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Marco Cappato: «Human Technopole, serve un bando internazionale»

Marco Cappato durante la presentazione del simbolo delle liste dei Radicali e dei programmi elettorali per le amministrative di Roma e Milano, 1 aprile 2016 a Roma. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

«Il Comune di Milano e la Regione Lombardia devono dire la loro su Human Technopole». Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni e candidato sindaco di Milano per i Radicali, anticipa a Left il tema della conferenza stampa di oggi a Milano durante la quale sarà presentato un appello per lanciare un bando internazionale per l’Human Technopole. Ma l’esponente radicale chiama in ballo anche le istituzioni lombarde. La posta in gioco è altissima e se il progetto del polo della scienza nell’area ex Expo non venisse realizzato secondo le regole necessarie per un’operazione di quel genere, si rischia il fallimento, dice Cappato. Una iniziativa, quella dell’associazione Coscioni, che entra nel vivo di uno dei temi “caldi” non solo per il capoluogo lombardo ma per tutta la comunità scientifica italiana, visti gli allarmi lanciati a più riprese sia da Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita che da Giovanni Bignami astrofisico e membro dell’Accademia dei Lincei. Dove sono “la programmazione e la valutazione terza, competente e indipendente” aveva scritto la scienziata nello scegliere l’Iit (Istituto italiano di tecnologia) di Genova come centro propulsore di tutto l’Human Technopole?  Il fatto che finanziamenti pubblici vadano a una fondazione di diritto privato fa storcere il naso a molti. Ed è il metodo della scelta calata dall’alto da parte di un’autorità politica che non va giù a chi ritiene che la ricerca vada valutata secondo criteri rigorosi. È questa l’etica della scienza. I finanziamenti annunciati da Renzi il 24 febbraio non sono certamente briciole. All’Iit di Genova, che è una fondazione di diritto privato, ha ricordato spesso nelle ultime settimane Cattaneo, andranno un miliardo e mezzo in 10 anni, 150 milioni l’anno. Una cifra notevole paragonata a quello che ricevono i ricercatori pubblici. Dopo gli interventi della senatrice Cattaneo, ricorda Marco Cappato, come consigliere comunale di Milano ha rivolto un’interrogazione al sindaco Pisapia. «Un finanziamento top-down che crea una nuova corte dei miracoli (a prescindere che si chiami Iit) presso la quale c’è già chi si è messo a tavola» scriveva l’11 marzo nell’interrogazione a Pisapia. Il tesoriere dell’associazione Coscioni chiedeva così al sindaco «se il Comune di Milano intende prendere iniziative per condizionare la realizzazione del polo della ricerca sull’area Expo al rispetto di criteri meritocratici nell’utilizzo di fondi pubblici, e se sì quali». Pisapia aveva riposto che non intendeva entrare nel merito delle questioni addotte dalla senatrice Cattaneo e quanto all’area, il Comune che fa parte della società Arexpo, avrebbe messo tutto il suo impegno per realizzare l’Human Technopole.
Veniamo all’oggi. «Il progetto Human Technopole è una formidabile occasione per Milano, e non deve andare persa. Ma è anche un rischio per l’immagine della città, se l’operazione non fosse condotta nei modi che sono consoni e indicati dalle esperienze di progetti analoghi di successo nel resto delle economie occidentali basate sulla conoscenza». Comincia così l’appello per un bando internazionale che oggi alle 15 verrà presentato da Marco Cappato, da Filomena Gallo, segretario della Coscioni e da Marcello Crivellini professore del Politecnico di Milano.
«L’obiettivo è il coinvolgimento della comunità scientifica – precisa a Left Cappato -. Vogliamo indicare quali sono le condizioni per evitare che il progetto diventi un fallimento sul piano della produzione scientifica».
Il candidato sindaco radicale sottolinea che «dobbiamo uscire da un’ottica che è di emergenza rispetto al post Esxpo». Allora c’era molta fretta di trovare una soluzione per quelle aree abbandonate. «Benissimo decidere di farci un polo per la ricerca. Ma la fretta non deve diventare un motivo per privilegiare un criterio di cooptazione governativa per cui si individua un centro che è l’Iit di Genova e si fa tutto attraverso di loro». Tutta l’operazione, spiega Cappato, deve essere affidata a chi è meglio in grado di svolgere questo compito. E come si fa? Con un bando e una commissione internazionale, sia per il progetto complessivo che poi per i singoli progetti di ricerca. «Noi chiediamo un bando principale con una commissione internazionale che non sia ristretta all’Italia e l’unico modo per selezionale i soggetti beneficiari di fondi pubblici alla ricerca è coinvolgere gli scienziati. Non è che il responsabile politico sceglie a prescindere qual è il soggetto su cui fare affidamento, il quale a sua volta avrà un enorme potere nei confronti degli altri». Per questo motivo, si legge nell’appello «Invitiamo i protagonisti a ripensare le strategie per la realizzazione del progetto, organizzando delle conferenze ristrette, alle quali invitare scienziati, tecnologi ed economisti della ricerca italiani e internazionali, esperti nello studio delle sfide della biomedicina e della nutrizione, per identificare obiettivi strategici di davvero alto profilo». A queste conferenze ristrette dovrebbe poi seguire una a livello nazionale dalla quale dovrebbe uscire il bando internazionale.
La questione poi non riguarda solo il mondo della scienza, sottolinea Cappato.
«Il Comune di Milano e la Regione Lombardia sono i proprietari delle aree in questione. Il Comune deve decidere sul cambio di destinazione d’uso e sui progetti. Non è che uno può fare quello che vuole. È chiaro che il Comune e la Regione non hanno la competenza dal punto di vista scientifico ma noi vogliamo sapere cosa che cosa ne pensano sia Sala che Parisi. I soci di Expo non possono fare finta di niente rispondendo come ha fatto Pisapia rispondendo alla mia interrogazione dicendo che il comune non c’entra niente. Non è vero. Noi come Comune siamo parte della area Expo. E noi vogliamo indurre i responsabili delle istituzioni locali a prendere l’impegno di condizionare il loro assenso al progetto di Human Technopole alla soddisfazione delle condizioni proposte dagli scienziati».
Tra i primi firmatari dell’appello, oltre a Marco Cappato e Filomena Gallo, Gilberto Corbellini, Giulio Cossu, Marcello Crivellini e numerosi docenti e scienziati delle università italiane.

Qui si può leggere il bando, i nomi dei firmatari e sottoscriverlo.

Tra prescrizione e amministrative, Verdini è sempre più in maggioranza

C’era, non c’era. Ma certo che c’era. Il verdiniano Ciro Falanga era al vertice di maggioranza sulla prescrizione. Dopo che il capogruppo Luigi Zanda aveva negato (e il dem Felice Casson l’aveva smentito: «Era lì»), è lo stesso senatore di Ala a confermare: «Certo che sono andato al vertice», dice a Repubblica, «sono in commissione Giustizia del Senato, sono avvocato, sono il responsabile giustizia di Ala. Mi hanno invitato i colleghi del Pd per mettermi a parte del testo base sulla prescrizione. Che male c’è?». Nessuno, si figuri. Peccato che la linea ufficiale del Pd sia quella di negare ancora l’ingresso di Verdini in maggioranza. «Si è sollevato un polverone…», dice Falanga incredulo, che non capisce proprio perché la minoranza del Pd non ci voglia credere che quello tra verdiniani e Pd è solo «coordinamento parlamentare». Troppi indizi ci sono invece per Miguel Gotor: «Si è passati», dice il bersaniano, «da un ruolo ombra a uno sempre più manifesto. Si tratta di una strategia di avvicinamento, che ha avuto un passaggio molto furbo nella fiducia sulle unioni civili, quando Verdini ha bussato alla porta della maggioranza da sinistra».

