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“All’assalto!”. È tempo di urlare

© Ivano Di Maria, Europe Around The Borders

All’assalto, sembrano urlare. Uomini nuovi per opere nuove. Liberi e uniti. In effetti nella foto che vedete in copertina loro sembrano uniti. Forse non liberi. Non ancora. Nasciamo tutti uguali ma non tutti liberi. Questo è chiaro, questo racconta la foto di copertina. Europa ultima chiamata. Questo è il senso. Perché noi vi chiamiamo, mentre 27 leader europei vengono a Roma per festeggiare i 60 anni dei Trattati di Roma svuotati di ogni senso, noi ci incontriamo e discutiamo del futuro di un’Unione Europea che era stata sognata come altro. Tanto altro. «La creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa», come scriveva Spinelli a Ventotene. Un luogo di pace, di uguaglianza, di libertà. Persino di libertà dal dominio del commercio. Senza fare troppo i sentimentali, basta rileggersi ogni tanto il Manifesto di Ventotene per trovare tante di quelle cose semplicemente giuste che si fa difficoltà a capire come sia potuto accadere che venissero travolte da tanto nero. Ma così è. Due velocità, geometrie variabili, Nord e Sud, si fa di tutto per mascherare il fallimento dello schema sin qui adottato. Schema economico ma anche culturale. Schema soltanto.

Ma siccome quei bambini nella foto di copertina, quell’urlo che chiama a raccolta per procedere all’assalto del folle muro di filo spinato ci assomiglia tantissimo, assomiglia tantissimo al Left che proviamo a fare ogni settimana, noi mentre i leader parlano di soluzioni false e “mascherano” fallimenti in vittorie, andiamo a pensare altrove. Insieme a tutta la sinistra che troviamo. Dalla società civile agli economisti di mezzo mondo, da registi simbolo come Ken Loach all’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che tutti avrebbero scommesso si sarebbe perso nel nulla. E invece è ancora lì a girare in lungo e in largo l’Europa per proporre a tutti un New deal. Un nuovo corso. Un inizio. Un nuovo patto sociale che abbia al centro, come dicono Longobardi e Ventura, una diversa idea di benessere. Perché come scriveva sempre Spinelli, «se ci sarà nei principali Paesi europei un numero sufficiente di uomini che comprenderanno ciò, la vittoria sarà in breve nelle loro mani, perché la situazione e gli animi saranno favorevoli alla loro opera e di fronte avranno partiti e tendenze già tutti squalificati dalla disastrosa esperienza dell’ultimo ventennio». E ancora: «La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà». Ma questo i bambini della foto di copertina lo sanno benissimo.

Del futuro dell’Europa parliamo su Left in edicola da sabato 25 marzo

 

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Da Motta e Calcutta a Dalla e Battisti, il canzoniere d’amore illustrato di Pronostico

Amore, illustrazioni e musica. Tanta musica da classici come Dalla e Battisti fino ai giovani cantautori indie che bazzicano il Pigneto come Motta, Truppi o Calcutta. Sono questi gli ingredienti che mescolati insieme da Antonio Pronostico per dare vita alle 24 opere esposte nella sua personale “Amore, amore, un corno”, dal 24 marzo al 18 aprile a Roma presso la galleria d’arte Parione9 (via del Parione 9). Chine, pastelli, pantoni e pennarelli sono gli strumenti che Pronostico sceglie per dipingere le mille sfumature dell’amore raccontato nei testi delle canzoni. Canzoni che ci hanno consolato quando avevamo il cuore spezzato, che hanno reso indimenticabili le nostre notti d’amore, che hanno fatto scoppiare la passione o che ci hanno aiutato a superare una cotta per qualcuno che non proprio non ci si filava.

«La musica italiana può riuscire a raccontare fasi e emozioni dell’amore che tutti ci siamo ritrovati a vivere, soprattutto proprio quando abbiamo sperimentato l’amore o l’abbandono» ha spiegato l’artista, che per due anni ha anche, fra le altre cose, illustrato le pagine e le copertine della nostra rivista. La mostra, curata da Marta Bandini e Elettra Bottazzi, fra giochi di parole, ripresi dalle canzoni, e citazioni varie si trasforma, oltre che in un curioso divertissement visivo, in un’unica storia, un racconto che suona famigliare ad ognuno di noi proprio perché parla di qualcosa di universale come l’amore.

Ecco una lista delle canzoni e degli autori che troverete esposti in “Amore amore un corno”, ad ogni illustrazione ispirata a un brano è affiancato anche un ritratto del cantante che l’ha interpretata.

