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Il segreto del successo di Sarah Andersen, l’illustratrice da 1,3 milioni di fan

Capelli corti, occhi blu, una qualche somiglianza con Audry Hepburn, sorriso timido e 24 anni “portati come si porta un maglione su un paio di jeans” (direbbe Guccini). Si presenta così Sarah Andersen, illustratrice di Brooklyn e fenomeno editoriale del momento. Sarah infatti, oltre un milione di followers su facebook, è l’autrice di “Adulthood is a myth” – appena pubblicato in Italia con il titolo “Crescere che palle” da Becco Giallo – una raccolta di strisce a fumetti che racconta la sua vita di tutti i giorni. Scarabocchi, così li definisce lei, che narrano con ironia e delicatezza di imbarazzi, ansie, piccole paranoie e improvvisi minuscoli frammenti di felicità, identici, in tutto e per tutto, a quelli di ogni ragazza della sua età. Quando la incontriamo a Roma, in un bar – libreria del quartiere Pigneto, ha appena finito di firmare dediche sulle copie del suo ultimo libro a decine e decine di ragazzi accorsi per sentirla parlare e soprattutto per vederla disegnare. È visibilmente stanca dopo essere stata a Lucca Comics and Games, eppure si dedica volentieri a fare due chiacchiere con noi, curiosi di conoscere il segreto del suo successo.

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Quando hai iniziato a disegnare?
Sin da quando ero bambina, ho cominciato quando avevo più o meno 14 15 anni e poi verso i 19 ho cominciato a metterli online.
Perché hai scelto di metterli online?
Mi annoiavo al lavoro, quindi ho iniziato a fare degli scarabocchi su Microsoft Paint e li ho messi su internet. Quindi è stata semplicemente un’opportunità che mi sono data credo.
Come mai hai deciso di raccontare proprio la tua quotidianità?
Ho pensato che le cose che mi riguardavano potevano essere anche universali, simili a quelle che vivono più o meno tutte le ragazze della mia età. Attraverso questo fatto ho poi capito che potevo essere una brava fumettista e questo mi ha spinto a continuare.
Il tuo lavoro riesce ad essere estremamente empatico. Qual è l’elemento che ti permette di entrare in comunicazione con gli altri e creare questa empatia con il pubblico?
In effetti, per quanto si tratti di scarabocchi, lavoro molto per disegnare strisce che sviluppino una connessione e un’empatia con il pubblico. Quando ho messo online per la prima volta i miei disegni, anche se erano molto brutti, ho avuto un’ottima risposta da parte delle persone e questo mi ha fatto capire che le mie storie funzionavano, che ero sulla strada giusta e dovevo continuare.

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Il titolo originale della tua raccolta di strisce è “Adulthood is a myth”. Che cosa significa per te diventare adulti?
Essere adulti è prima di tutto un’idea. È quell’idea per cui ad un certo punto arriva un momento della vita in cui ti senti sicuro di te. Penso che molte persone ambiscano a questa sicurezza, ma che nella realtà dei fatti in pochi riescano ad ottenerla… anche perché è una cosa che non esiste veramente.
Credi che i tuoi disegni riescano a scardinare questo falso mito? A far capire che anche quando si cresce ci si può sentire insicuri o fragili e che queste sensazioni dopo tutto sono normali e fanno parte della vita?
Sì, credo sia proprio così e credo che sia importante parlare di queste sensazioni. Raccontarle con delle strisce a fumetti è un modo per normalizzarle e per drammatizzare.
Nel raccontare il diventare grandi ti concentri anche sull’essere donna e sulle insicurezze che molte donne hanno: il sentirsi troppo grassa, troppo magra, troppo goffa, l’imbarazzo di fronte a una persona che ci piace…
Parlare di queste cose ha un effetto positivo sul pubblico, soprattutto perché molto spesso (e per molti anni) abbiamo associato l’essere donna all’idea della perfezione. Dovevamo essere perfette. Oggi credo che invece sia giusto imparare ad abbracciare l’imperfezione.

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A Lucca Comics il tuo libro è stato un vero successo, il più venduto fra quelli pubblicati da Becco Giallo, e in generale fra quelli dell’intera fiera.
È stata una sorpresa fantastica vedere che il mio lavoro era apprezzato così tanto anche dal pubblico italiano. Non mi aspettavo di riuscire a creare anche qui tutto questo entusiasmo attorno alle mie strisce.
Ma come fa una ragazza giovanissima e armata solo della sua matita riesca in pochissimo tempo a conquistare 1milione e 300 mila followers su facebook?
Semplicemente credo che le persone si ritrovino nei miei fumetti.
Nessuna formula segreta insomma?
(ride) no, solo passione in quello che faccio, nessuna formula magica.
E nonostante questo successo travolgente, continui a chiamare i tuoi disegni “scarabocchi”. Come mai questo understatement?
Quando ho iniziato erano effettivamente degli scarabocchi su Microsoft Paint e anche successivamente ho continuato a considerarli tali e a mantenere più o meno quello stesso stile.

E anche se lei dice, umile più che mai, che non c’è nessun segreto e non esiste alcuna formula magica, noi invece siamo sicuri di aver svelato l’arcano: il segreto del successo di Sarah Andersen è sicuramente Sarah Andersen.

