Home Blog Pagina 358

Nicola Lagioia: Viva il sapere che ci libera da no vax e terrapiattisti

Foto Marco Alpozzi - LaPresse 15 Settembre 2021 Torino ( Italia ) Cultura Seconda conferenza stampa del XXXIII Salone Internazionale del Libro di Torino Nella foto: Nicola Lagioia Direttore del Salone del Libro Marco Alpozzi / lapresse September 15, 2021 Turin ( Italy ) News Press conference of XXXIII Turin Book Fair In the pic: Nicola Lagioia

Finalmente si riparte, dal 14 al 18 ottobre al Lingotto di Torino torna il Salone del libro in presenza, con 1200 eventi e una folta presenza di intellettuali internazionali, «cosa che non era immaginabile fino a pochi mesi fa e che oggi rende centrale il Salone, più che mai», dice il direttore della kermesse Nicola Lagioia. «Tutto questo accade dopo un tempo infinito in cui in Italia si è pensato soprattutto a come riaprire i grandi stadi e si è esitato a riaprire teatri, musei, cinema, benché offrissero tutte le garanzie di sicurezza», rimarca lo scrittore, già pregustando la riuscita: «In questo senso noi ci possiamo dire fortunati avendo a disposizione il Lingotto: per come è fatto, e per gli spazi che abbiamo aggiunto, potenzialmente riusciamo ad accogliere quasi il 90 per cento del nostro pubblico abituale».

Il Salone è sempre un laboratorio di idee, come sarà questa “Vita supernova”?
Dipenderà da chi viene. La cosa bella del Salone è che tu non sai mai cosa succede prima che tutto accada. Fortunatamente abbiamo avuto una grande risposta, molte delle menti più brillanti a livello internazionale hanno aderito al progetto. Pensavamo che quest’anno sarebbe stato un Salone soprattutto nazionale, perché le frontiere erano chiuse. Invece poche settimane fa si sono riaperte e avremo una fiera del libro ricchissima di incontri internazionali, ci saranno Valérie Perrin, Javier Cercas, Mathias Énard, Daniel Kahneman, André Aciman e tanti altri, insomma un sacco di persone da tutto il mondo.

Una sorta di ritorno al futuro dunque?

C’è una novità rispetto agli anni scorsi: tutti questi intellettuali, scrittori, scienziati, filosofi, anche se vengono da aree diverse del mondo e hanno idee differenti, condividono un medesimo background. Per la prima volta si sono trovati ad affrontare un problema comune: il Covid è stato un evento transnazionale. Pur reagendo in maniera propria in ogni parte del pianeta ci si è trovati a fronteggiare la stessa dura situazione: il Covid insieme ai cambiamenti climatici. Le due cose insieme hanno fatto capire che l’emergenza è già qui. Più degli anni scorsi, e forse anche più dei prossimi anni, abbiamo problemi comuni. Quindi la cosa interessante è capire come affrontarli anche attraverso lo sguardo e l’approccio personale di ciascuno di questi autori. Ci interessa capire cosa pensano del presente, ma anche come immaginano il futuro.

Che ruolo hanno avuto gli intellettuali durante la pandemia? Hanno fatto molto discutere le posizioni prese da filosofi come Cacciari e Agamben, che mostrano molte tangenze con prese di posizioni antiscientifiche e conservatrici.

La maggior parte degli intellettuali ha reagito in maniera utile e costruttiva. Purtroppo se nel mondo degli intellettuali due dicono che la terra è piatta tutta l’attenzione dei media si concentra su quest’ultimi. C’era forse qualcosa di personale da parte loro che incrina le capacità di giudizio? Più in generale c’è anche una questione anagrafica? Fin dai tempi di Benedetto Croce l’Italia è un Paese in cui la cultura scientifica non viene considerata cultura. È anche possibile che uno abbia letto tutto Kirkegaard, tutto Marx ecc. e poi non sappia davvero fare due più due. E questa cosa qua è una debolezza intellettuale di alcuni vecchi studiosi.

Alcuni di loro parlano di dittatura sanitaria perdendo di vista che si tratta di uscire della pandemia?

A questo proposito mi è parso interessante uno scambio fra Agamben e una studentessa. Ad un certo punto lui accusava i giovani di essere troppo acquiescenti, perché troppo obbedienti alle regole che vietavano di uscire di casa, ecc. Praticamente gli dava dei pavidi. E una ragazza gli ha risposto: “Guardi professore che se sono rimasta chiusa in casa è stato per salvare la pelle alle persone mature come lei”. Quindi ci troviamo con delle giovani generazioni che sono molto responsabili e vecchie generazioni di intellettuali che sono degli eterni teenager, eterni fanciulli, con tutto il narcisismo adolescenziale. C’è forse anche una dose di presenzialismo in costoro… per fortuna sono una minoranza.

