Il crollo del viadotto Morandi ha messo dolorosamente davanti agli occhi di tutti qual è la sicurezza che davvero manca al nostro Paese. A minacciare il diritto all’incolumità di chi vive in Italia non sono certo i migranti come vogliono far credere politici xenofobi che hanno costruito il proprio successo elettorale sulla paura di invasioni (inesistenti). È inaccettabile il braccio di ferro che, ancora una volta, i ministri Salvini e Toninelli hanno ingaggiato sulla pelle di chi scappa da guerre e dalla povertà, cercando un futuro altrove. Nel mirino del governo giallonero questa volta sono finiti 177 migranti che, mentre scriviamo, non hanno ancora un approdo sicuro benché si trovino a bordo della Diciotti della guardia costiera italiana! . (Sabato 25 agosto il Viminale ha dato il via agli abarchi). In un colpo solo sono stati calpestati i valori della Costituzione e l’articolo 33 della convenzione di Ginevra. Negati i diritti umani fondamentali, come hanno denunciato Magistratura democratica e Asgi (Sempre domenica è arrivata la notizia che Salvini è indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio nda).
Il governo legastellato si accanisce sulle persone più vulnerabili, additandole come nemici del popolo italiano e intanto pensa a imporre l’iniqua flat tax che premia i più ricchi invece di rimboccarsi le maniche, mettendosi a lavorare ad un massiccio piano di messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture. In quella stessa drammatica settimana di ferragosto scosse di magnitudo 5.1 sono state registrate in Molise e successivamente in Emilia (3.9). Sono già trascorsi due anni dal terremoto che devastò regioni del centro Italia e ancora oggi lo scenario è quello di paesi bombardati con la popolazione locale che vive in condizioni precarie, come raccontano Federica Tourn e Stefano Stranges in un ampio reportage dalla Valle del Tronto. I terremoti sono eventi naturali difficili da prevedere. Ma si può fare prevenzione per evitare crolli di case, ponti, infrastrutture.
Non è stata una fatalità naturale a far crollare il 14 agosto il ponte genovese di cui erano ben note le fragilità dovute all’usura del tempo e dei materiali. Un’opera all’avanguardia quando fu costruita, ma che aveva bisogno di manutenzione, di un monitoraggio moderno e scientifico, come gran parte dei 50mila ponti sparsi per l’Italia. Sulle cause del disastro di Genova costato vite umane indaga la magistratura. Emergeranno le responsabilità. Ma pensando alle vittime, insieme al dolore, cresce la nausea per il comportamento di una classe dirigente italiana composta da politici e industriali irresponsabili. È agghiacciante la leggerezza con cui sono stati svenduti a privati beni pubblici, essenziali, come le autostrade, senza imporre ai gestori, che ne ricavano lauti profitti, adeguati investimenti per la manutenzione e la modernizzazione delle strutture.
Dall’Italia spa ideata da Andreotti nel 1991 per arrivare alla stagione delle svendite e delle cartolarizzazioni, politici di centrosinistra e di centrodestra si sono dati man forte in questa operazione scellerata di messa all’incanto di beni comuni, per fare cassa nell’immediato, senza peraltro nemmeno ricavarci cifre consistenti. La storia chiama in causa i governi Berlusconi e il provvedimento salva Benetton votato anche da Salvini nel 2008. Ma chiama in causa pesantemente anche Prodi che dette il via alla stagione dei saldi e poi, D’Alema, Amato, Di Pietro ecc. È stata la sagra delle privatizzazioni all’italiana. Anche per colpa di un centrosinistra sedotto dal neoliberismo alla Blair, che considerava la Borsa l’ombelico del mondo. Correre ai ripari oggi pensando a un piano di ri-nazionalizzazioni non è facile, ma è un tema che merita una discussione pubblica, è un tema che la sinistra dovrebbe riproporre con forza, come sta facendo Corbyn che è riuscito a risollevare il Labour rifiutando l’ideologia liberista della Terza via. E non basta.
Poco prima che si verificasse il dramma di Genova su Left cercavamo di riflettere sul futuro delle città, (le mani sulla città) strette nella morsa della speculazione finanziaria e della corsa al cemento. Tema centrale, ineludibile. A Genova c’erano studi per spostare su rotaia parte del traffico di merci. Ma si parla da anni della Gronda e di altri progetti e ha continuato a prevalere un modello di sviluppo legato al traffico su gomma. Il caso del capoluogo ligure purtroppo non è unico e isolato. Anche grazie a provvedimenti come lo Sblocca Italia sostenuto dal ministro Lupi durante il governo Renzi, un Paese fragile dal punto di vista idrogeologico come l’Italia è sempre più a rischio. È quanto mai urgente aumentare il livello di sicurezza. Serve un gigantesco piano di monitoraggi con sensori e tecnologie satellitari, per fare la tac alle infrastrutture, come suggerisce l’urbanista Paolo Berdini, che insieme all’architetto e docente di Scienza delle costruzioni Ugo Tonietti e al giurista Mario Sentimenti, da diversi punti di vista, offrono importanti spunti di riflessione e proposte per rimettere al centro la questione del controllo pubblico, della prevenzione e della conoscenza. Tema chiave, perché il Paese possa uscire dallo stato di arretratezza in cui versa.
Proprio per questo proponiamo oltre alla storia di copertina, un’ampia contro copertina dedicata alla scuola.