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Si ringrazia Chiara Sfregola per la traduzione

«Legge di Bilancio pasticciata in vista del referendum». Ecco la Contromanovra di Sbilanciamoci!

Il disegno di legge di Bilancio 2017? Secondo la campagna Sbilanciamoci!, realizzata dalle 47 associazioni aderenti, si tratta di un piano «pasticciato, dalle coperture incerte e strumentalmente pensato in vista del Referendum» proposto da un governo che «continua a fare promesse e a distribuire prebende a ricchi, banche e imprese, senza avere il coraggio di investire nel futuro e di tracciare una strategia definita per il rilancio dell’economia e dell’occupazione».
Per Sbilanciamoci!, il ddl non prende in considerazione le categorie sociali che potrebbero avere un ruolo di primo piano nel rilancio dell’economia del nostro Paese – i giovani, le donne, gli anziani e coloro che si trovano al di sotto della soglia di povertà – e dimostra che «nonostante la cappa delle politiche di austerità e la limitatezza delle risorse disponibili, è sempre discrezionale ed è una scelta squisitamente politica».

È questo l’assunto da cui parte la Contromanovra 2017 dal titolo Come usare la spesa pubblica, per i diritti, la pace, l’ambiente, che la rete di associazioni composta da economisti, ingegneri e ricercatori ha redatto anche quest’anno.

Centoquindici proposte a costo zero: la manovra resta in pareggio rispetto al bilancio previsto dal ddl, ma, come ogni anno, propone una maniera diversa di impiegare i 41 miliardi previsti dal Governo, mettendo ai primi posti l’istruzione, l’altreconomia, lo sviluppo ecosostenibile e i servizi pubblici, senza trascurare welfare, politiche industriali e finanza.
Le misure economiche applicate dal Governo negli anni passati – la lotta all’evasione fiscale, l’estensione della voluntary disclosure (che consente agli italiani detentori di attività finanziarie o patrimoniali all’estero di non dichiarate al Fisco), la revisione della spesa pubblica (l’analisi della qualità della spesa pubblica) e la privatizzazione dei beni immobiliari pubblici – non hanno mai funzionato – spiega Sbilanciamoci! – e i tassi di disoccupazione e di il debito pubblico non accennano a migliorare.
La “Contromanovra”, presentata oggi alla Camera dei deputati, decostruisce il ddl punto per punto, partendo dalla finanza, per arrivare all’altreconomia: ve ne proponiamo una sintesi.

Fisco e Finanza: equità e contrasto all’evasione

Tenendo conto che il fisco è essenziale per finanziare i servizi pubblici, la campagna propone di redistribuire il reddito e la ricchezza per abbattere le disuguaglianze, chiedendo a chi ha di più, di spendere di più, e viceversa, alimentando le casse dello Stato di 21,5 miliardi di euro, 15,1 dei quali necessari a impedire lo scatto di Iva il primo gennaio 2017. Queste le manovre proposte: applicare la tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf) a tutte le azioni, a tutti i derivati e alle singole operazioni azionarie; abbassare il limite di usura per i prestiti con concessione di un quinto dello stipendio o pensione; intervenire sulla tassazione Irpef e creare un VI scaglione per i redditi superiori a 100.000 euro; stabilire un’imposta complessiva sul patrimonio finanziario di famiglie e imprese con struttura ad aliquote progressive, che esonera i ceti medio-bassi; tassare i beni di lusso o dannosi (armi e veicoli di lusso); istituire una digital tax per contrastare l’evasione fiscale delle imprese multinazionali; escludere dall’accesso ai servizi pubblici gli evasori per somme oltre i 50.000 euro (che produrrebbe un gettito per lo Stato di 4,1 miliardi).

Politiche Industriali: la buona occupazione e i senza reddito

Per contrastare la stagnazione produttiva prodotta dalla crisi del 2008 che vede la produzione manifatturiera 20 punti percentuali al di sotto del livello di otto anni fa, Sbilanciamoci! propone una nuova politica industriale selettiva (500 milioni) e un nuovo programma di investimenti pubblici che dovrebbe favorire i settori prescelti (250 milioni): sviluppo di tecnologie, beni e servizi verdi, tecnologie di informazione, produzione di beni legati alla salute e al welfare pubblico.
Un rilancio di occupazione di qualità, con l’assunzione di 25 mila occupati pubblici nel settore hi-tech e della conoscenza (500 milioni), stabilizzazione dei lavoratori precari (5 milioni), riduzione dell’orario di lavoro (10 milioni); introduzione del reddito minimo garantito (di 600 euro al mese) a chi percepisce un reddito non superiore agli 8000 euro annui (1 milione e mezzo di persone in tutto).