Una minoranza quanto pericolosa?

Parliamo di una minoranza sporcamente doppiogiochista, vaccinata, per fortuna. Sì, penso che Massimo Cacciari si sia anche vaccinato. Il punto è che uno dovrebbe essere consapevole di cosa si muove dietro le proprie idee. Ovviamente Cacciari non è un no vax. Ma i suoi discorsi li ha fomentati moltissimo, basta andare in rete per rendersene conto. Se io per esempio dovessi scrivere un post e questo post dovesse riscaldare gli animi di cento persone che poi vanno a incendiare una biblioteca, io me le farei due domande. Non è possibile che uno che va sempre in tv non si renda conto di come funziona il mondo della comunicazione. A meno che non sia solo per un bisogno di presenzialismo e di visibilità, cosa che è può anche essere, tutti quanti siamo deboli e specialmente a una certa età si sente di arrancare, si teme di perdere posizioni, allora uno cerca di recuperarle trasformandosi in commentatore tv.

La questione dello stato di emergenza non andava sollevata?

Io penso che sia una questione sensata, su cui val la pena di discutere, ma il modo in cui lo si è fatto ha fomentato soltanto i no vax, i populisti. Per carità nessuna responsabilità personale, ma fin dagli anni 70 abbiamo memoria dei danni che facevano certi cattivi maestri. E qua, mutatis mutandis, si tratta di altri cattivi maestri. Detto questo, credo anche che la maggior parte delle persone non li abbia presi sul serio. E tanto meno il governo che ha la responsabilità delle decisioni. Ricordo che in una trasmissione Cacciari ha detto che lui si informa in rete. Ma in rete trovi la qualunque, trovi anche che gli asini volano. Anche un premio Nobel o Pulitzer può dire una stupidaggine, ma poi c’è il resto della comunità scientifica che afferma un’altra cosa. Detto questo, Massimo Cacciari sarà ospite del Salone. Io però mi permetto di esprimere un’idea molto differente dalla sua.

Diversamente da certi maître à penser esistenzialisti ed ex sessantottini oggi i giovani dimostrano cultura scientifica? Penso per esempio ai giovanissimi che hanno fatto la fila per vaccinarsi.

Sono andati a vaccinarsi pur avendo una aspettativa di vita più lunga rispetto alla nostra. Non hanno creduto al complottismo vaccinale e ai terrapiattisti no vax. Certo sono giovani, hanno tutta l’irruenza della gioventù che alcuni adulti non hanno, ma hanno saggezza. In quanto a capacità di capire quale è la situazione, magari sono più veloci di tanti accademici. Detto questo, penso che noi abbiano un debito nei confronti delle nuove generazioni, perché soprattutto nel nostro Paese sono cresciuti con aspettative inferiori rispetto alla generazione dei Cacciari, degli Agamben e anche rispetto alla mia. Il Paese li ha trattati male, non sono più la generazione che poteva diventare professore ordinario a 30 anni o che poteva avere un posto di lavoro dignitoso per mettere su una famiglia. Se sono cresciuti in un mondo così inospitale la responsabilità non può che essere degli adulti, perché non se lo sono costruiti loro questo mondo. Riguardo alla pandemia i ragazzi sono quelli che hanno pagato il prezzo più caro dal punto di vista economico. Allo stesso tempo sono quelli che si sono messi più a disposizione per risolvere il problema: sono andati in massa a vaccinarsi.

Non è un caso che i Fridays for future ascoltino gli scienziati per lanciare l’allarme contro il cambiamento climatico.

Sì, sono stati i ragazzi ad avvertire il pericolo. I Fridays saranno al Salone. Intervistano gli autori su temi a loro cari, su cui sono ferratissimi. Sarà un confronto davvero molto interessante. Uno può dire di Greta tutto quello che vuole, ma questa ragazzina ha trainato il mondo degli adulti. Questi ragazzi hanno molta più capacità di sensibilizzazione dei governanti, sono stati più bravi di tutti, mi pare molto chiaro. Ho visto che Draghi ha ripetuto il “bla bla bla” di Greta. Che il presidente del Consiglio ripeta anche nella modalità di espressione ciò che dice una ragazzina mi sembra importante, vuol dire che quella roba lì è potente.

La maturità e la capacità di informarsi dei ragazzi è emersa anche nelle recenti raccolte di firme per i referendum?

