Marco Santagata torna a leggere le terzine dantesche e ritrova il pasoliniano odio che si trasforma alchemicamente in amore.
Leggerezza, divertissement e gusto un po' retrò per il romanzo nero sono gli ingredienti con cui la scrittrice seduce il pubblico, anche nel suo ultimo romanzo Petronille.
Saggezza alla Vonnegut a metà tra Adorno e Woody Allen, tra critica della società e gusto della battuta. A volte è puro cabaret, venato sempre da una sapienza filosofica o persino da un soffio metafisico-surreale. Altre volte ci imbattiamo in una riflessione sulla nostra civiltà.
La malattia della madre nell'esordio narrativo di Peano può suscitare sentimenti opposti. Sembra avvitarsi proprio nella ricerca di una lingua non convenzionale e neanche "spettacolare”, ma non mancano pagine intense.
Renzo Paris rilegge la vicenda dello scrittore marsicano, ha scritto un libro bello e pieno di affabulazione. Ha inventato un genere letterario, una sottospecie del genere biografico: la biografia sciamanica, o realistico-visionaria, che consiste nella evocazione della vita di uno scrittore attraverso intuizioni poetiche, empatia, ricerca, libere associazioni, colloqui, memoir, ascolto del genius loci, scandaglio dell'opera.
Un libro anche godibile e utile ma non è un vero romanzo, benché si proponga come tale. È tante altre cose: una “Bustina di Minerva” dilatata oltre 200 pagine, un repertorio di argute boutade, un manualetto sulle regole tacite del giornalismo.
The Sandman è stata l'opera con la quale lo scrittore Neil Gaiman si è fatto strada e poi affermato nel pantheon dei migliori autori di fumetti americani, prendendo parte a quella che venne definita la British invasion dei Comics. A venticinque anni di distanza la DC comics decide di omaggiare una delle sue pubblicazioni più importanti.
Paolo Restuccia ha inventato un bel personaggio, lievemente anacronistico ma del tutto credibile, per il suo "La strategia del tango" (Gaffi): Ettore Galimberti. Inserito in una intricata vicenda che ricorda i b-movie poliziotteschi degli anni 70.
Giordano di Andrea Caterini (Fazi) è un romanzo concentrato, duro, riflessivo, che concede pochissimo alla fiction, ad una narratività distesa e rotonda. Leggendolo mi chiedevo se non funzionasse meglio come testo teatrale, come una specie di monologo recitato in seconda persona.
Homo comfort di Stefano Boni (Eleuthera), ritratto puntuale del nuovo tipo umano e delle facoltà sensoriali che ha perso con il "progresso”, tra i titoli recenti che configurano un felice rilancio del pensiero anarchico.