Saperi, cultura e istruzione pubblica: il futuro

Per rilanciare la cultura servono 4,8 miliardi di euro. Sbilanciamoci! propone di distribuirli tra: investimento nell’edilizia scolastica (1 miliardo) e universitaria (50 milioni); aumento delle risorse destinate al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, al Fondo di finanziamento ordinario e al Fondo integrativo statale (1,7 miliardi in totale); abolizione delle detrazioni Irpef alle famiglie che iscrivono i figli alle scuole private secondarie (con un introito di 337 milioni); assunzione di 20 mila ricercatori universitari a tempo determinato (6 anni) secondo un piano straordinario (3.300 nel 2017 a fronte di una spesa di 445,8 milioni); applicare la “no tax area” a chi ha meno di 23 mila euro di Isee (600 milioni); integrare il Fondo unico per lo spettacolo (138 milioni); promuovere l’arte e l’architettura contemporanea (19 milioni) per avvicinare i giovani alla cultura; abolire il “bonus cultura” (il voucher di 500 euro da spendere in attività culturali e libri concesso dal Mibact ai neo-diciottenni italiani) per finanziare l’ingresso gratuito nei musei a questa fascia d’età (290 milioni).

Sviluppo ecosostenibile: lo sviluppo intelligente

La proposta di Sbilanciamoci! sull’ambiente prevede 5 pilastri – campo energetico, infrastrutture, emergenza sismica e idrogeologico, consumo del suolo e biodiversità -, per una spesa prevista di 3,9 miliardi a fronte di un guadagno di 5,8 miliardi.
Come strategia di decarbonizzazione, la campagna propone di introdurre il Carbon floor price (la tassa sulla produzione di energia elettrica prodotta da combustibile fossile), per valutare correttamente il costo delle emissioni di CO2 prodotte dagli operatori elettrici; aggiornare i canoni per la concessione dell’estrazione di gas e petrolio; incentivare l’installazione di impianti fotovoltaici (con un introito previsto di 1 miliardo).
Evitare le grandi opere come Tav o Mose e destinare i fondi ai piccoli e medi progetti e a interventi di manutenzione delle infrastrutture già esistenti, privilegiando le ferrovie regionali, le tramvie e le metropolitane delle grandi città, dirottando qui 1,3 miliardi che la Legge assegna alle Grandi opere.
Per far fronte all’emergenza sismica e al dissesto idrogeologico Sbilanciamoci! propone di destinare l’intero ammontare (1.9 miliardi) del nuovo Fondo istituito dal disegno di legge di Bilancio al finanziamento degli investimenti e allo sviluppo infrastrutturale del Paese, per evitare di disperdere i fondi in progetti disomogenei.
Per limitare il consumo dei suoli, la campagna propone di destinare i proventi dei titoli abilitativi edilizi (permessi di costruire) alla tutela del verde, del paesaggio e alla rigenerazione urbana e propone di istituire un Fondo di rotazione per la demolizione delle opere abusive (150 milioni), una strategia nazionale sulle biodiversità e lo stanziamento di fondi per le aree protette (30 milioni). Inoltre, partendo dall’articolo 77 del ddl Bilancio che prevede un Piano strategico nazionale per la mobilità sostenibile che non prevede finanziamenti fino al 2019, Sbilanciamoci! propone di destinare a questo Fondo 400 milioni di euro, definanziando le attività di autotrasporto che sono nocive per l’ambiente. Per limitare la produzione di rifiuti urbani, ridurre l’eccesso di rifiuti in discarica e aumentare il tasso di raccolta differenziata, la campagna propone di implementare l’ecotassa sui rifiuti che porterebbe 450 milioni di entrate.

Welfare: meno erogazioni monetarie e più servizi pubblici

Le politiche per i servizi sociali e per la sanità sono state le più colpite dalle politiche di austerità. Sbilanciamoci! propone di riorganizzare il welfare rafforzando il sistema dei servizi pubblici: riorientare le risorse adesso disseminate in “bonus bebè”, fondo di sostegno alla natalità, “premio alla nascita”, voucher per servizi di baby sitting e “bonus asilo nido su richiesta” verso l’ampliamento dei servizi territoriali pubblici per l’infanzia, verso la riduzione delle rette degli asili nido, l’innalzamento a 15 giorni del congedo di paternità obbligatorio, la fondazione di nuovi centri antiviolenza, il finanziamento di misure alternative alla detenzione carceraria (ricollocando il fondo esistente di 1,6 miliardi di euro). Assicurare ai giovani una pensione di garanzia, dai costi molto contenuti fino al 2013, mantenendo l’attuale rapporto tra spesa pensionistica e Pil (15,5 per cento); implementare il Fondo nazionale per la non autosufficienza con 150 milioni e destinare 450 milioni al finanziamento di interventi per l’inclusione, il diritto al lavoro, alloggio e studio delle persone con disabilità; aggiungere 1 miliardo al Fondo sanitario nazionale del 2018 e riorganizzare l’assistenza medica territoriale.
Per contrastare il gioco d’azzardo patologico, aumentare la tassazione del gioco e diminuire il pay out (il numero che indica in percentuale quanto il gioco d’azzardo restituisce al giocatore calcolando quando ha puntato e quanto ha incassato) dei giocatori dell’1 per cento e destinare parte del ricavato ai servizi pubblici per dipendenze patologiche. Destinare il 5 per cento di diritti televisivi delle partite di calcio di serie A e serie B (60 milioni) allo sport paraolimpico e finanziare un Piano quinquennale per abitazioni sociali senza consumo di suolo e aumentare il Fondo per la morosità incolpevole (relativo agli inquilini indigenti che non riescono a pagare l’affitto) e del Fondo sociale per gli affitti, eliminando la cedolare secca sugli affitti a canone libero, attuando misure contro l’affitto in nero e tassando gli immobili vuoti.
Per uscire da un approccio di emergenza sulle politiche di immigrazione e asilo, invece, la campagna chiede la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), degli hot-spot e la riduzione dei fondi (600 milioni) destinati all’Accoglienza straordinaria gestiti dalle Prefetture, al fine di ampliare il sistema di accoglienza ordinario gestito dagli Sprar (200 milioni), ampliando i fondi per l’inclusione sociale e lavorativa dei cittadini stranieri (200 milioni); infine, mettere a punto un sistema nazionale di protezione contro le discriminazioni e il razzismo (50 milioni) e smantellare i campi nomadi (75 milioni).