I ragazzi che si sono mobilitati sono molto consapevoli del danni del proibizionismo, del resto basta leggere le cifre e le statistiche, per capire da che parte stare. La verità però è che vengono bistrattati e non vengono considerati dalla politica perché numericamente sono di meno rispetto alle generazioni precedenti, contano meno sul piano elettorale. Ma è anche vero che un Paese ostaggio dei 40/50enni come me non è un Paese…. continua su left in edicola


L’articolo prosegue su Left dell’15-21 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Partigiani del terzo millennio

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 10-10-2021 Roma , Italia Cronaca CGIL - presidio a difesa del sindacato e democrazia Nella foto: presidio davanti alla sede della Cgil assaltata ieri dai manifestanti no green pass Photo Mauro Scrobogna /LaPresse October 10, 2021  Rome, Italy News CGIL - presidium in defense of the union and democracy In the photo: garrison in front of the CGIL headquarters attacked yesterday by no green pass protesters

La data di sabato 9 ottobre 2021 rappresenta la clamorosa smentita di tutti coloro che a destra e a sinistra hanno negato o sminuito negli ultimi anni l’esistenza di un pericolo fascista.

Di fatto con la manifestazione dei cosiddetti “no Green pass”, l’occupazione della sede della Cgil nazionale, il tentativo di attacco a Palazzo Chigi e, la sera, l’assalto al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, abbiamo assistito alla prima e grande iniziativa eversiva del millennio. Va da sé il richiamo agli innumerevoli assalti dei primi anni Venti alle Camere del lavoro da parte degli squadristi, e, per alcuni aspetti, alla debolezza del governo Nitti in quell’indimenticabile 1919, anno di nascita del fascismo nel torbido e violento clima del primo dopoguerra. Nulla a che vedere con il governo Draghi, sia chiaro, ma ha colpito l’inadeguatezza delle misure di prevenzione e di repressione dei comportamenti illegali. Per altro aspetto, la vicenda di sabato ricorda la parabola dei “gilet gialli”, caratterizzata da una crescente violenza e dagli eclettici rapporti politici, fra cui quelli con la leader sovranista Marine Le Pen.

Quello che è avvenuto il pomeriggio e la sera di sabato non è nato dal nulla: c’è da tempo nel Paese un clima di torbida acquiescenza ad un impasto di idee e di pregiudizi fascisti, nazisti, nazionalisti, razzisti; ma sabato è un punto di non ritorno: si è determinata per la prima volta una forte integrazione fra l’insieme dei manifestanti e i fascisti di Forza nuova.

L’assalto alla sede Cgil non è stato opera di un commando ma di…

* L’autore Gianfranco Pagliarulo è presidente nazionale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) 


L’articolo prosegue su Left dell’15-21 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Ora e sempre Resistenza

La coincidenza è sinistra anche da un punto di vista temporale: sono passati cento anni dall’inizio degli assalti fascisti e squadristi alle Camere del lavoro, alle leghe operaie, alle Case del popolo, alle redazioni dei giornali. Cento anni da quando il fascismo si è affermato, con la connivenza dello Stato monarchico, plasmando il nostro Paese in senso totalitario e liberticida, trascinandolo nell’orrore delle leggi razziali e nella devastazione della Guerra. Ed è poi stato sconfitto, abbattuto dalla Resistenza sulle cui basi abbiamo edificato la nostra Repubblica, per sempre democratica grazie alla Costituzione.

Ecco perché i fatti di Roma assumono una valenza che va molto, molto al di là dell’atto vandalico in sé. Il blitz, guidato dagli esponenti neofascisti di Forza nuova, era premeditato e studiato. Doveva colpire in molteplici città in parallelo, raggiungere il cuore delle istituzioni, forse persino Palazzo Chigi.

E le immagini dalla sede nazionale della Cgil di Roma, con i vetri spaccati, i mobili rovesciati, persino un dipinto danneggiato dalla furia degli squadristi, hanno un valore simbolico enorme: per questo la risposta delle istituzioni democratiche deve essere immediata e durissima.

I leader di Forza nuova, dopo l’assalto, sono stati arrestati: considerando i loro pregressi ci si domanda come sia possibile che abbiano potuto organizzare e guidare una manifestazione come questa. Il 16 ottobre è stata invece convocata a Roma una grande manifestazione unitaria dei sindacati e per la democrazia. Tutte le forze politiche hanno il dovere di condannare quanto è avvenuto, e per questo il Partito democratico ha depositato immediatamente una mozione per richiedere lo scioglimento di Forza nuova, un atto doveroso.

