Enzo comunicava così, come nei suoi aforismi: non proponeva, ma suggeriva, poi era l’interlocutore, o il lettore, a dover decidere se entrare nelle piccole stanze che costruiva con le parole. Certo, se entravi non avevi scampo. Non c’erano sconti, indulgenze, possibilità di fraintendimento.
Sbilanciamoci attraverso il suo rapporto su “Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l’ambiente” scrive con rigore tecnico che le alternative ci sono e che i contenuti definiti “inevitabili” sono, in realtà, scelte politiche.
La novità è che quel brutto patto non funziona più. Tant’è vero che Renzi parla delle opportunità che si aprono con la crisi del grillismo per trovare in Parlamento una maggioranza con chi ci sta. Ragionamento interessante, che apre scenari nuovi. Ma impercorribile, se lo si pensa a una pura e semplice cooptazione di qualche transfuga grillino.
Dopo le elezioni regionali dell’Emilia Romagna e della Calabria, prima che la valanga delle astensioni si manifesti presto in Toscana, davanti al Pd e a chi lo governa ci sono due alternative: correre alle elezioni anticipate per raccogliere gli ultimi residui di un entusiasmo in gran parte volatilizzato o governare sul serio e mostrare i risultati concreti di un’opera di governo finora fatta di parole. Vedremo.
Esistono tre Stati europei dove potrebbe succedere l’incredibile: una vittoria dei partiti della sinistra radicale. I tre Stati sono la Grecia, la Spagna e la Slovenia e i tre partiti sono, rispettivamente, Syriza, Podemos e Sinistra unita. Viaggiano, stando ai sondaggi, attorno al 30 per cento.
Sono mesi che il governo Renzi sta girando intorno alla Rai, lanciando e rilanciando lo slogan “Fuori i partiti” e facendo capire di ritenere alto e superato il canone. Ma sulla Tv di Stato va dato al più presto un segnale forte: ritorno al merito, alla professionalità, all’autoproduzione di programmi di ogni genere.
La siderurgia italiana sta sparendo perché sono scomparsi i padroni. O meglio si stanno affermando padroni di tipo nuovo, che hanno nella finanza il proprio core business.
E' il tempo di riconoscere lo Stato di Palestina: è un passo per la pace e forse un po’ di giustizia. Che la nuova ambasciatrice della Ue non sia sempre così pallida, ci dia colore e vita: riconosca lo Stato di Palestina.
Racconta Piero Gobetti che l’intransigenza morale di Matteotti si manifestava nel suo rifiuto della politica dell’apparenza e nella pratica della concretezza.