La democrazia non si esporta con le armi

Ridurre le spese militari, risparmiando 5,5 miliardi di euro e usare i risparmi per le politiche di pace di cooperazione internazionale, favorendo la conversione delle industrie belliche a fini civili è la soluzione proposta dalla campagna per diminuire l’impegno bellico e implementare le misure di pace. Potenziare l’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (65 milioni), adeguare le risorse per il Servizio civile universale, implementare i Corpi civili di pace (20 milioni), creare un Istituto per la pace e per il disarmo (5 milioni) e riconvertire l’industria militare a scopi civili (200 milioni).

L’altreconomia: economia sociale e solidale

Il Governo non dà abbastanza spazio all’economia sociale e solidale, perché mette in discussione l’attuale modello di sviluppo – spiega la campagna – e ignora le esperienze positive, ormai diventate storiche, di agricoltura biologica, gruppi di acquisto solidali, botteghe del commercio equo e solidale, orti urbani, finanza etica, promozione del riciclo, riuso e risparmio energetico. L’altreconomia è un’opzione da tenere in considerazione sia dal punto di vista lavorativo, perché impiega migliaia di italiani, che dal punto di vista culturale e sociale, perché abitua alla coesione sociale e alla collaborazione tra gruppi diversi per età e cultura.
Le misure proposte da Sbilanciamoci! sono: investire 194,7 milioni di euro nell’altreconomia; istituire tre fondi specifici per il commercio equo e solidale (1 milione), per l’economia solidale (1 milione), per la riconversione ecologica delle imprese (10 milioni); sostenere due Piani strategici nazionali per la piccola distribuzione organizzata (10 milioni) e per la certificazione partecipata della qualità dei prodotti biologici (10 milioni); sostenere una rete nazionale di mercati e fiere eco&eque (10 milioni) e istituire un piano nazionale Open data per accrescere la trasparenza delle imprese e delle istituzioni.

Ustica, Ciancarella ha vinto ma potrebbe non essere reintegrato

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Potrebbe non essere reintegrato in servizio Mario Ciancarella, capitano pilota dell’aeronautica militare che fu radiato nel 1983 con la firma falsa di Sandro Pertini in relazione al caso Ustica. Almeno stando alle informazioni che Left ha raccolto presso gli uffici del ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

Ostinato nella contro-inchiesta sulla strage di Ustica, l’ufficiale ha atteso 33 anni una sentenza che ristabilisse la verità. E così è stato: il Tribunale civile di Firenze ha riconosciuto l’effettiva falsificazione della firma del Presidente in calce a quel decreto, stabilendo la nullità della procedura emessa nei confronti del militare. Non ne ordina il reintegro direttamente, ma secondo diverse pronunce di Cassazione, una sentenza del genere dovrebbe determinarlo implicitamente. E in effetti, a 48 ore da una conferenza stampa a Montecitorio di Ciancarella assieme a due deputati, Claudio Fava (vice presidente della commissione Antimafia) e Davide Mattiello (Pd) che annunciavano un’interrogazione al ministro Roberta Pinotti sulla questione, l’avvocato Mauro Casella, legale di Ciancarella, ha ricevuto dal ministero della Difesa, una mail certificata con l’invito a mettersi in contatto: «Si comunica per opportuna conoscenza che gli atti pervenuti e afferenti alla pratica del suo assistito sono stati inoltrati per i successivi adempimenti di competenza, alla direzione generale per il personale militare, alla quale potrà rivolgersi per qualsiasi informazione/chiarimento si rendesse necessario».

Così sabato sera, le agenzie titolavano “Il ministro della Difesa reintegra Ciancarella”. Eppure, nessuna dichiarazione del ministro viene registrata. Gli stessi Mattiello e Fava convinti che Roberta Pinotti avesse dato mandato agli uffici di procedere al reintegro del capitano, annunciavano: «Apprendiamo la notizia dalla famiglia e siamo grati al ministro. Una decisione giusta e presa con tempismo». I due deputati ricordavano che avevano avanzato la richiesta del reintegro giovedì a Montecitorio, sulla base della sentenza che ha definitivamente accertato la falsificazione del decreto presidenziale. «Quella falsificazione – dicono i due esponenti della Commissione Antimafia – fu, nella sostanza, un depistaggio che offese tanto la vita di Ciancarella, quanto la stessa presidenza della Repubblica italiana».

Invece, ieri, Left ha avuto una risposta diversa: «La pratica è negli uffici competenti per una valutazione ma non ci sarà reintegro – ci è stato spiegato – la sentenza di Firenze dice solo che bisogna risarcire le spese legali», 5.800 euro più i bolli eccetera eccetera. Il motivo? Sembrerebbe, sempre stando all’ufficio stampa del ministero, l’età avanzata del militare, 65 anni. A chiarire i dettagli della vicenda potrebbe essere ora la risposta al question time annunciato da Fava e Mattiello.