Ma alcune considerazioni sui fatti di Roma, ad esempio da parte di Giorgia Meloni, sono irricevibili: la leader di Fratelli d’Italia evita accuratamente di individuare una matrice fascista nell’assalto alla Cgil, finge di non conoscere la storia del partito che guida (che, ancora oggi, espone la fiamma tricolore del Msi nel simbolo) e mente affermando che i nostalgici del fascismo siano sempre stati emarginati dal suo movimento. Abbiamo invece tutti ben presenti le inchieste delle ultime settimane, che hanno coinvolto esponenti nazionali e locali di Fratelli d’Italia. Imbarazzante anche la sua dichiarazione sul fatto che i neofascisti servano alla sinistra come strumento per attaccare i partiti politici della destra: Giorgia Meloni voti in Parlamento la mozione per sciogliere Forza nuova, allontani le persone di chiaro orientamento fascista elette nelle proprie liste in tutta Italia, persino a Milano, si allontani in Europa dall’alleanza con Orban e dalle sue derive autoritarie. Solo allora Giorgia Meloni, e con lei Salvini, avranno una qualche credibilità per uscire da questa perenne, inaccettabile ambiguità sui fondamenti stessi della nostra democrazia.

L’autore: L’eurodeputato Brando Benifei è capogruppo Pd al Parlamento europeo


L’editoriale è tratto da Left dell’15-21 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Enzo Marinari: Quello di Giorgio Parisi è un Nobel dalle radici profonde

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 05 Ottobre 2021 Roma (Italia) Cronaca: Premio Nobel al professor Giorgio Parisi Nella Foto : alla Sapienza lo striscione, it’s coming Rome Photo Cecilia Fabiano/ LaPresse October 05, 2021 Rome (Italy) News : Nobel Prize to professor Giorgio Parisi In the Pic : Giorgio Parisi at Sapienza university

«All’università, la porta di Giorgio Parisi è sempre aperta. Agli studenti, ai colleghi, ai collaboratori. Giorgio è una persona che non sa cosa sia la superbia. E questo suo modo di porsi di fronte a qualsiasi interlocutore è ed è stata la sua ricchezza culturale e intellettuale. Lui ha dato tantissimo alla scienza ma ha anche avuto. Non si può entrare in tanti campi di ricerca diversi se non si è in grado di ascoltare gli altri e di riconoscerne il valore delle idee. Ha avuto 317 collaboratori diversi, un numero altissimo per un fisico teorico. Per andare a esplorare un nuovo campo bisogna interagire con le persone che possono darti le basi per applicare in quell’ambito le tue idee. E questo lui ha fatto. Fino al Nobel».

Con il professor Enzo Marinari, fisico teorico dell’Università la Sapienza di Roma, uno che Giorgio Parisi lo conosce bene avendo co-firmato con lui oltre 100 articoli scientifici, ci immergiamo nel contesto in cui è maturato il prestigioso riconoscimento dell’Accademia reale svedese delle scienze. «Questo contesto prende il nome di “Scuola romana di Fisica” – sottolinea Marinari -, ed è una storia che preesisteva a Parisi essendo una scuola la cui tradizione risale a Enrico Fermi e che proseguirà grazie anche al suo rapporto con i giovani studenti e ricercatori».

«Era un ambiente eccezionale, con una formazione non paragonabile con altre università straniere», ha detto Parisi alla Sapienza nel giorno in cui ha ricevuto il premio Nobel. «Nella scuola romana c’è una grande tradizione di confronto – prosegue Marinari – e in questo ambiente Giorgio, con il suo modo di porsi, con la sua idea di formazione e ricerca, rappresenta la…


L’articolo prosegue su Left dell’15-21 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Da Enrico Fermi a Giorgio Parisi, via Panisperna e ritorno

Negli anni Settanta il campo della fisica dei “sistemi complessi” si riferiva alla fisica della materia e più recentemente si è estesa al di là dei confini della fisica stessa. Quest’area della fisica è in un certo senso complementare a quella delle particelle elementari che si basa su un approccio riduzionista. L’approccio tradizionale della fisica, infatti, è quello di considerare i sistemi più semplici e studiarli in grande dettaglio per comprendere la natura dei costituenti elementari e delle interazioni che ne regolano la dinamica. Questo approccio si poggia sulla convinzione che la comprensione della natura a scale via via più grandi sarebbe stata possibile attraverso l’applicazione delle leggi fondamentali scoperte nel mondo microscopico. Il successo dell’approccio riduzionista è testimoniato dal sorprendente successo nella comprensione dei fenomeni fisici dalla scala delle particelle sub-nucleari a quelle delle galassie.