E se il dato positivo è che il dibattito sulla prescrizione sembra almeno andare avanti – visto anche l’inedita apertura dei 5 stelle che si sono astenuti in commissione permettendo al testo base, che prevede due anni in più di prescrizione per i reati di corruzione, di cominciare l’iter – gli indizi del sempre più stretto legame tra Pd e Ala in effetti sono molti. Ormai anche fuori dalle aule parlamentari che hanno visto voti di fiducia, assenza strategiche, stampelle utili a disinnescare una volta la minoranza dem (come il sì sulla riforma costituzionale) un’altra Angelino Alfano (con il sì sulle unioni civili, come dice Gotor, «da sinistra»). C’è la difesa del verdiniano D’Anna sul caso del sindaco di Lodi (che ha fatto saltare Enrico Rossi). E ci sono le amministrative, soprattutto, con le loro alleanze della discordia.

Perché se a Roma, a Milano e a Torino l’aiuto di Verdini sarà informale, senza una lista neanche civica (anche se per Fassino ci sono i Moderati di Portas che candidato ex forzisti, ex leghisti e uomini di Cl), cominciano ad arrivare apparentamenti ufficiali. Cosenza, Grosseto, Napoli, che sta decidendo in queste ore, non senza problemi. A Cosenza il candidato del Pd è il consigliere regionale Carlo Guccione, tramontata l’ipotesi Lucio Presta. Guccione sarà leader di una coalizione composta dai democratici, dai socialisti, dall’Italia dei Valori, da una serie di liste locali e centriste e, appunto, dai verdiniani di Ala. Lì dovrebbero proprio avere il loro simbolo, con un Ala tricolore su fondo blu. A Grosseto la veste sarà invece civica, Passione per Grosseto è il nome, in sostegno del vincitore delle primarie dem Lorenzo Mascagni. Stesso travestimento dovrebbe esser indossato a Napoli, dove il sostegno di Verdini è prezioso per l’orfiniana Valeria Valente, che rischia di arrivare quarta.

La “questione morale” usa e getta

La paura fondamentalmente ci rende soli. E cattivi. Soli e cattivi come possono essere soli e cattivi tutti quelli che temono di non avere abbastanza energie per difendersi e allora cominciano a ridurre il recinto degli affetti: il potere dei prepotenti ama gli uomini isolati perché incapaci di organizzarsi. È una stagione confusa, con il freddo della superficialità, il ruvido della sicumera e questo misto di giovani rampanti e vecchi cacicchi che nessuno ci avrebbe scommesso di vederli andare così d’amore e così d’accordo.

La questione morale non è politica: la questione morale è sociale, culturale. Si riflette nell’arroganza con cui dirigenti per eredità perculano i giovani a cui dovrebbero insegnare: direttori, responsabili, parlamentari e capi che si tengono stretti alle poltrone, con le mani di rughe e fallimenti condonati, sperando di durare il più a lungo possibile. La questione morale è (anche) in una classe dirigente che s’atteggia a maestro di vita ma non ha nemmeno lo spessore di insegnare un mestiere.

All’intestino dell’indignazione basta un arresto al giorno per masticare fino a sera. La questione morale è (anche) usare i pesci piccoli come vibratori per attaccare quelli che stanno in alto: e così finisce che la sindaca di Quarto, il sindaco di Lodi o il direttore della piccola emittente televisiva bastano per raggiungere l’orgasmo e fa niente la disuguaglianza, la corruzione sistemica, i diritti negati, i bisogni inascoltati, la finanza senza etica. Qui da noi la politica è una partita tra coglioni che si sfidano cercando di fare meno autogol possibili. E si esulta come se fosse calcio champagne.

Il giorno in cui abbiamo cominciato tutti a credere commestibile il meno peggio noi abbiamo, senza esserne consapevoli, spostato la ringhiera dell’opportunità qualche metro più in là. E alla fine esercitiamo il nostro giudizio sempre più “pop” tutti insieme nel terrazzo abusivo. La questione morale è (anche) il nostro diventare tolleranti più di quanto dicono le regole perché così ci viene comodo poterci perdonare. Il giorno che abbiamo deciso che la legalità è l’imposizione del nostro giudizio, perché le leggi sono troppo noiose da imparare.

La questione morale è (anche) una politica che cerca ogni giorno lo “sprint”, vuole una questione morale usa e getta che possa permettere di arrivare entro sera. E poi domani ci pensiamo. Un Paese con l’antimafia che indaga la mafia dell’antimafia e intanto corregge con Verdini la Costituzione. Un Paese in cui il garantismo vale solo per i sodali; il giustizialismo è che sia fatta la propria giustizia.

La questione morale è (anche) ogni volta che ci lamentiamo di come vanno le cose e non ci mettiamo il naso, nelle nostre cose, convinti che il non occuparsi della cosa pubblica sia una liberazione fino al momento in cui gli altri intanto l’hanno resa cosa loro. E allora tutti ad indignarsi. Ancora. Ovvio.

La questione morale è (anche) un popolo che sullo stesso evento, nello stesso contesto, riesce ad esercitare una valutazione tira e molla: feroci se si tratta di noi e fatalisti finché è storia d’altri. La questione morale è (anche) un Paese profondamente egoista convinto di averne il diritto, per di più.

La questione morale è (anche) nel palcoscenico imbruttito della politica dove sembra che ci sia posto solo per i bulli. Più o meno volgari, più o meno arguti ma sempre tronfi. Il nostro presidente ideale è quello che, in caso di bisogno nostro, ci risponderebbe al telefono dopo il primo squillo. E intanto filosofiamo di etica. Però.

Buon giovedì.

Spagna, le ipotesi di Podemos per il dopo voto

Spain's Podemos Party leader Pablo Iglesias listens to a question during a news conference after his meeting with Spain's King Felipe, at the Spanish parliament in Madrid, Tuesday, April 26, 2016. King Felipe is wrapping up two days of talks with political party leaders in a last-ditch bid to snap a four-month deadlock in finding a candidate capable of forming a government, but another election looks more likely. (AP Photo/Francisco Seco)

Sconfiggere i popolari di Rajoy e dare vita a un esecutivo progressista, insieme ai comunisti di Izquierda unida e ai socialisti. Con Pedro Sanchez come vicepresidente. In una lunga intervista all’emittente televisiva Telecinco, il segretario generale di Podemos, Pablo Iglesias, ha illustrato le future mosse della formazione politica in caso di vittoria alle elezioni del prossimo 26 giugno. Le ultime sono quelle del dicembre 2015, che non hanno dato al Paese una maggioranza. «Abbiamo molte opportunità di vincere. Per questo dobbiamo dire ai cittadini che tipo di governo abbiamo in mente. Il nostro programma è in totale contrapposizione a Mariano Rajoy e alle sue politiche». E fin qui, niente di nuovo. Ma Iglesias ha poi specificato come il Psoe sia un alleato naturale in queste elezioni, nonostante il fallito tentativo di convincere i socialisti a formare una coalizione di governo sia ancora fumante: «Se vinceremo le elezioni gli tenderemo la mano, non per un appoggio esterno ma per dar vita a una maggioranza stabile di governo. E a quel punto il Psoe avrà tutta la legittimità di reclamare la vicepresidenza».