La vicenda, raccontata nel numero 43 di Left, si configura come una sorta di caso Dreyfus italiano e, se l’ufficiale francese radiato nel 1894, aveva la colpa di essere ebreo, Ciancarella quella di essere “comunista”, così apparivano agli occhi dell’apparato politico-militare italiano, all’epoca della Guerra Fredda, gli ufficiali fedeli alla Costituzione. La guerra ai rossi giustificava ogni menzogna e ogni misfatto, com’è possibile ricavare dalla lettura degli atti della lunghissima Commissione Stragi, così si evince dalle parole del capo di Stato Maggiore del ’95, generale Arpino, che ammise le bugie ufficiali sul Mig libico rinvenuto sulla Sila nei giorni successivi alla strage di Ustica: dovete capirci, disse più o meno nell’audizione, ma per noi il 30% del Parlamento rappresentava il nemico. «Noi chi?», si domanda ancora Ciancarella che, proprio sul Mig raccolse la testimonianza di un maresciallo, Alberto Dettori, che poco dopo fu trovato morto. Era l’87. La versione ufficiale confezionò alla bell’e meglio una tesi sul suicidio, ma la famiglia e Mario Ciancarella non ci hanno mai creduto.

La clamorosa rivelazione sulla falsificazione della firma di Pertini potrebbe riaprire le indagini sulla morte di Dettori e dare nuovo impulso all’inchiesta sulla morte di Sandro Marcucci, tenente colonnello pilota, attivista come Ciancarella, ucciso in una strana esplosione sulle Apuane. È ancora più lunga la scia di morti collaterali di Ustica. La versione ufficiale parlò di una quanto mai improbabile imperizia dell’ufficiale con anni e anni di esperienza di volo.

A far riaprire il caso Marcucci è stata decisiva l’Associazione Antimafia Rita Atria, con un esposto alla Procura di Massa. L’Italia, come insegna spesso Manlio Milani, del comitato familiari delle vittime della Strage di Brescia, è da tempo il Paese dei comitati che cercano per decenni verità e giustizia. «Ma non si può sempre delegare alle associazioni», dice Nadia Furnari della Rita Atria che, tra l’altro, ha promosso l’appello per il reintegro di Ciancarella. Dall’arma azzurra, intanto, «un silenzio assoluto, una prolungata contumacia, che ha meravigliato anche i giudici di Firenze», spiega Mauro Casella, l’avvocato di Lucca che, dopo 17 anni di peregrinazioni dell’ex capitano s’è assunto l’onere di un processo difficilissimo. Potrebbe dire qualcosa in merito, certamente informato su fatti generale Tricomi, ora in pensione, che consegnò con anni di ritardo, nel 1992, l’atto amministrativo di radiazione con la firma taroccata.

Il 7 novembre è scaduto il termine concesso dal giudice per il reintegro di Ciancarella. Che cosa risponderà il ministro Pinotti in Aula? Sarà disponibile questo governo a «saldare quel debito nei confronti di Ciancarella? Ad assumersi le responsabilità politiche rispetto alle conseguenze di una manipolazione della verità che è anche una violenza alla Repubblica? «La verità non può essere prescritta», ha detto Claudio Fava ma la contumacia del servizio pubblico Rai e dei grandi giornali sul caso Ciancarella non è un bel segnale.
Goffredo D’Antona, avvocato di parte civile nel caso Marcucci, invita a rileggere le parole della sentenza sulla strage di Bologna dell’80: “Continuate a cercare, chiunque possa, e non vi stancate nella ricerca. Vi abbiamo offerto gli scenari di complicità politiche che emergono dalle nostre indagini. Ma su quella soglia noi dobbiamo arrestarci, anche perché mancano alla nostra azione criteri di legittimazione e strumenti di indagine che ci consentano di proseguire in quella direzione senza entrare in un inaccettabile conflitto di poteri tra funzioni costituzionali. Cercate dunque equilibri più avanzati di civiltà politica che consentano di abbattere i santuari dell’impunità politica e degli strumenti militari. Noi magistrati, nel frattempo, faremo tutto ciò che è nelle nostre capacità e nelle nostre funzioni, per colpire dove sia possibile e come sia possibile le manifestazioni tumorali”.

Da parte sua, Mario Ciancarella ha assicurato che l’indennizzo che riceverà «non servirà a ristrutturare un casa in campagna e farmi scappare con il malloppo: non cambierà la mia vita, perché continuerò a impegnarmi per avere giustizia anche per le altre morti oscure che hanno riguardato il mondo militare, alcune delle quali, come quelle di Alessandro Marcucci e Mario Dettori. Oppure quella del paracadutista Emanuele Scieri, avvenuta nel 1999 in una caserma di Pisa, per la quale fui contattato da suoi commilitoni che mi fecero rivelazioni importanti».

Come fa Renzi a essere sia il Trump nostrano che l’anti Trump europeo?