Tuttavia è facile rendersi conto che, non appena aumenta il grado di complessità delle strutture e dei sistemi, e quando questi sono composti da tanti elementi in interazione tra loro, ci si trova di fronte a nuove situazioni, in cui la conoscenza delle proprietà degli elementi individuali (ad esempio, le particelle, gli atomi, le molecole, ecc.) e del modo in cui interagiscono, non è più sufficiente per descrivere il sistema complessivo nel suo insieme. Il punto è che, quando interagiscono tra loro, questi elementi formano strutture complesse e sviluppano proprietà collettive che hanno poco a che fare con quelle dei singoli elementi isolati le cui interazioni portano a…

* L’autore: Francesco Sylos Labini è fisico teorico e dirigente di ricerca presso il Centro ricerche Enrico Fermi di Roma (Cref). Da giugno 2021 è direttore del museo storico della Fisica del Cref. Ha fondato Roars-Return on academic research and school (roars.it)

Foto di Elchinator da Pixabay


L’articolo prosegue su Left dell’15-21 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Sì, ma i tamponi?

L’altro ieri sono stati scaricati 563.186 Green pass. 369.415 in seguito a un tampone, 88.924 sono stati emessi per avvenuta vaccinazione e 4.847 per guarigione da Covid.

La Fondazione Gimbe ha analizzato i dati delle vaccinazioni negli ultimi giorni e ha registrato un incremento praticamente nullo negli ultimi giorni: il numero di nuovi vaccinati, ovvero delle persone che hanno deciso di effettuare la prima dose, è sceso da 493mila a 378mila. È il secondo calo settimanale consecutivo: un -23,2% in 7 giorni. Si stima che i lavoratori senza protezione siano ancora 3,8 milioni: da oggi c’è bisogno di 7,5-11,5 milioni di tamponi antigenici rapidi. Nell’ultima settimana ne sono stati fatti solo 1,2 milioni.

Secondo Federfarma, circa due terzi dei test vengono eseguiti nelle farmacie private ma solo 8.331 su circa 19mila, oltre a 327 centri privati, hanno aderito all’accordo che garantisce i test a prezzo calmierato.

Dove e come si faranno tutti questi tamponi? Qualcuno ci ha pensato?

«Per far fronte all’aumento del fabbisogno di test – spiegava qualche giorno fa il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – è urgente sia ampliare il numero di farmacie e altre strutture autorizzate che aderiscono all’accordo, sia potenziare l’attività per aumentare il numero di tamponi. Alla vigilia del 15 ottobre – prosegue – la politica e il mondo del lavoro devono fare i conti con alcune ragionevoli certezze. Innanzitutto l’attuale sistema che punta su farmacie e centri autorizzati non potrà garantire, almeno nel breve termine, un’adeguata offerta di tamponi antigenici rapidi a prezzo calmierato. In secondo luogo le proposte avanzate negli ultimi giorni (estendere validità dei tamponi a 72 ore, tamponi “fai da te”), oltre a non avere basi scientifiche presentano rischi di tipo sia sanitario, sia medico-legale e assicurativo. Infine, il numero dei nuovi vaccinati già da alcune settimane lasciava presagire un consistente ‘zoccolo duro‘ di lavoratori che, nonostante l’approssimarsi del 15 ottobre, non intende vaccinarsi volontariamente».

La sensazione è che l’introduzione dell’obbligo del Green pass sia stata fatta con un po’ troppa leggerezza sull’effettiva disponibilità dei tamponi oppure che non abbia sortito gli effetti sperati nell’incitamento a vaccinarsi.

E poi ci sarebbe la soluzioni che ripetiamo da settimane: il vaccino obbligatorio. Ma sembra davvero così difficile.

Buon venerdì.

 

🆙  Bastano pochi click!

🔴  Clicca sull’immagine oppure segui questo link > https://left.it/abbonamenti

—> Se vuoi regalare un abbonamento digitale, vai sull’opzione da 117 euro e inserisci, oltre ai tuoi dati, nome, cognome e indirizzo mail del destinatario <—

La sinistra faccia suo il principio di uguaglianza degli esseri umani

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 30-01-2019 Roma Politica Conferenza stampa sulla chiusura della campagna di raccolta firme per la candidatura di Mimmo Lucano e del Comune di Riace al Premio Nobel per la pace 2019 Nella foto Mimmo Lucano durante la conferenza stampa nella redazione di Left Photo Roberto Monaldo / LaPresse 30-01-2019 Rome (Italy) Closing of the Campaign for the assignment of the Nobel Prize to Riace In the photo Mimmo Lucano

