Le 75 coltellate di Turetta e l'indignazione social della politica

Ricordava martedì la presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio che l’overkilling, ovvero il numero spropositato di colpi inferti, «è una modalità esecutiva tipica del femminicidio». Settantacinque coltellate inferte durano un’eternità. Si dovrebbe, questa mattina, provare in classe il movimento della mano dall’alto verso il basso per settantacinque volte di seguito.

Le motivazioni della sentenza di ergastolo nei confronti di Filippo Turetta, femminicida di Giulia Cecchettin, hanno aperto il dibattito su come possano non essere considerate crudeli settantacinque coltellate di seguito sul corpo straziato della ragazza. Lega, Forza Italia, Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle ieri hanno ritenuto “inaccettabile” la mancata crudeltà sancita dai giudici.

L’avvocato della famiglia Cecchettin sottolinea che «Giulia ha vissuto una lucida via crucis e Turetta non ha avuto tentennamenti, ha protratto sempre di più il suo patimento, è enorme il numero di colpi ma sono enormi i tempi. Giulia è stata lucida per molti terribili minuti, si è vista sequestrata, tacitata, colpita, ha percepito forte il senso della fine».

Per i giudici quelle settantacinque coltellate sono invece la dimostrazione dell’imperizia di Turetta. Ha dovuto colpire ripetutamente perché non aveva le competenze per eseguire un lavoro veloce e “pulito”.

Ma la legge è fatta per essere corretta, perfino riscritta. Se l’overkilling è un carattere distintivo del femminicidio, basta un ripensamento dell’attuale modalità di giudizio, magari con la larga maggioranza indignata di ieri. Quello è il compito della politica.

Buon mercoledì.