Home Blog Pagina 1199

È che ci sono le persone, sotto gli appalti e i canguri

In Senato per il voto sulle unioni civili hanno deciso di darsi una notte di tempo. Sono tra i pochi che credono ancora che la notte porti consiglio, beati loro. Intanto di giorno, pieno giorno, a Milano hanno arrestato il consigliere regionale Fabio Rizzi, uomo vicinissimo al Presidente Roberto Maroni e “padre” della riforma sanitaria che avrebbe dovuto portare la Lombardia fuori dalle acque torbide del formigonismo.

In Senato hanno deciso di darsi tempo perché nella politica parlamentare conta moltissimo “come fai”, “come ti opponi” e “come ti ostini”. Il voto è una cosa secondaria a cui i giornali e gli show televisivi fanno poco caso: i casi veri sono il “canguro”, i millemilioni di emendamenti, un congiuntivo sbagliato, la “colpa è di quello” oppure le giovanardate di Giovanardi, le forminchiate di Formigoni o i deliri twittaroli di Gasparri. Che ridere. In Lombardia invece il “Ministro dell’Interno più antimafioso della storia d’Italia” (cit.) ha dimostrato di stanare i latitanti per poi farsi fottere dagli amici. Nella migliore delle ipotesi. E così ha spazzato via gli azzurri di Formigoni e sta ripercorrendo gli stessi reati in salsa verde. L’accusa? Tangenti su appalti medici. Al solito.

Ieri intanto qualcuno ha seguito la diretta della discussione in Senato sperando di non dover più chiedere “per favore faccia un’eccezione” portando il pigiama in una stanza d’ospedale alla persona che ama. Qualcun altro ha rimesso in frigorifero la bottiglia che aveva in fresca per dire “io c’ero quando ci hanno permesso di declinare l’amore in tutti gli amori del mondo”. Fa niente. In Lombardia, sicuro, avranno detto a due fratelli con mezza giornata di permesso che se la loro mamma è vecchia al massimo ci si può dare un’esenzione, un mezzo accompagnamento ogni tanto. Perché non ci sono soldi mica anche per i vecchi. Prima i malati. Gravi. Poi i malati, meno gravi. Poi le cure. Poi le visite. Poi le lastre. La vecchiaia invece è un costo, gli avranno detto.

Ieri sera una coppia davanti al televisore si sarà data la mano pensando che forse “è meglio aspettare un giorno, se serve perché la legge possa passare meglio domani”. E non avranno avuto il coraggio di dirsi quanta paura che salti tutto. Ancora. Ieri sera una coppia davanti al televisore avrà pensato che in Lombardia comunque nonostante gli arresti ancora una volta la sanità almeno è vivibile. “Al sud ci entri malato e ci esci morto dagli ospedali”, si diranno. E non avranno il coraggio di dirsi dove cazzo sia finita sperperata tutta la fatica che ci hanno messo in una vita.

Perché dietro le mosse, gli arresti, le votazioni, gli appalti, le gare, i timbri dei funzionari, i canguri, gli emendamenti, le scuse di Maroni, le accuse di Salvini, le aziende che corrompono i politici che si fanno corrompere, gli sperperi, i rallentamenti, ci sono le persone, sotto.

Ci sono le persone, sotto a questa schiuma che sembra bava. È che ormai sembrano pesci sotto il lago ghiacciato.

«Odiamo l’oppressione». Un documentario sulle Black Panthers che parla a Black Lives Matter

Children walk by Panther Power graffiti.