 

C’è poi la questione con Izquierda unida, la formazione della sinistra radicale guidata da Alberto Garzón. Entrambe le formazioni hanno avviato consultazioni interne per concorrere insieme alle prossime elezioni e avviare un programma di minimo accordo e candidature condivise. La base di Iu si è gia detta favorevole, mentre Podemos avvierà consultazioni in settimana. Iglesias è apertamente favorevole all’accordo e ha dipinto Garzón come «il futuro di questo Paese» in polemica con l’ex coordinatore Gaspar Llamzares, scettico sull’accordo, e definito dallo stesso Iglesias come «il passato». Secondo un recente sondaggio di Metroscopia un accordo elettorale tra IU e Podemos permetterebbe alla coalizione di sinistra di raggiungere il 22,3%, contro il 20,3% del Psoe. Diventando di fatto la prima forza progressista.

Il leader con il codino è poi tornato sulla questione dell’autonomia catalana e basca, sostenendo che Podemos «difende l’unità della Spagna riconoscendo che sia uno stato con più nazioni al suo interno. Pensiamo che una consulta, una riforma costituzionale e un referendum siano le formule più snsate per risolvere una situazione difficile».

Cosa sappiamo di Pino Maniaci

Chi è Pino Maniaci? Un giornalista dalla schiena dritta o un ricattatore di paese? Avrebbe fatto passare come intimidazione mafiosa l’uccisione dei suoi cani, che invece sapeva essere opera del marito dell’amante. Avrebbe estorto qualche centinaio di euro e un contratto di solidarietà per la sua compagna ai sindaci di Borgetto e Partitico, minacciando che se no li avrebbe presi di mira con la televisione. Avrebbe ottenuto una telefonata di solidarietà persino da Matteo Renzi per poi vantarsene: “anche quello stronzo mi ha chiamato” e millantare credito. Infine, saputo dell’indagine ai suoi danni, avrebbe falsamente accusato la procura di volersi vendicare per le sue inchieste sulla pessima gestione dei beni confiscati alla mafia, in cui era implicata un magistrato. Un comportamento, diciamo, non lineare. Tuttavia Antonio Ingroia, un tempo pubblico ministero a Palermo ora avvocato, sostiene che il linguaggio rude di Maniaci “possa essere stato male interpretato” e confida che il direttore di TeleJato possa “provare la sua innocenza”.
Noi siamo garantisti, attenderemo. Tuttavia ha ragione Rosy Bindi: dalle intercettazioni emerge comunque “un quadro desolante”. Un quadro che peraltro si poteva intuire: una televisione senza soldi in un piccolo paese, si rimediano pochi euro di pubblicità, si rompono le scatole di qualche potente e poi le chiacchiere da bar, le amanti e i mariti che minacciano di “romperti le corna”. Non se ne esce. Sempre a Borsetto sei, o a Partitico, lotte operaie o di braccianti non se ne vedono più, si vive di denaro pubblico e, come si può, di agricoltura, si respira mafia a pieni polmoni. Ecco la scorciatoia: quasi tutti vogliono nascondere qualcosa e davanti alla telecamera “tutti sono in fibrillazione”, dice Pino.. Io -forse pensa questo- sono qui ma non sono qui, vivo la mafia ma ho il distintivo dell’antimafia.Ho amici a Roma, autorità, giornalisti, autori televisivi che mi invitano e mi usano per contrapporre il folklore a fin di bene -la mia faccia, il linguaggio “rude” che uso- al folklore cattivo, che usa linguaggio rude della mafia. Così si sente potente, forse onnipotente nella realtà del paese. Di Maniaci non mi sono mai fidato troppo, non tanto di lui ma del mondo che gli vedevo in faccia. L’ho frequentato poco e confesso di aver guardato certi entusiasmi per lui di giornalisti e docenti universitari con quel tipico, insopportabile, distacco ironico a cui talvolta noi siciliani non sappiamo resistere.
Posso aver avuto torto e allora manderà un mazzo di fiori al Maniaci, per scusarmi. E anche se avessi avuto ragione -chiariamo- non sarebbe comunque una condanna, che ha bisogno di riscontri e fatti, non di sensazioni.
Tutto qui. Voglio tuttavia approfittare dell’occasione per consigliare a taluni amici incauti di studiare un po’ di più le terre di mafia e di moderare il loro entusiasmo nei confronti dei tanti che oggi si presentano con il distintivo dell’antimafia. Vedete se scendo sotto casa a Palermo,mi guardo intorno e scorgo il mafioso del quartiere: è lì, lo sanno tutti. Lui mi saluta -sono un uomo pubblico, non ho diritto alla privacy- poi dice a un amico torinese “non si preoccupi, qui al Capo, nessuno le ruberà la macchina fotografica”. Nessuno lo farà, in effetti, perché i commercianti per strada non vogliono che un ladruncolo gli rovini il mercato, perché non vogliono lo scippo e la denuncia (e la polizia tra i piedi) quelli che muovono un traffico discreto di motorini che – si dice- sposterebbero partite di droga e di soldi. Un giorno il mafioso vuol parlare di politica. E come se ne intendono di politica i mafiosi della mia città. Non ho prove, non fatti contro di lui, gli rispondo con cortesia, senza confidenza, tengo le distanze. Alla fine saluta. Sono un nemico, ma mi so comportare.
Che c’entra questo con la vulgata nazionale, con lo Stato che sarebbe in lotta diuturna contro l’Anti Stato, con i martiri e i giornalisti dalla schiena dritta, minacciati da un nemico che spunta dal nulla -novella setta dei Beati Paoli- e colpisce nell’oscurità? No, la mafia colpisce d’estate, come dice Pif e in pieno giorno. Non si nasconde, ti avverte prima. Chi si considera il reggente del territorio vuole che tu sappia quello che lui farà a casa sua. L’essenziale è che non ci siano prove. E a Partitico o a Borgetto? Se scoppia la pace di mafia -e pare che questo fosse il caso- con c’è più trippa per TeleJato. E magari la trippa una se la cerca, provando a condire il piatto come se ce ne fosse. La mafia ti ignora ma alla mafiosità non c’è riparo: “Che cerca questo, che vuole che vede mafia dove non c’è, a chi vuole rompere i cablassi”. Arrivano le soffiate, le maldicenze, gli sgarbi, a cui magari ti viene voglia di rispondere con un altro sgarbo. Per fargli vedere chi sei.
In questa storia non c’entra neppure “la mafia dell’antimafia” e le sue colpe che vedo evocate in tanti articoli. Quella, purtroppo, è una cosa seria: imprenditori e politici che fanno carriera all’ombra dell’ipocrita divisione della Sicilia in presunti buoni, noti e applauditi, e presunti cattivi, sempre killere brutti e sporchi o mandanti sempre misteriosi. Lì sì, con questa mafia dell’antimafia, che ci vorrebbe una bella inchiesta. Comunque non alla portata di Pino Maniaci, che se l’avesse tentata -temo- sarebbe stato soffiato lontano come un fuscello dal forte vento dello scirocco.