[su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]L'editoriale di Simona Maggiorelli è tratto da Left in edicola dal 24 agosto 2018
[su_button url="https://left.it/left-n-34-24-agosto-2018/" background="#a39f9f" size="7"]SOMMARIO[/su_button] [su_button url="https://left.it/prodotto/left-34-2018-24-agosto/" target="blank" background="#ec0e0e" size="7"]ACQUISTA[/su_button]
[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Il crollo del viadotto Morandi ha messo dolorosamente davanti agli occhi di tutti qual è la sicurezza che davvero manca al nostro Paese. A minacciare il diritto all’incolumità di chi vive in Italia non sono certo i migranti come vogliono far credere politici xenofobi che hanno costruito il proprio successo elettorale sulla paura di invasioni (inesistenti). È inaccettabile il braccio di ferro che, ancora una volta, i ministri Salvini e Toninelli hanno ingaggiato sulla pelle di chi scappa da guerre e dalla povertà, cercando un futuro altrove. Nel mirino del governo giallonero questa volta sono finiti 177 migranti che, mentre scriviamo, non hanno ancora un approdo sicuro benché si trovino a bordo della Diciotti della guardia costiera italiana! . (Sabato 25 agosto il Viminale ha dato il via agli abarchi). In un colpo solo sono stati calpestati i valori della Costituzione e l’articolo 33 della convenzione di Ginevra. Negati i diritti umani fondamentali, come hanno denunciato Magistratura democratica e Asgi (Sempre domenica è arrivata la notizia che Salvini è indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio nda).
Il governo legastellato si accanisce sulle persone più vulnerabili, additandole come nemici del popolo italiano e intanto pensa a imporre l’iniqua flat tax che premia i più ricchi invece di rimboccarsi le maniche, mettendosi a lavorare ad un massiccio piano di messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture. In quella stessa drammatica settimana di ferragosto scosse di magnitudo 5.1 sono state registrate in Molise e successivamente in Emilia (3.9). Sono già trascorsi due anni dal terremoto che devastò regioni del centro Italia e ancora oggi lo scenario è quello di paesi bombardati con la popolazione locale che vive in condizioni precarie, come raccontano Federica Tourn e Stefano Stranges in un ampio reportage dalla Valle del Tronto. I terremoti sono eventi naturali difficili da prevedere. Ma si può fare prevenzione per evitare crolli di case, ponti, infrastrutture.
Non è stata una fatalità naturale a far crollare il 14 agosto il ponte genovese di cui erano ben note le fragilità dovute all’usura del tempo e dei materiali. Un’opera all’avanguardia quando fu costruita, ma che aveva bisogno di manutenzione, di un monitoraggio moderno e scientifico, come gran parte dei 50mila ponti sparsi per l’Italia. Sulle cause del disastro di Genova costato vite umane indaga la magistratura. Emergeranno le responsabilità. Ma pensando alle vittime, insieme al dolore, cresce la nausea per il comportamento di una classe dirigente italiana composta da politici e industriali irresponsabili. È agghiacciante la leggerezza con cui sono stati svenduti a privati beni pubblici, essenziali, come le autostrade, senza imporre ai gestori, che ne ricavano lauti profitti, adeguati investimenti per la manutenzione e la modernizzazione delle strutture.
Dall’Italia spa ideata da Andreotti nel 1991 per arrivare alla stagione delle svendite e delle cartolarizzazioni, politici di centrosinistra e di centrodestra si sono dati man forte in questa operazione scellerata di messa all’incanto di beni comuni, per fare cassa nell’immediato, senza peraltro nemmeno ricavarci cifre consistenti. La storia chiama in causa i governi Berlusconi e il provvedimento salva Benetton votato anche da Salvini nel 2008. Ma chiama in causa pesantemente anche Prodi che dette il via alla stagione dei saldi e poi, D’Alema, Amato, Di Pietro ecc. È stata la sagra delle privatizzazioni all’italiana. Anche per colpa di un centrosinistra sedotto dal neoliberismo alla Blair, che considerava la Borsa l’ombelico del mondo. Correre ai ripari oggi pensando a un piano di ri-nazionalizzazioni non è facile, ma è un tema che merita una discussione pubblica, è un tema che la sinistra dovrebbe riproporre con forza, come sta facendo Corbyn che è riuscito a risollevare il Labour rifiutando l’ideologia liberista della Terza via. E non basta.
Poco prima che si verificasse il dramma di Genova su Left cercavamo di riflettere sul futuro delle città, (le mani sulla città) strette nella morsa della speculazione finanziaria e della corsa al cemento. Tema centrale, ineludibile. A Genova c’erano studi per spostare su rotaia parte del traffico di merci. Ma si parla da anni della Gronda e di altri progetti e ha continuato a prevalere un modello di sviluppo legato al traffico su gomma. Il caso del capoluogo ligure purtroppo non è unico e isolato. Anche grazie a provvedimenti come lo Sblocca Italia sostenuto dal ministro Lupi durante il governo Renzi, un Paese fragile dal punto di vista idrogeologico come l’Italia è sempre più a rischio. È quanto mai urgente aumentare il livello di sicurezza. Serve un gigantesco piano di monitoraggi con sensori e tecnologie satellitari, per fare la tac alle infrastrutture, come suggerisce l’urbanista Paolo Berdini, che insieme all’architetto e docente di Scienza delle costruzioni Ugo Tonietti e al giurista Mario Sentimenti, da diversi punti di vista, offrono importanti spunti di riflessione e proposte per rimettere al centro la questione del controllo pubblico, della prevenzione e della conoscenza. Tema chiave, perché il Paese possa uscire dallo stato di arretratezza in cui versa.
Proprio per questo proponiamo oltre alla storia di copertina, un’ampia contro copertina dedicata alla scuola.