1) Roma nun fa la stupida stasera (Canzone popolare – Nino Manfredi)
2) Fuori Piove (Alessandro Fiori)
3) Diluvio (Verdena versione originale, Iosonouncane – cover)
4) L’appuntamento (Ornella Vanoni)
5) Paff… Bum! (Lucio Dalla)
6) Roma Nuda (Franco Califano)
7) Adius (Piero Ciampi)
8) Il mio cuore fa ciock (Luca Carboni)
9) Adius (Piero Ciampi)
10) La città senza donne (Roberto Vecchioni)
11) La Malinconia (Luca Carboni) – Canto pe nun suffrì (Francesco Di Bella)
12) Paracadute (Giorgio Poi)
13) La lontananza (Domenico Modugno)
14) Pirati (Giovanni Truppi)
15) Mi ritorni in mente (Lucio Battisti)
16) Introdub (Francesco Di Bella)
17) Bartali (Paolo Conte)
18) Incontro (Francesco Guccini)
19) Abbiamo vinto un’altra guerra (Motta)
20) Le barche (Calcutta)
21) Stormi (Iosonouncane)
22) Respirando (Lucio Battisti)
23) Ultimo amore (Vinicio Capossela)
24) Anna e Marco (Lucio Dalla)

Dove & Quando

Amore amore un corno, dal 24 marzo al 18 aprile

Parione9 Gallery- via di Parione, 9 – Roma
Dal martedì al sabato dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 19:30.
Domenica dalle 15:30 alle 19:30

Sabato 25 marzo è “il tempo del coraggio”. Varoufakis lancia l’Internazionale progressista

Le ministre Grec de l'economie Yanis Varoufakis et sa femme Danae Stratou nous recoivent chez eux à Athenes. En face de l'acropole, la terrasse est aux parents de Danae.

L’hanno chiamata Internazionale progressista. O “il primo partito pan-europeo di sinistra”, in grado forse di federare le forze politiche del Vecchio Continente attorno a un’idea di futuro condivisa. Sta di fatto che il movimento che Yanis Varoufakis presenta sabato 25 marzo a Roma – chiamando a raccolta la sinistra italiana e continentale – parte dal presupposto che c’è un’altra Europa possibile “oltre establishment e populismo”. Non a caso questo slogan è il sottotitolo che lo stesso Varoufakis e il co-fondatore i DiEM25 Lorenzo Marsili hanno scelto per il loro libro fresco di stampa, Il terzo spazio (edito da Laterza), nel quale delineano tra l’altro quello che definiscono European New deal, un insieme di misure in grado di «fermare la caduta, stabilizzare l’economia, curare le divisioni fra Paesi in surplus e Paesi in deficit e riequilibrare l’Eurozona».

Il 25 marzo è “Il tempo del coraggio”: così si chama l’iniziativa che DiEM25 organizza a Roma per recapitare un messaggio alle élite europee che saranno in città per celebrare il sessantesimo anniversario dell’Unione Europea. Mentre loro celebrano la morte dell’Europa (“velocità multiple”, “geometrie variabili”, ecc), il messaggio che parte dal Teatro Italia è quello di un «piano per porre fine alle politiche devastanti che stanno demolendo la nostra Unione: il nostro New Deal Europeo, l’antidoto al ritornello ripetuto dall’establishment che recita “non c’è alternativa”» spiega Srećko Horvat a nome del Collettivo di Coordinamento di DiEM25. «Ma non basta, dobbiamo fare di più: dobbiamo mostrar loro che gli europei democratici sono pronti a imboccare un’altra strada. Che continueremo a combattere e che siamo pronti a scendere in piazza. Che noi – cittadini che crediamo in una via progressista per salvare l’Europa da se stessa – ci stiamo rafforzando e siamo sempre di più!».

Insieme a oltre una dozzina di partner, sabato 25 marzo a Roma, DiEM25 co-organizzando la manifestazione “Per la nostra europa” in Piazza Vittorio Emanuele II alle 11, con un corteo che sfila per le vie di Roma fino al Colosseo. Durante il fine settimana i membri di DiEM25 e dei gruppi locali di molti altri Paesi – tra cui Belgio, Spagna, Serbia e Grecia – si prenderanno le piazze in tutta Europa. Left è accanto a DiEM25 nell’iniziativa del 25 marzo, per ribadire che esiste un’altra Europa “libera e unita”, come recita il Manifesto di Ventotene, che chiede spazio e lotta per ottenerlo. Dalle 20 di sabato la diretta streaming dell’evento sarà sul sito della rivista all’indirizzo www.left.it/iltempodelcoraggio.

