All’inizio sembra Crozza, o l’umorismo surreale di Achille Campanile: ad Angr una donna scopre che due suoi parenti sepolti al cimitero sono stati sostituiti da due morti sconosciuti, «abusivi perfino nell’aldilà». La realtà appare più visionaria di qualsiasi testo letterario. Si tratta di una notizia che trovo in uno studio assai documentato: Abusivi. La realtà che non vediamo. Genio e sregolatezza degli italiani (Chiarelettere) di Roberto Ippolito.
Dove la realtà che non vediamo siamo noi stessi, allergici alle regole, e nient’affatto geniali. L’abusivismo non riguarda qualche mafioso o qualche episodio di malcostume. Per gli italiani l’illegalità è più “normale” della legalità. Nel nostro Paese tutto è abusivo: le discariche, le costruzioni, la pesca, gli ambulanti, i manifesti, i posteggiatori, i medici ( 4.000 finti medici!). L’abusivismo muove 42 miliardi.
Ippolito, autore di altri libri di denuncia(Evasori , Ignoranti) descrive – in modo accurato e partecipe – una realtà che travolge anche lui. Un esercito di persone svolge una professione senza averne i requisiti e i permessi. Il catalogo è sterminato: autisti di scuolabus senza patente, sala-ristorante trasformata in 9 camere d’albergo, concessionario di auto divenuto discoteca, sala d’azzardo travestita da cartoleria. C’è anche il caso, degno della migliore commedia all’italiana, di un ponticello abusivo, costruito velocemente in Brianza, che però si è rivelato utile ed è stato sequestrato dal Comune.
Lo scrittore Antonio Pascale alla Fiera di Francoforte stava riassumendo il contenuto del suo libro, con l’ausilio di un interprete. A un certo punto l’interprete si blocca: l’espressione «condono edilizio» è intraducibile, non esiste in tedesco! Come rieducare il nostro popolo, che perfino nel linguaggio ha inventato una qualche soluzione alla sua riottosità civica?
Personalmente sarei per rivalutare il cosiddetto “intellettualismo etico” di Socrate – il male viene dall’ignoranza – cui già nell’antichità si contrapponeva un altro filone di pensiero («Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo le peggiori», Ovidio). Se gli italiani vedessero lucidamente le cose peggiori non le seguirebbero, se capissero davvero quanto la loro inclinazione all’abusivismo li danneggia, diventerebbero forse cittadini normali.






Sbloccare sì, ma la rete
Approvato alla Camera il decreto Sblocca Italia con l’ennesima fiducia posta dal governo che ha incassato 278 voti favorevoli, 161 contrari e 7 astenuti.
Si segnalano, tra gli altri, alcuni “non allineati” anche nel Pd, con i contrari Civati e Pastorino e gli astenuti Capodicasa, Folino e Guerini, segno di un malessere crescente all’interno delle fila democratiche manifestatosi con una rottura parlamentare che sembra sempre più insanabile e i cui effetti potrebbero protrarsi anche al Senato. E proprio in Senato, dov’è in esame il provvedimento che scade l’11 novembre, si dovranno fare i conti con la ristrettezza dei tempi. Diversi i settori oggetto del decreto, dai trasporti all’edilizia, dall’ambiente alle imprese, tra grandi opere, fiumi di cemento e colpi di spugna ai vincoli paesaggistici.
Una delle aree di maggiore interesse tecnologico è quella rappresentata dall’art. 6 del Capo II sulle agevolazioni per la realizzazione di reti a banda ultralarga. Un aspetto legislativo atteso da molto tempo per affrontare i limiti del digital divide che isola intere porzioni del Belpaese da servizi di connettività e che, anche in presenza di connessione, presenta limiti in termini di velocità.
Lo scorso giugno Akamai, società di servizi online, ha pubblicato un rapporto sullo stato di Internet nel mondo relativo al primo trimestre 2014. Tralasciando i dati nel loro complesso, è emerso un elemento assolutamente negativo per noi: in Europa, l’Italia è l’unico Paese a registrare un declino nel lungo periodo sulla qualità dell’accesso alla rete. Un dato che si ripercuote in vari settori della quotidianità, dalle possibilità di nuovo business alle opportunità di servizi al cittadino erogati dalle pubbliche amministrazioni passando per la ricerca, sia pubblica che privata. Limiti a cui s’è cercato di dare risposta con lo Sblocca Italia, ad esempio, con l’obbligatorietà, a partire dal 2015, della predisposizione alla fibra ottica all’interno degli edifici di nuova costruzione o con gli sgravi per il potenziamento della rete.
Tuttavia, nonostante i buoni propositi, l’impressione generale è quella di uno sguardo eccessivamente rivolto alle esigenze delle grandi società delle Telecomunicazioni, unico settore che durante questi anni di crisi ha continuato a macinare utili e al quale vengono fornite agevolazioni, incentivi e deroghe ai vincoli paesaggistici tanto da non aver più bisogno di autorizzazione per interventi su impianti di telefonia mobile esistenti. Non esattamente quello che si dice un cambio verso.