Matteo Renzi basta un sì
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante un incontro a sostegno del "Sì" al referendum sulla riforma costituzionale a Brescia, 14 novembre 2016. ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI-TIBERIO BARCHIELLI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Da Fabio Fazio Matteo Renzi ha detto: «Penso che Trump abbia interpretato il cambiamento in maniera più radicale di Clinton. C’è l’ansia di cambiare e io comprendo questo bisogno di cambiare ma mi chiedo chi in Europa e in Italia rappresenti davvero questo bisogno, chi sia davvero anti-establishment». È questa l’ultima versione della sua strategia elettorale, per l’ultimo sprint in vista del 4 dicembre. Il teorema è che in Italia il cambiamento sia quello impresso da palazzo Chigi e non dai vari Salvini e Beppe Grillo. Trump, in Italia, è insomma già al governo, ma non è razzista e non ha i capelli arancioni. Questo è ciò che lascia intendere l’analisi del voto che si fa trapelare dagli uffici di palazzo Chigi: «Anche in Italia come in America la sfida è su chi incarna il cambiamento, così come è toccato a Trump rispetto a Clinton».

Che l’anti-establishment sia in realtà l’establishment – chi cioè controlla il governo, il sotto governo, e lo fa con l’appoggio del più dell’industria italiana – è già una cosa curiosa. Quello che però non si capisce è come possa Renzi essere al tempo stesso il Trump nostrano e l’anti Trump europeo, come cioè le sue riforme (e alcune delle sue pose elettorali, tipo l’aver tolto le bandiere europee da ogni conferenza stampa) possano essere un argine a eventuali sorprese elettorali, all’avanzata di una forza populista che – per come a palazzo Chigi intendono il populismo (tema a cui noi di Left dedicheremo la prossima copertina) – ha da noi
il volto di Beppe Grillo o Salvini.

Perché quello che verrebbe da pensare è che proprio la vittoria del Sì spiani in realtà più la strada allo scenario tanto temuto. Non è infatti così campato in aria né pretestuoso, il timore più volte espresso da Pier Luigi Bersani. Che si dice incredulo di «come faccia Renzi a non vedere quel che sta succedendo in Europa e nel mondo». «Come fa a non sentire quel che ribolle sotto di noi?», si chiede l’ex segretario dem: «Si comporta da irresponsabile. E se vince il Sì e lui tira dritto, senza cambiare l’Italicum andiamo a finire contro un muro».

Bce: il protezionismo americano danneggerà il commercio dell’Eurozona

Il commercio mondiale non se la passa troppo bene. Lo ha ricordato ieri il vicepresidente della Banca centrale europea, Victor Constancio, durante una conferenza a Francoforte. Constancio ha detto che i Paesi le cui economie si reggono prevalentemente sull’export, per esempio la Germania, potrebbero subire il ritorno di politiche economiche protezioniste a livello globale.

Le parole di Constancio non sono certo casuali e suonano più come una previsione legata al risultato elettorale americano della settimana scorsa. Come è noto, Donald Trump ha proposto una politica economica protezionista durante la sua campagna elettorale. E se le borse sembrano aver metabolizzato con scioltezza il successo e le promesse dell’outsider repubblicano, Constancio avverte che una crescita dell’economia americana potrebbe affermarsi a danno degli altri partner commerciali.

Constancio ha poi riferito che si aspetta una risalita e “normalizzazione” del livello di inflazione nell’Eurozona: già dalla primavera del 2017 dovrebbe superare l’1 per cento. Allo stesso tempo, il vicepresidente ha anche fatto capire che l’inflazione così detta “core”, ovvero quella che si calcola al netto delle fluttuazioni dei prezzi alimentari e dell’energia, non sembra reagire alle politiche monetarie. Perché?

Secondo il vicepresidente, solo “un’evoluzione positiva dei salari può fare da traino e creare una dinamica inflazionistica positiva” (moderata quindi) per l’economia nel suo complesso. La politica monetaria insomma, non basta. Intanto, a dicembre, la Bce tornerà a valutare il proseguo del programma di “quantitative easing”.

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Speculazione, appalti truccati e strani favori alla squadra di calcio. Dentro il “sistema Latina”

Silvio Berlusconi con l'ex sindaco Di Giorgi durante la sua campagna elettorale nel 2011

È enorme la portata dell’inchiesta giudiziaria che ha travolto ieri il sistema politico-amministrativo e imprenditoriale che per anni, fino a giugno 2015, ha governato ininterrottamente il capoluogo pontino.
L’operazione, denominata “Olimpia”, ha visto finire agli arresti, tra gli altri, l’ex sindaco di Latina ed ex vicepresidente Anci Giovanni Di Giorgi (FdI), mentre per il deputato (sempre Fratelli d’Italia) e presidente del Latina Calcio, Pasquale Maietta, è stata chiesta l’autorizzazione a procedere alla Camera dei deputati.
Un totale di venti ordinanze di custodia cautelare e cinquanta indagati, con accuse che vanno dall’associazione per delinquere alla truffa ai danni dello Stato.

SISTEMA LATINA. Un’indagine enorme e complessa, nata dalla denuncia del quotidiano Latina Oggi e dall’interrogazione parlamentare del deputato ex 5 stelle Giuseppe Vacciano, che configura un vero e proprio “sistema Latina” e coinvolge tre filoni principali.
Il primo tocca in profondità i meccanismi di affidamento di 152 appalti pubblici che, secondo la procura, sarebbero stati frazionati artificiosamente dai dirigenti del Comune di Latina in modo da stare sotto la soglia prevista per la gara ad evidenza pubblica e poter procedere ad affidamento diretto in favore sempre delle stesse aziende e degli stessi imprenditori.