Sadiq Khan, il giovane laburista pakistano alla conquista di Londra

© Licensed to London News Pictures. 13/11/2014 Shadow Secretary of State for Justice, Sadiq Khan MP in Rochester TODAY (13.11.2014) with Labour’s Parliamentary candidate Naushabah Khan to visit Kent Iman Ali Centre, Cossack Street, Rochester,Kent. (Byline:Grant Falvey/LNP)

«Credo che una grande città globale come Londra necessiti grandi leader e funzionari e che sia nell’interesse della capitale e del Regno Unito restare nella Unione Europea. Goldsmith creerebbe un problema in tal senso».
Il Parlamentare Laburista Dan Jarvis, 43enne ex Maggiore dell’ esercito britannico e figura di spicco del Partito, motiva con tali parole il suo sostegno alla campagna elettorale di Ivana Bartoletti alla London Assembly e Sadiq Khan al Comune di Londra durante un volantinaggio porta a porta a Wanstead, nella zona 4 di Londra Nord-Est, vicino a Leytonstone, ove nacque Alfred Hitchcock.

Sadiq Khan, 46enne membro del Parlamento per Tooting, Londra Sud, figlio di un autista di bus e di una sarta del Pakistan, musulmano, ex solicitor e tra i sostenitori della prima ora di Jeremy Corbyn nelle primarie del 2015, ha vinto le primarie del Labour per il Sindaco di Londra lo scorso anno.
Il suo principale sfidante, il 41enne Zac Goldsmith, politico, giornalista, figlio dell’ uomo d’ affari Sir James Goldsmith , Parlamentare per Richmond Park, Londra Sud-Ovest si candida alla successione di Boris Johnson, di cui sostiene la fronda pro-Brexit tra i Conservatori e dal quale è a sua volta supportato. Per la London Assembly, organo volto a controllare l’ operato del sindaco, composto da rappresentanti di vari partiti sul territorio, si trova in prima linea la 36enne Ivana Bartoletti, la quale lavora per l’ NHS Trust, oltre ad essere Chair della sezione femminile della Fabian Society.

La campagna di Bartoletti per il Comune londinese di Havering & Redbridge e quella di Khan trovano qui una sfida significativa, in considerazione del forte conservatorismo nell’area e di un radicato sentimento anti-Ue, manifestatosi col voto del Concilio di Romford a favore dell’ abbandono della Unione Europea.
Su tale fronte, Jarvis rincara : «Si tratta di una campagna appassionata e spero che un Sindaco Laburista possa rappresentare un forte elemento nella campagna per l’ Unione. Il fronte dell’ abbandono non riesce a fornire certezze sull’ assetto economico e commerciale post-Brexit».

Sulla stessa linea si esprime anche il collega parlamentare Laburista di Jarvis, il 31enne Wes Streeting, ex Segretario della NUS (Sindacato Studentesco Nazionale): «I giovani finirebbero per pagare il costo di lasciare l’ Ue per un tempo molto lungo». Il ruolo dei giovani nel Partito Laburista guidato da Corbyn risulta centrale, in quanto l’ 80% circa degli iscritti al partito ha ora meno di 35 o 30 anni. Per questo motivo si guarda molto a loro sia in vista delle elezioni del 5 Maggio che del referendum del 23 Giugno.

Ellie, organizzatrice per la campagna di Bartoletti ripone le sue speranze in Khan, capace a suo avviso di capire anche il mondo degli affari, vedendo invece nell’ Euroscetticismo di Goldsmith una mancanza di visione politica.
Ellie e il suo ragazzo lavorano entrambi, ma non possono pensare di poter convivere al momento a causa dei folli affitti e del mercato immobiliare fuori controllo; questa storia si ripete per innumerevoli giovani londinesi. Streeting osserva: «I giovani sono tagliati fuori dalla città in termini di lavori e opportunità. Sadiq Khan capisce questo, avendo dovuto lavorare duramente per raggiungere la sua posizione».

La crisi abitativa domina il dibattito e Bartoletti, che vive ad Hackney, Comune di Londra che include le vibranti e creative Shoreditch, Dalston e Stoke Newington, con il marito James e la figlia neonata Miranda ha una visione chiara di quanto la gentrificazione e un mercato lasciato alla totale speculazione stiano rendendo Londra inacessibile per giovani, famiglie, artisti, creativi e non solo.

«Sadiq ha l’idea di lavorare con i costruttori, in modo da realizzare case che i Londinesi si possano effettivamente permettere…Sadiq ha una storia unica, origini ordinarie e prova come il duro lavoro e la istruzione ripaghino. I cittadini della Unione che non possono votare nel referendum del 23 Giugno possono votare per lui, un sindaco che combatterà per mantenere Londra nella Ue. Sadiq sarà un sindaco per tutti i Londinesi ed ha mostrato la capacità di ispirare».

A Romford, zona 6, Nord-Est di Londra, Bartoletti e James attendono la fine della preghiera del Venerdì per fare volantinaggio elettorale all’ uscita dei fedeli. Un responsabile del Centro Islamico rimarca il fatto che in questa area, ricca di problematiche sociali la comunità musulmana non abbia visto fino ad ora una grande presenza dei Laburisti.

La candidata, vedendo la partecipazione dei fedeli e il loro interesse alla campagna di Khan fa riferimento alla serie di politiche del governo di David Cameron, dalle leggi antiterrorismo alle pratiche anti-radicalizzazione che hanno creato un clima di caccia alle streghe verso la comunità musulmana.

Tale clima ha trovato spazio anche nella campagna di Goldsmith contro Khan, spingendo il giornalista conservatore Peter Oborne a scrivere per Middle East Eye un articolo dal titolo: “ Come Zac Goldsmith ha importato le politiche di Donald Trump in Gran Bretagna” e la candidata Verde Siân Berry a condannare vigorosamente ai microfoni di Itv News gli attacchi discriminatori. Questi fattori indicano con chiarezza come e quanto nemmeno la multiculturale Gran Bretagna sia immune alla Islamofobia.

A Rainham , zona 6, Londra Est Sam Gould, 24enne candidato Laburista per Romford nel 2015 si mostra ottimista sul 5 Maggio, indicando in Khan uno straordinario candidato, incarnazione di quello che Londra potrebbe e dovrebbe essere e in Bartoletti una ‘forza della natura’ e fonte di ispirazione.

