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Turchia, un giorno di ordinaria tensione in attesa del voto

La polizia mi ha appena fermato. Stavo scattando queste foto al seggio elettorale e mi hanno chiesto di cancellare quelle in cui compariva la loro camionetta. Ho accompagnato Hatira che domani farà la scrutatrice e che, oggi durante il sopralluogo, è visibilmente agitata. É un medico e quindi un funzionario della pubblica amministrazione. Ha diritto ad essere scelta per lo scrutinio come assistente al voto.  Domani lavorerà ai seggi. Mi dice: “Il responsabile del seggio è uomo del APK e tutta questa polizia qui fuori domani potrebbe interferire con la libera espressione del voto e compiere azioni intimidatorie”.


Sulla via ci sono 3 cellulari della polizia di colore blu scuro, quelli che vennero usati per reprimere la manifestazione di Gezi. Diversi da quelli ordinari. Hatira ne sta alla larga. Due uomini in borghese mi hanno seguito in un negozietto e chiesto di seguirli nel furgone. Ho dovuto cancellare tutte le foto che ritraevano la polizia. Scattare fotografie non è permesso e si rischiano 2 giorni di carcere.  Il fermo é durato circa 30 minuti e mi hanno rilasciato dopo un interrogatorio improbabile, loro in turco e io in inglese.

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Assalto alla sharing economy, Left in edicola da sabato 6 giugno

Il video di presentazione del nuovo numero di Left in edicola da sabato 6 giugno e online acquistabile nello Sfogliatore. Animazione a cura di VVVVID.

Turchia, sale la tensione in attesa delle elezioni. Esplosioni al comizio del partito curdo

A Diyarbakir, durante un raduno dell’ HDP, partito pro-curdo, sono esplose due bombe tra la folla. I bollettini parlano di 4 morti confermate e 184 feriti tra cui almeno dieci in gravissime condizioni. L’esplosivo, che sembra essere stato introdotto in un cestello da pic-nick, era confezionato con frammenti e sfere metalliche per uccidere e ferire un alto numero di persone.

Lo riferiscono alcuni post della comunità Nabermedya su Facebook e Twitter, ma la conferma ufficiale non è arrivata.

Elezioni Turchia, Left

Sempre Nabermedya, in un altro post scrive che la polizia avrebbe ricevuto nel pomeriggio un allarme bomba proveniente dagli insegnanti del Liceo Immam Hatip. Avrebbero notato persone non autorizzate introdursi dall’ingresso principale e uscire dal retro nell’area adiacente al raduno dell’HDP. La bomba è esplosa lì a pochi passi qualche ora più tardi, verso le 18.

Elezioni Turchia, Left

A Istanbul una folla di persone si è radunata di fronte al Consolato di Francia vicino a Taksim e al Gezi Park. Attivisti e sostenitori dell’HDP che urlano “fascisti” alla polizia. Stanno protestando contro l’attentato ma soprattutto contro la svolta autoritaria e antidemocratica del partito del Presidente Erdogan, l’AKP, che ritengono essere il responsabile dell’esplosione di oggi a Diyarbakir.

In televisione la notizia non ha avuto tanto spazio e le uniche informazioni arrivano dal web. A due giorni dalle elezioni, questo attacco rompe gli equilibri già fragilissimi tra i partiti politici turchi.

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Sul Ddl Buona scuola Renzi rischia grosso. Domani l’incontro “La scuola che vogliamo”

Sono giorni caldissimi per il mondo della scuola che, ancora una volta, manifesta il suo dissenso totale contro il Ddl La Buona scuola. Fiaccolate in tutta Italia per oggi pomeriggio e notte bianca. Una manifestazione dei sindacati, La cultura in piazza dalle 17,30 a Roma con corteo dal Colosseo fino a Piazza Farnese. Unicobas manifesta a Piazza delle Cinque Lune. Domani è il giorno dell’incontro La scuola che vogliamo. Perché diciamo no al Ddl Buona scuola promosso da Left e da L’Asino d’oro edizioni. In questo bailamme di manifestazioni e proteste che non accennano a diminuire, da domani inizia anche il blocco degli scrutini, con tutte le conseguenze del caso.

