Al di là della storia e di alcune lentezze, colpisce lo stile visivo, così tenacemente concentrato sulla protagonista, sul suo corpo, ora nervoso e contratto, ora sciolto e sinuoso, sulla compressione fisica delle emozioni rispetto a una vita agra che non le risparmia nulla e insinua il freddo nelle ossa.
Il film si dipana sulla falsariga dell’hard boiled d'ispirazione chandleriana, ma vive di contaminazioni surreali, divertenti e sorprendenti.
Un film di rara bellezza e sospeso incanto che pur trattando il tema dell’orrore jihadista in terra d’Africa lascia senza respiro per le qualità estetiche e la raffinata semplicità del linguaggio.
A Loach è riuscita l’impresa di fare un film storico col tempo presente. Jimmy’s Hall va dritto all’essenziale, non eccede in retorica e non fa sconti a nessuno.
La vicenda è vista con lo sguardo di un regista conservatore, orgoglioso della sua appartenenza, narrata in modo semplice, se non proprio semplicistico, finanziata da un establishment, che preferisce eludere disinvoltamente le proprie responsabilità politiche ed economiche nei conflitti recenti, per privilegiare la retorica del combattente, che agisce per la salvezza dei commilitoni e il bene del suo Paese.
Che cos’è rivoluzionario? Una donna che smette di credere che il talamo nuziale sia un altare inviolabile e il proprio uomo emanazione di Dio. Una donna che guarda nella direzione opposta. Come Viviane, a protagonista che dà il titolo al film splendido diretto da Ronit.
I materiali messi a punto da Stefano Incerti per Neve facevano ben sperare rispetto al presente corrivo del cinema italiano. Tuttavia al film manca il coraggio del regista e dello sceneggiatore di affondare le mani nella neve, preferendo scivolarci sopra troppo comodamente.
Film da non perdere. Il regista autore di 5 lungometraggi e un videoclip, a soli 25 anni firma un lavoro sorprendente per forza ritmica e originalità espressiva. Chi vi assiste ha la sensazione di essere proiettato in un vortice di furiosa energia, che colpisce duro la testa e il cuore.
Il tema ragione e irrazionalità, dubbio/ fede, di bergmaniana memoria, viene declinato da Allen in tono decisamente minore e fiacco. Dissertazioni e rovelli passano attraverso le parole e non suscitano reale empatia.
La pellicola segue con stile asciutto, icastico, uno ad uno i dieci protagonisti di questa vicenda che ormai da anni ha incendiato la valle e che abbiamo imparato a conoscere come il movimento No-Tav. E lo fa con pudore, tuttavia scegliendo da che parte stare.