Giovedi 30 settembre, le agenzie di stampa battono la notizia, e che notizia!
Il Tribunale di Locri ha condannato Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di reclusione, ritenendolo colpevole di associazione a delinquere, truffa, peculato, concussione, turbativa d’asta, falsità ideologica e abuso d’ufficio. Una condanna che supera quasi il doppio la richiesta dell’ accusa, 7 anni e 11 mesi.
La notizia lascia sconcertati quasi tutti: Lucano è diventato negli anni, con le sue battaglie in terra di ‘ndrangheta, un’icona dell’accoglienza e dell’integrazione, il “modello Riace” qualcosa di straordinario che, solamente chi getta il cuore oltre l’ostacolo può tentare di realizzare, la rivista americana Fortune lo inserisce tra i cinquanta leader più influenti al mondo.
Insomma mentre l’Italia si barcamena in tema di immigrazione con la legge Bossi- Fini, Lucano agisce la concreta possibilità di realizzare i principi della Costituzione in tema di diritti umani.
Lungi da noi il pensiero di discutere la sentenza di cui, doverosamente, dobbiamo aspettare il deposito delle motivazioni, tuttavia qualche osservazione ci sentiamo di farla.
Possiamo definire quello di Lucano un atto di disobbedienza civile; per meglio dire, la sua condotta, volta alla realizzazione di un modello di accoglienza e di integrazione, si potrebbe configurare come una volontà di denuncia dell’ingiustizia rappresentata dalla legge vigente e dalla necessità di supplirvi.
Non sta a noi qualificare giuridicamente i comportamenti di Lucano, quello che possiamo e dobbiamo concorrere a denunciare è il vuoto lasciato dalla politica su questi temi, soprattutto dalle forze politiche di sinistra che dovrebbero sentire come inderogabile il dovere di cambiare le regole e di contrastare realmente, con una prassi politica che abbia come obiettivo la realizzazione dell’essere umano «… sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…» ( art. 2 Cost), non solo le formazioni politiche nostalgiche del fascismo, ma le derive sovraniste, razziste, populiste, xenofobe che pericolosamente avanzano ed i cui postulati rischiano di tradursi in leggi.
Lo strumento legislativo, traduce in norme le istanze sociali e culturali, ed è soprattutto su quest’ultimo aspetto che bisogna insistere.
Occorre una coraggiosa inversione di rotta del pensiero cosiddetto di sinistra.
Non c’è più tempo!
I principi di uguaglianza e di solidarietà non sono generose concessioni che alcuni uomini elargiscono ad altri!
Sono valori e principi consustanziali ad essi, e si poggiano sulla consapevolezza di una assoluta uguaglianza di tutti gli esseri umani che si realizza nel momento della nascita biologica, perché la capacità di immaginare, il pensiero irrazionale, caratteristica che distingue l’uomo da tutte le altre specie viventi, nasce dalla biologia allo stesso modo in tutti.
Se la sinistra non acquisisce questo principio di fondo, che opera da spartiacque tra ciò che è umano e ciò che non lo è, potrà difficilmente concorrere a realizzare concretamente norme da cui emergono i valori di cui storicamente è portatrice.
Forse se la sinistra avesse fatto sentire con forza ed identità la sua presenza, la sua voce, la sua vicinanza ad un popolo smarrito in un momento storico come quello che stiamo vivendo, non avremmo assistito attoniti, sabato 9 ottobre, ad una marcia su Roma in pectore!
Forse se Lucano avesse avuto a disposizione leggi con cui poteva realizzare un sogno di uguaglianza e giustizia sociale non avrebbe infranto la legge.
Se diamo uno sguardo al passato anche recente del nostro Paese, possiamo accomunare al nome di Mimmo Lucano, quello di due disobbedienti civili che con i loro comportamenti hanno fatto da sprone a cambiamenti di normative assurde e contrarie alla Costituzione: Danilo Dolci e, di recente Marco Cappato.
Anche loro tratti in giudizio e processati, per motivi ovviamente diversi, ma accomunati dall’esigenza di realizzare un ideale giusto, incompatibile con le norme in vigore.
Si potrebbe obbiettare che non indossavano la veste di pubblico ufficiale, ma questo, forse, è secondario quando la spinta motivazionale di giustizia è cosi pressante.
Dall’arringa che Piero Calamandrei tenne il 30 marzo 1956 davanti al tribunale di Palermo in difesa di Danilo Dolci:
«… Anche oggi l’Italia vive uno di questi periodi di trapasso, nei quali la funzione dei giudici, meglio di quella di difendere una legalità decrepita, è quella di creare gradualmente la nuova legalità promessa dalla Costituzione… Vorrei, signori giudici, che voi sentiste con quale ansia migliaia di persone in tutta Italia attendono che voi decidiate con giustizia, che vuol dire con indipendenza e con orgoglio questa causa eccezionale:e che la vostra sia una sentenza che apra il cuore alla speranza, non una sentenza che ribadisca la disperazione».