Quest’anno Kendrick Lamar, il rapper che ha vinto gli Emmy Awards per il miglior album rap dell’anno, si è esibito sul palco vestito da carcerato, il corpo di ballo in manette. Sono mesi questi in cui la comunità afroamericana sta prepotentemente riprendendo la parola in maniera forte, intelligente e radicale. E con grande maestria nell’uso della comunicazione. Se non per certa estetica – e pratica – delle armi, a tratti sembra di rivedere le Pantere nere, il partito per la autodifesa nato a Oakland, California, il 15 ottobre 1966, come reazione alla violenza della polizia. Il parallelo con Black Lives Matter, sebbene in un altro contesto politico e sociale, è immediato. «Quando vedo le ragazze che hanno lanciato Black Lives Matter vedo la stessa passione che avevamo noi…Quando parlano della polizia e del razzismo sistematico della nostra società, loro ispirano me tanto quanto loro sono ispirate da me, sentono di essere sedute sulle mie spalle» dice Ericka Huggins nell’intervista che vedete in fondo all’articolo. Huggins è stata una delle protagoniste della breve storia del Black Panther Party e aggiunge: «La prima cosa che direi a un attivista di 16 anni direi prendi cura di te stessa, del tuo corpo e della tue testa. E delle tue emozioni. E sii pronto a servire le persone a prescindere da razza, colore, sesso o orientamento sessuale». In un’altra intervista Huggins parla del protagonismo delle donne in BLM: «Lo slogan Black Lives Matter è nuovo. Ma non c’è nulla di nuovo su ciò che chiediamo. C’è un lavoro che tutti noi dobbiamo fare, ed a causa dei social media c’è più consapevolezza in giro. Questo è l’impatto di BLM. Trovo particolarmente bello che le persone più importanti del movimento siano donne, donne-LGBT».

black panthers dogwoof documentary #1 Women drilling with Panther flags. Photo courtesy of Pirkle Jones and Ruth-Marion Baruch.

L’intervista che vedete in fondo a questo articolo è tratta da Black Panthers – Vanguard of a revolution, documentario di Stanley Nelson passato al Sundance festival del 2015, che passerà stanotte sulla rete televisiva pubblica americana PBS.

Si tratta del primo documentario che cerca di esplorare il suo significato della vicenda delle Pantere nere per la cultura americana e il risveglio culturale e politico dei neri, nonché la dolorosa lezione appresa nel momento in cui il movimento ha deragliato. Il documentarista Stanley Nelson va direttamente alla fonte, incrociando filmati d’archivio e voci di protagonisti: polizia, informatori dell’Fbi, giornalisti, sostenitori bianchi e detrattori, e infine Black Panthers rimaste fedeli agli ideali dell’epoca e persone più critiche con il loro passato. Le immagini ci portano nella storia della violenta repressione che ha colpito le Pantere, ma anche nello sforzo comunitario che queste fecero con i servizi all’infanzia e le cliniche mediche. E poi nella trasformazione dell’estetica nera, da imitatrice di quella bianca a una identità nera rivendicata. Una vicenda simile a quella descritta nelle prime pagine dell’autobiografia di Malcolm X, che racconta di come da ragazzo si torturasse la testa per avere i capelli lisci.

black panthers dogwoof document#2 Charles Bursey hands plate of food to a child seated at Free Breakfast Program. Photo courtesy of Pirkle Jones and Ruth-Marion Baruch.PJ_v1

E poi c’è la rottura dei ruoli tradizionali: tante donne tra i leader, anche con le pistole in mano (il partito nasce per l’autodifesa in tempi diversi da oggi). Il documentario è di grande qualità, ma il fatto che lo passi la Tv pubblica Usa, pure detestata dai repubblicani per essere un covo di sinistrorsi, è un segnale tra mille altri di come il tema del ruolo dei neri nella società americana sia tornato prepotentemente centrale. La pacatezza di Black Lives Matter renderà più complicato usare i metodi usati all’epoca. Come dicono alla fine del trailer Huggins e Jamal Joseph: «La passione che avevamo allora è di nuovo tra noi. La storia deve ancora essere scritta» e «Non c’è data di scadenza per i sogni e non c’è il giorno giusto per attivarsi».

black panthers dogwoof documentary #9 Eldridge Cleaver, Berkeley. Photo courtesy of Jeffrey Blankfortblack panthers dogwoof documentary #8 Kathleen Cleaver, Oakland, 1968. Photo courtesy of Jeffrey BlankfortPanthers line up at a Free Huey rally in Defermery Park, in west Oakland’s ghetto. Light skinned man is Gregory Harrison. His brother, Oleander, went to Sacramento with Bobby & Huey. July 28, 1968
black panthers dogwoof Black Panthers from Sacramento, Free Huey Rally, Bobby Hutton Memorial Park in Oakland, CA, 1969. Photo courtesy of Pirkle Jones and Ruth-Marion Baruch

