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Scusa, Cuba

Foto Claudio Furlan/LaPresse 22 Marzo 2020 Varese (Italia) cronaca Arrivo della delegazione di medici cubani che verranno impiegati nell’ospedale da campo allestito all’ospedale di Crema Photo Claudio Furlan/LaPresse 22 March 2020 Varese (Italy) news Arrival of the delegation of Cuban doctors who will be employed in the field hospital set up at the Crema hospital

Ve lo ricordate il 22 marzo 2020? 53 medici cubani della Brigata internazionale Henry Reeve arrivarono in Lombardia, c’erano medici, epidemiologi, anestesisti, rianimatori e infermieri specializzati in terapia intensiva. La Lombardia in quel momento era l’epicentro mondiale della pandemia nel mondo e i medici cubani, specializzati nel trattamento delle malattie infettive, vennero spediti nell’ospedale da campo di Crema. Gli “hermanos de Cuba” li chiamavano affettuosamente i colleghi italiani. La sindaca di Crema Stefania Bonaldi disse: «Ci sentiamo fortunati. All’alba siamo saliti sul loro autobus con la bandiera di Cuba tra le mani e con gli occhi lucidi per ringraziarli ancora una volta – raccontò ancora la sindaca -, ma ci piace pensare che sia stato solo un arrivederci e non un addio, perché continueremo a fare cose belle insieme». Se andate a cercare le dichiarazioni ufficiali del governo invece sono poche, rare.

Alcuni sostennero quei medici cubani addirittura come candidati al Nobel per la Pace. Peccato che l’arrivederci affettuoso che abbiamo riservato ai cubani sia uno schiaffo in faccia: nel Consiglio dei diritti umani cinque giorni fa è stata votata una risoluzione, inappuntabile giuridicamente dal punto di vista del diritto internazionale, che rilevava il pesante impatto negativo che le sanzioni, ovvero, con termine più tecnico, le misure coercitive unilaterali hanno sui diritti umani. Tra questi ovviamente c’è anche l’anacronistico embargo che gli Usa impongono a Cuba dal 1962. 59 anni di sanzioni durissime con cui lo Stato più forte impone sofferenze durissime a uno Stato più debole per piegarlo alle proprie decisioni, un bombardamento senza bombe per imporre la propria politica estera.

La risoluzione è ovviamente passata ma l’Italia è riuscita a farsi notare votando contro, in nome di un becero atlantismo che risulta assolutamente fuori tempo e che sembra essersi dimenticato dell’aiuto ricevuto in questi ultimi mesi. Un voto infame (che al momento non ha spiegazioni ufficiali) e di cui ci sentiamo di chiedere scusa. L’embargo durante la pandemia tra l’altro in campo sanitario mette a rischio anche l’approvvigionamento di macchinari indispensabili per affrontare il virus. «Potrebbe mancare qualsiasi cosa – spiegava l’Ambasciatore Josè Carlos Rodriguez Ruiz -: un componente di un apparecchio sanitario, una tecnologia o un principio attivo che potremmo reperire negli Stati Uniti, ma che non può raggiungere Cuba a causa del blocco. In quel caso saremmo costretti a rivolgerci altrove a costi molto più alti ma con grandi difficoltà. Un esempio: se volessimo acquistare una macchina della multinazionale tedesca Siemens dotata di una porzione di tecnologia statunitense non potremmo farlo…».

Scusa Cuba.

Buon martedì.

Le domande illegittime a un colloquio di lavoro

Businesswoman and businessman HR manager interviewing woman. Candidate female sitting her back to camera, focus on her, close up rear view, interviewers on background. Human resources, hiring concept

Ciclicamente qualcuno se ne ricorda e ne scrive ma in fondo sembra non cambiare mai niente. In nome di una certa apprensione (se non disperazione) nel cercare un lavoro spesso ci si ritrova di fronte a domande che violano la sfera personale e che potrebbero essere considerate offensive dal candidato eppure ci sono leggi come il Codice delle pari opportunità o lo Statuto dei lavoratori che da tempo le vieterebbero.