Renzi rischia al Senato

E lunedì 8 giugno in Commissione Cultura del Senato parte la discussione generale sul Ddl che si trova alle prese con oltre 2000 emendamenti. La maggioranza traballa. I senatori Tocci e Mineo della minoranza Dem, secondo quanto riporta il Manifesto, sarebbero decisi a votare contro. Lunedì è anche il giorno della direzione del Pd. Sarà in quell’occasione che un premier-segretario uscito un po’ con le ossa rotte dalle elezioni regionali dovrà dire chiaramente la strada da seguire anche sul Ddl Buona scuola. Il Senato non è come la Camera. L’uscita poi dalla maggioranza di due esponenti di Gal fa abbassare ancora di più (a nove) i voti di scarto. Renzi sulla scuola rischia grosso e quindi è probabile che adotti anche una linea attendista (che non sarebbe molto nelle sue corde). Con lo stralcio della parte che riguarda le stabilizzazioni attraverso un decreto, in modo da garantire che i 100mila precari vengano assunti a settembre, il resto del disegno di legge potrebbe slittare anche alla fine di luglio. Ma sono solo ipotesi.

Grandi manovre in Commissione

Quello che è certo è che la maggioranza sta cercando in tutti i modi di garantirsi il voto in Commissione. Ecco cosa è accaduto alla senatrice del Gruppo misto, Maria Mussini (eletta M5s), prima firmataria della Lip (legge di iniziativa popolare per la buona scuola della repubblica) di cui era stato chiesto lo spostamento  in Commissione Cultura proprio per la sua esperienza e perché tra l’altro aveva seguito l’iter del ddl e tutte le audizioni. Niente da fare, per lei niente Commissione. Il  presidente del Senato Grasso ha fatto sapere alla capogruppo del Gruppo Misto De Petris che la senatrice Mussini avrebbe alterato “i rapporti di consistenza di maggioranza e minoranza”. “Il loro è solo un problema interno, per poter parare i colpi della minoranza dem, hanno colpito in modo trasversale, estromettendo me”, afferma Mussini.

E anche la senatrice Alessia Petraglia (Sel) su facebook ieri ha fatto notare come all’interno della commissione vi siano “manovre per aggiustare i numeri inserendo in commissione un altro esponente della maggioranza e procedendo a sostituzioni”.

I punti critici

I super poteri dei presidi che possono scegliere e chiamare i docenti, i privilegi alle scuole paritarie, il comitato di valutazione dei docenti con la presenza, alle superiori, anche di genitori e studenti, i finanziamenti da parte di privati. Questi sono i punti critici della riforma renziana che se è vero che è stata leggermente cambiata alla Camera tuttavia mantiene intatte le caratteristiche di sistema verticistico e feudale. Tutto il potere ad un uomo solo e azzeramento della cooperazione e della collaborazione tra docenti, che dovrebbero essere invece tra le soluzioni per far ripartire la scuola.

Left e l’Asino d’oro edizioni per la scuola del futuro

In questo scenario domani si tiene l’incontro con docenti, parlamentari, studenti e giuristi (il programma completo qui). L’obiettivo è quello di delineare le caratteristiche dell’istruzione pubblica del futuro. Una scuola laica, libera, aperta a tutti, costituzionale, come pensava Piero Calamandrei. Perché, con la crisi ancora imperante (nonostante gli entusiasmi per i 159mila occupati) è dal sapere che si deve ripartire. Occorre stroncare logiche utilitaristiche, meritocratiche e avere lo sguardo lungo perché è nella scuola che si formano le nuove generazioni. Sentiremo voci vere di chi fa la scuola ogni giorno. Voci che teorizzano, riflettono, propongono.

Ma all’incontro promosso domani parleremo anche degli strumenti che i cittadini hanno a disposizione per difendersi da leggi che eventualmente violino principi sanciti dalla Carta, non escluso il referendum. Appuntamento a domani.

 

Assalto alla sharing economy

La sharing economy è diventata famosa per il caso di Uber-Pop, l’app che mette in contatto con i passeggeri una rete di autisti occasionali. Di recente, come la Germania, anche l’Italia l’ha bloccata per competizione sleale nei confronti dei tassisti che, a differenza di quelli dell’app, devono sottostare a regole precise per la tutela della qualità del servizio.

Ma non c’è solo Uber. Servizi analoghi di condivisione sorgono come funghi nell’affitto delle case e degli appartamenti con Airnb mentre per video e musica in streaming “esplodono” i vari Netflix, Spotify, Pandora e Gamefly. Addirittura esistono sistemi di affitto di capi d’abbigliamento di alta moda, come FashionHire. L’economia della condivisione, della cooperazione e della collaborazione, che potrebbe essere una valida risposta alla crisi con finalità etiche, accanto alle luci nasconde però alcune ombre. Ed è quanto mette in evidenza la storia di copertina di Left in uscita sabato. Dietro la patina dell’innovazione tecnologica si profila lo sfruttamento del lavoro e la sistematica elusione della regole. Insomma, c’è chi specula sulla sharing economy.