 

Il tasso di omicidi è così alto in Messico che sta diminuendo l’aspettativa di vita

In Messico la guerra scatenata dai signori della droga non smette di mietere vittime tra forze di polizia che cercando di combattere i cartelli, tra i giornalisti che denunciano funzionari di governo corrotti complici dei narcos e tra i comuni cittadini. L’escalation di violenza e il numero di morti è talmente alto da abbassare drasticamente l’aspettativa di vita nazionale. Secondo la rivista medica Health Affairs infatti tra il 2005 e il 2010 il dato, fra gli uomini messicani di età compresa fra i 15 e i 50 anni, è sceso dello 0,6 per cento segnando una tendenza negativa rispetto alle statistiche degli anni precedenti.
«Nella maggior parte dei paesi , gli omicidi si verificano comunemente , in particolare tra i giovani», ha spiegato al New York Times Hiram Beltrán – Sánchez , professore presso l’Università della California a Los Angeles, e autore principale dello studio, «Quello che è insolito in Messico è che gli omicidi abbiano un impatto così enorme a livello nazionale».
Se infatti tra il 1940 e il 2000 il Messico aveva registrato una costante crescita dell’aspettativa di vita media della popolazione, nei primi anni duemila questa crescita si è bruscamente fermata e oggi si sta addirittura evolvendo in controtendenza.
Il dato negativo, come si può immaginare, è per la maggior parte relativo agli uomini, che, a differenza della popolazione femminile, hanno più possibilità di essere coinvolti in conflitti a fuoco legati alla Guerra per la droga. Se quindi l’aspettativa di vita media fra le donne messicane è diminuita solo di qualche mese, per gli uomini la riduzione è ben più drastica: si va dai 3 ai 5 anni in meno. Emblematico in questo senso è quanto avviene nel Chihuahua, il più violento fra gli Stati del Messico del Nord, dove il numero di omicidi arriva a contare circa 20 morti ogni 1000 abitanti maschi sotto i 75 anni.
A questi dati vanno poi aggiunti anche quelli che registrano le persone disperse o scomparse, non conteggiate dal report di Health Affairs fra gli omicidi, ma comunque abbastanza frequenti e numerosi da rendere il Messico uno dei Paesi più pericolosi del mondo e il più pericoloso al mondo per i giornalisti secondo l’organizzazione internazionale Reporters Sans Frontieres.
Ma il calo complessivo della speranza di vita non è dovuto solo ai narcos, in gran parte infatti è causato anche da una maggiore repressione del governo federale sulla guerra alla droga, che ha avuto inizio nel 2006, sotto la presidenza di Felipe Calderon.
Secondo le organizzazioni per i diritti umani, infatti le politiche di controllo adottate per prevenire il traffico di droga, la corruzione e la violenza hanno aggravato ulteriormente la situazione dei diritti umani in Messico. Questo perché, dato che la responsabilità della prevenzione e delle attività di controllo è stata assegnata quasi totalmente ai militari, non di rado polizia e esercito commettono gravi violazioni dei diritti umani nel tentativo di combattere i cartelli.

Frode scientifica sugli Ogm. Parla la scienziata e senatrice Elena Cattaneo

«Le novità possono mettere a repentaglio le Repubbliche e gli Stati, e allora chi ha il potere, che è ignorante, diventa giudice e piega gli intelligenti». Galileo Galilei annotò questa frase nella sua copia personale del Dialogo a riprova di quanto fosse consapevole delle difficoltà che avrebbe affrontato aderendo alla nuova cultura scientifica rinascimentale. Una cultura pubblica, democratica, nata all’esterno delle università e fondata sull’idea del confronto, della «disputa attorno a qualsiasi cosa», che affascinò inesorabilmente lo scienziato pisano. E che aprì il campo alla diffusione del metodo secondo cui chi sostiene una teoria viene invitato a esporre alla comunità le ragioni per cui pensa che ciò che sta affermando è vero. La «disputa attorno a qualsiasi cosa» è ancora oggi il motore della ricerca.