In un’epoca in cui ci si è schiacciati sull’idea che il datore di lavoro sia una sorta di benefattore universale, come se non fosse uno scambio di prestazioni ma addirittura una salvezza, si moltiplicano le domande che i candidati si ritrovano mentre dall’altra parte si apre una vera e propria inchiesta sulla vita privata.

Ci sono le donne, innanzitutto, e quella solita questione di vedere la maternità come un inghippo alla produttività. Sono forti questi capi d’azienda: si lamentano della bassa natalità in Italia (che gli deve garantire sempre nuove generazioni di consumatori) ma vorrebbero che a fare figli siano le dipendenti degli altri, mica le loro. Così la domanda sulla situazione sentimentale di una candidata (che non accetteremmo nemmeno dalla nonna durante la cena di Natale) diventa un episodio ricorrente. A ruota c’è il solito “vuole avere figli?” che qualcuno prova a mimetizzare dietro il più vago “come si vede tra 5 anni?” (temendo la risposta “mamma”): peccato che per l’articolo 27 del decreto legislativo 198 del 2006, il Codice delle pari opportunità fra uomo e donna, «È vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, in forma subordinata, autonoma o in qualsiasi altra forma, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale». Il secondo comma dell’articolo spiega che la discriminazione è proibita anche se attuata attraverso il riferimento allo stato matrimoniale, di famiglia o di gravidanza.

Se ci sono figli si accavallano anche le domande come “Hai la nonna che li gestisce?”, “Ma quanti anni hanno i tuoi figli?”, anche queste illegittime. Chi cerca lavoro si organizza gli impegni famigliari senza il bisogno della consulenza o dei timori del suo capo personale. Grazie no, no grazie.

Anche sapere che lavoro facciano i propri genitori non è interessante ai fini di un colloquio, come dice il decreto 198 del 2006. Poi c’è, importante, l’articolo 8 dello Statuto lavoratori, secondo cui: «È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore». Lo stesso Statuto dei lavoratori vieta la domanda su un’eventuale iscrizione a un eventuale sindacato, con buona pace di qualche nuovo idolo del liberismo. Un datore di lavoro non può basare le sue decisioni su una persona in base alla sua nazionalità. Chiedere a qualcuno le sue origini viola il decreto legislativo 215 del 2003 “Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica”.

Ci sono regole già chiare (e giuste) scritte per evitare discriminazioni. Ogni tanto capita di rileggerle e accorgersi che il mondo là fuori invece non si è modificato per niente come sperava il legislatore. E allora vale la pena ricordarle.

Buon lunedì.

Il piano del Sultano: in Turchia, zero opposizione

DIYARBAKIR, TURKEY - MARCH 21: People dance and sing songs as they celebrate Newroz festivities on March 21, 2021 in Diyarbakir, Turkey. Newroz is the Kurdish celebration of Nowruz, the Persian New Year and the spring equinox, which is celebrated by diverse communities across western and central Asia. Newroz is the most important festival in Kurdish culture and has taken the form of political expression among Kurds in Turkey. A top Turkish prosecutor filed a case with the constitutional court on Wednesday demanding the closure of the pro-Kurdish People’s Democratic Party (HDP), in the culmination of a years-long clampdown on Turkish Parliament’s third largest party. (Photo by Burak Kara/Getty Images)

Ha scelto la settimana del Newroz il presidente turco Erdog˘an per lanciare, indirettamente, l’ultimo attacco – il più pericoloso – al Partito democratico dei popoli, l’Hdp, formazione di sinistra pro-curda, che raccoglie sotto il suo ombrello movimenti di base curdi e turchi, aleviti e armeni, Lgbtqi+, ambientalisti, socialisti. Un partito plurale, capace di portare in Parlamento le voci delle comunità marginalizzate dall’uniformità agognata della turchizzazione di Stato.

