Fotografie, dipinti, sculture sono fondamentali nella costruzione e decostruzione degli stereotipi e quindi dei presupposti di ogni forma di violenza. Ma l’arte pubblica italiana si muove in un orizzonte retrogrado: basti vedere i monumenti ai personaggi femminili
«Chiedo alla comunità internazionale di non riconoscere il nuovo governo talebano», dice Maryam Barak. All’assemblea delle donne della Flai Cgil la giornalista afgana rifugiata in Italia ha parlato della sua esperienza, dalla caduta dei fondamentalisti nel 2002 al loro recente ritorno al potere. E qui la ripercorre per i lettori di Left
La regista afgana, che è riuscita a mettersi in salvo all’arrivo dei talebani, racconta come è nato il suo film “Orphelinat”: «È uno sguardo sull’Afghanistan e sul suo passato che ho rivissuto adesso. La storia si ripete». E aggiunge: «Le afgane sono state lasciate completamente sole. La storia dei “diritti delle donne” per loro è una beffa»
«Make Kabul University great again» twitta il nuovo rettore dell’ateneo di Kabul, facendo il verso a Trump, mentre vieta l’accesso a studentesse e insegnanti donne. Ma «gli studenti aiuteranno le compagne a continuare a studiare» promette il professor Noorhullah
Racconta il dolore dell’esilio, ma anche la conquistata libertà di raccontarsi in una lingua nuova “Il sentiero delle babbucce gialle” dello scrittore iraniano naturalizzato olandese, scritto come intenso canto d’amore per le donne
Dietro a tanti successi della nascente industria cinematografica oltre alle attrici, c'erano scrittrici e sceneggiatrici a cui fino al 9 ottobre il festival di Pordenone rende omaggio. Parla il direttore Jay Weissberg: «Il pubblico le amava»
L’eurodeputata francese Manon Aubry denuncia chi specula sulla pandemia. E la dem nordamericana Alexandria Ocasio-Cortez fa pressing su Biden per tassare i ricchi. Così le parole d’ordine della sinistra tornano in auge, contro l’ideologismo liberista
Il 25 settembre a Roma la manifestazione nazionale per i diritti e la libertà delle donne. Quelle afgane e non solo. In nome di una “rivoluzione della cura”, per scardinare un sistema che annulla l'identità femminile
Dalle maori neozelandesi alle giovani ambientaliste filippine, dalle comunità del Burundi alle nepalesi e alle Sami della Norvegia: 500 rappresentanti di diverse comunità indigene hanno stilato la nuova agenda per rafforzare il movimento globale per la parità di genere
Pechino modifica la politica di controllo delle nascite e aumenta da due a tre il limite massimo di figli per nucleo familiare. Lo scopo è contrastare il calo demografico, dopo oltre quarant’anni di strategia del figlio unico. Ma gran parte dei giovani cinesi non ha i mezzi né l’intenzione di mettere su famiglia