Left affronta anche il tema delle elezioni regionali cercando di dare risposte alle numerose domande che sorgono dopo i risultati del voto, segnato come non mai dall’astensionismo. La luna di miele tra Renzi e gli italiani è ormai finita.

Per le inchieste, la seconda puntata di “Strade nostre” racconta lo scempio dell’ambiente a Sabaudia e dintorni: il cemento e gli abusivismi che soffocano uno dei gioielli naturalistici dell’Italia, il Parco Nazionale del Circeo.

In Calabria c’è un ragazzino di 17 anni che vorrebbe fare il calciatore. La sua storia è particolare: si chiama Steeven, è fuggito dal Camerun assediato dai terroristi di Boko Haram e ora, al compimento dei 18 anni rischia di non poter rimanere in Italia. Left racconta la sua vita, i suoi pensieri e il suo sogno: quello di incontrare il grande Eto’o.

Negli Esteri lo scrittore Hanif Kureishi intervistato da Left racconta l’Inghilterra di oggi e il fallimento del melting pot, mentre gli altri temi affrontati sono le elezioni in Turchia con Erdogan che vuole blindare il risultato con la repressione, il diario dall’assedio di Kobane e la “frantumazione”, con l’Is che avanza, della Libia.

In Cultura Left presenta i nuovi narratori della collana L’età delle febbre: undici scrittori under 40 che con stili diversi narrano l’inquietudine dell’Italia di oggi, mentre Wu Ming 1 presenta un nuovo progetto collettivo. E ancora: la riscoperta del codice etico di Mario Rigoni Stern, la nuova storia delle origini dell’uomo che emerge dal ritrovamento di pietre scheggiate oltre tre milioni di anni fa e una intervista a Paola Turci che festeggia trent’anni di carriera. Buona lettura!

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Expo dei popoli, il cibo è un diritto umano

Dal 3 al 5 giugno è in programma a Milano, presso la Fabbrica del Vapore, l’Expo dei popoli, forum internazionale della società civile e dei movimenti contadini. Tre giorni di discussioni e conferenze, ma anche di spettacoli con artisti come Frankie Hi- Nrg, Giobbe Covatta e Diego Parassole. L’obiettivo è riflettere in maniera critica e costruttiva sul tema dell’alimentazione, in maniera diversa da come viene sviluppata all’interno dell’esposizione internazionale di Milano 2015.

Luigi Lusienti, membro del consiglio nazionale dell’ Expo dei popoli e già membro dell’esecutivo nazionale Arcs – l ’Ong del sistema Arci creata nel 1985 per coinvolgere i cittadini di tutti i Nord e i Sud del mondo – parla delle «oltre 40 associazioni no profit italiane che hanno condiviso e stilato il manifesto d’intenti di questo progetto sociale e culturale». L’Expo dei popoli sarà un’occasione per ribadire con forza che «il cibo è un diritto umano fondamentale», dice. Così come del resto è già stato sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e da numerose altre Carte internazionali.

Luigi Lusienti continua: «Arci è stato protagonista fin dall’inizio di questo percorso condiviso che scaturisce nei tre giorni di confronto tra popoli e comunità mondiali che si occupano del tema dell’alimentazione». Le questioni affrontare all’Expo dei popoli saranno affiancate costruttivamente e criticamente a quelle dei governi e delle imprese transnazionali che in questi mesi si incontrano a Milano per discutere del tema chiave di Expo 2015, “Nutrire il Pianeta. Energie per la vita”. Oltre 150 i delegati attesi da tutti i continenti alla Fabbrica del Vapore: «una tappa e non un punto d’arrivo della discussione», conclude Lusienti.

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Agostino Di Bartolomei: il coraggio, l’altruismo e la fantasia

Questa settimana, in cerca della nostra epica effige, siamo tornati a studiare le storie, le vite e le imprese di quegli sportivi che compiono le loro gesta su campi verdi come la speranza. Campi delimitati da righe bianche che della speranza, della fantasia e della libertà ne disegnano limiti e confini. Confini condivisi che segnano le regole del gioco più bello del mondo. Il giuoco del calcio. Un giuoco di squadra, dove l’individuo, come un lupo, diventa ingranaggio collettivo, per l’attuazione di una tattica di branco.