Del futuro dell’Europa parliamo su Left in edicola da sabato 25 marzo

 

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Breve guida per sopravvivere al populismo sui “vitalizi” dei parlamentari

Seduta sospesa nell'Aula della Camera dove deputati del M5S durante il question time in diretta televisiva (rispondeva il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti) hanno esposto cartelli sotto il banco della presidenza ed a quelli del governo con la scritta "#si tengono il privilegio". +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Mercoledì i deputati del Movimento 5 stelle hanno esposto cartelli in aula, fatto irruzione negli uffici di presidenza, arringato la piccola folla che li attendeva nella piazza di Montecitorio aizzandola «contro i partiti». Hanno, insomma, fatto un bel po’ di rumore, beccandosi pure le critiche dei dem per averlo fatto mentre da Londra arrivavano le notizie dell’ultimo attentato e – forse – dei provvedimenti disciplinari che verrano decisi la prossima settimana. I «partiti», per i 5 stelle, però, avrete letto, sarebbero colpevoli di aver “salvato” i vitalizi degli ex parlamentari, che – dicono sempre i 5 stelle – loro avrebbero voluto abolire del tutto. Tutta colpa della delibera approvata dall’ufficio di presidenza della Camera, una delibera del Pd passata a danno di quella del Movimento. Impossibile – evidentemente – non alzare cagnara.

Le cose stanno però un po’ diversamente da come le raccontano i 5 stelle – e la vicenda è al tempo stesso più complessa ma assai meno scandalosa. Anzi: il parlamento dei cattivisimi partiti, bisognerebbe dire, sui vitalizi, negli ultimi anni, e persino prima che i 5 stelle entrassero nei palazzi, ha fatto grandi passi in avanti, passi verso una riduzione dei costi e dei privilegi. L’ultimo, quello di mercoledì, vale comunque 2,4 milioni di euro.

I “vitalizi” di cui i 5 stelle riempiono la loro comunicazione, tanto per cominciare, non esistono più. Non, almeno, per i parlamentari attualmente in carica (tantissimi, per altro, al primo mandato: oltre il 60 per cento) che – come abbiamo già avuto modo di spiegare – con la riforma approvata dal parlamento ai tempi di Monti (serviva per bilanciare almeno un po’ la riforma Fornero con l’opinione pubblica) avranno diritto a un assegno calcolato su base contributiva, seppur con coefficienti diversi da quelli delle normali pensioni. Assegno che scatterà solo al 65esimo anno d’età e solo se il parlamentare avrà svolto almeno cinque anni di mandato (o meglio quattro anni e mezzo, visto che il regolamento prevede che l’anno non completo sia arrotondato se passati almeno sei mesi). Ogni anno di mandato in più dà diritto a un anticipo sull’erogazione dell’assegno, che però non potrà arrivare comunque prima dei 60 anni.

I 5 stelle dicono che, fosse dipeso da loro, avrebbero abolito completamente anche questo nuovo istituto delle “pensioni dei deputati e dei senatori” (così si chiamano). Che si può fare, per carità (se ne può discutere): solo che non era quella di ieri la sede, non se lo vuoi fare colpendo insieme nuove e vecchie pensioni. L’ufficio di presidenza, infatti, può solo modificare il regolamento della Camera, non fare una legge, che sarebbe in quel caso necessaria e, peraltro, forse non sufficiente, comunque, per intervenire sugli assegni degli ex parlamentari. Su cui invece si è concentrato l’Ufficio di presidenza, nell’unico modo possibile.

Anche sugli assegni già in essere – quelli sì, vitalizi – infatti c’è dunque da fare un chiarimento. La Camera ieri ha di fatto rinnovato e reso più gravoso per gli ex deputati un provvedimento già attivo dal 2013, un contributo di solidarietà. Il motivo per cui si è scelta la via del contributo di solidarietà non è tanto perché i deputati vogliano “salvare” i loro amici già pensionati: è una questione costituzionale, che già si era posta, ricorderete, ancora ai tempi di Monti. Abolire un diritto acquisito non si può fare, per quanto questo diritto possa apparirci un privilegio: soprattutto non lo può fare l’ufficio di presidenza della Camera che pure gestisce l’erogazione degli assegni. Quello che si può fare sono – appunto – misure straordinarie, riduzioni e trattenute temporanee. Quello che ha fatto la Camera mercoledì, insomma, girando peraltro ulteriormente la vite. Mentre dal 2013 al 2016 il contributo è stato per tutti gli assegni sopra i 90mila euro lordi annuali del 6 per cento, ora il contributo sarà del 10 per cento dai 70mila agli 80mila euro, del 20 per cento dagli 80mila ai 90mila euro, del 30 per cento per i vitalizi dai 90mila e i 100mila euro e del 40 sui circa duecento vitalizi che superano i 100mila euro all’anno, sempre lordi.

Varsavia contro tutti. La Polonia minaccia di non firmare la dichiarazione di Roma

Il Primo ministro polacco, Beata Szydlo, ha parlato ai microfoni di un canale televisivo privato del Paese, sostenendo che non sottoscriverà la dichiarazione che uscirà dal vertice di Roma, se non verranno integrate le richieste del suo governo. Su cosa insiste la Polonia?