Questa impostazione consente allo scienziato di correggere eventuali errori. Ma è anche uno strumento efficace di tutela della scienza e di chi usufruisce delle sue scoperte, cioè l’umanità, da tentativi di frode. Basti pensare al recente “caso Stamina” denunciato immediatamente dalla comunità scientifica internazionale sulla base dell’analisi dei pochi dati resi pubblici dagli ideatori della presunta cura a base di cellule staminali. A condurre quella battaglia in Parlamento e coinvolgendo i colleghi ricercatori è stata Elena Cattaneo, docente di biotecnologia farmacologica alla Università Statale di Milano e senatrice a vita. Proprio mentre alcuni mesi fa la storia di Stamina Foundation si concludeva con il patteggiamento dei suoi protagonisti – accusati di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa, somministrazione di farmaci guasti ed esercizio abusivo della professione medica” – Elena Cattaneo iniziava a porre la sua attenzione su una vicenda ancora oggi controversa che ruota intorno al dibattito parlamentare sulla sperimentazione di colture geneticamente modificate in campo aperto. Segnalando un professore di veterinaria dell’Università Federico II, Federico Infascelli, per la presunta manipolazione di un lavoro sulla pericolosità dei mangimi. «Del caso di integrità della ricerca che tocca la Federico II, sono, mio malgrado, partecipe» racconta Cattaneo. «Tutto è nato lo scorso luglio, quando il professore è stato chiamato in audizione in Senato per illustrare i suoi studi relativi all’alimentazione animale e agli Ogm. Le pubblicazioni da lui citate non mi avevano convinto, tanto da formulare, sia in audizione che dopo, una serie di domande strettamente scientifiche cui non ho mai avuto risposta». I dieci quesiti della senatrice a vita sono reperibili sul sito di Scienza in rete, e dopo la sua segnalazione il rettore, Gaetano Manfredi, ha nominato una commissione d’inchiesta che in questi giorni è giunta alle conclusioni. Confermando i dubbi della Cattaneo. E cioè che le violazioni riscontrate nello studio difficilmente sono stati frutto di errori. Anzi, secondo indiscrezioni del giurì pubblicate su Nature e Repubblica, le manipolazioni dei dati sarebbero state commesse con un fine preciso: dimostrare la pericolosità degli Ogm.

«Ho analizzato quelle pubblicazioni studiandole dallo schermo di un computer – spiega Cattaneo -. Lo facciamo spesso ma non mi convinceva nemmeno la modalità di presentazione delle figure né alcune fotografie. Capita spesso di stampare gli articoli di letteratura per meglio studiarli, apprezzarli, sottolinearli. Il caso ha voluto che in agosto avessimo traslocato il laboratorio in un nuovo edificio e che nella stampante ci fosse solo carta grigia riciclata. La stampa dei manoscritti su carta grigia ha fatto risaltare vistose anomalie nelle immagini. Alcune porzioni erano state coperte, una banda sembrava cancellata, le stesse fotografie o frammenti di esse erano duplicate in altre foto in articoli diversi, a distanza di anni, e la descrizione del contenuto di quelle porzioni modificata. Il campione di rene era diventato latte, il controllo era diventato trattato o viceversa. È così che ho casualmente scoperto numerose criticità, poi confermate da un’analisi informatica di un esperto di immagini. Come da “procedura” a settembre 2015 ho quindi prima scritto agli autori e al loro capo dipartimento (senza esito), poi alle riviste scientifiche e a novembre al Rettore di Napoli, il quale mi ha subito assicurato che avrebbe avviato una indagine interna di verifica».

