piazza con la Grecia. Perché è vero che se cambia la Grecia, cambia l’Europa. È vero che se non c’è ben-essere non c’è democrazia. Ed è vero che la democrazia non è soltanto una forma di governo, come dice Nadia Urbinati, ma anche un modo di pensare le relazioni con gli altri e prima ancora con se stessi. Come è vero che «prima o poi la signora Merkel – dice Varoufakis – dovrà sedersi ad un tavolo con noi e spiegarci per quale ragione le nostre proposte non vanno bene».

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