Sport popolare nazionale in cui serve sì il fisico, ma forse ancor di più serve la testa. Uno sport in cui le corse, gli scatti e i lanci vanno dosati con strategia e con intuito. Giuoco ricco di Almanacchi strabordanti di numeri e classifiche, di nomi e di città ma di poche cose che permettano di distinguere le anime che quelle storie le hanno vissute.

Storie che iniziano, quasi sempre, su campi di periferia polverosi. Le prime corse, i primi gol, le prime imprese sportive che saranno condivise con qualche compagno di banco e forse verranno notate da un allenatore di qualche scuola calcio che li prenderà in custodia per insegnare a questi piccoli ometti come diventare uomini anche continuando a correre dietro un pallone. Piccole storie di piccoli uomini che nonostante le “spalle strette” disegneranno con “coraggio e altruismo” bellissime favole.

In questo contesto rendiamo omaggio a un ragazzotto taciturno, che con grande spirito di sacrificio divenne uno dei giocatori simbolo di quel calcio romantico, lontano dal lusso e dai riflettori. Il francobollo di oggi è dedicato ad Agostino Bartolomei. Numero sette. Capitano della Roma di Liedholm e Falcão, la Roma vincitrice dello scudetto 1983/84 che perse, ai calci di rigore, l’anno successivo, la finale dell’allora “Coppa Campioni.

Eterno ragazzone di periferia, duttile interprete di un mondo fatto di scarpette dure e calci di rigore sbagliati, la cui leggera lontananza diventò talmente insostenibile da portarlo ad allontanarsi, con un tragico gesto, dai suoi affetti, dai suoi tifosi, da quella gloria terrena troppo effimera per uno che, come lui, non ebbe mai “paura di tirare un calcio di rigore”. Un piccolo francobollo per ricordare Agostino Di Bartolomei consapevoli dell’assioma cantautorale che ci insegna che non sono questi i particolari con cui un giocatore, un uomo, può esser giudicato.

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Con Fulvio Abbate a far da Cicerone nel ventre della Capitale

Si moltiplicano i libri su Roma. Gli scrittori si trasformano in guide, rivelando però una verità un po’ meno ovvia dei luoghi in cui abitano. Il libro di Fulvio Abbate, Roma vista controvento, Bompiani, è una sterminata “opera-città” di 700 pagine, gremita di personaggi, monumenti e quartieri.

Libro, Roma vista controvento, Fulvio AbbateBasta sfogliarne l’indice: dal nastro trasportatore di bagagli dell’aereoporto Leonardo da Vinci al cannone del Gianicolo, dal Pantheon ai filetti di baccalà, dal pizzardone ai magazzini Mas, dai palazzinari alle buche stradali, dal cantante Franco Califano allo scrittore Ennio Flaiano, dai vespasiani alle lapidi, dai locali di tendenza giovanile ai motorini, dalle grandi maschere romane, Paolo Stoppa all’ex tennista Adriano Panatta, dai cani di Roma agli storni, da San Basilio all’Olgiata, da Carlo Verdone a Nanni Moretti.

Il catalogo è sconfinato e quasi terminale, quasi un componimento funebre letterario sulla città eterna, dove tendono a prevalere cupi scenari fascisti-criminaloidi. Impossibile renderne conto in modo minimamente esauriente. Mi limito a un paio di prelievi, solo per rendere conto dello sguardo dell’autore, naturalistico e visionario. Gli attuali frequentatori del Caffè Greco «sono ormai i commessi dei negozi di abbigliamento del centro, travestiti da duchi di Windsor con gli abiti del proprio stesso negozio…». O la pagina in cui si dimostra che i romani per andare a Ostia vorrebbero prendere la via del mare, che resta però irraggiungibile, benché a pochi passi, oltre la recinzione, un po’ onirica, mentre si ritrovano tutti sulla via Ostiense.

Abbate è un ritrattista minuzioso e animato da pietas. Perciò meglio i ritratti di personaggi meno noti, di caratteristi, meglio Garrone, Merli, Carotenuto (o una istantanea commossa sullo scrittore Luca Canali) di Gassman e Mastroianni. E alla fine la città somiglia a «un obitorio monumentale, disturbato, interrotto sovente dai camion con gli attrezzi per fare il cinema… un campo di rovine irripetibili da visitare ».