«L’unità dell’Ue, il rafforzamento della Nato, un ruolo di prim’ordine per gli esecutivi nazionali e una garanzia che il Mercato Unico non venga annacquato da norme divisorie»: questi i punti elencati da Szydlo. Non sono semplicemente parole. Dietro alle espressioni si nascondono riferimenti a progetti politici precisi che sono stati accennati nel corso degli ultimi mesi a livello europeo.

Garantire «l’unità dell’Ue» implica un passo indietro forte sulle “due-velocità”. «Il rafforzamento della Nato» nasconde con ogni probabilità un certo scetticismo riguardo all’idea di compensare il “ritiro” statunitense con un’”Unione di difesa europea”. «Il rafforzamento degli esecutivi» esclude ogni tentativo di legittimare le istituzioni europee attraverso modifiche dei Trattati, volte ad aumentare trasparenza e democraticità. Infine, «la garanzia di preservare il Mercato Unico», cela un’opposizione strenua a qualsiasi norma che miri a innalzare gli standard sociali per i lavoratori migranti, sulla base dell’assunto che, soltanto una concorrenza al ribasso sui diritti possa garantire la crescita dei Paesi dell’Est.

Due giorni fa, il leader del partito di governo Diritto e Giustizia (Pis), Jaroslaw Kaczyński, ha ribadito che la Polonia non può accettare le “due velocità” perché «il concetto implica una concentrazione di risorse ad Ovest». Kaczyński  ha aggiunto che «un’Europa a due velocità implica maggior investimenti per innovazioni nei Paesi fondatori dell’Unione, e meno soldi per l’Est». Poi ha specificato che le relazioni individuali con Angela Merkel «sono buone», ma che esiste una questione di «realtà» politica: «Su tutte le questioni che contano, la Germania conduce una politica che va contro i nostri interessi».

Insomma, il conflitto tra Varsavia e le altre capitali europee non tende a diminuire, anzi. Se dal vertice di Roma uscirà una dichiarazione congiunta, sarà un abile gioco di parole. Ma dietro ai testi ufficiali, si nascondono fratture pesanti.

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EuropaEuractivNon solo i Paesi del sud Europa, anche la Commissione critica Dijsselbloem. Le parole del Commissario Vestager

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Perché l’immigrazione non c’entra con l’attentato di Westminster

epa05863702 Armed police following major incidents outside the Houses of Parliament in central London, Britain 22 March 2017. Scotland Yard said on 22 March 21017 the police were called to a firearms incident in the Westminister palace grounds and on Westminster Bridge amid reports of several people injured in central London. EPA/WILL OLIVER

Otto arresti sono stati effettuati stamane a Birmingham, la città a più alta intensità di popolazione pakistana della Gran Bretagna. Gli arresti sono connessi all’attacco terroristico di Westminster, ma, dicono le autorità, non ci sono pericoli o minacce in atto. L’auto la guidava Khalid Masood, 52 anni, che viveva nelle West Midlands, era nato nel Kent e aveva precedenti penali di vario ordine, l’ultimo risalente al 2000. L’attentatore, fanno sapere gli inquirenti, era nato in Gran Bretagna, era stato indagato dai servizi dell’MI5 per legami con ambienti estremisti islamici ma non era parte delle reti note o sotto la lente in questa fase specifica. Si tratta di una notizia importante.

A Birmingham vivono circa 150mila persone di origine pakistana e 30mila bangladeshi e in città – come solo a Londra – l’attività di reclutamento dei terroristi dell’Isis è intensa tra le seconde e terze generazioni. Come ha detto il commissario capo della polizia cittadina a The Guardian in una vecchia intervista ripresa stamane dal quotidiano britannico: «Il concetto di califfato sta affascinando la gente. E penso che ci sia una maggiore sofisticazione di approccio a radicalizzare le persone con mezzi digitali, e penso che ha cambiato il volto della sfida che abbiamo affrontato negli ultimi anni con al Qaeda».
Non sappiamo ancora chi fosse l’attentatore, ma queste parole sono importanti per una ragione semplice: l’Isis non si organizza necessariamente in cellule terroristiche e reti ma recluta singoli e li convince o spinge a compiere attacchi suicidi anche da soli – la strage di Nizza il 14 luglio scorso e e l’attacco al mercato di Natale a Berlino sono i casi recenti e simili tra loro e a quello di Westminster.