Il 17 marzo è stata la giornata clou: prima Ömer Faruk Gergerlioğlu, deputato Hdp, è stato privato del suo status di parlamentare, il 14esimo negli ultimi anni a perdere lo scranno dopo un voto dell’aula. Poche ore dopo le agenzie hanno battuto la notizia attesa e temuta: il capo procuratore della Corte d’appello della Cassazione ha depositato alla Corte costituzionale un atto di accusa contro il partito chiedendone la messa al bando per aver attentato «all’indivisibile integrità dello Stato turco con la sua nazione», di concerto con il Pkk. Non è piovuta dal cielo, sono mesi che l’Mhp, il partito ultranazionalista al governo insieme all’Akp di Erdogan, ne chiede la chiusura, una campagna martellante sui social e suoi giornali contro la terza forza parlamentare del Paese.

Come ricordano i due co-portavoce agli Affari esteri dell’Hdp, Feleknas Uca e Hişyar Özsoy, «in Turchia la chiusura dei partiti politici, specialmente i partiti filo-curdi, non è un’eccezione storica. Finora la Corte costituzionale ha vietato sei partiti filo-curdi». Il primo, l’Hep nato nel 1990, è stato messo al bando nel 1993. Da lì l’operazione di cancellazione è proseguita. Fino all’Hdp, erede della tradizione precedente ma capace di allargarsi ad altri settori della società, diventando un riferimento politico oltre i confini del sud-est a maggioranza curda.

«Dalla fondazione della Repubblica turca i partiti pro-curdi si sono dovuti concentrare sulla…


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La visione di Laura Conti, partigiana dell’ecologismo

Ho molto condiviso la sfida lanciata da Barbara Bonomi Romagnoli e Marina Turi con il loro libro Laura non c’è, col quale calano nella realtà di oggi Laura Conti, il suo sterminato lavoro scientifico e impegno politico sociale. C’era un grande bisogno di questo tentativo perché in un periodo così difficile per l’intera umanità si sente un grande bisogno della genialità di Laura Conti, che invece è stata dimenticata. È stato fatto quindi un lavoro utile, reso possibile dalla casa editrice Fandango libri che lo ha pubblicato, dandogli però ulteriore forza proponendo la ristampa di una delle opere più suggestive di Laura Conti “Una lepre con la faccia di bambina”.

Mi ha convinto l’idea delle due autrici non tanto e non solo per il legame di amicizia ed affetto che mi lega ad entrambe, in particolare a Marina, ma perché ho trovato convincente la loro idea di riportare Laura Conti e il suo ambientalismo scientifico al centro del confronto político culturale che si sta sviluppando su come uscire da questa terribile crisi causata dalla pandemia. Ragionare su Laura Conti se non altro ci aiuta a non dare per scontato nulla, soprattutto quella paccottiglia ideologica che televisioni e giornali spesso diffondono e cioè che la tragedia comune in cui la specie umana è coinvolta ci ha reso più solidali, pronti a rivedere egoismi e stili di vita insostenibili. Laura avrebbe ridicolizzato questi predicatori interessati, fatto capire che la sostenibilità sociale ed ambientale è solo una delle opzioni, che però solo una lotta collettiva può rendere viabile, perché tanti “ecofurbi” stanno alacremente lavorando per tornare alla normalità di prima, con le sue disuguaglianze e insostenibilità ambientali.

La diffusione dei saperi e della cultura sono condizioni indispensabili per uscire da questa crisi tremenda. Un popolo e un Paese senza memoria, in cui non esiste diffusione dei saperi e cultura non può incamminarsi verso nessuna transizione, tantomeno quella ecologica. Anche per questa ragione è importante il lavoro fatto dalle due autrici, così come la decisione di Fandango di ristampare Una lepre con la faccia di bambina.
Laura non c’è immagina una Laura Conti viva e centenaria immersa nelle tragedie di oggi. Con un linguaggio tutto al femminile, propone sette dialoghi con altrettante donne, rappresentative delle grandi domande di cambiamento, dalla donna medico alla ragazzina di Friday for future, dalla femminista all’attivista vegana. Barbara Bonomi e Marina Turi ci riconsegnano una Laura Conti pienamente coinvolta nelle terribili inquietudini del mondo odierno, travolto dalla crisi ambientale, di cui il cambio climatico è solo…