In laboratorio l’errore è sempre in agguato ma la frode è un’altra cosa, osserva Cattaneo: «La scienza è prima di tutto responsabilità. Modificare figure o mentire deliberatamente sui fatti in studio significa trasgredire il principio di base della scienza, oltre a indebolire il suo rapporto di fiducia con il cittadino e intaccare la reputazione dell’intera comunità scientifica. Senza trascurare il fatto che la possibilità di condurre delle ricerche è sempre vincolata alla disponibilità di fondi, spesso pubblici, da utilizzare obbligatoriamente con coscienza e correttezza. Il danno di un dato “manipolato” va ancora oltre se si pensa al ruolo che i risultati di una ricerca possono assumere nel determinare scelte di politica sanitaria o economica fatte nell’interesse del Paese». Per tutte queste ragioni, secondo la senatrice a vita, la questione dell’integrità nella scienza richiede una particolare attenzione da parte del mondo accademico. «Servono regole condivise in grado di proteggerla, valorizzarla e apprezzarla, tali da garantire anche la fiducia che è insita in questo lavoro. La Federico II si è dotata di un rigoroso regolamento a tutela dell’integrità scientifica nella ricerca. A mio parere, andrebbe adottato da ogni ateneo».

 

Basta rifiuti inutili: la rivoluzione ecologista di Amburgo

Rivoluzione ecologica ad Amburgo, ricca città portuale da un milione e 800mila abitanti governata da una coalizione socialdemocratica-verde. Basta piatti e posate di plastica, basta birra e acqua in bottiglie di plastica. Basta rifiuti inutili, insomma.

L’amministrazione comunale ha deciso che vuole diventare il battistrada del rinnovamento su questo fronte e della fine di gennaio si è dotata di un piano strategico da 150 pagine dal titolo «Guida agli appalti rinnovabili». Il testo contiene regole generali e regole per l’assegnazione di bandi pubblici e, ad oggi, non ha eguali nel Paese che pure è spesso all’avanguardia in materia di ecologia (la scelta strategica di impegnarsi sul terreno delle energie rinnovabili avvenne prima che se ne cominciasse a parlare altrove).

Tra le regole contenute nella guida c’è il bando alle bottiglie di plastica – anche quelle certificate o iper leggere come se ne trovano oggi – la fine delle cialdine per le macchine da caffè e l’uso di detergenti per pulire gli edifici pubblici privi di cloro o di deodoranti per ambiente inutilmente inquinanti. La città comprerà acqua minerale e la immetterà in depositi posti negli uffici dai quali attingere con il proprio bicchiere.

La scelta di Amburgo è importante perché segue quella di Berlino. Le due città oltre a essere grandi spendono molti soldi e sono quindi in grado fare scuola e far crescere imprese che producono materiali e servizi a basso impatto ambientale.

Il manuale per gli appalti ecologici traccia linee guida in materia di acquisti, illuminazione, attrezzature e persino sulle uniformi del personale pubblico. Ci sono poi incentivi ai dipendenti dello Stato a non usare l’auto in città: abbonamenti ai mezzi pubblici e biciclette. La guida invita a verificare l’impatto ambientale delle acquisizioni “per tutto il ciclo vitale di un prodotto”.

Per evitare troppa inutile burocrazia, queste regole si applicheranno solo – fatto salvo il bando di alcuni prodotti – sugli appalti e acquisti sopra i mille euro. Si calcola che il risparmio energetico e in minor gestione dei rifiuti compenserà i costi aggiuntivi affrontati nell’immediato.

Mamma sono morto in ospedale. Per una bomba. Pensa te.

Sette persone sono state uccise e otto sono ritenute morte in un raid su una clinica di Medici senza Frontiere (Msf) a Maarrat al Numan, nella provincia siriana di Idlib. E' questo il bilancio finora fornito dalla stessa organizzazione, secondo la quale la struttura Ë stata colpita da quattro missili a distanza di qualche minuto uno dall'altro. Secondo Msf, i morti accertati sono cinque pazienti, un membro del personale e una guardia. Gli otto che si ritengono morti sono tutti membri del personale medico e paramedico. Ci sono ancora diversi pazienti dispersi, anche se non se ne conosce il numero preciso, Beirut, 15 Febbraio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ MEDICI SENZA FRONTIERE +++ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING+++

Ma esattamente che paese è quello dove muori ricoverato in ospedale per una bomba che ti si infila in testa venendo giù dal tetto? Come si chiama quel posto dove per fermare il terrore si sbrindellano i malati mentre sono infilzati alle cannule o impigliati nelle flebo? Che morti sono? Ammazzati per danno collaterale? Morti giusti? Morti sbagliati?