Perché è importante? Perché in questi giorni l’amministrazione Trump difende un bando per le persone che vengono da alcuni Paesi a maggioranza musulmana. Perché Gran Bretagna e Stati Uniti vieteranno alle persone provenienti da un numero più alto di Paesi di portare telefoni cellulari e pc portatili sugli aerei. E perché in questi mesi le campagne elettorali die vari Le Pen, Salvini e altri partiti xenofobi ci dicono che il problema sono gli immigrati che provengono dai Paesi a maggioranza musulmana, i siriani. L’Ukip, il partito della destra xenofoba e anti europea britannica, stamane, ha diffuso un comunicato che accusa i governi europei di aver favorito l’immigrazione di massa e, con questa il terrorismo. Le notizie che vengono da Birmingham fanno il paio con quelle relative agli attentati degli anni passati. Abbiamo messo in fila qualche dato relativo agli attentati.

  • Il 24 maggio 2014 Mehdi Nemmouche, 29 anni già foreign fighter in Siria uccide 4 persone al Museo ebraico di Bruxelles. Nemmouche ha origini algerine ed è nato in Francia. Aveva passato 5 anni in carcere dopo essere stato condannato per reati minori e gravi (rapina). Le comunicazioni precedenti all’attacco indicano come fosse in contatto con il belga-marocchino Abdelhamid Abaaoud, a sua volta foreign fighter e membro dell’Isis e parte o organizzatore in diversi attacchi falliti o portati a termine, compreso quello spettacolare e sanguinoso del 13 novembre 2015 a Parigi. Abaaoud è stato ucciso dalla polizia nel raid di Saint-Denis, nella periferia di Parigi, cinque giorni dopo durante un raid. Era cresciuto a Molenbeek e nel 2010 era stato arrestato per un tentativo di furto assieme a Salah Abdeslam, a sua volta cresciuto in Belgio, ma di nazionalità francese. Entrambi avevano un passato da piccoli criminali. In generale, dei 9 componenti accertati della cellula terroristica di Bruxelles, coinvolta in vari attacchi, compresi quelli all’aeroporto di Bruxelles, sette erano nati in Europa.
  • I fratelli Kouachi, parte del commando entrato nella redazione di Charlie Hebdo, Hayat Boumeddiene, la donna che si sospetta fosse complice di Amedy Coulibaly e che è ancora latitante, e Coulibaly stesso, a sua volta ha partecipato agli attacchi l’8 e il 9 gennaio 2015, avevano tutti discendenza algerina o maliana, precedenti penali ed erano nati in Francia.
  • I quattro attentatori suicidi della serie di attacchi nelle stazioni della metropolitana di Londra del 7 luglio 2005 erano tre di origine pakistana, ma nati in Gran Bretagna e uno nato in Giamaica e poi convertito. Il 21 luglio un altro tentativo di far esplodere bombe nella metro londinese fallì. I quattro arrestati, di origine somala ed eritrea, erano entrati in Gran Bretagna da bambini sotto i dieci anni.
  • Gli attentatori di Nizza, del mercato di Natale di Berlino e di Madrid nel marzo 2004 erano nella maggior parte dei casi nati fuori dai confini europei.

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Chi sono e cosa pensano i foreign fighters che tornano in Europa
Perché si diventa foreign fighter e perché la propaganda occidentale non funziona

Cosa ci dicono i dati relativi agli odiosi attacchi terroristici degli ultimi anni? Semplice, che le persone che li hanno compiuti non erano, per la maggior parte, immigrati coinvolti nell’ultima lunga ondata di migrazione verso l’Europa. Certo, erano musulmani, ma erano cittadini di Paesi europei figli dell’immigrazione proveniente dai Paesi delle ex colonie. Figli insomma di quell’immigrazione che i governi di ogni ordine e grado hanno incoraggiato negli anni del boom economico e ’70 e stipato in quartieri difficili, senza pensare all’integrazione. Il discorso è complicato, rimanda al tessuto sociale, alla scuola, alle galere dove i giovani criminali si convertono e vengono avvicinati, ai quartieri.

Poi c’è l’aspetto storico e geopolitico: dopo l’11 settembre – e persino prima con l’invasione sovietica dell’Afghanistan – l’Occidente ha condotto una lunga guerra al terrorismo. Questa non ha fatto altro che alimentare la propaganda, far crescere popolazioni in un clima di guerra e creato le opportunità per addestrare combattenti. Per combattere il terrorismo, e bisogna combatterlo, serve un lavoro lungo e lento. Le guerre, i divieti, le chiusure sono invece ciò che lo alimentano e lo hanno alimentato. Sono ciò che l’Isis cerca e vuole.

 

Mi terrorizza la ferocia di questi, oltre al terrore

Questa mattina, se mi permettete, non scriverò il mio consueto buongiorno. Quindi non mi dedicherò alle notizia di oggi (da Londra alla bagarre sui vitalizi fino alla prossima celebrazione dei trattati europei) ma vi racconto una sensazione.