PALLONE GONFIATO. Il secondo filone dell’inchiesta coinvolge la società del Latina Calcio, da sempre centro di gravità elettorale della politica latinense e già in passato finita sotto i riflettori per vicende poco chiare. Secondo il procuratore Andrea De Gasperis, la società ha goduto di enormi vantaggi economici «grazie alla chiara collusione con la passata amministrazione comunale», che arrivava addirittura a concretizzarsi nello svolgimento di lavori di pertinenza del Latina Calcio direttamente con fondi pubblici. Una collusione talmente pesante che trova, all’interno delle oltre cinquecento pagine dell’ordinanza, alcuni passaggi emblematici, come l’utilizzo della scheda di funzionamento dei condizionatori d’aria dell’Ospedale di Latina per gli uffici interni dello Stadio Francioni, a scapito, ovviamente, della struttura sanitaria; oppure un allaccio abusivo alla rete idrica effettuato da tecnici del Comune in un impianto sportivo secondario.
Addirittura si arrivava a distrarre fondi pubblici, destinati alla ristrutturazione di un ex albergo in cui si sarebbero dovuti collocare uffici comunali per un risparmio di mezzo milione di euro per l’ente, utilizzandoli per l’ampliamento dello Stadio comunale che non competeva al Comune di Latina. Una situazione di totale assoggettamento dell’amministrazione nei confronti dei vertici della società sportiva che vedeva tecnici, politici e dirigenti nel timore di possibili ritorsioni e comunque del peso dei vertici della società.

SPECULAZIONE DISSENNATA. L’ultimo filone di questa indagine è forse il più pesante e riguarda uno degli aspetti amministrativi che, nell’ultimo ventennio, è stato maggiormente oggetto di violenza nella Provincia pontina: la gestione del settore urbanistico. Nel provvedimento del Gip, infatti, si parla di un decennio caratterizzato “da una dissennata speculazione edilizia con manovre che hanno consentito cementificazione abusive su aree centrali totalmente inedificabili e su terreni sottratti al patrimonio del Comune”. Meccanismi di spartizione del territorio tra costruttori amici degli esponenti politici, con l’approvazione di Piani particolareggiati totalmente illegittimi. Un’inchiesta enorme e complessa che, ancora una volta, mette in luce lo stato di degrado politico ed imprenditoriale che, come Left ha più volte denunciato, vive la seconda città più importante del Lazio.

Chi è Keith Ellison, il giovane rappresentante che Sanders vorrebbe alla testa dei democratici

Dopo una sconfitta pesante bisogna cambiare. Se c’è una certezza nel partito democratico sembra essere questa. E la sconfitta di Clinton (che è anche un po’ di Obama) lascia aperto il campo a un cambiamento vero.
Il nuovo capo del DNC, la macchina del partito democratico, dovrà essere una figura meno attenta a in trattenere rapporti di alto profilo e più community organizer. Su questo sono d’accordo quasi tutti. Ieri Keith Ellison, rappresentante eletto in Congresso in Minnesota, ha formalizzato la sua candidatura. E ricevuto sostegni pesanti.
Cinquantatrè anni, afroamericano convertito all’Islam e primo musulmano della storia eletto alla Camera, nato a Detroit, Ellison sembra essere quella faccia nuova e capace di trasmettere un forte contrasto tra l’immagine bianca e un po’ razzista di Trump e il partito democratico. Non solo, Ellison nasce come community organizer, ha esperienza sul campo, posizioni abbastanza di sinistra e il sostegno attivo di Bernie Sanders, che ha lanciato una petizione online per sostenerlo, del senatore di New York Schumer, che guiderà il partito in Senato. Non è finita, Elizabeth Warren ha detto che sarebbe un leader del DNC fantastico e l’ex leader del Senato, che non si è ricandidato ma resta figura centrale, Harry Reid, ha anche lui annunciato il proprio sostegno.
«I Democratici vincono quando usano il potere della gente comune e lottano per  risolvere i suoi problemi», ha scritto Ellison in un comunicato con cui rende ufficiale la sua corsa. «Non è sufficiente chiedere il sostegno degli elettori ogni due anni. Dobbiamo essere con loro ogni volta che perdono una busta paga, ogni aumento delle tasse scolastiche, e ogni volta che qualcuno è vittima di un hate crime, un crimine di matrice razzista. Quando gli elettori democratici sapranno per cosa ci battiamo, allora saremo in grado di cambiare le loro vite», si legge ancora.