Non è vero che c’è una guerra in Siria. No. C’è una guerra «sulla» Siria e sopra ci giocano in molti: alleanze incrociate tra Paesi che sono a forma dei propri interessi, tutti convintamente dalla parte giusta, uno contro l’altro. Io ogni tanto, mi succede, non so se capita anche a voi, ma mi mancano le parole. Non so come raccontarle, le cose; da che parte prenderle, non ne capisco il dritto e il rovescio. Esattamente come si dovrebbe scrivere un editoriale che racconta di presidi medici in mano a organizzazioni umanitarie che non possono fare altro che infilarsi nelle pieghe bestiali di un paese che è diventato lo stomaco peloso del mondo o come si potrebbe raccontare di ospedali e scuole sbriciolati?

C’è qualcosa, credo, dentro quella melma che cola sulla Siria, qualche strano ingrediente che impedisce a questa storia di diventare interessante: qualcosa come una posizione troppo ostica, una lingua con troppi spigoli o delle fattezze troppo diverse dalle nostre. Fatto sta che mentre si inorridisce per poco qui vicino con questo sangue di Siria non riusciamo proprio a farci commuovere o muovere, semplicemente.

È successo che in uno stato dove non c’è più confine tra governo e governanti, in uno stato che è diventato il pascolo delle bombe di tutti gli altri, a qualcuno è capitato di morire all’ospedale o dentro ad una scuola. Lì dove si entra chiedendo per una attimo “arimo” al resto del mondo, come quando si è bambini. Anzi erano bambini quelli. E mentre gli editoriali raccontavano dei potenti che si telefonavano da una parte del mondo, come un telefono senza fili, mentre i giornali ci dicevano che sarebbe arrivato il “cessate il fuoco” che è “l’arimo” degli adulti, è successo che sono morti i civili, quelli che abitano la guerra senza farla, senza capirla, cercando di passarci in mezzo i più trasparenti possibili.

Niente terroristi, no. Nessun inno ad Allah. La polvere da sparo ha l’accento turco e russo. Dipende dalla fortuna. Niente concerti o caffè, nessuna Torre Eiffel. Sullo sfondo tra le foto che ci arrivano c’è uno di quegli zoccoli di gomma verdi come sono verdi tutti gli zoccoli dei medici e degli infermieri. Nemmeno la scenografia è un granché. Nemmeno morti per terrorismo. No. Morti nella foga dell’antiterrorismo. Una cosa così.

C’è un paese dove si muore nel luogo dove si corre per farsi curare. Pensateci, guardando negli occhi i prossimi sfatti dal sale sopra un gommone. Quella è casa loro.

Io a volte davvero non mi vengono le parole. Buon martedì.

Cari abbonati

Cari abbonati, in questi giorni abbiamo ricevuto molte proteste e sollecitazioni relative alla possibilità di scaricare la rivista in formato pdf dallo sfogliatore.
Sappiamo che in molti sono contrariati da questa scelta e per questo cerchiamo qui di spiegarvi il perché. La ragione di questo cambiamento è tecnica e allo stesso tempo pratica. Da un lato siamo passati a un nuovo sfogliatore, dall’altro, come la grande maggioranza degli altri giornali e riviste non permettiamo più che un file del giornale possa circolare liberamente in rete, poiché questo può recare un danno economico alle piccole forze di Left che, vi ricordiamo, non riceve alcun tipo di finanziamento pubblico. Per quanto consapevoli che la maggior parte di voi è un lettore affezionato e ci segue da anni, ogni copia non venduta e circolante online è un piccolo mattone in meno per questa impresa.
Capiamo che per coloro abituati a scaricare il giornale questo sia un dispiacere, ma vi chiediamo di capirci perché è difficile fare altrimenti. Cercheremo soluzioni tecniche intermedie in maniera da poter continuare a fornire il servizio nel migliore modo possibile. Nel frattempo, potete scaricare le nostre app dagli store Google play per i dispositivi Android (https://play.google.com/store/apps/details?id=com.paperlit.android.left) e iTunes per Iphone e Ipad (https://itunes.apple.com/it/app/left-magazine/id346966400?mt=8), che vi consentono di leggere il giornale su smartphone e tablet e, qualora lo desideriate, tenere un archivio dei numeri consultabile anche offline sul vostro dispositivo.