L’autrice: Concetta Guarino è avvocato e coautrice del libro “Bambini vittime” (Liguori ed .)


Per approfondire, leggi Left dell’8-14 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Sciogliere le organizzazioni neofasciste, subito

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 09 Giugno 2021 Roma (Italia) Politica : Commemorazione laica di Guglielmo Epifani alla Casa del Cinema Nella Foto : Angela Camusso Photo Cecilia Fabiano/ LaPresse June 09 , 2021 Roma (Italy) News : Lay funeral for Guglielmo Epifani at Cinema house In the Pic : Angela Camusso

“Una violazione insopportabile”. Questa è la frase che ho sentito di più in queste ore, il sentimento dei e delle militanti e delle e dei dirigenti della Cgil. In questa frase esprimono sia l’essere figlie e nipoti di Giuseppe Di Vittorio, dei nostri padri che difesero in armi le Camere del lavoro dai raid squadristi delle camicie nere, sia la convinzione che l’attacco alla Cgil, alla nostra Cgil, sia l’attacco alla casa dei lavoratori e delle lavoratrici, alla certezza e alla coerenza di stare dalla parte giusta; quella di coloro, appunto, che hanno bisogno di un luogo, di un’organizzazione che li difenda, li rappresenti, offra loro risposte e speranze.

Una casa necessaria cento anni fa e ancora oggi, perché è cambiato il lessico, ma non lo sfruttamento, non il divario di potere nei luoghi di lavoro, non il bisogno di organizzazione collettiva.

Ebbene, sabato pomeriggio abbiamo dovuto improvvisamente uscire dalle…

* L’autrice: Susanna Camusso, già segretario generale della Cgil da novembre del 2010 a gennaio del 2019, è responsabile nazionale per le politiche di genere ed internazionali della Confederazione generale italiana del lavoro


L’editoriale prosegue su Left dell’15-21 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Giorgio Parisi: «Ora lo Stato faccia la sua parte con i fondi alla ricerca e investendo sui giovani»

ROME, ITALY - OCTOBER 05: Italian scholar and physicist Giorgio Parisi attends a press conference at the "La Sapienza" University, after co-winning the Nobel Physics Prize, on October 5, 2021 in Rome, Italy. Teacher at Sapienza University of Rome, Giorgio Parisi was awarded for his extensive research and contribution to the theory of so-called complex systems. The Nobel Prize in Physics 2021 is shared between three researchers for discoveries on climate and complex systems. (Photo by Antonio Masiello/Getty Images)

Sono passati diversi giorni ma ancora non si è spenta l’eco dall’applauso emozionante e interminabile che il 5 ottobre scorso ha accolto il fisico e vice presidente dell’Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi, alla “sua” università, La Sapienza di Roma, dopo che la notizia dell’assegnazione del Nobel per la Fisica era stata resa pubblica dall’Accademia reale svedese delle scienze. Abbiamo in testa cento e cento domande da fargli, consapevoli che il tempo a disposizione è poco per la mole di impegni ai quali il professore, sempre generoso e disponibile, non si sottrae. Ma all’orario fissato per l’intervista il suo telefono squilla a vuoto diverse volte. Mentre pensiamo a un piano B è lui che richiama: «Mi scusi, ero al telefono con Stoccolma, mi chieda quel che vuole».

Professore ci racconti come e quando è “nato” questo premio. C’è un momento preciso?
Certo che c’è, lo ricordo benissimo. Ricordo che ero a Frascati. Prima di lasciare il laboratorio fotocopiai alcuni articoli per studiarli durante le vacanze di fine anno. Erano gli ultimi giorni del 1978. Ma quello che ritenevo un problema facile da risolvere si rivelò invece estremamente difficile e facevo solo dei progressi parziali senza trovare il bandolo dell’equazione. La svolta ci fu nella primavera del 1979 quando scrissi una serie di articoli con la soluzione. Se si volesse datare la scoperta che è all’origine del Nobel, questa essenzialmente è del 1979.

E poi cosa è accaduto?
Una scoperta scientifica è un po’ come un bambino. Ci si tiene a farlo, ma anche a seguirlo, ad accompagnarne la crescita, a vederlo diventar grande e così via. In buona sostanza il nucleo duro del lavoro è…

 

 


L’intervista prosegue su Left dell’15-21 ottobre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO

Afghanistan, a che punto siamo?

