Il co-fondatore di WikiLeaks è uno dei tre finalisti del riconoscimento europeo "per la libertà di pensiero". Assegnarlo a lui aiuterebbe a fare vincere ciò che più di ogni altra cosa sconfigge le guerre, ossia il sapere
Mentre aumentano gli arrivi di richiedenti asilo via terra, i respingimenti illegali alle frontiere tra Serbia, Ungheria e Romania ormai sono diventati una prassi, nel silenzio dell'Unione europea. Le voci di chi ancora oggi porta le conseguenze di quelle violenze fisiche e psichiche. E le testimonianze degli attivisti
La depressione non è una malattia organica incurabile ed irreversibile, seppur la sofferenza psicologica possa essere insopportabile quando non adeguatamente curata
Il racconto dell'ex console dell'Ecuador a Londra che aprì la porta dell'ambasciata al fondatore di WikiLeaks. «Assange ha sacrificato la sua libertà - afferma il diplomatico - perché vuole che tutti noi possiamo vivere in un mondo diverso. Pertanto, la libertà di Julian è la libertà di tutti»
Una donna di 85 anni, non autosufficiente, da due settimane si trova in cella a San Vittore. La sua condanna definitiva è di soli 8 mesi, per l'occupazione abusiva di un alloggio
Sabato 15 ottobre, a partire dalle ore 18, nella sede romana di Left, un incontro per chiedere la liberazione del fondatore di Wikileaks. Tra i presenti: Moni Ovadia, Vauro, Francesca Fornario, Riccardo Noury. L'evento fa parte di una “24 ore non stop” mondiale sul tema a cui parteciperanno anche il filosofo Noam Chomsky e l'avvocata e moglie di Assange Stella Moris
Il festival propone dal 13 al 23 ottobre una grande retrospettiva su Paul Newman e Joanne Woodward, un nuovo concorso, ospiti d'eccezione come Daniel Pennac e il premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux. E spazio alle giovani generazioni di filmmaker
Mentre cresce l'allarme dopo l'attacco missilistico russo su Kiev, non si fermano le iniziative per arrivare al cessate il fuoco attraverso un processo dal basso. Come quella in Ucraina della Carovana "Stop the war" partita dall'Italia. Ecco il racconto del presidente del Movimento nonviolento che ha partecipato alla missione
L'attivista iraniana Zané Bitarbiat. «Questa protesta contro il regime degli ayatollah è una rivoluzione culturale. E da questo punto di vista ha già vinto. La società iraniana in queste settimane ha fatto un salto gigantesco e si è emancipata. Le donne hanno acquisito una posizione di grande rilievo in questo movimento. E nella mente di ogni iraniano»
Sono migliaia gli arresti e centinaia le vittime a causa della brutale repressione del regime di Teheran. Per sostenere la protesta delle donne iraniane contro il velo e per la democrazia sabato 8 ottobre a Roma si tiene la manifestazione convocata dal Partito Radicale