Una vittoria per Khan e Bartoletti a Londra rappresenterebbe un capitale politico importante in vista del 23 giugno e i sondaggi vedono il parlamentare per Tooting in vantaggio su Goldsmith. Di certo, a “il ragazzo delle case popolari” come viene rappresentato Khan sui manifesti elettorali e a Ivana Bartoletti, in vista del 5 Maggio stanno guardando con speranza in modo particolare giovani ed europeisti, con l’ auspicio di mantenere vive e forti le due identità della capitale: quella globale e quella europea.

Il genio di Leonardo da Vinci al cinema

Arriva in sala il 4 maggio il film Leonardo da Vinci, il genio a Milano, diretto da Luca Lucini e Nico Malaspina e distribuito da Nexo Digital. Il docufilm racconta il ventennale soggiorno cittadino dell’artista, trasformando in set cinematografici i numerosi scenari leonardeschi di Milano: il Castello Sforzesco, il Museo della scienza e della tecnologia, la Basilica di Santa Maria delle Grazie, i Navigli, la vigna di Leonardo fino al celebre Cenacolo. Nel film uno studioso di Leonardo come Piero C. Marani fa entrare lo spettattore nel laboratorio creativo del genio del Rinascimento, mostrando e leggendo in profondità opere come La Belle Ferronnière, la Dama con l’ermellino, la Vergine delle Rocce, il Ritratto di musico, il San Giovanni Battista, l’Ultima cena. Facendo così rivivere la straordinaria mostra allestita lo scorso anno in Palazzo Reale a Milano, la più ampia da molti anni su Leonardo.
Il percorso comincia con il critico e curatore che ci invita a interrogarci su chi sia quella misteriosa donna che campeggia nel quadro intitolato La belle Ferroniere. Una dama dallo sguardo vivo, che non si fissa sullo spettatore, ma guarda oltre? Volgendosi d’un tratto, come fosse comparso qualcuno che attrae la sua attenzione o per un accadimento improvviso. Potrebbe essere l’amante di Ludovico il Moro, Cecilia Gallerani prima del matrimonio con Beatrice d’Este o piuttosto Isabella d’Aragona, donna bellissima e fiera che – si narra – seppe reagire anche all’esilio. Nel  film  Marani e la storica dell’arte  Maria Teresa Fiorio ipotizzano che si trattasse di Lucrezia Crivelli, la preferita  che Ludovico il Moro teneva a corte nonostante fosse un uomo sposato.

Nei secoli si sono inseguite molte ipotesi che, però, sono sempre rimaste tali. Ciò su cui gli studiosi invece concordano è che questo magnetico ritratto del Louvre  al centro del film e della mostra milanese Leonardo da Vinci 1452-1519, rappresenta un’autentica rivoluzione nella storia della pittura. Non solo per le valenze plastiche e volumetriche della figura,  nella mostra di Palazzo Reale sottolineate dall’accostamento alla Dama col mazzolino scolpita dal Verrocchio. Ma per il movimento segreto che anima il dipinto e per il genio leonardiano nel rappresentare i moti della mente e l’invisibile dinamica degli affetti. Come traspare già, nelle prime sale, dalla Madonna Dreyfuss (1469) della National Gallery di Washington, per il modo in cui una giovane Maria, tutt’altro che piatta icona sacra, gioca con il figlio.

Leonardo_da_Vinci_(attrib)-_la_Belle_Ferroniere

Ma la mente corre anche all’Ultima cena, affrescata in Santa Maria , ricordando l’ondata di reazioni emotive che suscita nei discepoli la frase di un umanissimo Gesù, senza aureola. Una straordinaria serie di disegni e di schizzi autografi, provenienti dai maggiori musei del mondo e in particolare dalla Royal Collection inglese, raccontano lungo il percorso la ricerca continua di Leonardo sull’espressività dei volti e dei gesti, il suo attento studio del corpo in movimento.

Un interesse verso la natura e l’essere umano nel suo complesso basato sull’intuizione e sulla «sperienza» più che sui libri canonici rifiutando la ripetizione acritica imposta dalla Chiesa e da conventicole intellettuali. Con ciò questa vasta e rigorosa esposizione, frutto di cinque anni di studio sotto la guida di Pietro C. Marani e Maria Teresa Fiorio – e che ora resta documentata in questo film (prodotto da Rai Com, Skira e Codice Atlantico con la partecipazione di Maremosso) non alimenta il mito ottocentesco di un inarrivabile Leonardo nato dal vuoto più assoluto.

Grazie al contributo di esperti come il direttore del Museo della scienza di Firenze, Paolo Galluzzi, e di altri studiosi di rango internazionale nelle 12 sale della mostra, collegate da nessi e rimandi tematici, i due curatori hanno ricostruito filologicamente le fonti leonardiane: non solo quelle artistiche e liberamente reinterpretate (la scultura antica, Paolo Uccello, il Verrocchio, il Pollaiolo, la pittura fiamminga ecc.).

Ma anche quelle scientifiche, legate alle scoperte del proprio tempo da cui trasse spunto per le proprie originali invenzioni. Permettendo così al visitatore di comprendere meglio la vera identità di Leonardo e il suo poliedrico talento di pittore, architetto, ingegnere. Seguendo l’evoluzione del suo pensiero, attraverso gli scritti e nel disegno inteso come libera espressione, come strumento di conoscenza e poi di progettazione di macchine, edifici, scenografie teatrali, automi, ali per volare e strumenti musicali per la vita di corte. A cui prendeva parte suonando la lira e proponendo raffinati e arditi giochi letterari.

Ricchi di citazioni dai testi antichi, benché si definisse «omo sanza lettere». Sfoggiando figure letterarie come l’uccello che batté la coda sulla labbra di lui bambino. L’artista la presentò come una delle sue prime memorie d’infanzia. E Freud la interpretò in chiave omosessuale «scambiando quello che era con tutta probabilità un prestito letterario per un sogno a sfondo sessuale», come rivela lo storico dell’arte Edoardo Villata, autore del saggio Il sogno di Leonardo, pubblicato nel ricco catalogo edito da Skira (che ha prodotto la mostra con 4,5 milioni di euro).

L’unità della conoscenza e l’osmosi continua fra i diversi campi del sapere, che Leonardo collegava con sorprendenti nessi analogici, costituiscono il vero filo rosso che percorre gli oltre seimila testi autografi giunti fino a noi, insieme a un esiguo numero di dipinti e una grande messe di disegni, a penna, stilo e gesso. Un vero e proprio tesoro che permette di cogliere il processo inventivo leonardiano, di vedere all’opera la sua immaginazione creativa nell’esecuzione di rapidi schizzi, realizzati liberamente, lasciandosi prendere la mano, senza filtri razionali.

Fin dalla giovanile Veduta del Valdarno del 5 agosto del 1473, proveniente dagli Uffizi, in cui tratteggiava l’incessante trasformazione degli elementi naturali, anticipando lo sfumato, per arrivare poi, a fine mostra, alle tempestose visioni degli ultimi anni, in cui il tratto non è più rettilineo ma fatto da avvolgenti e vorticose linee curve. Le misure auree dell’uomo vitruviano a poco a poco, lasciano il posto al dinamismo e alla fresca immediatezza dei modernissimi schizzi per la Madonna con il gatto, per arrivare a realizzazioni come il vibrante profilo di cavallo bianco che appare in un guizzo di luce, in pochi suggestivi accenni, da un fondo di carta azzurra.

