Basta sfogliarne l’indice: dal nastro trasportatore di bagagli dell’aereoporto Leonardo da Vinci al cannone del Gianicolo, dal Pantheon ai filetti di baccalà, dal pizzardone ai magazzini Mas, dai palazzinari alle buche stradali, dal cantante Franco Califano allo scrittore Ennio Flaiano, dai vespasiani alle lapidi, dai locali di tendenza giovanile ai motorini, dalle grandi maschere romane, Paolo Stoppa all’ex tennista Adriano Panatta, dai cani di Roma agli storni, da San Basilio all’Olgiata, da Carlo Verdone a Nanni Moretti.
L’autore ha disegnato, con nitidezza visionaria, una autofiction illustrata che ha ritmo e coerenza narrativa. E ha dato espressione a fantasmi, paure e utopie più e meglio di tanti romanzieri attuali.
Attraverso un grande corteo - immaginario - da piazza Esedra a piazza del Popolo, il 58enne Tullio, detto Marx, con un biglietto di sola andata per Lugano, rievoca la propria vita, tutti i cortei che ha fatto, i militanti di una volta, la lotta politica, le mode e il costume, la passione ideale poi dissolta.
L’idea narrativa è strepitosa. Lui ha una piccola eredità, acquista un’Ape e mette su una società - la Final Cut – che si occupa di restituire beni e effetti personali quando una coppia finisce. Ma il romanzo non è sempre all’altezza di questa straordinaria trovata iniziale.
Ridisegna la storiografia letteraria del secolo scorso, sapendo che oggi più che mai abbiamo il mondo sotto (e dentro) casa, anche se non ne siamo pienamente consapevoli.
Selvetella coniuga tono da commedia e racconto di eventi drammatici. Più che a Monicelli però fa pensare al Monnezza e al genere poliziottesco degli anni 70, più sbracato e tutto rudemente girato on the road.
Ma perché mai i nostri sogni dovrebbero essere migliori di noi? Dei nostri sogni si occupa molto la pubblicità. Al contrario, bisognerebbe rivalutare la realtà, perfetta, nella sua imperfezione, più di ogni sogno ed utopia.
Il Principe, il Dialogo di Galileo e Se questo è un uomo di Levi fra i 50 top di Taylor
Filippo La Porta -
Dei tre libri uno indica un’area direttamente scientifica, un altro la scienza della politica, l’ultimo una letteratura di testimonianza Ma soprattutto emerge un modello di stile: una eleganza fatta soprattutto di semplicità, di essenzialità. Ne saranno all’altezza gli italiani del terzo millennio?
Una puntuale denuncia dei vizi antropologici del Bel Paese con una scrittura diaristica, dove il saggio di costume diventa una critica affilata delle idee dominanti.
Le scoperte della fisica moderna sfidano continuamente l’intelletto, smentiscono la nostra percezione immediata, sono contro intuitive.