*

L’illustrazione è tratta dalla copertina del libro Laura Conti. Alle radici dell’ecologia di Chiara Certomà, edizioni Legambiente Onlus


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Poesia, arte e politica in Chiaraluce

Giuditta Chiaraluce è una disegnatrice marchigiana che negli ultimi anni ha accompagnato il lavoro creativo a quello culturale e politico, collaborando con artisti, case editrici, e dando vita con altri a un piccolo festival comunitario di poesia, “I fumi della fornace”. Artista dal segno lirico-ribelle, dal tratto grafico essenziale dallo stile a china e a tinte pastello, il suo mondo è composto da un ampio animalario fantastico fatto di pipistrelli, cervi volanti che scalano il cielo, leprotti scattanti e asini malinconici, mentre le sue esili figure umane hanno sempre forti sembianze di gioiosa e terrestre vitalità ed eleganza formale.

Possiamo definire i tuoi disegni poetici e politici? Mi pare che nel tuo segno, nel tuo bestiario, c’è sempre un tratto ribelle.
La parola ribelle direi che è una delle mie preferite e quindi risponderei sì. Fin da piccola mi dicevano che avevo uno spirito ribelle, e pur non capendo bene cosa significasse mi…

 

* In alto, l’illustrazione “Ciao, c’è vento” di Giuditta Chiaraluce


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Fulvio Iannaco e il lato oscuro della filosofia di Hegel

In alto a destra il disegno di Massimo Fagioli che compare sulla copertina del libro

Fino agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso l’attenzione nei confronti dell’hegelismo non sembrava certo in discussione, segnatamente in certi ambienti della sinistra marxista italiana. Questa attenzione viene gradualmente diminuendo nei decenni successivi, e in particolare è il nesso fra gli studi sull’hegelismo e i grandi accadimenti storici, è l’Hegel politico e interprete della storia, l’Hegel predecessore rovesciato di Marx, che non è più al centro del dibattito culturale. Ma non solo. L’affermarsi di prospettive antitetiche al razionalismo totalizzante di matrice hegeliana, sembrerebbe aver dato il colpo di grazia al padre dell’idealismo tedesco… Hegel filosofo superato, allora… Fulvio Iannaco, nell’introduzione al suo lavoro, però avvertiva: «Ma non è vero, a nostro avviso, che sia mai stato superato dai filosofi. È vero piuttosto che esso ha finito col prevalere perché anche il superamento dell’hegelismo è stato, a ben vedere, un “superamento” hegeliano… Ha prevalso perché qualsiasi possibile critica razionale al sistema della ragione dialettica non può, logicamente, che farne parte».

E qui noi troviamo una prima risposta alla domanda del perché di questa pubblicazione. La frammentazione dei saperi, la pretesa autonomia delle cosiddette scienze sociali, o il “successo” del pensiero debole con la sua decostruzione di nozioni centrali della tradizione filosofica quali quelle di “verità” e “ragione”, in altre parole tutte quelle impostazioni di pensiero degli ultimi decenni che possiamo definire “anti-hegeliane” o “post-hegeliane” possono ancora esser lette, con Hegel, come momenti o fasi del “negativo” nella storia delle idee, destinate anch’esse a tramontare in vista di una inedita visione sintetica e globale del sapere e dell’affermarsi della…


* In alto, il disegno di Massimo Fagioli che compare sulla copertina del libro di Fulvio Iannaco, “Hegel in viaggio da Atene a Berlino” (L’asino d’oro edizioni)

 


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La scelta di Pablo Iglesias: difendere Madrid dai neofascisti

Leader of the far-left party Podemos party Pablo Iglesias arrives to give a press conference in Madrid, on May 27, 2019, a day after Spain held European, local and regional elections. - Podemos, which had conquered the biggest Spanish cities in 2015 with other radical left movements, lost all these municipalities and suffered a humiliating defeat in the polls. (Photo by OSCAR DEL POZO / AFP) (Photo credit should read OSCAR DEL POZO/AFP via Getty Images)