Nel film ( che in alcune parti ricorre ad attori come Cristiana Capotondi, Alessandro Haber, Gabriella Pession) viene ricostruito anche il dialogo ideale fra Leonardo, Giovanni Bellini e Antonello da Messina attraverso un confronto fra il Ritratto di musico (1485) dell’Ambrosiana ( un ritratto, che Leonardo chiamava ” di naturale”, perché senza pose), il Poeta laureato (1432) del pittore veneziano e il Ritratto di uomo (1465-70), il celebre  ritratto di Antonello conservato a Cefalù che, su sfondo nero, ritrae il sorriso malizioso e dallo sguardo indagatore forse di un marinaio. Un tris di opere in cui giunge a compimento quella trasformazione radicale della ritrattistica quattrocentesca raccontata da Enrico Castelnuovo nel saggio Ritratto e società in Italia (ripubblicato ora da Einaudi): «Nel XV secolo l’immagine dipinta o scolpita assunse un ruolo di celebrazione del potere e di una civiltà come in poche altre epoche», scriveva il grande storico dell’arte scomparso un anno fa. Un aspetto anche propagandistico che toccò il vertice nella Firenze medicea. Proprio in quella koinè in cui si formò Leonardo. Che diversamente da tanti artisti a lui coevi, abbandonò il valore celebrativo, solenne ed eroico, del ritratto (generalmente di profilo esemplato sulla monetazione antica) per rappresentare soggetti “anonimi”, straordinariamente vitali, innervati di movimento, in ritratti che ancora ci parlano. Con un’originalità che gli epigoni e gli allievi, come l’indomito Salaì, a cui forse si deve anche la seconda Gioconda qui mostrata, non riuscirono a emulare. @simonamaggiorel

Da Cristophe Chassol a Carmen Consoli con Brigitte, la Francia va in scena

La Francia a partire dal 7 maggio fino al 15 novembre incanterà il Belpaese con oltre 80 spettacoli, 3 grandi appuntamenti con l’arte contemporanea, 10 incontri fra conservatori italiani e francesi. La stagione prevede anche una serie di eventi speciali: in occasione del 60°anniversario del gemellaggio Roma-Parigi, la Capitale ospiterà il 21 giugno, nella suggestiva cornice di piazza Farnese sede dell’ambasciata francese, un concerto completamente gratuito, sul palco si alterneranno il duo d’oltralpe Brigitte e la cantantessa Carmen Consoli. Gli appuntamenti continuano anche a Mantova Capitale della Cultura 2016, e con i protagonisti dell’architettura del padiglione francese alla Biennale di Venezia. In totale il programma prevede 150 date, quasi tutte prime in Italia, che toccheranno ben 30 città italiane per 6 mesi.
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«Musica, teatro, danza, architettura, arte contemporanea, fotografia, performance e street art fino ad arrivare addirittura al circo. Abbiamo voluto puntare sulla diversità. E sul pubblico dei più giovani sia presentando delle compagnie di teatro per ragazzi o per l’infanzia che dando molto spazio agli artisti, emergenti e non, della musica elettronica» hanno spiegato Eric Tallon, Consigliere dell’Ambasciata di Francia in Italia e Direttore dell’Institutes français Italia, e Anouk Aspisi, Addetta culturale dell’Institutes français Italia e Segreteria generale della Fondazione Nuovi Mecenati, durante la conferenza stampa di presentazione della seconda edizione de “La Francia in scena”, la stagione artistica dell’Institut français Italia, realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno dell’Institut français e del Ministère de la Culture et de la Communication, della Fondazione Nuovi Mecenati, della Sacem Copie Privée, della Commissione Europea (Creative Europe) e del Ministero dell’Istruzione italiano dell’Università e della Ricerca – Afam (MIUR – Afam).

mirabilia festival

Si parte il 7 maggio dal festival Fabbrica Europa di Firenze con il primo tour italiano di Cristophe Chassol, pianista e compositore considerato la nuova stella della musica francese. Un affascinante viaggio video-musicale in 7 tappe che termina a novembre al Romaeuropa Festival e scandisce il ritmo di tutta la stagione artistica. Gli eventi sono per la maggior parte realizzati in collaborazione con realtà culturali e festival importanti per il mondo artistico italiano: dal Festival AngelicA di Bologna a Milano Musica, passando per il Torino Danza o il Napoli Teatro Festival oltre che ai più alternativi come lo Spring Attitude, dove suonerà il duo elettronico Air, l’Outdoor, il Robot Festival e il Gender Bender.

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“La Francia in scena”, costruita dunque grazie al dialogo serrato con le più importanti istituzioni culturali italiane e con le principali reti artistiche della penisola, non è solo un modo per sottolineare la collaborazione fra i due Paesi, ma anche l’occasione per sottolineare quanto sia prezioso investire in cultura. I numeri del settore dello spettacolo dal vivo sono in costante crescita e le ricadute economiche in termini di economia e occupazione sono incoraggianti. In Francia gli investimenti in cultura producono un valore aggiunto di 11 miliardi di euro e che rappresenta da solo lo 0,36% dell’economia complessiva. E lo spettacolo dal vivo è ormai il secondo settore culturale per ricavati e importanza, preceduto solo dall’audiovisivo e seguito dalla stampa.

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Calendario “La Francia in scena”

MAGGIO

7 maggio – Christophe Chassol – Festival Fabbrica Europa/Festival au désert – Stazione Leopolda, Firenze MUSICA
7 maggio – Carine Masutti – AngelicA Festival – Teatro San Leonardo, Bologna MUSICA
12 maggio/6 novembre –  Camille Henrot – “Monday”- Fondazione Memmo, Roma ARTE
13/14 maggio – Le Trio Joubran – Festival Fabbrica Europa/Festival au désert – Stazione Leopolda, Firenze MUSICA
15 maggio –  Vieux Farka Tourè – Festival Fabbrica Europa/Festival au désert – Stazione Leopolda, Firenze MUSICA
18 maggio –  Julien Alour – Cotton Club, Roma MUSICA
18 maggio – Joëlle Léandre & Giorgio Occhipinti – AngelicA Festival – Teatro San Leonardo, Bologna MUSICA
19 maggio – Acid Arab – Festival Spring Attitude – MAXXI, Roma MUSICA
20 maggio – Marc Monnet & Ensemble – AngelicA Festival – Teatro San Leonardo, Bologna MUSICA
20 maggio – Rone – Festival Spring Attitude – ex Caserma Guido Reni, Roma MUSICA
21 maggio – AIR – Festival Spring Attitude – Spazio novecento, Roma MUSICA
24 maggio – Ensemble Hodos & Philip Corner – AngelicA Festival – Teatro San Leonardo, Bologna MUSICA

