Fare di vite umane uguali a noi, ladri col macete (vulgata leghista), o più semplicemente “clandestini” (vulgata europea), svuotare di senso quello che sta accadendo, mi ha fatto pensare a Nemes e al suo film. Ai “pezzi”, ai chili. E anche alle “quote” di vite respinte da questa Europa qui. Che pensiero è, mi chiedo, quello che calcola e ragiona su quote, numeri?
Io non so che direzione prenderà il treno del segretario Fiom e della sua Coalizione, non so se riuscirà ad avere una rappresentanza politica degna o verrà divorato dal solito passato peggiore, quello che ha già fallito più volte. So soltanto che ho visto una umanità giustissima che si propone di fare una cosa importante: ritrovare un popolo, ricostruire uno spazio sociale, un Noi. E so che questo tentativo merita una attenzione diversa, più profonda. E dell’interesse “migliore”, più generoso. Pieno.
Bisogni ed esigenze. Perché come ci racconta Cecilia Strada, oggi presidente di Emergency, «quello che c’è, c’è per tutti. Lo dicevano i miei nonni. Erano operai». «Noi non siamo buoni», aggiunge, «siamo giusti». Ed è importante in questo momento essere giusti, ed esserlo così. Perché in Italia governa chi usa espressioni del tipo “Marchionne batte Landini tre a zero” senza rendersi conto della violenza che c’è in quel modo di pensare. Quanta vita si cancella, quanto lavoro, quanta storia. In un battibaleno, anzi in un battito di arroganza.
L’Utopia di un luogo senza papi né capi. Senza cattiverie originarie da domare o deboli da dominare. L’Utopia di un mondo dove si è uguali e liberi e dove «un giorno si arriverà ad una sensibilità tale per cui chiunque tenti di commettere una violenza non riuscirà neanche ad alzare il braccio per farlo».
Due fotografie recenti che resteranno nella nostra memoria: la generosità di una persona esposta all’odio dei cittadini, la volontà caparbia di portare i propri figli in Europa radiografata dalla macchina del rifiuto. Le due immagini dicono in modo diverso la stessa cosa: siamo nel mezzo di una guerra civile di dimensioni globali.
Penso sia ora di scommettere sulla forza degli avversari, sulla forza di chi oggi trova l’onestà di “avversare”, di opporsi, di contrastare quella favola che favola non è. È racconto distorto. Che non vede la realtà. Figuriamoci la verità.
Oggi abbiamo Renzi che smantella lo Statuto dei lavoratori, domani potremmo avere, allo stesso modo, Salvini o similia e allora vedo ruspe, respingimenti, classi separate, diritti negati. E nessuno più a fermarlo. Allora continuo a pensare al mio amico e alla sua onestà. E a immaginare un Partito e un Parlamento che di fronte alla “minaccia di Renzi” di farli saltare dalla finestra, rispondono, “così non va, sali pure al Colle. Andiamo a votare e vediamo che succede”.
Noi lo ribadiamo, questa Europa che manda a morte chi non ce la fa, che sia greco o africano o altro, non la vogliamo più. E non vogliamo più neanche quest’Italia finta. Oggi siamo neri per scelta. La nostra condanna non scade. La nostra “parte di umanità” è irrinunciabile. Per noi. Non è vita senza.
Cominciamo a rincastrare qualche ragionamento di base e a erodere un primo pezzetto di imbecillità: misericordia e carità non equivalgono a diritti e giustizia sociale. E l’idea di una umanità cattiva/egoista per sua natura è incompatibile con quella di movimento e di uguaglianza. Con quel “capitale umano” di cui scriveva José Saramago che ti rende insopportabile l’infelicità altrui.
Doveva essere meglio per la vita delle persone. Quelle vere in carne ed ossa. Dovevano essere più protette, più uguali, dovevano avere meno paura, vivere meno violenza. Ne avevano vissuta tanta in vent'anni, era il momento di cambiarle le loro vite. Lavoro, diritti, scuola, sapere, partecipazione, libertà, certezze pure.