In un video di otto minuti girato in una sala istituzionale ornata di bandiere, il vicepresidente del governo spagnolo, Pablo Iglesias, camicia bianca e lunghi capelli raccolti in uno chignon, spiega la sua decisione di lasciare la nomina governativa per candidarsi alle elezioni anticipate della Comunità autonoma di Madrid, indette per il prossimo 4 maggio. «Metterò in gioco tutto quello che ho imparato in questi anni per costruire una candidatura di sinistra forte e ampia». Aggiunge che è una sfida convinta alla presidente in carica Isabel Ayuso e al suo governo regionale finora dominato dalla vecchia destra del Partito popolare e da quella nuova e estrema di Vox. Ossia da quelle forze diventate sempre di più una minaccia per la democrazia spagnola.

Ora che è evidente l’idea di Ayuso e di Vox di fare della capitale il laboratorio della futura destra dell’Europa occidentale, per creare le condizioni per il trumpismo in Spagna, Iglesias si candida «come madrileno e antifascista» perché «la Comunità di Madrid ha bisogno di un governo di sinistra». La posta in gioco è alta e non è un azzardo sostenere che il risultato di queste elezioni regionali è destinato a influenzare gli equilibri politici nazionali e riguarda anche la tenuta del governo di coalizione progressista.

Proprio mentre Podemos sembra…


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Il senso del centrodestra (e non solo) per Mussolini

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 02-06-2020 Roma Politica Flash mob del centrodestra "L'Italia non si arrende" Nella foto Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini Photo Roberto Monaldo / LaPresse 02-06-2020 Rome (Italy) Flash mob of the center-right parties "Italy does not give up" In the pic Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini

Certe pagine storiche non possono non bruciare e infiammare ancora. Nel 1923, pochi mesi dopo il suo arrivo al governo, le città presero a conferire in massa la loro cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Tra le prime Bologna, Napoli, Firenze. Il boom ci fu l’anno seguente, nella primavera del 1924 assunse le fattezze di un’operazione celebrativa in pompa magna. Complici, ma era un pretesto, l’anniversario della Grande guerra e l’insediamento del nuovo Parlamento, dopo elezioni martoriate da gravissimi episodi di squadrismo. E il rapimento e l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti erano dietro l’angolo. Anche grazie a questi provvedimenti di matrice sublimante, il dittatore si accingeva ad assurgere al rango di duce, figura mitica e avulsa dal presente, proiettata sul palcoscenico dei millenni. È passato un secolo, ma siamo fermi lì. In diverse parti della penisola l’onorificenza è tuttora valida. Nel 2017 il problema era stato sollevato, con un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell’interno Marco Minniti, dal segretario nazionale di Sinistra italiana. Nicola Fratoianni gli chiese se non intendesse «valutare la sussistenza dei presupposti, anche mediante iniziative di natura legislativa, per revocare tutte le cittadinanze onorarie a Mussolini. Non un approccio giacobino alla memoria, bensì una scelta in linea con la Costituzione repubblicana, perché non si possono onorare nello stesso elenco il fondatore del fascismo e chi lo ha combattuto».

Un appello però caduto nel vuoto. Anzi, bypassato dallo stillicidio di cronache. Vediamo gli ultimi casi. Inizio marzo…


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Così il Mezzogiorno è stato tradito di nuovo

Foto Fabio Frustaci/LaPresse/POOL Ansa17 febbraio 2021 Roma, Italia Politica Senato - Voto di fiducia su governo DraghiNella foto: Brunetta, CarfagnaPhoto Fabio Frustaci/LaPresse/POOL AnsaFebruary 17, 2021 Rome (Italy) Politics Senate - Vote of confidence on Draghi's governmentthe pic: Brunetta, Carfagna