GIUGNO

1-5 giugno – Festival Artisti in Piazza ( Les Rétro Cyclettes, Capharnaûm Forain, Kalash et Moumoute, Le chant des pavillons) – Pennabilli (RN) NUOVO CIRCO
10 giugno/12 settembre – Tournée del Cirque Bidon (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna) – 2/6 settembre – Festival Tutti Matti per Colorno (PR) NUOVO CIRCO
16 giugno – Olivier Cadiot – “Un mage en été” – Festival delle Colline Torinesi, Teatro Gobetti, Torino TEATRO
16 giugno/17 luglio – Olivier Roller – “Figure di potere” – Palazzo Altemps, Roma ARTE
21 giugno – Brigitte/Carmen Consoli – Festa della Musica, Piazza Farnese, Roma MUSICA
21 giugno – Samy Thiébault – Institut français, Milano MUSICA
22 giugno – Les Poules Á Colin – Alkantara Festival, Castello Ursino Catania MUSICA
23 giugno – Les Poules Á Colin – Institut français, Palermo MUSICA
23 giugno – Samy Thiébault – Bari in Jazz, Bari MUSICA
23 giugno –  Fwad Darwich & The Dialects – Cotton Club, Roma MUSICA
23/25 giugno – Joel Pommerat – “Pinocchio” – Napoli TEATRO
24/27 giugno – Residenza di creazione franco-italiana per il jazz: Théo Ceccaldi & Carmelo Coglitore – 27 giugno concerto – Casa del Jazz, Roma  
30 giugno – Samy Thiébault – Institut français, Palermo MUSICA

LUGLIO  

1 luglio –  Clara Simonoviez  – Cotton Club, Roma MUSICA
1/10 luglio – Mirabilia Festival: Focus France (Cirque Bidon, Les Rois Vagabonds, Compagnia Circons Flex , Collectif Porte 27-Marionka, Cridacompagny, Kerol Sublimitati Corporation, école Le Lido ,Circo Zoé) – Fossano (CN) NUOVO CIRCO
4 luglio – Christophe Chassol – Bari in Jazz, Acquaviva/Bari MUSICA 
5 luglio – Christophe Chassol –  Teatro Romano, Lecce MUSICA
8/10 luglio – Bouchra Ouizguen  – “Corbeaux” – Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza, Santarcangelo di Romagna DANZA
10/11 luglio – Philippe Quesne – “La nuit des taupes” -Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza, Santarcangelo di Romagna TEATRO
13 luglio – Christophe Chassol  – Veneto Jazz Festival Palazzo Grassi, Venezia MUSICA
17 luglio – Groupe F – “A fleur de peau” – Teatro a Corte – Venaria Reale, Giardini della Reggia, Torino NUOVO CIRCO
23/24 luglio – Mohamed El Khatib – “Finir en beauté” – Festival Drodesera, Dro (TN) TEATRO
23/24 luglio – Philippe Quesne – “La Melancolie des Dragons” – Festival Drodesera, Dro (TN) TEATRO
24 luglio – Fabrice Guillot  – “Voluminosité” – Comprensorio turistico dell’Alpe di Siusi, nell’Ambito di Bolzano Danza, DANZA
25 luglio – Emmanuel Gat  – “Sacre” e “Gold” – nell’ambito di Bolzano Danza, Teatro Comunale di Bolzano DANZA
26 luglio – Rachid Ouramdane – “Tordre”- nell’ambito di Bolzano Danza, Teatro Comunale di Bolzano DANZA
29 luglio – Heddy Maalem  – “Toujours sur cette mer sauvage”- nell’ambito di Bolzano Danza, Teatro Comunale di Bolzano DANZA
30 luglio – Emilio Calcagno  – “Catania, Catania”- nell’ambito di Bolzano Danza, Teatro Comunale di Bolzano DANZA

SETTEMBRE

10/11 settembre – Mathurin Bolze  – “Fenêtres”- nell’ambito di Torino Danza, Fonderie Moncalieri  Torino DANZA
15/18 settembre – Mathurin Bolze  – “Barons perchés”- nell’ambito di Torino Danza, Fonderie Moncalieri  Torino DANZA
16 settembre – Christophe Chassol  – Elita Linecheck Festival – Teatro Franco Parenti, Milano MUSICA
23 settembre/10 ottobre – Le camion à histoire  (Napoli, Potenza,  Corletto, Taranto, Bari, Foligno,  Bologna, Mantova) GIOVANE PUBBLICO
24 settembre – Défilé di Torino Danza –  nell’ambito di Torino Danza, Centro storico Torino DANZA
30 settembre/1 ottobre – Olivier Dubois  – “Auguri” – nell’ambito di Torino Danza, Torino DANZA
data da definire (settembre) – 1024 Architecture – “Recession” Live Cinema Festival, Roma MUSICA

OTTOBRE

1/31 ottobre – Honet – OUTDOOR festival, Roma ARTE
data da definire (settembre) – 1024 Architecture – “Recession” Robot Festival, Bologna MUSICA
7 ottobre  – Lou Tavano – Cotton Club, Roma MUSICA
8 ottobre  – Matthieu Tercieux  – “Vous etes ici…ailleurs”, Kyber Teatro, Performance Multimediale nell’ambito del Festival LMDP, Sassari MUSICA
12-16 ottobre – Pierre Rigal – “Mobile”- Romaeuropa festival – Teatro Vascello, Roma DANZA
15 ottobre – Denis Plassard – ” A.H.C. – Albertine, Hector&Charles” – Torino Danza, Lavanderia a Vapore di Collegno , (TO) DANZA
16 ottobre – Christophe Chassol – Teatro Massimo di Palermo MUSICA
19/ 23 ottobre – Adrien M / Claire B – “Cinématique”- Romaeuropa festival,Teatro Vascello, Roma GIOVANE PUBBLICO/DANZA
19/ 23 ottobre – Stéréoptik – “Dark Circus”- Romaeuropa festival, Macro Testaccio La Pelanda, Roma GIOVANE PUBBLICO/DANZA
20 ottobre – Elsa Decaudin – “D’après J.-C. + Extensions” – Accademia di Francia Villa Medici Roma DANZA
26 ottobre – Claudia Triozzi – “Un CCN en terre et en paille” – Performance – Raum Bologna TEATRO
28 ottobre  – Noé Reinhardt – Cotton Club, Roma MUSICA
28/29 ottobre – Angelin Prejlocaj – “Annonciation”- nell’ambito di Torino Danza, Fonderie Moncalieri  Torino DANZA
28/29 ottobre – Liz Santoro / Pierre Godard – “Relative Collider”- Romaeuropa festival,Teatro Vascello, Roma DANZA
28/31 ottobre  – Festival Segni d’Infanzia  –  Mantova GIOVANE PUBBLICO
29/30 ottobre – Phia Ménard – “L’après-midi d’un foehn, version 1” – Gender Bender festival Bologna GIOVANE PUBBLICO