Nella casella di posta stamattina molto presto mi è arrivato un messaggio, ovviamente da un profilo Facebook che non è riconducibile a nessuna persona reale: la foto del profilo è un soldato ripreso di spalle e il “nome” una semplice sigla “Dem Ken”. Dice, il messaggio, letteralmente:

«cara zecca, prenditela con gli extracomunitari terroristi, volevi anche tu l’europa dell’accoglienza? eccoti servito!»

Mi sono sforzato di immaginare quale strana connessione possa scattare nell’animo di qualcuno per prendersi la briga di scrivere una frase del genere a un insignificante editorialista, quale sia quell’organo così peloso che possa vomitare in una frase del genere gli accadimenti di Londra.

Poi, per immergermi nella meglio nel cassonetto a toccare con mano il percolato della ferocia, mi sono fatto un giro sulle pagine dei fomentatori professionisti (niente nomi, oggi nessuna pubblicità), ancora:

“Ennesimo attentato terroristico islamico a Londra ci conferma che l’Europa è ormai una fabbrica del terrorismo islamico.
Continuiamo ad importare “arricchimento” culturale…i risultati sono questi”

“QUANDO C’ERA IL FASCISMO MIO PADRE DICEVA SEMPRE TUTTI AVEVANO UN LAVORO E NON C’ERA DELIQUENZA!”

“adesso ho capito perche’ la boldrini vuole dare la cittadinanza ha tutti quelli che arrivano nel nostro paese , cosi risultano italiani quando uccidono qualcuno”

“E adesso ?… I buonisti quale caxxata si inventeranno per l’ennesimo attentato facendo passare per un squilibrato un paranoico ecc. senza ragionare un attimino che questi signori perbene attentatori stanno dichiarando guerra ai fessi della UE fallimentare?”

“Candeline da cerebrolesi, moine alla comunità islamica perchè prenda le distanze e bandiere della pace in 3…2….1…. Ah, al pomeriggio i buffoni dei Tg, sono riusciti a dire che il parti anale di una scrofa, era asiatico.. vuoi mai passare da razzista a dire la verità..”

 “Sta entrando troppa Mondizzia in Europa…”

“fra pochi anni l italia sara musulmana e presidente repuplica africano”

“Attacco al parlamento di londra.
L’attentatore è poi stato ucciso, fosse successo in Italia…… delinquente razzista fascista nazista leghista antisemita!!!!! ….. al poliziotto…… E’ successo lì, tutti in silenzio.”

“econdo me dobbiamo aspettare che i nostri amici buonisti si pronuncino coadiuvati l’imám di turno e che ci illuminino e ci spieghino che siamo sempre accecati dall’odio e che quindi come al solito non riusciamo a vedere che l’islam non c’entra nulla, e che in realtà sono stati i cristiani protestanti valdesi della chiesa degli ultimi giorni notoriamente conosciuti come attentatori terroristi storicamente antioccidentali.”

“E ora controlli sulle patenti di guida e divieto di vendita di coltelli e attrezzi da giardino. L’ Europa è stata buona solo a disarmare gli onesti cittadini con la scusa del terrorismo, non un solo attentato è stato compiuto con armi detenute legalmente, le armi usate provenivano dal mercato nero dell’est oppure si sono usate armi bianche o autoveicoli.”

“Questo cane figlio di cane era anche… un noto predicatore islamico…predicava la pace!!..? Cosa dite sinistri del c.zo che bazzicate queste pagine? Luridi sostenitori di questi esseri immondi? Cosa dite???”

Si potrebbe continuare per ore. Migliaia di commenti. Tutti uguali. E queste sono le voci dei “buoni”, sia ben inteso. Ecco, a me terrorizza la ferocia. Oltre al terrore.

Buon giovedì.

Contro l’Europa o contro questa Europa. Tutte le proteste del 25 marzo a Roma

epa05754045 German Chancellor Angela Merkel (R) and French President Francois Hollande (L) arrive for a joint press conference at the Chancellery in Berlin, Germany, 27 January 2017. Merkel and Hollande met for bilateral talks. EPA/CLEMENS BILAN

Sovranisti ed europeisti. In piazza per le strade di Roma ci saranno tutte le forze politiche e sociali che criticano questa Unione europea. È a Roma che il 25 marzo del 1957 vennero firmati i due trattati che istituirono e disciplinarono, rispettivamente: la Comunità economica europea e la Comunità europea dell’energia atomica. All’epoca i Paesi firmatari furono Francia, Germania Ovest, Italia, Paesi Bassi e Lussemburgo. Ed è a Roma che 60 anni dopo, mentre i 27 capi di Stato Ue si riuniranno in Campidoglio – per celebrare appunto l’anniversario dei Trattati di Roma – migliaia di persone scenderanno in piazza in otto diverse manifestazioni. Molto diverse tra loro. Della destra sovranista e della sinistra NoEuro, ma anche della sinistra che vuole cambiare l’Europa da dentro l’Europa. Ecco una mappa delle manifestazioni che si tengono sabato 25 marzo nella Capitale con gli indirizzi e gli orari corretti.