La Reuters ci informa che Isabel Schnabel membro del Comitato esecutivo Bce ha affermato pochi giorni che «lo stimolo alla ripresa dell’Ue potrebbe rivelarsi troppo piccolo». Aumentano quindi i dubbi sulla capacità di generare ripresa del Recovery fund soprattutto confrontandolo con la cifra, ben più alta, stanziata dagli Usa. Il Dispositivo per la ricostruzione e la resilienza Ue prevede un totale di 672,5 miliardi, di cui solo 312,5 miliardi in sovvenzioni, mentre gli Stati Uniti, nello stesso periodo, hanno deliberato un piano da 1.900 miliardi di dollari, 1.590 miliardi di euro al cambio attuale, cioè il doppio. Quello statunitense è un piano di aiuti nel vero senso della parola; 411 miliardi andranno a finanziare i 1.400 dollari al mese per ogni famiglia con un reddito fino a 75 mila dollari annui; 246 miliardi vanno ai sussidi alla disoccupazione di 300 dollari alla settimana; 360 miliardi di aiuti locali agli Stati, 176 miliardi per la scuola, 124 per nuovi test Covid, 143 miliardi di benefici fiscali destinati ai bambini.

Una serie di quei tanto vituperati “aiuti a pioggia”, così temuti dai Paesi “frugali” del Nord Europa. Altro che Sussidistan, che tante inutili polemiche ha suscitato in Italia, qui siamo, giustamente, ben oltre. Così mentre l’Unione propone piani di ripresa totalmente vincolati a quote predefinite e a riforme strutturali perennemente invocate, il dibattito fra gli Stati membri addirittura non esclude il ripristino dell’austero Patto di stabilità già dal prossimo anno. Altro che Piano Marshall. A questo scenario non incoraggiante possiamo aggiungere il documento del Gruppo dei 30 (un’organizzazione internazionale che raggruppa personalità influenti del mondo economico mondiale, in particolare ex presidenti di banche centrali, ndr) sottoscritto da Draghi, cioè la contrapposizione fra “debito buono” e “debito cattivo” e la sua ostilità al debito cattivo, già più volte manifestata e, ovviamente, in linea con le richieste Ue degli ultimi mesi, che potrebbe configurare a breve il possibile blocco del Reddito di cittadinanza, di Quota 100, il prossimo sblocco dei licenziamenti (così come richiede a gran voce Confindustria) e il taglio alle pensioni (come già la Ue ha imposto alla Spagna per accedere al Recovery).

Secondo il documento del Gruppo dei 30 le imprese saranno classificate in 5 categorie: le zombie…


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Legge “Stazzema”, una forza collettiva contro i nemici della democrazia

A sticker against fascism is attacked by activists in Sesto San Giovanni, Milan, Italy, on 19 December 2019. Fascism is not an opinion but a crime' says the sticker branded ANPI, National Association of Italian Partisans, strong opponent of the fascist drift that is taking Italy in the last period (Photo by Mairo Cinquetti/NurPhoto via Getty Images)

Quello di Sant’Anna di Stazzema rimane nella storia come uno dei più efferati eccidi messi in atto dalle forze nazifasciste nel nostro Paese. Nel giro di una giornata, per mano delle SS, supportate da esponenti locali del partito fascista, venne strappata la vita a 560 civili. Non sorprende quindi che la proposta di una nuova legge antifascista sia partita proprio da qua. Ne parliamo con Rossano Rossi, segretario generale della Cgil di Lucca, organizzazione sindacale che nel suo statuto si dichiara antifascista e antirazzista, e che ha messo a disposizione le proprie sedi per contribuire alla raccolta firme in sostengo della proposta di legge di iniziativa popolare “Contro la propaganda e diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti”. Servono 50mila firme e la raccolta firme scade il 31 marzo (info su anagrafeantifascista.it).

Il sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, ha detto che l’idea di questa proposta di legge nasce per contrastare un evidente ritorno della propaganda fascista. È d’accordo con questa visione?
Sono assolutamente d’accordo, si vedono sempre di più dei pericolosi rigurgiti di simboli ed atteggiamenti fascisti e nazisti. Questi preoccupanti segnali però vengono da lontano, da…


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