L’inverno è quasi passato: un altro trailer di Games of Thrones

È la serie dove i protagonisti muoiono in serie. Mancano poche settimane alla ripresa di Games of Thrones, la cui sesta stagione andrà in onda a partire dal 6 aprile, e ieri la HBO, che produce il colossal di complotti per il potere, draghi, inverno e tribù di ogni risma, ha messo in onda un nuovo teaser. Già visto da un milione circa su YouTube, eccolo quo sotto.
La quinta stagione è stata piuttosto deludente, troppo fantasy e molto meno spietata. E ci ha lasciato con il dubbio sulla morte di Jon Snow. È morto oppure no? Alcune immagini diffuse da network Tv e molta speculazione online fanno pensare di no (il teaser più sotto). Qui, invece, nella cripta delle persone senza volto nella casa del Bianco e del Nero (che ospita facce di morti) compaiono Tyrion Lannister e Arya Stark. Moriranno anche loro nella serie 6. Non lo sappiamo

Siria, colpiti due ospedali di Medici senza frontiere

ALEPPO, SYRIA - FEBRUARY 13: Syrians, who fled bombing in Aleppo, take humanitarian aids and rush mats which were distributed by Turkish humanitarian aid organizations at a tent city close to the Bab al-Salam border crossing on Turkish-Syrian border near Azaz town of Aleppo, Syria on February 13, 2016. Russian airstrikes have recently forced some 40,000 people to flee their homes in Syriaâ€ôs northern city of Aleppo. Fatih Aktas / Anadolu Agency

Due ospedali di Medici Senza Frontiere sono stati colpiti da missili piovuti dal cielo in Siria. Ad Azaz sono morte almeno dieci persone, tra cui pazienti ricoverati, mentre a Maraat al Numan le persone che non si trovano sono otto, comunica l’organizzazione internazionale.
Non è chiaro chi abbia sparato i missili, ma in quell’area sulla strada che collega Aleppo al confine turco, in questi giorni sono gli aerei russi a compiere raid. L’ospedale della seconda città colpita, 30 posti letto, 54 persone di staff, aveva due sale operatorie e un pronto soccorso ed era l’unico: «Ora ci sono 40mila persone senza assistenza medica» fanno sapere da MSF che parla di dinamica dell’attacco “intenzionale”.

MSF ha diverse strutture mediche nel Paese e fornisce materiale a ben 150 cliniche e solo nel 2016 14 tra queste – non solo quelle di MSF – sono state colpite da bombe e missili.
Nel frattempo la Turchia continua a bombardare le postazioni dei curdi dell’YPG nonostante l’Europa e, con toni più assertivi la Francia, abbiano chiesto ad Ankara di fermarsi. Ankara spiega che insisterà, che Pkk e Ypg sono terroristi strumenti di Mosca ed ha promesso che impedirà all’Ypg di prendere Azaz – i curdi sono a un passo dal centro abitato, grazie ai raid russi, ma vengono tenuti fermi dai turchi. Il premier Davutoglu ha sostenuto che la Russia si comporta da organizzazione terroristica e che agirà di conseguenza. Dal canto suo, Damasco ha denunciato la Turchia all’Onu per violazione dei suoi confini, mentre Obama, domenica, ha chiesto a Mosca di smetterla di bombardare le postazioni dei ribelli non legati all’Isis. E dire che venerdì Karry e Lavrov avevano parlato di un possibile cessate il fuoco.