Malalai, center, from Kunduz province, sits with her children at a camp for internally displaced people as they wait for a bus to return home, in Kabul, Afghanistan, Saturday, Oct. 9, 2021. (AP Photo/Felipe Dana)

C’è una partita in corso sull’Afghanistan e forse sarebbe il caso di parlarne prima che ci scoppi in faccia un’altra volta e ancora ci fingiamo stupiti come se non ce l’aspettassimo. Dall’inizio della crisi afgana sarebbero 22mila i cittadini evacuati in 24 Paesi Ue ad agosto del 2021 ma rimangono i 3 milioni di sfollati fino all’anno scorso e qualcosa come circa 700mila sfollati interni di cui tener conto.

L’Europa si sta muovendo su un doppio binario: un’accoglienza dei profughi afgani controllata che faccia riferimento solo alle persone più vulnerabili (con tutti i limiti che l’interpretazione del concetto di vulnerabilità ogni Stato compie molto a modo suo) e un aiuto ai profughi interni. «La situazione in Afghanistan è disastrosa. Si sta preparando una tempesta perfetta. Oltre il 90% degli afgani affronta la minaccia della fame, il sistema sanitario rischia il collasso. E così l’economia. Ci sono notizie preoccupanti di oppressione, coloro che hanno lavorato con noi e condividono i nostri valori hanno molto da perdere: interpreti e le loro famiglie sono vittime di minacce; operatori per i diritti umani vengono arrestati. Ed è peggio per le donne e le ragazze, che spesso hanno paura di andare a scuola o al lavoro: donne giornaliste e dipendenti pubblici licenziate, donne giudici braccate dagli uomini che hanno messo in prigione» ha dichiarato Ylva Johansonn, Commissaria europea agli Affari interni, durante il vertice del 7 ottobre, da lei presieduto insieme all’Alto Commissario Ue, Josep Borrell.

Come al solito però, oltre alle dichiarazioni di rito, sono pochi i Paesi che hanno dato una reale disponibilità ad accogliere gli afgani che verranno (e non parliamo di numeri spaventosi nonostante verranno sicuramente usati per fare spavento visto che Filippo Grandi dell’Unhcr ha parlato di circa 42.500 afghani nei prossimi 5 anni). In compenso ci sono 12 Stati (Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia) che chiedono all’Europa di poter costruire muri e di farseli anche pagare. La Grecia l’ha già fatto con la Turchia e la Lituania si sta preparando a farlo per difendersi dalla pressione della Bielorussia.

Il miliardo promesso (l’Afghanistan non si regge in piedi economicamente senza soldi dai Paesi esteri e già ora si stanno fermando alcuni servizi essenziali come la sanità) dall’Europa serve soprattutto a “tenere fermi” i profughi e a evitare problemi di sicurezza. Come al solito insomma sembra che gli assegni servano soprattutto a subappaltare la gestione dei problemi senza un reale e strutturato processo di soluzione. Gli ultimi attentati interni tra l’altro spaventano non poco l’Europa.

In tutto questo l’assenza della Russia e della Cina evidenzia ancora di più la partita che si gioca sul piano internazionale: Putin e Xi Jinping hanno intenzione di percorrere una democrazia parallela a quella occidentale e non hanno avuto remore a invitare Pakistan, Iran e India, a una delegazione dell’Emirato di Kabul nel prossimo summit a Mosca. I Talebani quindi vengono di fatto riconosciuti e legittimati. Del resto per Mosca e Pechino i diritti umani sono da sempre una “questione interna” in cui non mettere bocca. Del resto Cina, Pakistan e Russia hanno tenuto le proprie ambasciate aperte a Kabul.

E come al solito sulla pelle dei disperati si gioca una guerra diplomatica in cui si vorrebbe imporre la propria visione del mondo. Intanto in Europa ci sono circa 290mila afgani a cui negli anni scorsi è stato rifiutato lo status di rifugiati politici che ora appare molto difficile riuscire a rifiutare di nuovo. E quel limbo è qualcosa che va risolto piuttosto in fretta.

L’Afghanistan è sparito dalle prime pagine dei giornali (del resto la notizia sta sempre nei morti e nei disperati mentre urlano ma poi non fanno più notizia mentre lentamente e silenziosamente si consumano) eppure è un tema su cui si decide molta credibilità dell’Europa. Vale la pena ricordarsene.

Buon giovedì.

 

 

🆙  Bastano pochi click!

🔴  Clicca sull’immagine oppure segui questo link > https://left.it/abbonamenti

—> Se vuoi regalare un abbonamento digitale, vai sull’opzione da 117 euro e inserisci, oltre ai tuoi dati, nome, cognome e indirizzo mail del destinatario <—