U.S. Representative Keith Ellison, Democrat of Minnesota, speaks to housing rights activists at a rally in front of the U.S. Capitol to call on lawmakers to protect homeowners from foreclosures in Washington, DC, USA on 11 March 2008. Home foreclosures in the U.S. have soared to an all-time high. Many borrowers with subprime loans have seen their initially low interest rates adjusted much higher and are falling behind on payments as a result.  ANSA/MATTHEW CAVANAUGH/DIB

Se Hillary avesse vinto sarebbe toccato a lei nominare qualcuno alla testa del DNC, ma in questa situazione c’è invece una vera corsa alla carica. Ellison sembra davvero in testa a giudicare dalla quantità di sostegni ottenuti dopo l’annuncio. «Dobbiamo dedicare meno attenzione ai donatori più grandi e occuparci dei ragazzi del barbiere (un luogo di ritrovo delle comunità afroamericane), delle cameriere dei diner (un personaggio iconico della cultura americana), degli operai preoccupati del destino della loro fabbrica». Quelli, insomma che non sono andati a votare o che hanno scelto di votare repubblicano. O meglio, hanno scelto le promesse immaginifiche di Donald Trump.

Ellison ha caratteristiche che sono quelle necessarie a restituire al partito democratico un’immagine di vicinanza con quelli che gli hanno voltato le spalle: non è una figura legata a nessun potere forte, non è un alleato di Clinton – alle primarie era tra i pochi sostenitori importanti di Sanders – viene da una regione del Paese che è quella dove il partito di Obama ha subito le sconfitte più brucianti. Senza quelle, Clinton sarebbe alla Casa Bianca.

Contro Ellison si è già candidato Howard Dean, che ha ricoperto questo ruolo dopo la sconfitta di John Kerry contro Bush nel 2004 e portato a due vittorie il partito. È un esperto di numeri e anche schierato abbastanza a sinistra. Come anche l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley, già terzo candidato alle primarie con Clinton e Sanders. Dean sembra prò già aver capito che il vento non è dalal sua parte e rilascia dichiarazioni accomodanti.

Il DNC è finito nel mirino della sinistra del partito dopo che Debbie Wasserman Schulz, l’ex leader, si è dovuta dimettere quando si è scoperto che stava segretamente favorendo Clinton su Sanders. Per i democratici dare un segnale di rottura sarebbe fondamentale: se c’è una cosa che la sconfitta alle presidenziali dovrebbe aver insegnato, è che il partito viene percepito come distante da un pezzo importante di America che vive lontano dalle coste. Di quella parte del Paese si dovrà occupare il nuovo leader, che tanto la California, l’Oregon, New York e il Massachussetts non sono a rischio, i democratici li vincerebbero persino se ripresentassero Clinton.

Deportazioni, arresti e 3mila km di barriera con il Messico. La guerra di Trump contro i migranti

Le minacce di Donald Trump si ridimensionano, ma restano: sono 2 o forse 3 milioni gli immigrati con precedenti penali che intende espellere dal Paese e non tutti gli 11-12 milioni presenti sul territorio nazionale, come aveva promesso in campagna elettorale.

Poi, per evitare che rientrino dalla finestra quelli che sono stati buttati fuori dalla porta, verrà costruito un muro. Lungo 3mila chilometri e finanziato al 100% dal Messico, Sarà per una parte muro e per un’altra «recinzione», in accordo con quanto proposto dai repubblicani al Congresso: «Per alcune aree servirà uno steccato, per altre un muro. In queste cose sono bravo, si tratta di edilizia», gongola il puntiglioso Trump che di costruzioni se ne intende eccome.

 

Sono salvi gli altri 9 milioni circa di immigrati? Nemmeno per sogno: «Una volta rafforzata la frontiera con il Messico sarà presa una decisione sul destino dei migranti non criminali, ma illegali», ha avvertito. Intanto, «quello che faremo sarà buttare fuori dal Paese o incarcerare i criminali e chi ha precedenti criminali, membri di gang, trafficanti di droga».

Il muro al confine Usa - Messico
Il muro al confine Usa – Messico

La sua America, Donal Trump, l’ha raccontata alla Cbs nella sua prima intervista tv dopo le elezioni. E l’immigrazione non ha l’esclusiva sulle politiche aggressive che ha in mente, anche aborto e diritto alle armi sono nel mirino. «Credo che non mi conoscano. Non abbiate paura: riporteremo indietro il nostro Paese verso la grandezza perduta». Indietro, appunto. Ecco qualcosa su cui essere d’accordo con Trump.

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Sempre meglio: ora Renzi fa felice anche il Front National

matteo renzi
Un fermo immagine mostra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la diretta Facebook #Matteorisponde, 9 novembre 2016. ANSA/ FACEBOOK MATTEO RENZI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Lui si chiama Florian Philippot ed è il vicepresidente del Front National, partito di estrema destra francese tanto caro a Salvini e a tutti i piccoli salvinini razzisti che gironzolano in Europa. L’estrema destra francese ora scopre che l’Italia non è così lontana e quando si accorge che Matteo Renzi ha iniziato il suo percorso di trumpizzazione per racimolare voti a destra per il prossimo referendum del 4 dicembre togliendo la bandiera dell’Europa Philippot non riesce a trattenere un moto di gioia barzotta:

 

Sono i balzi di chi ha deliberatamente deciso di snaturare un partito pur di garantirsi l’autopreservazione al potere. Non conta più nulla, non contano le sensibilità politiche, non contano le compagnie, non contano i populismi e non contano nemmeno gli applausi del fronte opposto: questo referendum è un maiale, non si butta via niente. E allora viene normale pensare che alla fine Trump, qui da noi, sia arrivato da un bel può anche da noi, semplicemente diluito.

Buon martedì.