 

I guru della robotica avvertono: «Sta cambiando tutto e in fretta. Servono regole e politiche»

Foto: Google

Sarà sfuggita a pochi la notizia relativa all’autorizzazione concessa da parte della National Highway Transportation Safety Administration all’auto robot senza pilota, volante, pedali prodotta da Google. Non è un via libera definitivo, c’è un enorme lavoro di regolazione da fare e molte incognite tecniche e pratiche. In Texas le auto robot hanno già ricevuto l’autorizzazione a circolare per essere testate. Ciò detto, il futuro di un mondo senza conducenti d’auto, taxi, autobus, camion, non è una scena di Blade Runner ma dietro l’angolo. Ragionare sull’impatto potenziale dell’intelligenza artificiale è quindi cruciale per tutti, dalle istituzioni, ai ricercatori, fino ai cittadini comuni, che devono sapere, capire e farsi un’opinione per indirizzare la politica su un tema che appare come astratto ma è invece cruciale.

Un altro esempio? Il capo della IATA, Tony Tyler, l’agenzia mondiale del trasporto aereo, ha messo in guardia sulla diffusione dei droni – che sono molto meno dell’intelligenza artificiale, ma sono un altro esempio di come la tecnologia diffusa possa avere impatti sulle vite e sul modi di organizzarsi e lavorare delle società. Tyler ha spiegato che la diffusione di piccoli droni civili per uso militare, commerciale e ludico è tale da diventare potenzialmente pericolosa per il trasporto aereo. «Droni di dimensioni piccole, medie e grandi possono interferire con le comunicazioni aeree e, persino, diventare oggetti da schivare durante un volo. Divere anche me l’idea di avere la pizza a domicilio consegnata da un aeroplanino, ma attenzione ai pericoli» ha detto Tyler. La IATA chiede regole e limiti.
Ultimo esempio: entro il 2025 un quarto delle mucche americane verranno munte da robot.

In questo contesto arrivano le parole di Moshe Vardi professore di computer scence alla University of Texas e di diversi suoi colleghi all’appuntamento annuale alla American Association for the Advancement of Science. Il loro non è un allarme ma un avvertimento: i progressi della scienza robotica e dell’intelligenza artificiale, associati agli enormi investimenti che i giganti delle tecnologie (ma anche BMW) stanno facendo, produrranno cambiamenti drastici e rapidi nel nostro modo di vivere. A partire dalla guida: «Tra 25 anni guidare un’auto potrebbe essere un hobby o addirittura vietato», ha detto Vardi. Per questo serve che la politica se ne occupi, capisca, immagini regole e persino politiche fiscali adeguate.

[divider] [/divider]

robotLeggi anche: il mondo dei robot, che cos’è la quarta rivoluzione industriale

[divider] [/divider]
«Ci stiamo avvicinando al momento in cui le macchine saranno in grado di superare gli esseri umani in quasi tutto quel che fanno», ha detto Vardi, professore di informatica alla Rice University in Texas. «La società deve affrontare questo problema prima che sia tra noi: se le macchine sono in grado di fare quasi tutto il lavoro degli esseri umani cosa faranno gli umani? – ha proseguito Vardi – la risposta tipica è che saremo liberi di svagarci e fare cose che ci piacciono…non trovo che la prospettiva di svago puro sia attraente. Credo il lavoro è essenziale per il benessere umano».

Un discorso simile ha Bart Selman, professore di informatica presso la Cornell University. «I computer stanno iniziando a ‘sentire’ e ‘vedere’ come noi. . . I sistemi possono iniziare a muoversi e operare in mezzo a noi in modo autonomo.» Un terzo scienziato, Wendel Wallach di Yale, ha proposto una serie di politiche, suggerito che un 10% dei fondi destinati alla ricerca sulla robotica sia destinata a studiare l’impatto sulla società e chiesto che venga promulgato un ordine presidenziale che vieti lo sviluppo di armi robot. «Serve un’azione comune perché la tecnologia continui ad essere al servizio degli umani e non un pericoloso padrone» ha detto Wallach. Per questo diversi super esperti hanno redatto una lettera, l’anno scorso, rivolta alla politica indicando priorità e rischi associati allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. La preoccupazione per gli sviluppi potenziali della robotica è diffusa: il presidente di Tesla ha creato una fondazione e in molti, anche attivi nel settore, spendono per ragionare sulle implicazioni per la società nel suo complesso.