mappa diffusa dalla questura di Roma

Era «dai tempi dei funerali di Giovanni Paolo II che non c’era una mobilitazione tale, è di certo uno degli apparti di sicurezza più imponenti degli ultimi 10 anni», dicono dalla questura di Roma. Più di 3mila gli agenti schierati a Roma, il triplo delle forze dell’ordine previste per eventi di questo tipo. E poi: unità cinofile, artificieri, finanzieri, tiratori scelti sui palazzi e 39 varchi d’accesso al centro storico (massima allerta su Campidoglio e Quirinale). Sono già cominciati i controlli a tappeto delle pattugli dislocate in tutta la città. Niente “zona rossa” ma, al suo posto, due aree entrambe attive sin dal 23 marzo: la “zona blu” (dove graviteranno i leader politici includerà l’area di piazza Venezia, Ara Coeli, piazza San Marco e Fori Imperiali, chiusure al traffico e ai pedoni per e 21 varchi d’accesso) e la “zona verde” (una sorta di area cuscinetto: via IV Novembre, via Nazionale, via del Corso, via del Tritone, nessuna chiusure al traffico e nessuna manifestazione). Per tutte le manifestazioni il neo-questore di Roma, Guido Marino, ha vietato caschi, copricapi e altro vestiario, tipo passamontagna, «idoneo al travisamento o utile ad impedire l’identificazione». Inoltre «non sarà consentito l’utilizzo di petardi o altro materiale esplodente», «gli zaini e le borse saranno tutti controllati dagli agenti di polizia, anche in una logica di antiterrorismo».

Ecco gli appuntamenti di sabato:

Ore 10 – Auditorium Angelicum
“Italia sovrana in Europa”
Convegno organizzato da Fratelli d’Italia (di Giorgia Meloni): «Vogliamo un ‘Europa di nazioni libere e sovrane».
Con: Giulio Tremonti, Alfredo Mantovano, Gian Micalessin, Vittorio Sgarbi, Diego Fusaro, Luciano Barra Caracciolo
Si twitta: #ItaliaSovrana

Ore 11 – Piazza Vittorio (fino al Colosseo)
“La nostra Europa. Unita democratica solidale” – “Libertà di movimento – Europe for all”
Corteo nazionale.
Con: Coalizione “La nostra Europa”, una coalizione di associazioni, movimenti sociali, sindacati, organizzazioni e attori sociali.
L’Europa meticcia, solidale e migrante e lo spazio europeo è il nostro terreno di azione politica. E in questo senso accettiamo la sfida posta da un campo “disintegrato”, a molteplici velocità, dove l’opzione nazionale rischia (e già in parte è così) di offrire terreno ad un populismo che si nutre di razzismo, fascismi, assottigliamento degli spazi di libertà e uguaglianza.
Si twitta: #lanostraeuropa #libertadimovimento #EuropeForAll

Ore 11 – Piazza Bocca della verità (fino ad Arco di Costantino)
“Marcia per l’Europa”
Corteo del Movimento federalista europeo
Contro il nazionalismo e il populismo. Per un’Europa che contrapponga l’unità alle vecchie divisioni e ai nuovi muri.
Si twitta: #Rome2017ToFedEu #Ioparteciperòperché

Ore 14- Porta San Paolo (fino a Bocca della Verità)
“Eurostop. Contro il vertice Ue”
Corteo nazionale dei movimenti e territori del “No sociale” che si è espresso nel referendum del 4 dicembre. Per il superamento di frontiere e fili spinati affermando con coraggio la libertà di movimento. Con: Usb, Unicobas, Rete dei Comunisti, Movimento No Tav Val di Susa, studenti in lotta e Movimenti e territori del no sociale»
Si twitta: #25M #Eurostop

Ore 15 – Piazzale Tiburtino
“Nessun futuro nell’Unione europea”
Comizio per l’uscita dall’Unione europea
Con: Partito comunista e Fronte della gioventù comunista
Si twitta: #25M

Ore 15 – Piazza Santa Maria Maggiore (fino al Campidoglio)
“Contro questa Europa”
Corteo di Azione nazionale contro i vincoli dell’Euro e dell’Unione europea.
Con: Movimento nazionale per la sovranità (nuovo movimento nato dall’unione di Azione Nazionale – i quarantenni usciti da Alleanza Nazionale – di Gianni Alemanno e la Destra di Francesco Storace), Noi con Salvini (costola centro meridionale della Lega Nord) e una ventina di associazioni e movimenti identitari. Sono stati invitati i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni

Ore 15,30 – banchina sotto Castel Sant’Angelo
“Not my Europe. Per un’Europa più umana”
Installazione-evento della società civile contro le politiche dei muri. Una simbolica azione di protesta contro le politiche migratorie dell’Ue
Sul palco: Emma Bonino, Luigi Manconi, Gad Lerner, reading di Moni Ovadia e Roberta Caronia, promotori: Medici Senza Frontiere, Amnesty International – Italia, Amref, Arci nazionale, Baobab Experience, Centro Astalli, Cir – Consiglio Italiano per i Rifugiati, Comitato 3 Ottobre, Intersos, Legambiente Onlus, MEDU – Medici per i Diritti Umani, R@inbow for Africa – R4A, Save the Children, Sea-Watch, Terre des Hommes.
Si twitta: #NotMyEurope

Ore 20 – Teatro Italia
“Il tempo del coraggio”
In una serata di teatro civile DiEM25 presenta le proposte per uscire dal pantano.
Con: Yanis Varoufakis, Ken Loach, Juan Carlos Monedero, Razem, Marcelo Exposito, Luigi de Magistris. Left è accanto a Diem25 nell’iniziativa del 25 marzo a Roma, per ribadire che esiste un’altra Europa “libera e unita”, come recita il Manifesto di Ventotene, che chiede spazio e lotta per ottenerlo. Dalle 20,00 di sabato la diretta streaming dell’evento sarà sul sito della rivista all’indirizzo www.left.it/iltempodelcoraggio.
Si twitta: #ilTempodelCoraggio

Cosa sappiamo dell’attacco a Westminster

epa05863740 Armed police following major incidents outside the Houses of Parliament in central London, Britain 22 March 2017. Scotland Yard said on 22 March 21017 the police were called to a firearms incident in the Westminister palace grounds and on Westminster Bridge amid reports of several people injured in central London. EPA/ANDY RAIN

A un anno dalla strage di Bruxelles, Londra viene colpita da un attacco terroristico. Non sappiamo di che matrice ma ne conosciamo la dinamica: un uomo ha ferito con un coltello un poliziotto nei pressi di Westminster – ed è stato a sua volta ucciso dalla polizia – la stessa persona aveva guidato lungo il ponte che porta all’edificio del Parlamento lanciando l’auto contro i pedoni ferendo i passanti che non sono riusciti a gettarsi nel Tamigi. Gli ospedali parlano di una donna morta e di diversi feriti molto gravi. Una dozzina. La polizia ha dato conferma di un secondo decesso, non è chiaro se si tratti di uno dei tre poliziotti feriti o meno.

Giunto alla staccionata che circonda Westminster, l’uomo è sceso ed ha accoltellato un agente. Questa almeno sembra essere la dinamica, ma diverse testimonianze e media parlano di due persone nell’auto. La persona colpita dalle armi da fuoco sarebbe quella nella foto qui sotto. Che di attentatore islamico si tratti si può supporre pensando alla dinamica simile ad attacchi recenti, a Nizza e a Berlino, e dal tipo di barba che la persona porta.

Diverse testimonianze parlano di due attentatori, uno è la persona qui sotto, l’altro sarebbe un bianco calvo. I due sarebbero stati visti nell’auto in corsa assieme.

Le Camere dei Lords e dei Comuni vengono ispezionate dalle forze di sicurezza. La seduta in corso ai Comuni è stata sospesa, deputati e giornalisti sono rimasti chiusi nell’edificio. La polizia ha dispiegato agenti attorno al perimetro e anche in altre aree della città. Una donna è stata ripescata viva dal Tamigi.

 

Un testimone racconta la vicenda così alla Bbc: «Ho visto un uomo tarchiato in abiti neri venire verso le porte della New Palace Yard, appena sotto il Big Ben. Aveva qualcosa in mano, sembrava un bastone di qualche tipo, ed è stato affrontato da un paio di poliziotti in giacca gialla. Uno di loro si è accasciato e ho visto l’uomo colpirlo (o accoltellarlo). L’altro poliziotto ha soccorso il primo e l’uomo in nero si è diretto verso l’ingresso dell’edificio. Due persone in borghese e armate gli hanno urlato qualcosa che sembrava essere un avvertimento, che questi ha ignorato – e, poi, gli hanno sparato tre colpi».

Come è ormai abitudine, in rete circolano video e foto dell’accaduto.
Compresa la foto di un signore che si fa un selfie. La polizia ha chiesto di non diffondere foto dei feriti e, semmai, nel caso si abbiamo filmati dell’attacco, di farli pervenire agli inquirenti.