NOVEMBRE

3/5 novembre  – Compagnia sens Dessus Dessous, – “Linéa” – Teatro Libero, Palermo NUOVO CIRCO
4 novembre – Christophe Chassol – Romaeuropa festival Monk club, Roma MUSICA
9/10 novembre  – Noé Soulier – “Removing” – Romaeuropa festival, Teatro Vascello, Roma DANZA
10 novembre  – Alex Cecchetti – “Tamam shud in schizolingua” – Performance – Raum, Bologna TEATRO
12/13 novembre – Gérard Grisey – “Le noir de l’Étoile” – Pirelli Hangar Bicocca, Milano MUSICA
15 novembre – Hugues Dufourt- “Burning Bright” – Milano Musica Teatro Elfo Puccino, Milano MUSICA

Da Aprile a Dicembre – Rendez-vous danse française (Dominique Dupuy, Brigitte Hyon, Christine Gérard, Christian Bourigault)  – Spazi urbani, Spoleto DANZA

Libertà di stampa, un anno pessimo. Anche per l’Italia

«Sono un giornalista che non è legato a niente e a nessuno se non alla propria professione» scrive dalla prigione il foto giornalista egiziano Mahmoud Abu Zeid, in arte “Shawkan”. Mahmoud è colpevole di aver scattato alcune foto durante lo sgombero violento da parte delle forze di polizia di un sit-in dei Fratelli musulmani. È in carcere da oltre tre anni, è stato ferocemente torturato e sta ora attendendo il verdetto che potrebbe portarlo anche alla pena di morte. È uno dei 20 giornalisti che sta scontando una pena in Egitto a causa del proprio lavoro.

Nella giornata mondiale della libertà di stampa – che si celebra oggi, 3 maggio – c’è poco da festeggiare. Per l’occasione Amnesty International ha deciso di puntare i riflettori su nove storie di giornalisti perseguitati, minacciati, imprigionati o addirittura uccisi nel mondo. C’è il caso dei tre giornalisti camerunensi (Baba Wame, Rodrigue Tongue e Félix Ebolé Bola) che rischiano una condanna per il rifiuto di rivelare le fonti nell’ambito di un inchiesta che stavano conducendo sui rapporti tra le forze di sicurezza del Camerun e gruppi armati della Repubblica Centrafricana. C’é Khadija Ismayilova, azerbaigiana, autrice di un dossier sulla corruzione della famiglia del Presidente Ilham Alyev, che sta scontando una condanna di sette anni e mezzo di carcere (è stata arrestata nel 2014) con l’accusa di corruzione e evasione fiscale. C’è poi la storia ancor più tragica della messicana Anabel Flores Salazar, cronista giudiziaria rapita dalla sua abitazione, nello stato del Veracruz, e uccisa nel febbraio del 2016. é stata trovata dalle forze di polizia legata e seminuda.

Dall’ultimo rapporto dell’associazione Reporter senza frontiere (Rsf) emerge un quadro inquietante, secondo il quale la libertà di stampa è un diritto «in costante e preoccupante declino», e nel mondo in cui viviamo «la sopravvivenza di un’informazione indipendente sta diventando sempre più precaria a causa delle ideologie, soprattutto religiose, a essa ostili». Sempre secondo il rapporto sono 110 i giornalisti uccisi nel mondo nel 2015 (contro i 66 del 2014): tra i Paesi più pericolosi ci sono Iraq (11 morti), Siria (10 morti) e Yemen (10 morti).

La maglia nera della repressione e controllo dell’informazione spetta a Cina, Siria, Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea, che occupano le ultime cinque posizioni della lista. Male anche l’Italia, che dal 73mo posto scende al 77mo, attestandosi fra gli ultimi paesi europei (seguita solo da Cipro, Grecia e Bulgaria). Sempre secondo Rsf nel nostro paese «tra i 30 e i 50 giornalisti» sono sotto scorta per intimidazioni e minacce ed il «livello di violenza contro i giornalisti è allarmante». Male anche la Francia che perde ben sei posizioni (da 38 a 44) e la Germania che ne perde una (da 16 a 17). Note positive il fatto che i primi quattro paesi siano europei (Finlandia, Olanda, Norvegia, Danimarca) e che la situazione sia leggermente migliorata per l’Africa, che nel complesso ottiene un risultato migliore delle americhe.

Di Martino e Cammarata omaggiano Chavela Vargas. Ecco chi è stata la rude voce della tenerezza

«La rude voce della tenerezza», la chiama il regista spagnolo Pedro Almodovar. Pressoché sconosciuta in Italia, ma assai nota nel mondo, Chavela Vargas – al secolo Isabel Vargas Lizano – è una chanteuse messicana, seppur originaria del Costa Rica. Una leggenda della musica ranchera messicana, genere intriso di canzoni romantiche che raccontano storie di donne, storie romantiche e di cuori infranti. «Ha preso quel genere e l’ha reso suo, elevandolo ad un livello mai visto grazie alla combinazione tra la chitarra e la sua capacità interpretativa», ha detto di lei l’attivista Carlos Gutierrez.

Ha poco più di 14 anni, Chavela, quando si trasferisce in Messico e comincia a cantare per strada. È solo il 1933 e deve aspettare gli anni 50 per diventare una professionista della musica, l’inizio dei 60 per incidere le prime registrazioni. Se ne va in giro vestita da uomo, fuma il sigaro, porta con sé una pistola. Sul palco, si presenta con indosso i tipici costumi messicani e l’immancabile poncho rosso. In poco tempo Chavela entra nell’olimpo dell’epoca, con al suo fianco Frida Kahlo, Diego Rivera e Luis Echeverría, presidente del Messico dal 1970 al 1976.

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Chavela Vargas con Frida Kahlo

Anno 1979, l’alcolismo la costringe al ritiro dalle scene, per rientrarvi nel 1990 quando ha già compiuto 81 anni e i tempi le sembrano maturi per dichiarare pubblicamente la sua omosessualità. La porta d’ingresso, questa volta, è il cinema di Werner Herzog, per cui partecipa a Grido di pietra. Ancora nel cinema, poi, e ancora negli anni 90, Pedro Almodóvar sceglie alcune delle sue canzoni per le colonne sonore dei suoi film. Infine, Chavela prende parte anche a Frida di Julie Taymor, dedicato all’amica e amante Frida Kahlo, dove interpreta “La llorona” e nella colonna sonora partecipa a “Paloma negra”. L’attrice protagonista e produttrice, Salma Hayek, in merito ha dichiarato: «Chavela non è una cantante messicana, Chavela è il Messico».

La sua ultima apparizione è del 2009, con la partecipazione nell’album Splendor in the Grass, dei Pink Martini, interpretando “Piensa en mí”.
“Un Mondo Raro”, è il nuovo progetto musicale di Di Martino e Cammarata dedicato a Chavela Vargas, la chanteuse messicana, quasi sconosciuta in Italia, che è stata una delle voci più importanti dell’America Latina.
Da una passione comune dei due artisti per la Vargas e da un viaggio in Messico sulle sue orme, sono nati un romanzo biografico e un disco con le canzoni più conosciute della sciamana tradotte in italiano e registrate a Città del Messico insieme ai chitarristi di Chavela.

Dalla passione comune per la Vargas e un viaggio in Messico sulle sue orme, sono nati un romanzo biografico e un disco con le canzoni tradotte in italiano e registrate a Città del Messico insieme ai chitarristi di Chavela.